di Asclepio
“Chi si accinge ad indagare
nell’intimo della natura,
deve prima ricordare qual è
l’origine dell’Uomo”
Alexander von Bernus
Nell’ambito del pensiero
antroposofico è nota l’importanza riconosciuta ai ‘ritmi cosmici’ ma anche alla
necessità da parte dell’uomo di sviluppare la sua libertà emancipandosi dalla
tutela di forze esterne, da qui la dialettica fra sviluppo dell’autonomia
dell’uomo (realizzata solo in parte) rispetto a certe forze extra-umane ed extra-planetarie,
da un lato, e dall’altro il bisogno di dirigere la propria evoluzione restando
in armonia con le forze che reggono il cosmo e soprattutto il nostro sistema
solare.
Pianeti e divinità planetarie per
gli Antichi:
Le relazioni dei cereali con i
giorni della settimana e con i pianeti vanno viste come qualcosa di unitario
essendo i primi accordati ai secondi. Tale associazione è giustificata dal fatto che i cereali più diffusi
nell’alimentazione sono soprattutto sette. Secondo la concezione antroposofica,
per l’uomo antico anche l’ordine dei giorni della settimana derivava da una
visione chiaroveggente dell’ordine dell’universo, nel quale i pianeti
apparivano soltanto come immagini esteriori di esseri e forze divine. Giove, ad
esempio, era il nome di una forza cosmica, prima ancora che di uno dei sette
pianeti fisici. L’ “occhio antico” vedeva l’aura di Giove, e vedeva nell’aura
le entità spirituali che, per un certo loro grado di evoluzione, appartenevano
a Giove. Poi l’umanità si sviluppò perdendo però gradualmente l’antica
chiaroveggenza, per processo analogo a quello per cui con le varie entità della
natura (indicate a seconda delle mitologie con nomi differenti: ninfe, ondine,
driadi, naiadi, tritoni, sirene, fauni, sileni, silfidi,etc..) già l’uomo delle
civiltà antiche andava perdendo ogni forma di contatto effettivo. Mentre l’aura
planetaria non fu più visibile all’uomo, per via dello sprofondarsi nei sensi
fisici; il nucleo centrale fisico diventava sempre più distinto. La parte
spirituale andò perdendosi, e divenne visibile la parte corporea. La conoscenza
di questa spiritualità intorno alle stelle, delle entità che le circondano, si
conservò nel retaggio delle scienze tradizionali. Di tale conoscenza parlano
tutti gli antichi sacerdoti, i Rishi vedici, e anche gli sciamani attuali. Coloro che erano discepoli dei maestri di
quelle scuole dei Misteri, pronunciando nelle lingue sacre i nomi di Luna,
Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, indicavano una scala di entità
spirituali. Oggi invece nel senso odierno di quelle espressioni si indica con
esse un astro fisico, cioè solo la parte più grossolana di ciò che con quei
nomi s’intendeva in origine; non se ne indica affatto l’elemento principale.
Quando un antico sacerdote diceva “Luna”, con questa parola suscitava la
rappresentazione di un livello di una gerarchia spirituale. Chi invece per la
sempre più profonda immersione nei sensi dell’umanità si era grandemente
allontanato da quella veggenza spirituale, levando i suoi sguardi vedeva solo
la Luna fisica, e chiamava quella “Luna”. Si usava una parola per due cose che
certamente avevano un nesso tra di loro, ma suscitavano nell’uomo
rappresentazioni del tutto differenti.
Ovviamente non consieriamo i pianeti
trans-saturniani (Urano, Nettuno e Plutone) che hanno assunto un certo
significato per l’umanità solo da un determinato momento e con i quali
entreremmo in una scala non più settenaria ma denaria. Per quanto l’effetto di
questi pianeti sia effettivo, essi sono lenti ed esercitano la loro funzione
più a livello di generazioni: la loro azione influisce sugli uomini soprattutto
in senso collettivo.
Per molti aspetti pratici
connessi alla medicina, all’agricoltura, alla salute e all’organizzazione della
vita quotidina, il modello settenario antico è certamente sufficiente e
accurato. Pertanto ci si può continuare a riferire al modello settenario per
quasi tutti gli aspetti organizzativi della vita pratica e spirituale.
