IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

mercoledì 30 settembre 2015

SPAZIO TESLA INTERVISTA MARCO LA ROSA


dal Teatro Regio di Parma, Alberto Negri di Spazio Tesla, intervista Marco La Rosa.

…l'Uomo Kosmico, la vera genesi dell'Homo sapiens, Interazioni aliene nel passato remoto dell'umanità, Fisica quantistica e Noetica, il Nuovo Ordine Mondiale...




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martedì 29 settembre 2015

PRIMA EDIZIONE PREMIO LETTERARIO NAZIONALE IN MEMORIA DI "ADE CAPONE" PER IL LIBRO DEL MISTERO 2015 - RISULTATI


L’11 Settembre scorso, presso la sala Conferenze della “Torriglietta”, si è svolta la premiazione della 1° Edizione  del Premio Letterario Nazionale in memoria di  “Ade Capone” per  il Libro del Mistero 2015. I temi da trattare erano: Ufo, scienza misteriosa, esopolitica e controcultura.
A latere del 4° Convegno Nazionale di Ufologia di Torriglia (GE), il suddetto concorso era particolarmente “sentito” proprio perché dedicato ad un grande amico e sostenitore del Convegno Ufologico di Torriglia: Ade Capone.
“Adelino Capone, conosciuto come Ade Capone (1958-2015) è stato uno sceneggiatore e autore televisivo italiano. Durante il periodo universitario si dedica alla sceneggiatura di fumetti, pubblicando nel marzo 1980 la sua prima storia su Albo Blitz (Casa Editrice Universo). Scrive numerose storie brevi per Boy Music (Rizzoli), L'Intrepido e Skorpio (Eura Editoriale). Successivamente collabora con la Sergio Bonelli Editore, realizzando una storia di Mister No, una di Martin Mystère e alcune storie di Zagor. Passa quindi alla Star Comics, con la quale avrà un lungo sodalizio e per la quale crea il suo personaggio di maggior successo: Lazarus Ledd, il fumetto più longevo nella storia dei bonellidi, collana scritta quasi interamente da solo, curando anche gli aspetti editoriali. Lazarus è pubblicato anche in Brasile e in più paesi della ex-Yugoslavia. Nel 1995 vince il premio Fumo di China come miglior sceneggiatore. Tre anni dopo vince il premio Fumo di China come miglior editore indipendente, grazie a Erinni. Vince inoltre il Premio A.N.A.F.I. come talent scout, per aver scoperto disegnatori poi diventati autori affermati.
Nel 1997 realizza due storie di Conan il barbaro per la Marvel Europe, pubblicate in Italia, Francia, Spagna e Germania. Nel 1998-1999 realizza per la Star Comics, insieme a Leo Ortolani la miniserie di fantascienza Morgan: La Sacra Ruota. Dopo le esperienze editoriali, a partire dal 2005 si dedica soprattutto all'attività di autore televisivo, lavorando a programmi Mediaset come Mistero, Il bivio - Cosa sarebbe successo se..., Buddy, Quello che le donne non dicono, Real C.S.I. e Invincibili.
Ha collaborato con diversi scrittori, tra i quali Valerio Evangelisti e Andrea G. Pinketts.
Nel 2011 pubblica Contatto, un libro sui rapimenti alieni, libro tra i più venduti del settore durante l'autunno 2011. Nel 2012 scrive il libro Indagine sull'Aldilà sul tema dell'esistenza della vita dopo la morte. Nel novembre 2013 pubblica il libro Adam Kadmon, dedicato al personaggio che compare nella trasmissione televisiva Mistero, della quale è stato uno degli autori.
Da febbraio 2013 e sino alla sua morte dirige la rivista "Mistero" edita da Fivestore (RTI-Mediaset), per la quale scrive anche articoli”.

Questa la classifica finale con i tre elaborati giudicati i migliori dalla giuria del concorso:

1 °  Hebert La Tassa  " Gli incendi a Canneto di Caronia
2 °  Monica Tacchino    " Il Processo "
3 °  Maurizio Gilardi     " Le verità liquide"


Al primo classificato, oltre alla targa ricordo e l’ attestato di merito, verrà pubblicata l’opera.



A seguire il video della cerimonia di premiazione:







lunedì 28 settembre 2015

IL MISTERO DELL'IMPATTO DI KOFELS


UN ANTICO CATACLISMA COSMICO REGISTRATO IN UNA “MAPPA STELLARE SUMERA” DI 5 MILA ANNI FA?

