Troppo tempo nello spazio procura danni al cervello, lo
studio su 5 cosmonauti
Dopo aver analizzato gli effetti
della permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale di cinque cosmonauti
russi, un team di ricercatori è giunto alla conclusione che trascorrere troppo
tempo nello spazio può causare danni al cervello. Lo studio è disponibile sulla
rivista JAMA Neurology:
https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/article-abstract/2784623
In realtà molti effetti della
permanenza nello spazio sul corpo umano, in particolare sul cervello, sono già
noti e questo è uno studio che conferma che, prima di iniziare un’era spaziale
in cui i viaggi saranno della durata di molti mesi o anni o che vedrà comunque
una permanenza umana nello spazio prolungata, si dovrà prima mettere a punto
qualche soluzione.
1) Campioni di sangue di cinque cosmonauti
2) Lesioni delle fibre nervose presenti nella
sostanza bianca
3) Lesioni cerebrali lievi ma comunque durature
4) Deflusso venoso nella testa causato dalla
microgravità
Campioni di sangue di cinque cosmonauti:
I campioni di sangue dei cinque
cosmonauti, rimasti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale per una
media di 169 giorni, sono stati raccolti prima della partenza della missione e
subito dopo il ritorno a terra. Il sangue è stato poi prelevato anche una
settimana dopo l’atterraggio e tre settimane dopo. I ricercatori hanno potuto
valutare la salute del cervello tramite i marcatori presenti nel sangue; è la
prima volta per un volo spaziale con durata così lunga.
Lesioni delle fibre nervose presenti nella sostanza bianca:
I ricercatori hanno rilevato un
aumento del numero di diverse proteine nel cervello e alcuni di questi aumenti
si rivelavano più massicci durante la prima settimana dopo il ritorno a terra
(sempre rispetto ai valori dei campioni prelevati prima della partenza). I
marcatori indicavano lesioni delle fibre nervose presenti nella sostanza bianca
del cervello e nel tessuto circostante, la glia. I ricercatori hanno inoltre
notato un aumento, ancora più grande, per due varianti della proteina
beta-amiloide. L’aumento di quest’ultima ha caratterizzato tutto il periodo di
tre settimane dopo l’atterraggio ed è certamente collegato al periodo trascorso
sulla stazione spaziale.
Lesioni cerebrali lievi ma comunque durature:
Secondo Peter zu Eulenburg, uno
dei ricercatori dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera (LMU)
impegnati nello studio, si tratta di risultati che mostrano lesioni cerebrali
lievi ma comunque durature e un certo livello di neurodegenerazione accelerata.
Inoltre tutti i principali tessuti del cervello sembravano essere colpiti
dall’effetto. Si citano anche, nel comunicato della LMU che presenta lo studio,
i risultati raggiunti da ricerche precedenti riguardanti un abbassamento della vista
avvenuto in diversi astronauti dopo missioni a lungo termine.
Deflusso venoso nella testa causato dalla microgravità:
Secondo i ricercatori l’aumento
di queste proteine all’interno del cervello può essere causato da un deflusso
venoso nella testa a sua volta causato dalla microgravità. Un meccanismo del
genere, sul lungo periodo, potrebbe portare ad un aumento del liquido
cerebrospinale e ad una maggiore pressione sulla materia bianca e sulla materia
grigia.
Gli stessi ricercatori ammettono
che altri studi dovrebbero essere condotti sugli effetti della microgravità sul
cervello umano per capire come ridurre e minimizzare questi rischi neurologici
per le missioni esplorative nello spazio di lunga durata. Il riferimento
maggiore è sicuramente al viaggio dei primi esseri umani su Marte.
Da:
Mancanza di gravità produce gravi danni anche a occhi:
gravità artificiale essenziale per viaggi spaziali lunghi
Gli studi riguardanti gli effetti
della mancanza di gravità sul corpo umano sono tantissimi e molti di essi sono
stati effettuati proprio grazie alla Stazione Spaziale Internazionale. I
risultati però sono sempre gli stessi: per eventuali viaggi spaziali molto
lunghi con esseri umani a bordo, le astronavi dovranno essere per forza di cose
caratterizzate da una sorta di gravità artificiale.
Gli effetti della mancanza di
gravità, sul medio e sul lungo periodo, infatti, sono troppo gravi; si va
dall’atrofia muscolare fino alla perdita di densità ossea per passare da organi
con funzionalità ridotte, circolazione del sangue fortemente limitata e
finanche cambiamenti genetici. Un altro studio, pubblicato sull’International
Journal of Molecular Sciences e realizzato da un gruppo di ricercatori della
NASA e della JAXA, conferma quanto la gravità artificiale risulti essenziale per
pianificare viaggi a lungo termine nello spazio. Questo studio ha
in particolare esaminato i cambiamenti nei tessuti oculari in alcuni topi dopo
che questi ultimi hanno trascorso 35 giorni a bordo dell’ISS. A bordo della
stazione i topi sono stati divisi in due gruppi: una parte viveva nelle
condizioni classiche di microgravità che si hanno a bordo dell’ISS, un’altra
parte ha vissuto questi giorni in un ambiente che con forza centrifuga
produceva una sorta di gravità artificiale di 1 g, l’equivalente della gravità
terrestre. Il primo gruppo, che viveva a gravità ridotta, sviluppava danni ai
vasi sanguigni degli occhi a differenza del secondo gruppo. Lo spostamento dei
fluidi verso la testa, dovuto alla mancanza di gravità, influenza tutto il
sistema vascolare del corpo e quindi anche i vasi sanguigni negli occhi. Questo
significa che per missioni della durata di molti mesi o anni, periodi necessari
per raggiungere, per esempio, pianeti al di fuori del sistema solare, una
gravità artificiale a bordo delle astronavi sarà assolutamente necessaria.
PER APPROFONDIMENTI LEGGI ANCHE:
http://marcolarosa.blogspot.com/2018/06/il-futuro-delluomo-nello-spazio.html
LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
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