I nomi dei giorni della settimana
sono, in tutte le lingue europee, connessi con le forze-deità planetarie:
La conoscenza degli antichi miti
divini è in genere oggi assente, sicché per molti è diventato incomprensibile
il significato dei nomi assegnati ai giorni della settimana specialmente nelle
lingue nordiche. Domenica, da dominus, giorno del Signore, si riferisce al
Sole, cosa più evidente in tedesco ove Sonntag deriva da Sonne ed in inglese,
ove Sunday deriva da Sun. La relazione che intercorre tra Luna e lunedì in
italiano e nelle lingue romanze, è facilmente avvertibile. Lo stesso vale per
martedì da Marte, dio della guerra e pianeta
“rosso”. Mercoledì è il giorno di Mercurio, che però nelle religioni
nordiche era in parte assimilato a Wotan (Odin); in inglese infatti il mercoledì
è Wednesday, in antico anglosassone Wōdnesdæg (giorno di Wotan); giovedì =
Giove; venerdì = Venere. Per il giorno di sabato l’inglese ha scelto il nome
più adatto: saturday, giorno di Saturno, mentre altre lingue come l’italiano o
il russo hanno invece ricalcato etimologicamente lo shabbat ebraico, che non ha
nessuna relazione con le divinità planetarie. Secondo Steiner l’uomo attuale
con lo sviluppo della coscienza ha maturato
una maggiore autonomia e libertà rispetto agli ordinamenti cosmici e
alle forze e intelligenze che ne guidano l’azione. Sebbene quindi gli sia
concesso di svolgere la sua attività secondo la sua volontà in ogni giorno
della settimana, secondo un’autonomia maggiore che per l’umanità antica, resta
pur sempre il ritmo dei giorni della settimana, scandito secondo la scala settenaria,
con cui l’uomo ha comunque la possibilità di armonizzarsi. Su questa scala
settenaria Steiner ha immaginato fra l’altro di poter correlare anche le “vie”
dell’Ottuplice Sentiero buddhista, anche in sede di “esercizi” su cui guidare
la propria azione giornaliera, secondo questa corrispondenza:
giorno di Saturno: retto
pensiero.
giorno del Sole: retta
intenzione.
giorno della Luna: retta parola.
giorno di Marte: retta azione.
giorno di Mercurio: retto sistema
di vita.
giorno di Giove: retta aspirazione.
giorno di Venere: retta presenza
mentale.
giorno di Saturno: retta
contemplazione.
Il giorno di Saturno (ripetuto)
rappresenta molto bene a mio avviso la duplicità di Saturno: dio nero, e dio
dell’età dell’Oro (per Steiner infatti, nel testo de “La Scienza Occulta”,
Saturno era l’antico Sole nel ciclo planetario precedente) Come detto è
possibile anche mettere in relazione ogni giorno ad un cereale corrispondente,
secondo la nozione tradizionale di segnatura. Va però precisato che queste
corrispondenze, per la medicina antroposofica,
hanno un significato per l’esperienza animica più che da un punto di
vista nutrizionistico in senso stretto, anche se un maggior equilibrio animico,
come si sa, può portare per ricaduta dei miglioramenti anche anche a livello
fisiologico.
Giorni della settimana e cereali:
Domenica. Frumento. La
domenica è in relazione con il Sole. La segnatura “solare” del grano è
facilmente intuibile. La domenica apre il ciclo tradizionale della settimana,
ma l’elemento solare, per altri versi, tiene la posizione centrale della serie
dei 7 giorni, se consideriamo la “sequenza caldaica”
(Saturno-Giove-Marte-Sole-Venere-Mercurio-Saturno). Tutti i cereali hanno
segnatura solare; il frumento però ha questa segnatura in modo eminente ed
esclusivo. Esso è diffuso su tutta la terra (posizione “centrale” del Sole) ed
anche visivamente richiama, come niente altro, l’oro solare. Anche nell’uomo la
sua azione si distribuisce uniformemente ed armonicamente in tutti gli organi,
senza concentrarsi prevalentemente in alcuno.
Tale dunque è l’associazione del
frumento al Sole e alla domenica. Il frumento è centrale nella cultura sacrale
mediterranea, in particolare nelle scuole misteriche legate al culto
dell’eroe-dio solare, in particolare nei misteri di Osiride, stesso ruolo che
poi è passato nella figura del Christo, altro dio solare del ciclo di civiltà
mediterraneo.
Lunedì. Riso. La Luna
riflette la luce del Sole soltanto in un soffuso chiarore: l’astro notturno non
possiede il potere irradiante e penetrante della luce solare. Il Sole dona la
vita, la Luna agisce sulla forza vitale modulandone l’azione secondo il ritmo
ciclico del suo crescere e decrescere. La Luna agisce prevalentemente
attraverso l’elemento dell’acqua e, di tutti i cereali, il riso è quello che
necessita di essere coltivato direttamente dentro l’acqua, in contatto totale
con questo elemento: da cui l’evidente
segnatura lunare di questo cereale, riscontrabile anche nel colore bianco del
chicco del riso che ricorda il pallore lunare, di contro al biondo dorato del
grano. Un’altra corrispondenza essenziale è con la tradizione orientale: poiché
il riso è il cereale su cui si regge l’intero mondo asiatico e orientale. La
luna rimanda anche all’idea di passività e di abbandono, alla ricettività e
all’inconscio: questo tema è in un certo senso associabile alla tradizione
orientale, dai connotati tendenzialmente più “contemplativi” rispetto alla più
attivo Occidente, tanto da fondare il sia pur semplificativo motto “Ex Oriente
Lux, ex Occidente Dux“.