Un disastroso evento avvenuto 9800 anni fa sconvolse le Alpi austriache. Due ingegneri sono convinti che il cataclisma cosmico era conosciuto dai Sumeri che lo hanno  registrato su un reperto definito “Mappa Stellare Sumera”.


 L’Evento di Köfels è una gigantesca frana verificatasi sulle Alpi austriache circa 9800 anni fa, spessa oltre 500 metri e con un fronte lungo almeno 5 chilometri. Le caratteristiche enigmatiche dell’evento hanno sconcertato i geologi, che ancora oggi non concordano sulle cause dell’evento.  Una delle ipotesi è che la gigantesca frana sia stata causata dall’impatto di un asteroide (di qui anche l’espressione “Impatto di Köfels”). Le ragioni dell’impatto vengono spiegate soprattutto dalla presenza di roccia fusa. Al momento, gli unici processi noti in grado di generare questo fenomeno sono l’attività vulcanica o l’impatto di corpi celesti con la superficie terrestre. Tuttavia, i ricercatori che non concordano con l’ipotesi dell’impatto avanzano la possibilità che la roccia fusa sia il risultato del calore generato dall’attrito opposto dalla parete montuosa all’avanzata della frana. Questo non ha impedito a due ingegneri britannici di pubblicare un libro nel quale sostengono che l’Evento di Köfels sia stato causato da un meteorite, che probabilmente ha ispirato numerosi miti nelle culture antiche e che essendo stato di enormi proporzioni, sia stato logicamente registrato su un’antica tavoletta d’argilla sumera ed anche ricordato nei miti e nelle leggende.
Alan Bond e Mark Hempsell, nel loro libro “A Sumerian Observation of the Kofels’ Impact Event”, 


sostengono che la tavoletta sumera documenti l’impatto di un asteroide avvenuto il 29 giugno 3123 a.C., divenendo appunto la fonte di numerosi miti, tra cui la distruzione di Sodoma e Gomorra e del mito greco di Fetonte, il figlio del dio Apollo che si schiantò mentre era alla guida del carro del sole. (curiosità interessante a tal proposito: un dettaglio delle storie greche sull'origine dell'ambra risulta particolarmente intrigante; dicevano che il punto da cui proveniva la maggior parte di tale resina, sulla costa del Mare del Nord, fosse proprio quello in cui il personaggio mitico di Fetonte era stato colpito dal fulmine di Zeus. Geograficamente corrisponderebbe con la traiettoria del bolide che impattando sulla cima del monte Gamskogel conclude poi la sua corsa sprofondando nel Mare del Nord, spiegando anche l'assenza di crateri da impatto a Kofels. - ndr MLR) I due ingegneri, ritraducendo la tavoletta scritta in caratteri cuneiformi, si sono persuasi che l’evento documentato dai sumeri sia da collegare all’Evento di Köfels. La loro teoria però,  presenta delle incongruenze, la più importante legata alla cronologia. La datazione al radiocarbonio eseguita su alcuni tronchi d’albero sepolti dalla frana hanno restituito un’età di circa 9800 anni,  seconda la cronologia ufficiale circa 4 mila anni prima che venisse scritta la tavoletta sumera. Inoltre, non sembra esserci nessun cratere sul sito di Köfels. Tuttavia, in molti ammettono che mancano prove definitive per escludere o affermare in maniera definitiva la causa dell’evento. Allora, qual è la connessione tra la sofisticata mappa stellare dei sumeri e l’enigmatico evento Austriaco?


La tavoletta cuneiforme si trova nella collezione del British Museum, nota come “Il planisfero” e registrata con il codice K8538. Ancora in fase di studio, la tavoletta fornisce la straordinaria prova dell’avanzatissima astronomia sumera. Il reperto fu ritrovato nel tardo 19° secolo nella biblioteca sotterranea del re Assurbanipal a Ninive, Iraq. Per molto tempo si è pensato che fosse di origine assira, ma il confronto computerizzato tra l’inscrizione e la volta celeste della Mesopotamia del 3300 a.C. ha dimostrato la sua più antica origine sumera. Si tratta di un vero e proprio “Astrolabio”, il primo strumento astronomico conosciuto. Si compone di un cerchio segmentato con le marcature di misura dell’angolo per calcolare la posizione delle stelle. Purtroppo, parti considerevoli del planisfero sono mancanti (circa il 40%), conseguenza di danni che risalgono al saccheggio di Ninive. L’esame della tavoletta d’argilla rivela la presenza delle costellazioni con relativi nomi. Grazie all’utilizzo di un software in grado di simulare le traiettorie e le posizioni dei corpi nel cielo di migliaia di anni fa, i ricercatori hanno concluso che il planisfero sumero registra gli eventi astronomici avvenuti entro il 29 giugno 3123 a.C. (calendario giuliano).

L’aspetto che ha incuriosito i ricercatori è la presenza su una metà della tavoletta di un oggetto abbastanza grande da farsi notare. L’osservazione suggerisce che possa trattarsi di un asteroide di tipo Aten, ovvero un asteroide facente parte del gruppo dei near-Earth caratterizzati da un’orbita con semiasse maggiore inferiore ad un’unità astronomica. Il nome del gruppo deriva da quello dell’asteroide Aten, il primo oggetto di questo tipo ad essere scoperto; fu individuato il 7 gennaio 1976 da Eleanor Helin.



L’oggetto riportato sulla tavoletta sumera, in proporzione, misurerebbe più di un chilometro di diametro e la sua traiettoria sarebbe coerente con l’impatto di Köfels. Infatti, secondo i due ingegneri, la peculiare traiettoria dell’asteroide spiegherebbe perché non vi sono segni d’impatto sul sito. L’angolo di arrivo sulla Terra sarebbe stato molto stretto (circa sei gradi), il che significa che l’asteroide, più che impattare sul terreno, avrebbe tagliato la cima di una montagna chiamata Gamskogel, a circa 11 chilometri da Köfels, causando la catastrofica valanga. Nonostante i presupposti delle teoria di Alan Bond e Mark Hempsell siano in gran parte accettati, rimane il dubbio sulla discrepanza cronologica: secondo il radiocarbonio, l’Evento di Köfels è avvenuto circa 9800 a.C., mentre la tavoletta sumera risale al IV millennio a.C. Come spiegare questa incongruenza? Le possibili soluzioni sono : 1) la teoria dei due ingegneri britannici è sbagliata e la tavoletta sumera registra un evento differente non ancora compreso; 2) i risultati al radiocarbonio potrebbero essere stati viziati da difetti nei campioni; 3) i sumeri sapevano del catastrofico impatto avvenuto 4 mila anni prima, tramandandolo sulla tavoletta prodotta nel 3123 a.C. Ad ogni modo, le analisi e gli studi sul Planisfero sumero e del sito di Köfels non sono conclusi. La comprensione di queste due storie del passato terrestre potrebbero portare, quando rivelate con certezza, ad una drastica rivisitazione dei testi storici.

Da:
http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/09/20/un-antico-cataclisma-cosmico-registrato-sulla-mappa-stellare-sumera-di-5-mila-anni-fa/

biblio per Ndr:

Il Libro delle antiche invenzioni di P.James e N. Thorpe ed. Armenia 2001: Pag. 162 Cap. Batterie elettriche.



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venerdì 25 settembre 2015

ITALIA ANCORA NELLO SPAZIO

SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

da:
http://www.today.it/~media/Articolo_vertical/56644223402583/marte-4-2.jpg

ENI TORNA NELLO SPAZIO: DOPO ROSETTA, IL COLOSSO PORTA LE SUE TECNOLOGIE SU MARTE

La missione "Exomars" prevede due lanci: il primo nel 2016 e il secondo nel 2018. L'obiettivo è studiare l'ambiente biologico della superficie e cercare eventuali tracce di vita


Eni non è solo sinonimo di energia. E' anche spazio. La multinazionale italiana, dopo aver partecipato alla missione "Rosetta", che ha permesso di studiare per la prima volta una cometa, farà parte anche dell'esplorazione planetaria "Exomars", che vedrà protagonista Marte, il pianeta rosso. Exomars. E' una missione russo-europea di esplorazione marziana in fase di sviluppo da parte dell'Agenzia spaziale europea (Esa) e dall'Agenzia spaziale russa (Roscosmos). L'obiettivo è studiare l'ambiente biologico della superficie e cercare eventuali tracce di vita. La missione prevede due lanci: il primo nel 2016 per inviare un orbiter ed un dimostratore tecnologico di ingresso e discesa sul pianeta rosso, e il secondo nel 2018 per spedire invece un rover Esa, che deve prelevare dei campioni per poi eseguire delle analisi. La missione fa parte del Programma Aurora e combina lo sviluppo tecnologico con ricerche di grande interesse scientifico. Thales Alenia Space di Torino è il responsabile globale del progetto. Eni, tramite la controllata Tecnomare, insieme a Selex di Milano ha realizzato il drill, ovvero lo strumento fondamentale per perforare Marte, in grado di scavare fino a due metri sotto la superficie. "Lì - spiega l'Eni - si trovano i campioni incontaminati dagli agenti ultravioletti dove si spera ci siano più probabilità di trovare tracce di vita".