È singolare notare come anche la consistenza
delle spighe rivela questa differenza: normalmente morbida e pendula quella
riso, più dura e consistente quella del grano, con le glumette dalle reste così
rigide da sostenersi in posizione verticale (orizzontale e verticale, come simbolicamente collegati
alla funzione femminile e maschile). Risulta così evidente che i due cereali,
tanto largamente diffusi, l’uno legato alla tradizione occidentale-mediterranea
e l’altro a quella asiatico-orientale riproducono così lo schema di polarità
dei due luminari. Si potrà forse obiettare che questo ruolo passivo, riflessivo
e contemplativo poco si addice al lunedì, come primo giorno della settimana
lavorativa. Questo elemento “disarmonico” è stato introdotto nel mondo
occidentale dal cristianesimo, per la volontà di differenziarsi dall’ebraismo
che celebrava il giorno sacro e il riposo nel giorno di sabato (shabbat). Fu
così che si decise di spostare sulla domenica il rito religioso e la festività
sacra, rafforzata dall’identificazione della figura del Cristo con l’archetipo
del dio solare (Mithra, Sol Invictus, etc.). Fu comunque mutuato dalla
tradizione ebraica e biblica il precetto del riposo settimanale, il che ha
indebitamente trasformato il primo giorno della settimana, aprentisi sotto il
segno del dio solare, in un giorno di riposo! Riteniamo ragionevole pensare che
questa scelta disarmonica non sia stata priva di conseguenze epocali.
Martedì – Orzo. Forse
meno evidente è la natura “marziale” dell’orzo. gw-hoplites-fightingEppure
questo cereale più scuro e poco raffinato, tutto sommato meno pregiato di
altri, forse anche per la sua frugalità fece da pasto ai guerrieri spartani, il
cui alimento giornaliero consisteva in focacce di farina di orzo oltre che nel
famigerato “brodo nero” spartano, e così pure per gli opliti di tutta la Grecia
classica.
I romani non amavano particolarmente l’orzo,
più in voga nei tempi antichi, e nel tempo lo sostituirono con il più
apprezzato farro (un varietà di frumento); rimase un cibo destinato spesso ai
servitori o, appunto, ai soldati. Che fosse un cibo destinato a “rinvigorire” e
a dare lo slancio aggressivo e la determinazione lo attesta comunque il fatto
che i gladiatori ne facevano ampio uso nello loro alimentazione giornaliera, sia
come zuppe che in forma di polenta; Plinio il Vecchio nella sua Historia naturalis ricorda come essi fossero
appunto chiamati hordearii, cioè mangiatori di orzo. Esteriormente l’orzo
assomiglia molto al grano, questo richiama la contiguità del Sole con Marte,
primo pianeta “maschile” che troviamo oltre il Sole. Questa somiglianza si
ritrova pure in ermetismo ed alchimia, con il Braccesco che ricorda come dal
Marte-ferro dipenda “la perfettione dello Elixir “( cit. Espositione di Geber
filosofo) mentre è ben noto l’impiego di sali del ferro o limatura di ferro
nella preparazione del Regolo d’Antimonio, prima tappa della Via Secca.
Mercoledì – Miglio. Ciò
che al martedì non è stato trasmutato delle antiche forze di Marte, trapassa al
mercoledì. A questo spetta il compito di effettuare quella trasmutazione.
Mercurio è infatti il dio della trasformazione e al contempo il guaritore, a
cui era assegnata la funzione della Medicina. Per il mercoledì troviamo dunque
il miglio quale cereale “mercuriale”.
Dio-hermes-mercurio La sua
cariosside, piccola e leggera, più di quella degli altri cereali, ne esprime
bene il carattere mercuriale, così come il fatto che questo cereale si sia
diffuso su tutto il pianeta grazie alla sua facilità ad adattarsi a tutti i
terreni. In passato veniva coltivato per l’alimentazione delle specie avicole,
e questo ben si addice ad un vegetale che ha la segnatura del dio alato. Il miglio agisce sugli organi adibiti al
contatto con il mondo esterno, ossia sulla pelle e gli annessi cutanei, pelle
che infatti ha una specifica segnatura mercuriale nella sua funzione di
comunicazione con l’esterno. Il miglio agisce anche facilitando le funzioni
depurative del sistema linfatico, che ha la segnatura planetaria di Mercurio e
quella zodiacale di Aquario, domicilio di Saturno ed esaltazione di Mercurio.