La missione Rosetta. Iniziata più di dieci anni fa, ha visto il primo “accometaggio” della storia lo scorso dicembre. Eni ha contribuito allo sviluppo del sistema SD2 (Sampling drilling and distribution) il cui scopo è raccogliere i campioni del suolo e di trasferirli, all’interno della sonda, ai diversi dispositivi che eseguono le analisi. Più nel dettaglio Eni, sempre attraverso la controllata Tecnomare, ha progettato il dispositivo di acquisizione dei campioni dal suolo della cometa curandone anche l’ingegnerizzazione, la costruzione, il test e la preparazione per l’integrazione con il lander, cioè con la sonda destinata all’atterraggio sulla cometa. Ecco come funziona il dispositivo di acquisizione dei campioni.


E' meccanicamente complesso, perfora il terreno fino alla profondità di 230 mm e ricava un campione dal fondo. E' costruito in acciaio e titanio ed è in grado di trattenere e poi rilasciare il materiale, grazie a un meccanismo coassiale interno. Il campione viene deposto in un sistema elettromeccanico (volume checker) che ne misura la quantità; infine il materiale viene messo all’interno dei vari analizzatori, tramite un meccanismo a carosello. Le capacità di perforazione tengono conto dell’ampia imprevedibilità delle reali condizioni di resistenza della superficie della cometa, che può arrivare alla consistenza del ghiaccio omogeneo, limitando comunque la forza di perforazione per evitare sollecitazioni al sistema di ancoraggio. Entrambi i dispositivi, sono stati progettati e testati per sopravvivere alle accelerazioni del lancio e per lavorare nel vuoto fino a -160°C, e sono stati realizzati in cooperazione  con Selex ES S.p.A) con finanziamento di ASI (Agenzia Spaziale Italiana). L'impegno di Eni nel settore spaziale vede quindi l'applicazione di tecnologie innovative sviluppate nel corso delle attività nel settore oil and gas, soprattutto in aree particolarmente difficili come quelle di frontiera, nello spazio. Tecnologie frutto di anni di ricerche. "Per Eni il settore ricerca e sviluppo rappresenta un investimento, non un costo, spiega l'azienda. Lo dimostra il fatto che il valore generato nell’anno equivale a 4-5 volte la spesa sostenuta. La presenza di idrocarburi localizzati in aree di frontiera tecnologica (acque profonde, zone artiche, strutture geologiche complesse e aree sensibili) rappresenta un forte stimolo per l'industria petrolifera ad ampliare il proprio portafoglio tecnologico". La tecnologia ha infatti un ruolo chiave per accedere alle risorse e per migliorare l’efficienza delle operazioni e la loro sostenibilità. E senza la ricerca sarebbe difficile, per non dire impossibile, migliorare la tecnologia. Senza una tecnologia all'avanguardia Eni non avrebbe fatto, per fare un esempio, scoperte importanti come quella di poche settimane fa, che ha portato all'individuazione in Egitto del più grande giacimento di gas del Mediterraneo. Si tratta solo dell'ultima di una lunga lista: solo dal 2008 al 2013 sono stati scoperti 9.5 miliardi di barili di nuove risorse, due volte e mezza la produzione nel periodo e circa 10 volte il consumo annuale in Italia. "Il lavoro nelle missioni spaziali - conclude l'azienda - permette a Eni di acquisire alcuni vantaggi competitivi grazie al trasferimento di know how nell'ambito dei controlli da remoto, alte temperature, operazioni in masse e spazi ridotti, sistemi ad alta affidabilità. In particolare: i concetti e le metodologie del software di telecontrollo robotico dei bracci manipolatori “spaziali” hanno costituito la base per l’ingegnerizzazione del software di controllo dei veicoli autonomi sviluppati internamente da Eni: Clean-Sea (monitoraggio ambientale e asset integrity) metodologie e schemi di calcolo utilizzati per prevedere il “comportamento” dei componenti in condizioni ambientali e fisiche particolarmente  sfidanti (esteso range di temperature, vibrazioni)".

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martedì 22 settembre 2015

GIGANTOPITECHI E MEGANTROPI TRA MITO E ...REALTA ?


GIGANTOPITECHI E MEGANTROPI: SCIMMIE E UOMINI GIGANTI NEL NOSTRO PASSATO


 Gli antichi miti della cultura umana raccontano di uomini giganti che un tempo hanno camminato sul nostro pianeta, esseri considerati di origine divina e in possesso di poteri sovrannaturali. I primi a parlarne sono stati i Sumeri, secondo i quali gli Anunnaki discesero dal cielo per creare l’umanità e insegnarli la civiltà e la tecnologia.


Anche nelle tradizioni dell’antico Egitto si tramandavano storie di esseri giganti. A darne testimonianza è lo storico antica Giuseppe Flavio che nel 79 d.C. scriveva: “In Egitto vi erano dei giganti. Molto più grandi e di forma diversa rispetto alle persone normali. Terribile a vedersi. Chi non ha visto con i miei occhi, non può credere che siano stati così immensi”. La Bibbia, uno dei libri più sacri dell’umanità, narra di un tempo in cui i giganti e gli uomini abitavano gomito a gomito sulla Terra (“C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini”, Gn 6,4). Attratti dalla bellezza delle donne umane, i “figli di Dio” si unirono alle femmine terrestri dando vita a quelli che nelle fonti apocrife vengono definiti nephilim. Sempre nella Bibbia, questi enigmatici esseri giganti, tra i quali il Golia sconfitto da Davide, vengono definiti “discendenti di Anak”, riprendendo la radice sumera del termine Anunnaki: “La terra che abbiamo attraversato per esplorarla è una terra che divora i suoi abitanti; tutto il popolo che vi abbiamo visto è gente di alta statura. Vi abbiamo visto i giganti, discendenti di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste, e così dovevamo sembrare a loro”, Nm 13,32. E come non ricordare i Ctoni della mitologia greca, creature divine accomunate dalla caratteristica altezza, e i Ciclopi, situati dai Greci in Sicilia e fonte di ispirazione per il personaggio di Polifemo descritto da Omero nella sua Odissea. E’ possibile che questi antichi miti e racconti facciamo riferimento a esseri giganti realmente esistiti sul nostro pianeta? Come interpretare gli enigmatici rinvenimenti di ossa gigantesche da parte dei paleontologi, ritrovamenti che sembrano sfidare tutte le teorie elaborate sul percorso dell’evoluzione umana? E se tali giganti fossero realmente esistiti, con chi abbiamo a che fare, una perduta razza umana gigante, oppure esseri venuti da qualche altra parte del cosmo?

Il caso del Gigantopiteco

Nel corso degli ultimi due secoli, archeologi e paleontologi sono venuti in possesso di reperti sconcertanti che mettono in discussione le teorie finora elaborate per spiegare il processo che ha portato all’evoluzione dell’Homo Sapiens a partire dai primati arboricoli.



Teschi giganti, mandibole con denti smisurati e femori giganteschi sono stati rinvenuti in diverse zone del pianeta a testimonianza del fatto che c’è un grosso “buco” nelle teorie che spiegano l’evoluzione della specie Homo. Molto lentamente, la comunità scientifica si sta convincendo che in un passato neanche troppo remoto, ominidi giganteschi siano esistiti sul pianeta Terra. Uno dei casi più documentati e accettati dalla scienza è quello del Gigantopitecus, venuto alla conoscenza degli scienziati nel 1935, grazie alla scoperta accidentale di alcuni misteriosi molari da parte del paleontologo tedesco Ralph Von Koenigswald in una farmacia di Hong Kong. Il ricercatore subito si rese conto di trovarsi di fronte ai resti di un gigantesco primate, forse il più grande ominide che abbia abitato il pianeta.