Giovedì – Segale. Il
giovedì, consacrato un tempo a Giove, padre degli dei, deve essere vissuto in
una chiave che richiami la magnanimità e la saggezza. La segale si nota per la
sua elevata e possente figura, che ben si addice al robusto e sanguigno
Zeus/Giove. La sua resistenza anche ai climi freddo-temperati ha permesso a
questo cereale di essere coltivato nei paesi nordici, in cui spesso ha
rappresento una delle principali fonti alimentari. Trasmette quindi all’uomo
una forte energia formativa e resistenza. Contribuisce a stimolare inoltre le
attività del fegato, l’organo associato a Giove. L’azione ricostituente ed
energizzante della segale ben si associa con la funzione “gioviale”, di cui
tuttavia modera gli eccessi essendo meno calorica di altri cereali: mostra di
avere una minor indice glicemico ed è
anche ipocolesterolemizzante, adatta così a chi soffre di “sindrome metabolica”
e disturbi del ricambio.
Venerdì – Avena. Il
venerdì è dedicato a Venere. E’ bene che alla saggezza ed alla gravitas di
Giove segua ora la bellezza ed il piacere.
Un ampio regno della vita viene custodito da Venere: essa è la madre di
ciò che germoglia, che cresce nella vegetazione, la Venus Genetrix, degli
Antichi. A questo complesso archetipico conviene l’avena. La natura femminile
di questo cereale si evidenzia, ancor più che nel riso, nelle cariossidi che
pendono molli e in piacevole abbandono dallo stelo (nella nomenclatura
scientifica una sua variante è detta fatua) . L’avena è assai strettamente
legata alle forze vitali eteriche , cosa evidente nel fatto che esso resta
verde piú a lungo – viriditas, attributo e colore di Venere, nelle note
corrispondenze ermetiche. Questo cereale, inizialmente proveniente dall’Asia e
dal Medio Oriente (terra d’elezione del Culto di Ishtar), si diffuse poi in
Europa; i Romani non ne apprezzavano troppo il sapore, e spesso lo lasciavano
ai meno raffinati Germani. L’associazione con il furor teutonico può apparire
contraddittorio solo apparentemente, se si pensa che l’aspetto “durgico” della
divinità femminile, era ben contemplato nella figura della Venus Victrix, la
Venere delle battaglie, la Sekhmet egizia che era l’aspetto guerriero della
stessa Hathor. Il popolo tedesco sviluppò solo più tardi quella potenzialità
estetica della Venere, sviluppando un animus artistico che si è espresso
prevalentemente nelle figure di sommi musicisti e poeti.
Sabato – Mais. Il giorno
di Saturno chiude il ciclo della settimana, introducendo la serietà, la compostezza
e il rigore di questo austero dio planetario, il quale imprime il suo carattere
al giorno del sabato. Tale giorno, che chiude la settimana, dovrebbe essere
dedicato al raccoglimento, all’interiorizzazione.
Ciò corrisponde poco all’attuale
attitudine, specie alla moda della cosiddetta “febbre del sabato sera”, a cui
fa da triste contrappeso la mietitura di anime operata con le “stragi del
sabato sera” dalla pareggiatrice falce di Saturno, che salda il conto ristabilendo
l’equilibrio, di cui le forze saturnie sono inflessibili custodi. Abbiamo detto
già sopra delle disarmonie che l’attuale uso calendariale e la consuetudine
hanno apportato rispetto all’ordine tradizionale e cosmico. Il cereale che ha
rapporto con Saturno è il mais: tale corrispondenza poggia sul fatto che la
razza indiana delle Americhe (l’uomo rosso) possiede, come si suol dire,
un’impronta saturnina, dall’animo serio ed austero. Saturno, dio dell’età
dell’oro, cioè la memoria di un ciclo precedente, risuona in queste civiltà
precolombiane che avevano un profondo collegamento, specie quelle meso e
sud-americane, con l’antica Atlantide delle leggende, che in lingua nahuatl era
assai significativamente chiamata con un nome molto simile: Aztlàn.
Queste indicazioni non devono
essere viste necessariamente come una “dieta” tanto più come una forzatura, ma
possono essere un aiuto per maggiormente armonizzarsi con le energie del
settenario secondo i singoli giorni, per chiunque volesse interiormente
rafforzare il lavoro di avvicinamento a queste sette forze planetarie, o vivere
le giornate secondo una maggiore armonizzazione con gli archetipi su cui si articola
la pluralità della manifestazione.
DA:
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