Basandosi sulle dimensione del molare, 2,5 centimetri di lato, si pensa che la gigantesca creatura arrivasse a misurare fino a tre metri di altezza e un peso corporeo di ben 500 chilogrammi. Le ricerche di Von Koenigswald andarono avanti per quattro anni, ma con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale il paleontologo fu fatto prigioniero e costretto ad interrompere i suoi studi. Una recente analisi del reperto di Hong Kong, eseguita dal cronogeologo Jack Rink dell’University of Ontario, ha permesso di stabilire che questo strabiliante ominide sia esistito per quasi un milione di anni, estinguendosi intorno ai 100 mila anni fa, durante il Pleistocene. I ricercatori ipotizzano che il Gigantopiteco abbia condiviso con l’Homo Erectus l’ambiente nel quale visse, da collocare nel sudest asiatico. “Questo primate è coesistito con gli esseri umani in un momento in cui i primi homo sono stati sottoposti ad un grande cambiamento evolutivo”, spiega Rink nel resoconto offerto da Livescience.com. Infatti, in alcune indagini successive, i ricercatori hanno rinvenuto altri resti fossili delle gigantesche creature, sopratutto mandibole nella provincia di Guangxhi, nel sud della Cina, la stessa regione dove alcuni pensano abbia avuto origine la specie umana moderna. Con i pochi reperti a disposizione, gli scienziati sono stati in grado di ricostruire le effettive dimensione dell’ominide. “Le dimensioni dei reperti, come la corona del molare, ci ha permesso di capire le straordinarie dimensioni di questo essere”, conclude Rink. Anche se la causa dell’estinzione rimane ignota, i ricercatori ipotizzano che il Gigantopiteco abbia subito le conseguenze di notevoli cambiamenti climatici e la concorrenza delle nuove specie di ominidi, più piccole, agili e facilmente adattabili alle nuove condizioni ambientali.

La questione dello Yeti

Mentre la maggioranza degli scienziati ritiene che il Gigantopiteco si sia definitivamente estinto 100 mila anni or sono, alcuni criptozoologi ritengono che la gigantesca scimmia sia ancora esistente e che sia all’origine dei numerosi racconti e avvistamenti delle enormi creature pelose viste vagare per i boschi.



Secondo costoro, creature leggendarie come lo Yeti e il Bigfoot non sarebbero altro che varianti del Gigantopiteco sopravvissute fino ad oggi. Sono ancora in molti a cercare la prova definitiva dell’esistenza dello Yeti e il suo perseguimento è corroborato dal continuo flusso di avvistamenti, foto occasionali e orme di piedi giganti. La maggior parte degli indizi a favore, però, viene da testimoni oculari e aneddoti, purtroppo il tipo di testimonianza meno affidabile e virtualmente senza valore dal punto di vista scientifico. In mancanza di prove concrete, quali un esemplare vivo o morto, ossa, denti, sangue o peli, la questione dell’esistenza del Bigfoot rimane aperta.

Ipotesi Megantropo


Nel dibattito sul ritrovamento del Gigantopiteco si inserisce un gruppo di ricercatori convinto che gli straordinari ritrovamenti giganteschi non siano da attribuire ad uno scimmione mastodontico, ma ad una razza di uomini giganti che un tempo hanno abitato il nostro pianeta. Secondo tale gruppo, i ritrovamenti andrebbero attribuiti al cosiddetto “Megantropo”, termine con il quale si identifica un insieme di reperti controversi formato da mascelle fuori misura e frammenti di crani enormi. Franz Weidenreich, anatomista tedesco esperto in antropologia fisica, contemporaneo di Ralph Von Koenigswald, sulla base del numerosi reperti rinvenuti nella regione, ha teorizzato che oltre al Gigantopiteco, sia esistita una specie di Megantropo che discenda dal gigantesco primate. La maggior parte dei paleoantropologi ritiene che il Megantropo sia in qualche modo legato all’Homo Erectus, ma ancora non si è compreso quanto gli sia vicino.


Tuttavia, sebbene sembra ci sia un sostanziale consenso, l’opinione tra gli studiosi è alquanto variegata. Molti restano convinti che i Megantropi siano la prova dell’esistenza degli antichi giganti. Si parla di individui altri fino a 3 metri, con un peso variabile tra i 340 e i 450 chilogrammi, dimensioni molto maggiori di qualsiasi Homo Erectus finora rinvenuto, nell’ordine di 2 a 4 volte la massa del corpo.

da:

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venerdì 18 settembre 2015

IL MISTERO DELL'IDOLO DI SHIGIR


L'Idolo di Shigir risale a 11 mila anni fa, diventando così uno dei più antichi manufatti umani rinvenuti dagli archeologi. A rivelarlo la nuova datazione eseguita dagli scienziati tedeschi sul reperto ligneo scoperto in una torbiera sui monti Urali nel 1894.



L’enigmatico manufatto, noto come l’Idolo di Shigir, risulta dunque più antico di 1500 anni rispetto a quanto gli studiosi avevano supposto. Le ricerche sono state eseguite a Mannheim, in Germania, in uno dei laboratori più avanzati al mondo, utilizzando la spettrometria di massa con acceleratore. I risultati sono stati davvero sorprendenti, collocando il manufatto all’inizio dell’Olocene. «Si tratta di risultati estremamente importanti per la comunità scientifica internazionale», ha detto al Siberian Times Thomas Terberger del Dipartimento di Beni Culturali della Bassa Sassonia. «È importante per comprendere lo sviluppo della civiltà e l’arte dell’Eurasia e dell’umanità nel suo insieme». L’idolo misura 2,8 metri, anche se originariamente era lungo 5,3 metri, prima che fosse accidentalmente danneggiato durante l’era sovietica. Si pensa che il manufatto sia stato ricavato modellando il tronco di un albero di larice.


Il corpo della scultura è piatto e rettangolare ed è ricoperto da una serie di simboli geometrici complessi il cui significato è sconosciuto. Sono riconoscibili sette livelli diversi, forse destinati ad esprimere una sorta di gerarchia.

I misteriosi simboli certamente rappresentano informazioni codificate, le quali, se tradotte, potranno fornire preziose informazioni per la comprensione dell’uomo mesolitico e del suo rapporto con il mondo naturale e quello spirituale. I ricercatori ritengono che la forma degli zigomi, il naso diritto e la forma della testa potrebbero riflettere ciò che i creatori pensavano della divinità. «Questo è un capolavoro. Si tratta di una scultura unica, non c’è niente di simile al mondo», dice al Daily Mail Mikhail Zhilin, ricercatore e professore dell’Accademia Russa delle Scienze. «I messaggio codificati incisi sull’idolo rimangono un mistero assoluto, ma indicano certamente che i suoi creatori vivevano in totale armonia con il mondo, elaborando inoltre la concezione di una sfera spirituale molto elaborata».

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martedì 15 settembre 2015

TORRIGLIA 2015: UN SUCCESSO IL 4° CONVEGNO NAZIONALE DI UFOLOGIA


di Marco La Rosa

(fotografie di : Cristiana e Gloria)


Due giorni intensi e per quanto mi riguarda sicuramente proficui per l’acquisizione di una maggiore consapevolezza. Non sono parole di circostanza, scritte per riempire qualche riga. Era questo lo scopo principale che il Comitato Torriglia UFO Convention si era posto fin dall’inizio. Ho conosciuto persone straordinarie, qualificate e determinate nel realizzare e portare avanti un progetto istruttivo sull’argomento più “spinoso”, inquinato e bistrattato che possa esistere: l’ufologia e tutto l’universo di implicazioni morali e sociali che vi gravitano. Torriglia ed il Comitato della Convention, ora posso dirlo con certezza, sono assolutamente un’oasi “aliena” sulla terra.

Sono alieni dal gretto materialismo inventato dalla stupidità umana che da sempre schernisce, deride, minimizza e nasconde un fenomeno reale e concreto che abbraccia l’intera storia conosciuta e sconosciuta. La probabile, anzi per me certa, interazione della nostra razza (e non solo), con creature provenienti da altri mondi non è uno scherzo o una frivolezza di chi ha il pensiero leggero, ma piuttosto un’idea concreta e consapevole che l’Universo pullula di vita e che ognuna ha un suo specifico posto e compito.

“UFO E NUOVO ORDINE MONDIALE: la strategia occulta del potere”, è il titolo con il quale si è voluto allargare il dibattito sulla fenomenologia in questione. Noi tutti che studiamo ed approfondiamo argomenti che solo apparentemente non sono correlati, ci siamo accorti da tempo che la visione imposta ed uniformata della nostra realtà (passata e presente), contrasta con le prove ed i fatti che emergono. Ci scontriamo quotidianamente con atteggiamenti “plagiatori” delle istituzioni e dei media che in accordo tra loro, impongono una visone della realtà totalmente distorta e fuorviante. Nell’ombra o meglio alla luce del sole ma ben camuffati, agiscono “poteri oscuri”  che alla stregua dei cosiddetti “gatekeepers” (guardiani del cancello) impediscono l’accesso alle informazioni della “nuova conoscenza” , facendo in modo che la presa di coscienza e la consapevolezza restino al livello più basso possibile. Questo modus operandi è il principale strumento che i detentori del potere economico – politico, utilizzano per controllare e strumentalizzare a piacere le masse. Se la Conoscenza con la “C” maiuscola fosse realmente messa a disposizione e condivisa, si realizzerebbero i concetti superiori di Libertà e Verità, ecco perché ancora oggi, anzi soprattutto oggi nell’era della comunicazione globale di massa, è importante detenere il controllo dell’informazione. Strumentalizzare, inquinare, depistare e confondere sono le priorità per impedire l’acquisizione della consapevolezza, primo fondamentale gradino del nostro salto evolutivo, che evidentemente è  già iniziato.  


Torriglia 2015 ha riportato indietro le lancette dell’orologio di questi oscuri signori ed il folto pubblico che ha partecipato a questa densa due giorni,  farà la differenza per raggiungere la cosiddetta “massa critica” che potrà cambiare il mondo togliendolo dalle mani del Nuovo Ordine Mondiale per restituirlo al “Nuovo Uomo Kosmico”. 

A làtere della manifestazione, non meno importante per noi addetti ai lavori, l'assegnazione del Premio letterario Nazionale  in memoria di "Ade Capone": il libro del Mistero 2015 - I Edizione, che meriterà trattazione speciale a parte.


IL COMITATO "TORRIGLIA UFO CONVENTION": da sinistra: Rino Di Stefano (Direttore del Convegno), Raffaella Musante (Vicesindaco del Comune di Torriglia), Daniela Segale (Presidente del Comitato Torriglia UFO Convention), Mauro Casale (Presidente Onorario del Comitato Torriglia UFO Convention).

Il doppio intervento del Dr. Giorgio Pattera (Biologo e Giornalista, Resp. Scientifico del CUN): "DAL NEW MEXICO AL VATICANO, un UFO-crash ignorato per quasi 60 anni ed i tentativi di contatto con la Cattedra di Pietro" e a seguire Domenica 13 (in sostituzione di Vladimiro Bibolotti: UFO e Disinformazione, attraverso il linguaggio occulto e le tecniche di PNL utilizzate da Servizi di Itelligence".

L'intervento della Dr.ssa Soraya Ayub (Direttrice dei progetti tecnici e scientifici dell'AKAKOR GEOGRAPHICAL EXPLORING): "LO STARGATE TRA GLI DEI E L'UOMO, in fondo al lago Titicaca, in Bolivia si troverebbe la soluzione di un antico mistero. Un'altra razza ha abitato la Terra in un passato remoto, da dove venivano e dove sono andati ?".


L'intervento di Alberto Negri (Dir. dell'Associazione SPAZIO TESLA): "IL PATTO SCELLERATO TRA USA E ALIENI, da un presunto episodio del '54 la misteriosa storia deglu UFO sulla terra e... un documentario sul NWO (Nuovo Ordine Mondiale), interviste con gli addetti ai lavori".


L'intervento di Marco La Rosa (ricercatore e scrittore): "SIAMO FIGLI DEL KOSMO, la vita senziente è il pensiero che crea la realtà fisica dell'Universo in cui viviamo...e la vera genesi dell'Homo sapiens e l'interazione aliena nel passato remoto del pianeta Terra".


L'intervento del Prof. Emilio Spedicato (Università di Bergamo): "MARTE E LE PIRAMIDI DI GIZA, storia, enigmi e misteri del pianeta rosso. La recente evoluzione del sistema solare e la teoria "dei mondi in collisione", prove negli scritti e nelle tradizioni dei popoli antichi".


L'intervento di Claudio Balella (Ricercatore, astrofilo ed esperto di astronautica): " I SEGRETI NASCOSTI DEGLI ASTRONAUTI, la vera storia della corsa allo spazio dal volo di Gagarin in poi... "

L'intervento di Pietro Marchetti (Ricercatore e Presidente GAUS): "POTERE OCCULTO E CONTATTO CON ESSERI ALIENI, l'incognita su chi dovrebbe avere il compito di rappresentare l'umanità. Personaggi e divulgatori delle fenomenologie UFO nel mondo.

L'intervento di Enrica Perucchietti (giornalista e scrittrice): " COME NASCE IL NUOVO ORDINE MONDIALE, la storia segreta del potere globale di stampo totalitario".

L'intervento di Elvio Fiorentini (ricercatore e scrittore): "MESSAGGI SUBLIMINALI PER SVELARE IL FENOMENO UFO, dai tentativi di insabbiare e ridicolizzare i dischi volanti ai piani per farli accettare".


L'intervento di Roberto Pinotti (giornalista, scrittore e Segretario Nazionale del CUN): "IL FENOMENO UFO: IL PUNTO, l'ipotesi extraterrestre e la sistematica secretazione delle grandi potenze".

L'intervento di Carlo Di Litta (ricercatore e scrittore): " ITALIA, TERRA DI AVVISTAMENTI UFO, l'esempio della Romagna dove nel corso degli ultimi anni gli eventi sono stati numerosi". 



UN GRAZIE SPECIALE A:
DANIELA
RAFFAELLA 
SILVIA




notizia ripresa dalla stampa ligure: