IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

LA NUOVA CONOSCENZA

GdM

venerdì 28 aprile 2017

UNA VISITA AI LUOGHI DEL CASO “ZANFRETTA” 40 ANNI DOPO.


“Se qualcuno ci chiedesse se riteniamo possibile che un uomo possa essere catturato da misteriosi extraterrestri alti tre metri e trasportato all'interno di un enorme disco volante, la risposta non potrebbe essere che no. Anzi, quasi quasi dubiteremmo pure della sanità mentale di chi ci ha rivolto la domanda. Secondo quanto ci hanno insegnato sui banchi di scuola, infatti, un mondo abitato da creature intelligenti deve ancora essere scoperto. Figuriamoci poi se si può credere a fantastici alieni che si divertirebbero a volare sulle nostre teste e che di tanto in tanto, per motivi che sarebbe difficile comprendere, «prelevano» un povero diavolo per interrogarlo, usarlo come cavia per qualche esperimento scientifico oppure, come nel caso di Zanfretta, affidargli la custodia di una fantomatica sfera contenente una piramide luminosa il cui scopo sarebbe quello di renderci edotti sulla loro presunta civiltà. Ripeto: si può credere a tutto questo? La risposta, in qualunque modo la si voglia mettere, non può essere che no. La realtà, però, non è così in bianco e nero come spesso la immaginiamo. Anche se la nostra ragione si rifiuta di prendere in considerazione fatti che non rientrano nei canoni scientifici che conosciamo, non si possono ignorare episodi che accadono concretamente nel nostro mondo solo perché non rientrano nei parametri della scienza ufficiale. Non possiamo chiudere gli occhi davanti ad un fenomeno che coinvolge decine o centinaia di testimoni liquidandolo semplicemente con un «Non può essere» e dando del pazzo a coloro che ne sono rimasti coinvolti loro malgrado. Perchè questo è proprio quello che è successo con il caso Zanfretta...".

                                                                         Rino Di Stefano

da: IL CASO ZANFRETTA, La vera storia di un incredibile fatto di cronaca
Sesta Edizione riveduta e aggiornata (2014)


CHI E'
Rino Di Stefano, giornalista professionista e scrittore, è nato nel 1949 a Genova e ha studiato Scienze Politiche all’Università di Genova e Giornalismo negli Stati Uniti, dove nel 1977 ha conseguito un college degree. Allievo del Salzburg Seminar of American Studies presso lo Schloss Leopoldskron di Salisburgo, in Austria, ha passato quasi tutta la vita professionale nel quotidiano nazionale “Il Giornale”, fondato da Indro Montanelli. Ha lavorato sia nella redazione principale di Milano, sia nella redazione regionale ligure di Genova, dove era capo servizio. Prepensionato alla fine del 2007, ha tenuto la  rubrica letteraria “Dal nostro lettore speciale” nelle pagine della stessa edizione, ed attualmente collabora in esclusiva con l'edizione nazionale del Giornale.

Sette i libri pubblicati da Di Stefano:

– “ll Caso Zanfretta” (1984), che ha avuto sei edizioni (l’ultima delle quali nel 2014). Da quel libro la Rai ne trasse uno sceneggiato in due puntate che venne mandato in onda nel dicembre del 1984 su Rai Tre.

– “Alcibiade” (1993), una traduzione dall’inglese di una biografia di Alcibiade scritta dal professor Walter M. Ellis della Loyola Marymount University di Los Angeles.

– “Soluzione Virale” (2000). Il libro, che racconta la versione romanzata della diffusione dell’Aids negli USA, è stato pubblicato in inglese nel Luglio 2008 (The Viral Solution) da Amazon (BookSurge) negli Stati Uniti. Nel 2009 il libro ha ricevuto due riconoscimenti: la versione italiana è stata premiata a Roma nel Premio Nazionale di Narrativa Albero Andronico; quella inglese ha ricevuto una Honorable Mention nel 17° Annual Writer’s Digest International Self-Published Book Awards a Cincinnati, USA.

– “Mia cara Marion… – 1926-1949. Dal carcere alla Repubblica: gli anni bui di Sandro Pertini nelle lettere alla sorella” (2004), che contiene 40 lettere inedite che il Presidente più amato dagli italiani ha inviato alla sorella Maria Adelaide, detta Marion, dal 1926 al 1949. Nel luglio 2006 questo libro è stato scelto dalla Biblioteca Nazionale Cinese di Pechino per arricchire il proprio patrimonio librario internazionale.

– “Oltre l’orizzonte – Dal passato al futuro nell’avventura politica di Claudio Scajola” (2006), un saggio tra cronaca e politica sull’ex ministro dello Sviluppo Economico.

“L’ombra dell’orchidea”,(2014), che è un romanzo thriller ambientato tra Milano, Genova e gli Stati Uniti.

“ Il ritorno del Principe, un Romanzo dal passato” (2014).


ORA, RIPERCORRIAMO CON RINO DI STEFANO IL CASO DI ABDUCTION PIU’ SIGNIFICATIVO ED INDAGATO IN ITALIA.

Di Marco La Rosa con i testi della narrazione originale dei fatti accaduti a cura di Rino Di Stefano.

(Gente, Sabato 20 Gennaio 1979)

Genova, Giovedi 7 Dicembre 1978:

I carabinieri di Torriglia, un paesino dell'entroterra genovese, ricevettero, dalla cooperativa "Val Bisagno" di Genova, la segnalazione dell'atterraggio di un UFO di cui era stato testimone il loro dipendente Fortunato Zanfretta, 26 anni, la sera prima, durante il suo giro di perlustrazione. Zanfretta era stato ritrovato dai suoi colleghi Walter Lauria e Raimondo Mascia in stato di choc alle 1,15 del mattino, presso la villa "Casa Nostra" in frazione Marzano di Torriglia. Non connetteva. Era spaventatissimo, e continuava a ripetere: "Li ho visti, li ho visti". Quando si riprese, disse che coloro che lo avevano tanto terrorizzato erano "degli extraterrestri dalle sembianze mostruose".

                      Ricostruzione grafica effettuata secondo il resoconto di Zanfretta

                        La villa "Casa Nostra"  di Marzano di Torriglia - lato sud (1978)

                             La Villa "Casa Nostra" oggi, lato nord - ovest

                  Rino Di Stefano e Marco La Rosa, sullo sfondo Villa "Casa Nostra"

Dietro sua indicazione, i carabinieri si recarono sul "luogo dell'atterraggio" e lì, chiare sull'erba gelata dalla brina invernale, trovarono due impronte a forma di ferro di cavallo, aventi un diametro di circa tre metri.

Per Zanfretta fu l'inizio di una "popolarità" non prevista e forse non gradita. Giornalisti, televisioni private, poi "Portobello": tutti volevano sentire il racconto del suo straordinario incontro. Persino la sua vita familiare ne fu sconvolta. Sua moglie, Silvana Mura, continuava a ricevere telefonate: c'era chi voleva prendere in giro suo marito, e chi invece chiedeva appuntamenti. Anche i loro due bambini, Margherita, di 4 anni, e Fabio, di 15 mesi, finirono per risentire di tutto quel trambusto che siera creato attorno al loro papà. Nella zona dove la famiglia abita, a Sampierdarena, molti non credevano al racconto di Zanfretta e lo definivano "un visionario".
                            L'impronta lasciata dall'Ufo sul prato ghiacciato

... "Mercoledi 6 dicembre 1978, verso le 23,30", ha raccontato il metronotte, "mi sono recato a Marzano per il solito giro di ispezione. Arrivato nei pressi della villa "Casa Nostra" la mia auto si è improvvisamente fermata con l'impianto elettrico fuori uso. A distanza ho visto allora quattro luci che si muovevano nel prato circostante la villa. Subito ho pensato a dei ladri e ho provato a chiamare via radio la centrale per avvertire, ma anche la radio si era misteriosamente ammutolita. Lì per lì ho pensato ad un guasto e non ci ho fatto caso. Sono sceso dalla macchina e, pistola in mano, mi sono diretto verso la villa. Nell'altra mano avevo la mia pila elettrica, ovviamente spenta. Tutto quello che pensavo in quel momento era di prendere i ladri, non si ha tempo per aver paura o cose del genere. Vicino alla villa ho visto che il cancello era aperto e la porta spalancata. Allora sono entrato e mi sono avvicinato al muro per poi saltare fuori e arrestare i ladri.

ALTO TRE METRI

                       Ricostruzione grafica effettuata secondo il resoconto di Zanfretta

"Proprio allora mi sono sentito spingere e mi sono voltato di botto con la pistola spianata e la luce accesa. Lì, a pochi centimetri da me, ho visto qualcosa che mi ha fatto accapponare la pelle. Era un essere mostruoso, spaventoso e molto alto. Per vederlo in viso ho dovuto alzare la pila e ho calcolato che non poteva essere meno di tre metri. Lo spavento è stato tanto che la pila mi è caduta dalle mani. L'ho raccolta e sono fuggito. Correndo, ho avvertito improvvisamente una luce enorme alle mie spalle. Mi sono voltato e sono rimasto come abbagliato da un velivolo di forma triangolare, ma molto appiattito, che si alzava da dietro la villa con un sibilo. Era molto luminoso e più grande della stessa casa; la luce era tanta che ho dovuto ripararmi gli occhi con il braccio. Si è anche sviluppato un forte calore tutto intorno".
Da questo momento in poi la narrazione di Zanfretta si fa confusa e lacunosa. Non ricorda molto bene. Tutto quello che sa è che ha richiamato la centrale via radio e questa volta qualcuno gli ha risposto. Poi nebbia assoluta. Da notare che, in quello stesso istante, alcune persone abitanti nella vicina Torriglia vedevano un forte bagliore in direzione della villa "Casa Nostra".

                   I colleghi di Zanfretta (da sinistra) Mascia, Delle Piane e Travenzoli

La prima chiamata, ricorda Carlo Toccalino, il centralinista della "Val Bisagno" che quella notte era di turno, "l'ho ricevuta soltanto verso mezzanotte e un quarto. Zanfretta urlava e diceva continuamente: "Mamma mia quanto è brutto". Io allora gli ho chiesto se lo stavano aggredendo e lui, di rimando: "No, non sono uomini, non sono uomini". A questo punto la comunicazione si è interrotta e io ho subito avvertito il tenente Giovanni Cassiba".
"In effetti non sapevamo né dove Zanfretta si trovasse, né cosa fosse successo", spiega il tenente. "Subito ho dato ordine alla pattuglia delle guardie Luria e Mascia di mettersi sulle tracce di Zanfretta, ma lo hanno trovato soltanto all'1,15 sdraiato per terra nel prato antistante la villa. Quando li ha visti è saltato su con la pistola in una mano e la pila accesa nell'altra; non li conosceva e aveva gli occhi fuori dalle orbite. Gli hanno detto di abbassare la pistola ma lui non sembrava nemmeno capire. Alla fine hanno dovuto saltargli addosso e disarmarlo. Quello che è strano è che aveva gli abiti caldi nonostante il freddo pungente che c'è da quelle parti. Inoltre sia il cancello sia la porta della villa erano regolarmente chiusi. Ben visibili i segni dell'atterraggio dell'UFO".
Gli stessi carabinieri nutrono pochi dubbi sul fatto che un qualche oggetto volante si sia posato. Né mettono in dubbio le parole di Zanfretta. "Conosco Zanfretta da molti anni" afferma il brigadiere Antonio Nucchi, comandante della stazione di Torriglia "e ritengo di poter affermare con sicurezza che è un tipo deciso e senza strane fantasie per la testa. Quando abbiamo effettuato il sopralluogo, di giorno, lui quasi non voleva venire, tanto era spaventato. Soltanto qualcosa di eccezionale poteva mettergli addosso un timore simile. In ogni modo io ho ricevuto segnalazioni di UFO anche da altre persone che quella notte ne hanno visto uno dirigersi proprio su quella zona. Tutti tacciono fino a quando il caso non esplode, poi però si fanno coraggio e parlano. Non mi stupirei, quindi, che le cose fossero andate più o meno come le ha descritte Zanfretta".

QUATTRO LUCI

                            Il brigadiere dei Carabinieri Antonio Nucchi

Questi, dunque, i precedenti della seduta ipnotica che Zanfretta ha voluto, stanco di essere preso per bugiardo da gente che si ostina a non credere al suo racconto. L'esperimento di ipnosi si è svolto il 23 dicembre in via San Sebastiano, a Genova, nello studio del dottor Moretti, al quale Zanfretta si è presentato accompagnato dal suo tenente, Giovanni Cassiba, Erano presenti anche, in veste di testimoni, Angelo Massa, psicoterapista e assistente del dottor Moretti, Giorgio Cesari, studioso di ipnologia, e Luciano Boccone, del "Gruppo di ricerche clipeologiche ed ufologiche" di Arenzano.
Nel corso della seduta è emerso che, dopo avere visto l'extraterrestre, Zanfretta non sarebbe fuggito, come lui crede di aver fatto, bensì sarebbe stato rapito e trasportato in un locale caldissimo dove lo avrebbero interrogato. Ciò spiegherebbe come mai i suoi abiti erano tanto caldi quando fu trovato, e come mai intercorse mezz'ora di tempo da quando egli lasciò la macchina la prima volta a quando vi ritornò per chiamare la centrale.

Quella che segue è la fedele registrazione della seduta ipnotica.

   Il Dr. Mauro Moretti, il Dr. Angelo Massa e Pier Fortunato Zanfretta disteso sul lettino 

Dottor Moretti: "Ora, davanti ai suoi occhi, c'è un grande quadrante d'orologio, un grande orologio bianco con le lancette nere. Però questo grande orologio ha una particolarità: non va avanti, bensì va indietro. Le lancette scorrono all'indietro e noi torniamo indietro nel tempo. Trascorrono indietro i minuti, trascorrono indietro le ore, trascorrono indietro i giorni e io e lei torniamo indietro nel tempo. Sempre più indietro, sempre più indietro, sempre più indietro. Ora lei è circondato da una nebbia, una nebbia densa e lei non vede nulla perché la nebbia è il tempo che lei sta oltrepassando all'indietro. Ora noi ci troviamo al giorno 6 di dicembre, è un mercoledì, mercoledì 6 dicembre. La nebbia si dirada. è notte, sono le 23 passate, lei sta facendo il suo lavoro, si trova a Marzano di Torriglia, sta facendo il suo giro di perlustrazione. è buio e freddo. Ora ci troviamo vicino ad una villa, questa villa si chiama "Casa Nostra". Ora io voglio che lei, pur restando nel sonno più profondo, parli. Voglio che mi racconti tranquillamente, perché io sono vicino a lei, tutto quello che lei vede. Parli forte, in modo che io la possa sentire bene. Io vedo un cancelletto, un cancelletto bianco. Mi sembra aperto, vero?".
Zanfretta, disteso sul lettino nella penombra della stanza, comincia a dare segno di vita e sussurra un "sì" sottovoce. Il dottor Moretti, in piedi dinanzi a lui, continua, con voce suadente, a interrogarlo.
Dottor Moretti: "Che cosa c'è nel prato dietro il cancello?"
Zanfretta: "Quattro luci".

“SIETE MOSTRI!”

Dottor Moretti: "Saranno dei ladri? Non ha paura, vero?".
Zanfretta:"No".
Dottor Moretti: "Mi racconti, cosa vede?".
Zanfretta: "Canguro dalla 68, Canguro dalla 68... le luci della macchina, come mai? Le luci della macchina si sono spente". (Evidentemente ora il metronotte sta tentando di chiamare la centrale con le parole convenzionali).
Dottor Moretti: "Parli più forte, se no non la sentono".
Zanfretta: "Ma non mi sentono. Canguro, mi porto dentro la villa, ci sono dei ladri".
Zanfretta ora comincia ad ansimare profondamente, il suo petto va su e giù ritmicamente, le sue mani tremano.
Zanfretta: "Chi c'è? Che succede? Mamma... ".
Dottor Moretti: "Cosa c'è? Mi racconti. Io sono qui con lei e non può accaderle nulla. Mi racconti cosa vede".
Zanfretta: "Madonna... Perché dovrei venire con voi? Cosa volete farmi? Cosa sono tutte quelle luci? Non voglio. Voi non siete esseri umani. Via! Cosa mi mettete sulla testa? Via! Non voglio... Lasciatemi stare...".
Tratteggiata si vede una delle orme trovate sul posto del secondo incontro. Accanto c'è la scarpa numero 43 del brigadiere Nucchi. Appare chiaro che il metronotte sta parlando di particolari che gli sono ignoti allo stato cosciente. Sta dicendo in sostanza di essere stato prelevato e portato in un luogo luminoso e caldo dove lo hanno interrogato ed esaminato.
Zanfretta: "Non voglio che tornate. Non posso dirlo? Sì... farò come voi volete... Datemi una prova... Non mi crederanno... Quante luci... Via! Via! Via quel coso dalla testa. Aspetterò che tornate... Che caldo. Via quel coso dalla testa... Via. Siete dei mostri... Voglio andare a casa. La mia pila".
Finalmente il metronotte è scappato, o lo hanno lasciato libero. Correndo, si ferma e vede una gran luce alzarsi da dietro la casa, poi arriva in macchina e richiama la centrale via radio.
Zanfretta: " Cos'è tutta quella luce? Com'è grande. Mi dà fastidio. Canguro dalla 68... Canguro... Non sono uomini... Non sono uomini".
Ora Zanfretta ritorna a parlare con qualcuno e dice: "Volete che torni alla villa? Va bene... sì".
Poi c'è l'incontro con i suoi colleghi. Zanfretta rivive quei momenti e dice le cose che gli sono state dette là, nel prato vicino alla villa dove è stato ritrovato. "Metti giù la pistola, pensa ai bambini", gli dice uno. "Dài, piantala", insiste l'altro. Poi lo prendono, lo schiafieggiano, e lo portano via ancora intontito mentre continua a ripetere: "Li ho visti, li ho visti".
Dottor Moretti: "Ora voglio che lei mi descriva bene questi esseri che ha visto. Dice che non sono uomini come noi. Li descriva".
Zanfretta: "Sono verdi, occhi gialli a triangolo, con degli spinoni, hanno la carne verde e la pelle piena di rughe come se fossero vecchi, hanno una bocca con qualcosa che sembra ferro, hanno delle vene rosse sulla testa, le orecchie a punta, braccia con delle unghie... con delle cose rotonde...Vengono dalla terza galassia".
Dottor Moretti: "Prima ha detto che hanno lasciato un messaggio, se lo ricorda?".
Zanfretta: "Vogliono parlare e dicono che torneranno presto e numerosi".
Dottor Moretti: "In che modo comunicate? Parlano la nostra lingua?".
Zanfretta: " No. Traducono... con l'apparecchio luminoso".

NUOVO ALLARME
lo spiazzo dove è avvenuto il secondo incontro di Zanfretta con presunti alieni in Località Rossi




L' orma gigante rinvenuta nello spiazzo della salita a Rossi, notare la differenza con la scarpa del Brigadiere Nucchi di Tg. 43. Sembra quasi la forma di uno scarpone da "astronauta" (ndr) "queste orme risultano lunghe 50 centimetri e larghe circa 20. La profondità è di 3 centimetri".




CURIOSITA': questo è lo scarpone usato per le escursioni delle missioni Apollo sulla superficie lunare



 le foto sopra: lo spiazzo dove sono state rinvenute anche le orme "ciclopiche", come è oggi. La parte asfaltata arriva fino al ciglio della strada, ma sostanzialmente queste zone sono rimaste immutate anche a distanza di quarant'anni. Pochissime abitazioni sparpagliate qua e là...e fitta vegetazione boscosa...


        il sentiero sempre in Località Rossi dove è stato ritrovato Zanfretta la seconda volta


 Il Dr. Pattera indica le caratteristiche della particolare e fitta vegetazione presente in Loc. Rossi



  Sopra: altre due vedute del sentiero boscoso di Rossi e la valle sottostante dove si sarebbe abbassato nascondendosi, l'oggetto volante non identificato, visto anche dai colleghi di Piero Zanfretta. 

"Quando il dottor Moretti lo ha risvegliato, Zanfretta non ricordava più niente e sosteneva di essere rimasto su quel lettino per meno di tre minuti, In effetti lo stato di ipnosi controllato in tutte le sue fasi dal medico; è durato per oltre mezz'ora. Il metronotte non sapeva nulla di quanto era rimasto nella registrazione.
Tra i testimoni quello forse più impressionato era il tenente Cassiba. "Io a Marzano non ce lo vorrei più mandare", diceva "Ho paura".
Quasi a conferma dei timori del tenente Cassiba, nella notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 dicembre, a 21 giorni esatti dal primo "incontro", l'allarme e scattato nuovamente nella sala operativa della "VaI Bisagno". Zanfretta aveva preso servizio alle 22,05 e viaggiava a bordo di una Fiat 127 diretto come al solito verso Torriglia.
Alle 23,46 esatte il centralinista di turno, Attilio Mazza, ha ricevuto dalla Beta 68 (sigla di Zanfretta) una concitata chiamata di soccorso. "Sono avvolto da una fitta nebbia e non vedo più nulla", urla Zanfretta nella radio, "la macchina sta andando da sola e acquista velocità. Non so cosa fare".
In quel momento il metronotte si trova all'uscita della galleria della Scoffera. Alle 23,50, quattro minuti dopo, Zanfretta chiama un'altra volta. La voce, dirà in seguito Mazza, sembra più calma e quasi obbediente. "La macchina si è fermata. Vedo una gran luce, Ora esco".
A questo punto viene dato l'allarme. Mazza avverte la Beta 29 del brigadiere Emanuele Travenzoli e la Beta 70 del metronotte Raimondo Mascia, che si mettono alla ricerca di Zanfretta. Il centralinista chiama anche la Eco 15 del tenente Cassiba. Questi, unitamente al dottor Tutti, direttore della "VaI Bisagno", si mette a sua volta alla ricerca di Zanfretta.
"La notte era freddissima e pioveva a dirotto", ricorda il tenente Cassiba. "Inoltre dalle parti di Torriglia una fittissima nebbia impediva ogni visibilità, Le ricerche sembravano ad un punto morto quando all'1,09 abbiamo udito un nuovo messaggio radio di Zanfretta: "Non so dove mi trovo, Sono vicino ad una grande luce, Ho paura, venite".
Servendosi della radio, infine il brigadiere Travenzoli rintraccia Zanfretta. è l'1,25. La Beta 68 si trova ferma su un sentiero di montagna a 800 metri di altezza e a 4 chilometri dal più vicino centro abitato, Ma quando Zanfretta vede i fari della macchina del collega, non capisce più niente. "Sembrava un gatto selvatico braccato", dice Travenzoli. E in effetti lo deve rincorrere, acchiapparlo e assestargli qualche ceffone per farlo tornare in sé. "Dicono che mi vogliono portar via", dice Zanfretta tremando e piangendo, "cosa ne sarà dei miei bambini? Non voglio, non voglio..".
Misteriosamente, nonostante la fittissima pioggia, Zanfretta ha gli abiti e il viso asciutti. "Dal naso in su", spiega Travenzoli "era caldissimo, le orecchie erano rosso fuoco".

 HA SPARATO?

   Zanfretta al momento del risveglio dall'ipnosi. Accanto a lui, la moglie e il tenente Cassiba

"Di lì a poco arrivano anche gli altri e Zanfretta viene affidato al dottor Tutti e al tenente Cassiba."Era completamente stravolto", ricorda Tutti "sembrava un bambino impaurito".
Intorno all'auto di Zanfretta, sparse qua e là, il metronotte Mascia nota alcune tracce ancora fresche. Sotto la luce delle torce appaiono diverse orme di grandezza spropositata. Misurate l'indomani dai carabinieri, queste orme risultano lunghe 50 centimetri e larghe circa 20. La profondità è di 3 centimetri. Le sorprese non finiscono qui: il tetto della 127 è tanto caldo che non si può toccare. "All'interno", dice il metronotte Francesco Meligrana, che l'ha riportata indietro a Genova "sembrava di essere in un forno".
                                               la Fiat 127 in dotazione a Zanfretta

Di questo nuovo episodio sono stati informati sia i carabinieri sia la questura di Genova, che stanno tutt’ora indagando sulla vicenda. Un particolare strano è che dalla rivoltella di Zanfretta risultano essere stati sparati cinque colpi su sei. Contro chi? Per il momento il campo è aperto soltanto alle supposizioni. Zanfretta, che ora non ricorda più nulla, è stato sottoposto a una completa visita medica da uno specialista genovese che gli ha riscontrato "ipertensione nervosa da forte choc emotivo". Per adesso i dirigenti della "Val Bisagno" gli hanno dato qualche giorno di riposo, perché si rimetta...”

RINGRAZIO L’AMICO RINO DI STEFANO PER L’AUTORIZZAZIONE ALLA PUBBLICAZIONE SIA DEL TESTO ORIGINALE CHE DELLE FOTOGRAFIE.

Da:

(Le foto in bianco e nero originali sul caso Zanfretta sono state scattate dal fotoreporter Luciano Zeggio)

(le odierne foto a colori sono state scattate da Cristiana Chierici e Marco La Rosa)

Sito Web del Centro di Ipnosi Medica e Medicina Psicosomatica di Genova
Video correlati:

"NON SIETE ESSERI UMANI..." - Filmato dell'ipnosi regressiva sostenuta da Zanfretta (1979)
Sceneggiato-documentario "UFO a Genova? Gli incontri ravvicinati di Piero Zanfretta" della serie "COME SIAMO" (RAI, 1984)
Pagine correlate:
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2. La storia di Zanfretta diventa trash nello show del «Bivio» di Ruggeri
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Torriglia studia il mistero di UFO tra biologia, astrofisica e psicologia
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TORRIGLIA UFO CONVENTION 2012 - 1° Meeting Nazionale di Ufologia il 15 e il 16 Settembre 2012 a Torriglia (GE)
Il 3 Gennaio 2013 su Sky (Canale 403) il National Geographic mostra al mondo gli UFO di Torriglia
Il National Geographic scopre gli UFO di Torriglia
Gli UFO in Val Trebbia Mercoledì 23 Gennaio 2013 a "Mistero" su Italia1
TORRIGLIA UFO CONVENTION 2013 - 2° Meeting Nazionale di Ufologia “UFO e Scienza, realtà a confronto” il 14 e il 15 Settembre 2013 a Torriglia (GE)
Incontro ravvicinato
TORRIGLIA UFO CONVENTION 2014 - 3° Meeting Nazionale di Ufologia “UFO: dai complotti alle ammissioni” il 13 e il 14 Settembre 2014 a Torriglia (GE)
TORRIGLIA UFO CONVENTION 2015 - 4° Meeting Nazionale di Ufologia “UFO e Nuovo ordine Mondiale: la strategia occulta del potere” il 12 e il 13 Settembre 2015 a Torriglia (GE)
Pagina Facebook Ufficiale de Il Caso Zanfretta





mercoledì 26 aprile 2017

IN ITALIA NON LEGGIAMO PERCHE' LA SCUOLA NON FUNZIONA...


"In Italia non leggiamo perché la scuola non funziona e gli insegnanti non sono adeguati"

 di Umberto Galimberti

 Dal 21 al 25 aprile a Trento si è svolta la manifestazione dedicata al Sistema bibliotecario trentino per esprimere e rendere sempre più visibile il ruolo sociale e culturale che le biblioteche rivestono per la crescita del territorio locale. Nel comunicato stampa PAT si leggono le seguenti parole di Galimberti.

«…In Italia non leggiamo e siamo agli ultimi posti perché la scuola non funziona e gli insegnanti non sono adeguati. Gli insegnanti devono essere degli affascinatori, oltreché essere adeguatamente formati. Questo in Italia non c’è più da molti anni. Per leggere un libro ci vuole passione, leggere costa fatica, ci vogliono degli educatori che riescano a motivare e appassionare i ragazzi, gli adolescenti. Appassionare alla cultura, questa è la chiave di volta. La cultura è il destino di un popolo: guardate lo sterminio degli ebrei e quello degli armeni, il primo è molto più noto perché gli ebrei sono molto più colti. L’educazione investe la sfera emotiva, le pulsioni le abbiamo per natura, poi le emozioni che sono a metà strada fra natura e cultura. I giovani di adesso non hanno un livello emotivo maturo, non conoscono la differenza fra bene e male. Ci sono molti soggetti psicopatici. I sentimenti vanno educati e i sentimenti li abbiamo per cultura. La letteratura ci insegna cosa sono i sentimenti. Se io conosco un dolore perché ho letto tanto ne posso uscire e non è più un dolore atroce. Non bisogna riempire le scuole di computer ma di maestri, di persone che sanno affascinare ed educare. Dopo si tornerà a leggere. Viviamo nella società della tecnica e interpretiamo ancora il mondo con il nostro punto di vista umanistico, dobbiamo cambiar modo di leggere il mondo. Sta diminuendo la capacità di tradurre un segno grafico in immagini e gli editori, purtroppo, seguono questo percorso. Questo è pericoloso. Ogni volta che leggo un libro devo entrare in crisi, è questa la funzione dei libri, perché le mie idee hanno bisogno di essere continuamente modificate. La cultura attutisce la cultura, se io leggo, il dolore occupa un piccolo settore della mia psiche... »



Umberto Galimberti (Monza, 2 maggio 1942) è un filosofo, sociologo e giornalista della Repubblica e docente universitario italiano.

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LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

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" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs








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lunedì 24 aprile 2017

DOPAMINA ED ALZHEIMER: LA CORRELAZIONE DEFINITIVA?


Secondo un recente studio, l’origine dell’Alzheimer non sarebbe da ricercare nell’area del cervello associata alla memoria. All’origine della malattia ci sarebbe, invece, la morte dei neuroni nell’area collegata anche ai disturbi d’umore. A mettere a punto la scoperta, che promette di rivoluzionare l’approccio alla 'malattia del secolo, uno studio italiano pubblicato il 3 Aprile scorso su Nature Communications: https://www.nature.com/articles/ncomms14727, i cui risultati dimostrano anche che la depressione sarebbe una 'spia dell’Alzheimer, non viceversa. Solo in Italia, l’Alzheimer colpisce circa mezzo milione di persone e ben 47 milioni in tutto il mondo. La ricerca, coordinata da Marcello D’Amelio, professore associato di Fisiologia Umana e Neurofisiologia presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma, getta ora una luce nuova su questa patologia. Finora si riteneva infatti che fosse dovuta a una degenerazione delle cellule dell’ippocampo, area cerebrale da cui dipendono i meccanismi del ricordo. La nuova ricerca, condotta in collaborazione con la Fondazione IRCCS Santa Lucia e del CNR di Roma, punta invece l’attenzione sull'area tegmentale ventrale, dove viene prodotta la dopamina, neurotrasmettitore collegato anche ai disturbi d’umore. Come in un effetto domino, la morte di neuroni deputati alla produzione di dopamina provoca il mancato arrivo di questa sostanza nell’ippocampo, causandone il 'tilt' che genera la perdita dei ricordi. L’ipotesi è stata confermata in laboratorio, somministrando su modelli animali due diverse terapie mirate a ripristinare i livelli di dopamina. Si è così osservato che, in questo modo, si recuperava il ricordo, ma anche la motivazione. «L'area tegmentale ventrale - chiarisce D’Amelio - rilascia dopamina anche nell’area che controlla la gratificazione. Per cui, con la degenerazione dei neuroni dopaminergici, aumenta anche il rischio di perdita di iniziativa». Questo spiega perchè l’Alzheimer è accompagnato da un calo nell’interesse per le attività della vita, fino alla depressione. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, i noti cambiamenti dell’umore associati all’Alzheimer, non sarebbero conseguenza della sua comparsa, ma un 'campanello d’allarme" dell’inizio della patologia. «Perdita di memoria e depressione - conclude D’Amelio - sono due facce della stessa medaglia».

Da:

Dopamine neuronal loss contributes to memory and reward dysfunction in a model of Alzheimer’s disease

Annalisa Nobili, Emanuele Claudio Latagliata, Maria Teresa Viscomi, Virve Cavallucci, Debora Cutuli, Giacomo Giacovazzo, Paraskevi Krashia, Francesca Romana Rizzo, Ramona Marino, Mauro Federici, Paola De Bartolo, Daniela Aversa, Maria Concetta Dell’Acqua, Alberto Cordella, Marco Sancandi, Flavio Keller, Laura Petrosini, Stefano Puglisi-Allegra, Nicola Biagio Mercuri, Roberto Coccurello, Nicola Berretta & Marcello D’Amelio

Nature Communications 8, Article number: 14727 (2017)

doi:10.1038/ncomms14727

PER APPROFONDIMENTI:






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"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs








                             http://marcolarosa.blogspot.it/p/come-fare-per.html 


giovedì 20 aprile 2017

I TARDIGRADI E LA PANSPERMIA...


Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)

Come vivere nello spazio aperto

Come questi animali riescano a rivitalizzare il loro corpo dopo dosi di radiazioni UV intensissime resta un mistero.

Freddo prossimo allo zero assoluto, assenza di ossigeno, vuoto, radiazioni estreme, questo è l'ambiente dello spazio esterno, e difficilmente si può pensare a condizioni più ostili alla vita. Eppure, alcuni micro-organismi hanno le potenzialità per sopravvivere anche in condizioni estreme come queste. A dimostralo (ulteriormente) è una ricerca condotta da Ingemar Jönsson dell'Università di Kristianstad, in Svezia, pubblicata da Current Biology.
Gli organismi in questione sono i tardigradi, minuscoli invertebrati dalle dimensioni comprese fra gli 0,1 e gli 1,5 millimetri, che vivono normalmente negli ambienti umidi dove prosperano muschi e licheni, e sono stati scelti come candidati alla "vita nello spazio" perché quando il loro ambiente diventa secco riescono a entrare in uno stato di criptobiosi, con il metabolismo così abbassato da consentire loro di resistere in quelle condizioni per anni. Diversi esemplari di tardigradi sono stati portati a bordo della navicella spaziale Foton-M3 lanciata dall'ESA nel settembre del 2007 ed esposti, nel corso di un'orbita attorno alla Terra a un'altezza di 270 chilometri, alle condizioni dello spazio aperto (microgravità) e alle radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole e ai raggi cosmici. E' risultato che molti di essi erano stati in grado di sopravvivere non solo al vuoto e ai raggi cosmici, ma anche a un irraggiamento con raggi UV di intensità oltre mille volte superiore a quella che può esistere sulla superficie del pianeta. Questi sopravvissuti erano anche tranquillamente in grado di riprodursi al ritorno dal loro viaggio. La capacità di resistere a un irraggiamento ultravioletto così intenso è la cosa che ha più sorpreso i ricercatori, dato che normalmente danneggia in modo irreparabile sia i tessuti sia il materiale genetico, infatti rappresenta una diffusa pratica per garantire la sterilizzazione degli oggetti. Come ha scritto Jönsson: "Come questi animali riescano a rivitalizzare il loro corpo dopo aver ricevuto una dose di radiazione UV superiore ai 7000 kJm2 in condizioni di vuoto spaziale [...] resta un mistero."

Da:


PER APPROFONDIMENTI:






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domenica 16 aprile 2017

LA SINDONE, ISTANTANEA DINAMICA DI UN FENOMENO STRAORDINARIO CHIAMATO “RESURREZIONE”


 evidenze scientifiche in un’analisi “scomoda” e “ sconvolgente”, dove un’energia ancora sconosciuta ufficialmente, ma conosciuta e teorizzata da molti studiosi di confine, è l’unica spiegazione plausibile e credibile.

 di Marco La Rosa con la collaborazione, l’ausilio della documentazione ed il commento scientifico del Prof. Giuseppe Maria Catalano  dell’Istituto Internazionale Studi Avanzati di Scienze della Rappresentazione dello Spazio   

                   
“ …l’energia è emanata dal corpo ma proviene da una sorgente all’infinito che irradia sempre nella stessa direzione ma secondo due versi opposti…imprime l’immagine sotto e sopra…lo schema proiettivo si mantiene immobile mentre il corpo si muove…Il fenomeno rilevato sulla Sindone è simile al risultato della fotografia stroboscopica, che consiste nella impressione di più immagini in rapidissima sequenza di un corpo in movimento sulla stessa pellicola” (dal commento al video del Prof. G.M. Catalano)
     
                                              Foto di Giuseppe Enrie (1931)

Quello che voglio raccontare, o meglio commentare riguarda l’analisi del Telo Sindonico e del correlato Sudario di Oviedo da parte dell’Istituto Internazionale Studi Avanzati di Scienze della Rappresentazione dello Spazio, con sede a Palermo. Geometria proiettiva, geometria descrittiva, rilevamento, fotogrammetria, sono le specializzazioni dell’Istituto che nasce nel 2000 come espressione della intensa attività didattica e scientifica del Prof. Giuseppe Maria Catalano, iniziata nel 1984 nel Dipartimento di Rappresentazione dell'Università di Palermo. Lo scienziato ha pubblicato numerosi importanti studi scientifici, volumi, articoli su riviste internazionali e in congressi, realizzando teorie, teoremi, metodi e strumenti. E' autore del teorema fondamentale che unifica i metodi di rappresentazione. A lui si devono scoperte come la dimostrazione geometrica dell'espansione della Terra, la teoria sulle reali dimensioni dello spazio, già annunciata sul sito scientifico mondiale ResearchGate e da poco inviata per la pubblicazione alla rivista Science.

“SINDONE: UN NUOVO SCONVOLGENTE FENOMENO RINVENUTO SUL REPERTO”, è il titolo dello straordinario studio effettuato dal Prof. Catalano. La restituzione fotogrammetrica ha rilevato sulla Sindone di Torino un fenomeno sinora sconosciuto che spalanca uno straordinario orizzonte alla scienza. La solidità della scoperta è evidenziata dalla possibilità di verificare i dati geometrici, su cui è basata la restituzione, con strumenti ormai alla portata di tutti.  

PRIMA DI CONTINUARE LA LETTURA SI CONSIGLIA VIVAMENTE DI VISIONARE INTERAMENTE E ATTENTAMENTE IL VIDEO, ACCEDENDO PREFERIBILMENTE DALLA PRIMA PAGINA DEL SITO DELL’ISTITUTO, IN MODO DA FARE CONOSCENZA CON QUESTA IMPORTANTE REALTA’ SCIENTIFICA ITALIANA :






Quali sono le domande che emergono dallo studio?

Risponde il Prof. Catalano:

     1)   Cos’è la restituzione fotogrammetrica?

In geometria proiettiva per “restituzione” si intende il processo geometrico proiettivo che, partendo da 1, 2 o più proiezioni bidimensionali di un corpo, in generale da 1, 2 o più fotogrammi, risale alla conoscenza della forma, della grandezza e della posizione di tale corpo nello spazio rispetto ad un sistema di riferimento prestabilito. La restituzione viene applicata molto in ingegneria, architettura, archeologia e topografia. Esistono apparecchi sempre più sofisticati concepiti per operare la restituzione come i fototeodoliti, le bicamere, le monocamere, per la ripresa dei fotogrammi ed altri come gli stereorestitutori analogici o analitici, gli stereoscopi, per la restituzione stereoscopica. Nella restituzione stereoscopica mediante due fotogrammi viene ricreato in scala il modello ottico  simile a quello di ripresa  e  l’operatore identifica in tale modello il punto P ricreato dai fasci proiettanti dai due fotogrammi le immagini P’ e P” di P, permettendo all’apparecchio di fissare le coordinate spaziali di P. Nella restituzione da un solo fotogramma non occorre ovviamente l’aiuto dello stereorestitutore, ma si opera solo graficamente, mediante costruzioni geometriche realizzate con squadrette e compasso. La restituzione grafica da due o più fotogrammi è usata in casi molto difficili. Esistono vari metodi di restituzione grafica. Io mi sono occupato molto della restituzione grafica e  ho creato nuovi metodi di restituzione da due fotogrammi in casi in cui non sia nota la posizione di ripresa delle camere o il tipo di camera. La restituzione da un fotogramma si può applicare in molti casi particolari, in cui si ha la conoscenza della forma e della misura di un elemento del corpo fotografato. La restituzione può essere operata su un normale fotogramma, cioè su una proiezione centrale, oppure su una proiezione parallela. In questo ultimo caso rientra l’immagine della Sindone, anzi le immagini della Sindone. Alcuni oggetti dalla forma conosciuta, come il cubo dei tefillin [1], la cintura, la fibbia della cintura, gli anelli di catena, i chiodi, sono impressi in varie posizioni. Abbiamo non uno, ma tutti questi oggetti per rendere possibile la restituzione. Ogni posizione dell’oggetto X’ fornisce nella restituzione la stessa forma e dimensione X, lo stesso schema di proiezione, confermando ogni volta che l’identificazione e la restituzione sono corrette e la proiezione è parallela e ortogonale al piano di proiezione. Ciò può ripetersi per ogni oggetto e parte del corpo rilevati. La restituzione, che fornisce forme e misure per l’ingegneria e l’architettura, cartografie a più scale di città, continenti o corpi celesti, è una base solida su cui continuamente operiamo. La restituzione operata sulla Sindone è ancora più solida perché offre decine di immagini di ciascun oggetto ed altrettante possibilità di restituzione dello stesso. E’ importante che ciò sia chiarito. La restituzione, come tutte le tecniche della scienza, può essere ripetuta ottenendo sempre lo stesso risultato.

GRAPHIC RESTITUTION BY MEANS OF TWO FREELY ORIENTED PHOTOGRAMS, 1988

SURVEY AT A DISTANCE OF A BODY BY MEANS OF TWO PHOTOGRAMS, 1988

TWO METHODS GRAPHIC RESTITUTION BY MEANS OF TWO FREELY ORIENTED PHOTOGRAMS, 1989




[1] I tefillin (ebr. תפילין), detti anche filatteri secondo una traduzione grecizzante, sono due piccoli astucci quadrati - occasionalmente anche chiamati battim, che significa 'casa' - di cuoio nero di un animale kasher, cioè puro, con cinghie fissate su di un lato, che gli Ebrei usualmente portano durante la preghiera del mattino chiamata Shachrit.

2  2) Perché la scienza giunge solo ora, dopo più di un secolo dalle prime foto, alla identificazione delle decine di immagini di parti del corpo e di oggetti sulla Sindone di Torino e sul Sudario di Oviedo?

Per la prima volta, con enorme ritardo, la geometria proiettiva, che, in parole povere, studia gli schemi geometrici della radiazione d’energia e quindi la formazione di immagini dovute ad energia, si applica alla Sindone di Torino e al Sudario di Oviedo. Come accade negli altri campi di ricerca la geometria proiettiva doveva essere la prima scienza da applicare alla Sindone. Sui risultati da essa raggiunti, sui dati ottenuti operano poi le altre scienze. Invece ciò non è avvenuto. Una parte della geometria proiettiva permette, attraverso vari sistemi e metodi, di trarre da un qualsiasi corpo reale o virtuale tridimensionale un modello bidimensionale rappresentativo e viceversa di trarre da un modello rappresentativo il corpo reale o virtuale tridimensionale. Quest’ultimo processo si definisce restituzione.  La fase di restituzione è preceduta da  quella di identificazione. Qualsiasi indagine scientifica deve poggiare sull’identificazione degli elementi indagati. L’identificazione è preceduta dalla fase di percezione dell’oggetto. Queste due fasi sono parte fondamentale di qualsiasi procedimento scientifico. La natura ci permette di percepire un oggetto mediante le linee che separano due aree di differente tinta, luminosità e saturazione. Questo processo del sistema occhio cervello è più o meno sviluppato da soggetto a soggetto e viene migliorato notevolmente dall’addestramento, come avviene per l’udito dei musicisti, per l’olfatto dei  profumieri o degli chef, e, come è noto a chi opera nel campo del rilevamento, per la vista dei restitutoristi, i tecnici che eseguono le restituzioni fotogrammetriche. Inoltre la tecnica di variazione di luminosità e contrasto permette di evidenziare le linee e aiutare quindi il processo percettivo. Le linee che hanno permesso l’identificazione nell’indagine svolta sulla Sindone sono in alcuni casi nettissime e di facile percezione, in altri casi tenui e di ardua percezione e ciò dipende dalla natura degli oggetti, di cui comunque hanno permesso l’identificazione. L’identificazione ha bisogno della conoscenza approfondita delle caratteristiche dell’oggetto percepito ed è quindi proporzionata alla capacità percettiva e mnemonica del soggetto, alla quantità cioè di dati che è capace di cogliere e conservare. L’identificazione ha bisogno anche della conoscenza delle regole del processo proiettivo e dell’applicazione prolungata di queste nella fase di rappresentazione. Si pensi al numero elevatissimo di immagini distinte e notevolmente variabili di uno stesso oggetto fornite dal processo proiettivo del sistema visivo. Basti citare una forma semplice come la circonferenza che nel processo proiettivo su un piano può dar luogo, variando posizione, ad una ellisse, ad una parabola, ad un’iperbole, ad un segmento di retta, ad una retta o ad un punto. L’identificazione ha bisogno della conoscenza e applicazione prolungata, nei modelli rappresentativi, delle leggi su cui si basano i più svariati effetti creati dalla luce o da altre radiazioni percepibili con l’aiuto di particolari strumenti (infrarosso, ultravioletto, X, etc.). Perciò il radiologo sa identificare un elemento del corpo su una proiezione a raggi X, quanto un chimico sa identificare lo spettro di emissione di un dato elemento,  e così via.
L'identificazione avviene in due modi:

quella basata su un numero molto elevato di dati percettivi caratteristici forniti e memorizzati dal cervello in presenza di una complessità formale non riconducibile a forme geometriche elementari (non descrivibile mediante equazioni). Più sono le peculiarità emergenti, le irregolarità, in un oggetto, maggiore è la possibilità di accertare l’identità dell’oggetto raffigurato. Il confronto tra le immagini di una cicatrice, di un neo, adeguatamente ingrandite, può essere sufficiente a identificare un  intero corpo umano;

quella basata su un numero molto basso di dati percettivi in presenza di regole, quando cioè  il modello sia riconducibile a forme geometriche elementari (descrivibili mediante equazioni).


                                                 il sudario di Oviedo

3  3) Perché sono state scelte le foto di G. Enrie per operare la restituzione fotogrammetrica dall’immagine presente sulla Sindone?

Come è noto, la Sindone è un telo di lino spigato, ovvero tessuto a spina di pesce. Sulle fotografie questa trama crea l’effetto zebra, che alterna micro-striscie chiare a micro-striscie scure, offuscando l’immagine impressa sul telo. Per questo motivo allontanandosi  dalla Sindone, pur perdendo dei dettagli rispetto all’immagine che si sarebbe ottenuta se la Sindone fosse stata una grande lastra fotografica, la percezione dell’immagine migliora.
Per questo motivo il rilevamento è stato operato sulla negativa della lastra in bianco e nero, alla gelatina bromuro d’argento, cm 40 x 19 realizzata a distanza tale da comprendere l’intero telo, realizzata nel 1931 dal fotografo Giuseppe Enrie.
In tal modo si ha la perdita di dettagli lineari della stessa dimensione delle microstrisce scure, ma si evidenziano notevolmente tutti i tratti di dimensioni superiori e i passaggi netti di contrasto tra aree adiacenti di tinta diversa. Per ingrandire la foto si è operata la scansione di piccole e medie aree a risoluzione ottica tra 3200 e 6400 pixels/inch. Su queste immagini ingrandite si è operata l’identificazione e restituzione delle parti del corpo e degli oggetti mostrati nella sintesi sul sito e nel recente documentario.  

4    4)  A quali conclusioni giunge la scienza contemporanea in base ai risultati forniti dalla restituzione fotogrammetrica, dalla medicina legale, dalle analisi del sangue, dei pollini, delle muffe, della tela, etc.?

1 - La medicina legale dimostrò che l’immagine principale dell’uomo della Sindone, l’unica che ha la macchia di sangue reale sul polso sinistro, è quella di un uomo morto.
2- L’analisi delle fibrille intrise di sangue mostrò che, asportando il sangue, non vi è  alcuna traccia di erosione, le fibrille non sono ossidate. Asportando Il sangue solidificato è stata asportata l’infinitesima erosione superficiale delle fibrille intrise. Dunque l’immagine non si crea quando il corpo viene messo a contatto con la Sindone, ma in un secondo tempo, dopo che il sangue, separatosi nelle due componenti, corpuscolare e sierosa, è solidificato nella trama del tessuto.
 3 -  I risultati 1 e la 2 dimostrano che l’immagine si è formata dopo la morte dell’uomo della Sindone.
4 – La restituzione fotogrammetrica dimostra che le altre immagini dell’uomo della Sindone, dove la stessa macchia è “fotografata”, sono quelle,  in sequenza,  di successivi movimenti volontari dello stesso corpo. La parte di macchia di sangue aderente al polso sinistro ha emesso energia. Tali immagini sono certamente dovute ad energia, perché tutti i dati della restituzione dimostrano la presenza dello schema proiettivo di un’energia mai prima riscontrata in natura, ma scientificamente possibile.
5  - La 3 e la 4 dimostrano che l’uomo della Sindone è tornato in vita emettendo una radiazione di cui le immagini della Sindone sono sinora l’unica prova.

5   5)   Può la scienza rifiutare un fenomeno di cui si ha un’unica prova?
La scienza cresce proprio quando si studiano i fenomeni di cui si ha una prova o pochissime prove. La storia insegna che sono questi fenomeni che, talvolta osservati per caso da studiosi, aprono le porte alle grandi scoperte. Un pianeta abitato come la Terra appare sinora come un fenomeno unico nell’universo, ma la scienza non nega per questo l’esistenza della Terra, anzi considera la possibilità di altri pianeti abitati.

6    6)   Il fatto che la scienza moderna non abbia mai assistito al ritorno in vita di un essere umano si pone in contrasto col fatto che la stessa scienza moderna ha dimostrato il ritorno in vita dell’uomo della Sindone?

I due fatti non escludono l’uno l’altro. L’emissione di energia dimostrata dalla Sindone non si è mai verificata durante la morte di un uomo, né durante la vita. La radiazione che ha creato le immagini è un fenomeno sinora unico associato al fenomeno pure unico del ritorno in vita. Il fatto che la scienza moderna non abbia mai assistito al ritorno in vita di un essere umano non esclude che possa assistervi e che questo possa essere accaduto. Il fenomeno unico della vita sulla Terra, per la scienza non può escludere che esistano altri pianeti che accolgono la vita, anche se sinora miliardi di pianeti non danno segni di vita. La storia mostra che la scienza spesso sconcerta e sbalordisce chi per la prima volta si trova di fronte ad una scoperta che cambia la vita dell’intera umanità. Prima della scoperta dell’elettromagnetismo, un nostro antenato che avesse parlato tramite cellulare con un suo contemporaneo di un altro continente o che avesse visto un treno sospeso in aria su un cuscino elettromagnetico, avrebbe avuto lo stesso senso di sconcertante sgomento che pervade noi oggi. La guarigione ormai normale di tante malattie sarebbe sembrata impossibile alcuni secoli fa. Come ha dimostrato la storia, la ricerca scientifica non ha limiti, non può escludere nulla, non sarebbe scienza. Nella storia della scienza, quando si scopre un effetto in natura, se ne studia la causa, poi si tenta di ripetere in laboratorio il fenomeno. Lo scienziato non ha paura, anzi è felice quando scopre un fenomeno che sconvolge e illumina la conoscenza.

6   7)   Può il progresso della scienza smentire dei risultati precedenti?

La scienza non smentisce mai i risultati precedenti, ma perfeziona nel tempo le teorie che rappresentano ciascun fenomeno. L’uomo ha un modello dell’esistenza, una rappresentazione, fornita dagli organi sensoriali e dal cervello, che ha elaborato la geometria, perciò chiamata scienza della rappresentazione. Tutte le altre scienze a partire dalla fisica si basano da sempre sul modello geometrico. Questa rappresentazione della realtà si evolve grazie a tutte le scienze ed è sempre più approfondita ed estesa.

      8)    Come si pone questa scoperta in ambito epistemologico?

La scoperta è stata realizzata in accordo alla scienza moderna che opera secondo il metodo galileiano. Qualunque esperto di restituzione fotogrammetrica può ripetere le stesse operazioni e raggiungere gli stessi risultati. Le immagini furono create da una energia perfettamente rappresentata in geometria proiettiva. Il corpo che la emise si mosse volontariamente. La scienza in base ai risultati forniti dalla restituzione fotogrammetrica, dalla medicina legale, dalle analisi del sangue, dei pollini, delle muffe, della tela dimostra che l’uomo della Sindone è tornato in vita. Ho già detto che il fatto che la scienza moderna non abbia mai assistito al ritorno in vita di un essere umano non esclude che possa assistervi e che questo possa essere accaduto. Ma c’è un’altra ipotesi. Bisogna pensare che l’attuale capacità conoscitiva umana non permette ancora di raggiungere col metodo galileiano tante realtà che pure esistono. Il metodo galileiano può applicarsi solo a quei fenomeni che rientrano nel meccanicismo. La nostra capacità di scegliere non può spiegarsi col metodo galileiano, eppure esiste. L’uomo della Sindone mostra nella nostra realtà sperimentabile gli effetti di un fenomeno che per la scienza potrebbe anche avvenire in una realtà non attualmente sperimentabile.  Dopo la morte egli tornò in vita emettendo un’energia che lasciò degli effetti da noi oggi sperimentabili, ma questa nuova vita potrebbe essere diversa dalla prima e non essere per noi attualmente sperimentabile. La fotografia ci ha permesso di sperimentare tali effetti ed è probabile che nuove conoscenze e nuovi strumenti ci possano in futuro rendere sperimentabili altri effetti lasciati sulla Sindone. Come ho affermato, lo scienziato deve tener presente che la scienza si evolve, perché la rappresentazione della realtà si evolve grazie a tutte le scienze, portando alla evoluzione della epistemologia e in generale della gnoseologia. Quindi la mente dello scienziato, del ricercatore, deve essere particolarmente  aperta  a ipotizzare fenomeni che la conoscenza ancora ridotta non permette di sperimentare. La conoscenza si basa da sempre sulla osservazione diretta e indiretta della realtà. Alla conoscenza diretta, effettuata attraverso i nostri organi sensoriali, si è aggiunta infatti nel tempo la conoscenza ottenuta mediante mezzi costruiti dall’uomo sulla base della conoscenza diretta, ma in grado di ampliare le capacità degli organi sensoriali, sino a rilevare la presenza di fenomeni del tutto sconosciuti e inconoscibili attraverso la conoscenza diretta. Lo sviluppo della conoscenza è segnato dalla parola. La parola esprime la capacità dell’uomo di individuare delle regole nei fenomeni naturali rilevati attraverso i sensi, cioè delle sequenze immutabili di fatti, di fenomeni minori che compongono il fenomeno principale preso in osservazione. Ogni fenomeno quindi può essere scomposto in un certo numero di piccoli fenomeni componenti e questo numero non ha un limite, può svolgersi cioè all’infinito. L’osservazione, l’analisi diretta dei fenomeni naturali, la scomposizione e ricomposizione di essi, la stesura di regole, ossia di sequenze immutabili, ha portato l’uomo alla manipolazione della materia e quindi, come si è detto, alla costruzione di strumenti capaci di afferrare l’esistenza di altri fenomeni minori, di aumentare cioè sempre più il numero di componenti. Questo castello sempre più complesso di regole costituisce la rappresentazione della realtà in cui viviamo.
Che la realtà sia percepibile o no, rappresentiamo qualsiasi fenomeno naturale secondo un modello. Pensiamo alle onde elettromagnetiche o sonore, di cui sperimentiamo solo gli effetti. Le regole quindi, estratte grazie all’osservazione diretta e indiretta della realtà, si traducono in manifestazioni sensoriali, come le rappresentazioni matematiche, volute dall’uomo, forgiate dall’uomo e quindi ripetibili in ogni tempo e in ogni luogo. La rappresentazione va oltre la realtà percepibile e ritrova in sé degli interrogativi che travalicano l’osservazione sensoriale. La circonferenza, come luogo degli infiniti punti equidistanti da un punto fisso, non si è mai conosciuta con la vista o col tatto, perché neppure il punto si è mai conosciuto. Esso può rappresentarsi come ente di separazione nello spazio unidimensionale. Quando si enuncia il concetto di circonferenza per rappresentare migliaia di corpi di ogni grandezza, si parla di corpi reali ma ci si riferisce a un ente di cui non si ha avuto mai conoscenza per mezzo dei cinque sensi. Questo processo racchiude una straordinaria caratteristica dell’essere umano, quella di conoscere una realtà impercepibile ai cinque sensi. Non sperimentiamo due oggetti uguali, eppure concepiamo l'uguaglianza. Noi esseri umani operiamo secondo regole esistenti, ma non sperimentabili nelle dimensioni della materia e dell’energia elettromagnetica. L’uomo è cosciente di una realtà razionale, basata su regole  che egli non conosce attraverso i cinque sensi. La rappresentazione, il modello che l’uomo attraverso la mente conosce in se, è reale quanto la materia e l’energia che sostanziano tutto ciò che percepiamo attraverso i cinque sensi. La rappresentazione, quindi la scienza, non muore. Tutti i contenuti della geometria corrispondono ad una realtà. Durante l’atto di conoscenza è come se operassimo una traduzione simultanea da una lingua ad un’altra, una traduzione di ogni fenomeno disordinato in uno ordinato secondo una regola. La mente umana è capace di abbracciare irrazionalità e razionalità   e ciò può avvenire soltanto se l’essere umano non appartiene soltanto alla natura irrazionale.

      9)   Che rapporto c’è fra scienza e fede?

La scienza non può negare la fede. La fede non può negare la scienza. La scienza opera secondo il metodo galileiano, ma bisogna pensare che l’attuale capacità conoscitiva umana non permette ancora di raggiungere col metodo galileiano tante realtà che pure esistono. Il metodo galileiano può applicarsi solo a quei fenomeni che rientrano nel meccanicismo. La nostra capacità di scegliere non può spiegarsi col metodo galileiano, eppure esiste. Lo scienziato, più approfondisce la propria conoscenza della realtà, più sperimenta  una volontà che realizza l’esistenza di tutto. Lo sviluppo della ricerca scientifica permette di contattare sempre più questa volontà. Inoltre l’uomo è l’unico essere sulla Terra capace di interrogarsi sulla propria esistenza e questo interrogativo è già una conferma che egli appartiene ad una realtà più ampia di quella terrestre, di quella cioè sperimentata attraverso i cinque sensi. Una prima chiara certezza della scienza è la complessità graduale e crescente della realtà conosciuta, che dal microcosmo e dal macrocosmo arriva sempre all’uomo. Gli scienziati continuano a individuare particelle sempre più piccole di materia e di energia e raggiungere galassie sempre più lontane e ammassi sempre più grandi, ma nulla nell’universo sinora conosciuto è più complesso dell’essere umano. Alla complessità dell’uomo si giunge attraverso una enorme varietà di esseri viventi, in una scala di complessità in cui gli esseri di un gradino sono necessari all’esistenza di quelli del gradino superiore. Man mano che cresce la complessità, si ampliano le funzioni e le capacità degli organismi legate alla coscienza di sé e del mondo, si amplia così la conoscenza e conseguentemente la gioia ed il dolore, come possibilità o impossibilità di effettuare in sé o nel mondo ogni funzione vitale. La vita dunque si manifesta prepotentemente come il fine cui tende la complessità dell’esistente. La vita tende alla vita. La vita porta alla coscienza di sé stessa, alla difesa di sé stessa. Tuttavia l’esistenza stessa di questa coscienza, che porta alla difesa, implica l’esistenza di una volontà contraria alla vita. Ad un certo stadio dello sviluppo della complessità, sembra che questa scala di complessità bruscamente si concluda. L’ultimo gradino, il più elevato appare l’uomo. Anche l’uomo è soggetto alla volontà negativa che arresta la vita del nostro corpo. L’essere umano però arriva ad un punto tale di complessità da chiedersi  perché esista questa struttura degli esseri a complessità crescente e quale sia il fine di questa realtà mozza come un corpo privo di testa. Tutto ciò che ci circonda appare al ragionamento scientifico perfettamente finalizzato. Ogni essere vivente è necessario all’esistenza di uno più complesso. E l’essere umano a chi permette la vita? Ci si chiede allora che cosa distingua l’essere umano dagli altri esseri dell’universo. E’ infatti l’elemento di distinzione che alimenta il gradino successivo della scala della complessità. La risposta è racchiusa in questo stesso interrogativo, nell’esistenza della scienza. L’uomo è l’unico essere che si interroga sulla propria essenza, sulla propria esistenza, che ha la capacità di penetrare la realtà che si manifesta nell’universo. Se dunque l’essere umano permette la vita ad un ente successivo, con tale ente  ha in comune la propria capacità di conoscenza dell’universo, la scienza. Dunque questo ente superiore, cui porta per deduzione la scienza, avrebbe in comune con l’uomo qualcosa che non essendo materia, né energia elettromagnetica, non è soggetta alla volontà negativa che contrasta la vita.

      10)   Cosa sono i miracoli per la scienza?

La scienza, come ho detto, sviluppa un modello, una rappresentazione della realtà che è in continua evoluzione.  Essa comprende una conoscenza parziale della realtà. I miracoli non si inquadrano nell’attuale modello, ma la scienza non può negarne l’esistenza, come tanti altri fenomeni che non sappiamo ancora inquadrare nelle leggi sinora sviluppate. L’attuale capacità conoscitiva umana non permette ancora di spiegare col metodo galileiano tante realtà che pure esistono. Tale metodo può applicarsi solo a quei fenomeni che rientrano nel meccanicismo. La nostra capacità di scegliere non può spiegarsi col metodo galileiano, eppure esiste. Le attuali teorie della scienza non comprendono i miracoli, perché non comprendono l’assenza di determinismo nelle leggi della natura. Eppure la libertà umana di scegliere è la prova che la natura, di cui siamo parte, non obbedisce soltanto al principio di causa effetto, ma anche al principio di volontà. La scienza non può escludere dunque che fenomeni ritenuti sinora esclusivamente soggetti al principio di causa effetto, possano  essere soggetti al principio di volontà.


ANALOGIE CON L’ENERGIA ORGONICA TEORIZZATA DA Wilhelm Reich:

che cosa e’ l’energia “ORGONICA” ?

L'energia orgonica è l'energia vitale cosmica, quella forza creativa fondamentale che gli sciamani e gli uomini che non hanno perso il contatto con la natura da sempre conoscono, che è stata ipotizzata da molti scienziati nel corso dei secoli, e che ora, grazie agli studi di un coraggioso pioniere, è anche dimostrata fisicamente. L'orgone può essere visto, sentito, misurato e fotografato: è una vera e propria energia fisica, non qualche forza ipotetica. L'energia orgonica carica e irradia da tutti gli oggetti viventi e non, può penetrare tutte le forme di materia, sebbene a diversa velocità, e tutti i materiali influenzano l'energia orgonica, attraendola e assorbendola, o riflettendola ed espellendola. L'orgone è fortemente attratto dalla materia vivente, dall'acqua e da se stesso. Può fluire da un posto all'altro nell'atmosfera, ma generalmente mantiene un flusso da ovest verso est, muovendosi insieme e poco più rapidamente della rotazione terrestre. E' eccitabile, comprimibile e pulsa spontaneamente, è capace di espandersi o di contrarsi. La carica orgonica di un ambiente o di una sostanza non è statica, ma varia nel tempo, secondo onde cicliche. L'orgone esiste anche in forma libera nell'aria e nel vuoto dello spazio.

DIVERSI NOMI PER UN UNICO PRINCIPIO:

Come dicevamo prima nel corso del tempo molti studiosi sono arrivati alla scoperta di un unico principio “energetico” creatore del tutto: chi e prana per le filosofie orientali; il filosofo Anassimandro lo chiamò àperion, la scuola di Ermete Trismegisto la chiamava telesma; Ippocrate la denominò vis medicatrix naturae; Aristotele quintessenza; i popoli della Polinesia la chiamano mana; Paracelso munia; Keplerò parlava di facultas formatrix; Goethe scriveva della Gestaltung; Galvani energia vitale; lo scienziato Mesmer teorizzo il concetto di magnetismo animale; Il chimico Reichenback sperimentò l’energia odica; lo psicanalista Freud la chiamava libido; lo scienziato Lakhosky universione; il biologo Ruper Shaldrake lo definisce campo morfogenetico; gli studiosi Miller e Piccardi parlano di etere cosmico; i fisici russi Grishenko e Inyushin lo chiamano bioplasma; molti scienziati odierni parlano di ZPE ovvero energia del punto zero

E’ indubbio comunque che gli innumerevoli esperimenti effettuati dal medico Wilhelm Reich sulle proprietà dell’energia orgonica, poi portati avanti dai suoi “testimoni” ai giorni nostri, hanno sbalorditive analogie con lo studio effettuato dal Prof. Catalano sul telo Sindonico e sul Sudario di Oviedo. Infatti, a pagina 50 del libro scritto dal fisico James De Meo (Orgone Biophisical Research Lab – Oregon – USA) IL MANUALE DELL’ACCUMULATORE ORGONICO (OBRL 2013) leggiamo:

“… D) fotografie a raggi X; E) fotografie a luce visibile, bioni… la Dr.ssa Thelma Moss (UCLA – Università della California), ha dimostrato che si possono fare delle foto del campo energetico vitale (orgone), senza usare stimolazione elettrica (tipo Kirlian) degli oggetti viventi posti per pochi giorni direttamente su una pellicola in un accumulatore orgonico interamente buio, nelle condizioni adatte produrranno un’immagine !...”

E a pagina 69 leggiamo ancora:

“…E) cantine o tumuli funerari sembrano ottimi accumulatori orgonici (vedi sepolcro del Cristo nella grotta . ndr), gli antichi conoscevano bene questo tipo di energia?...”

Quale potenza energetica ha sprigionato il corpo che ha impresso il telo sindonico?

E’ la stessa energia che tanti studiosi hanno cercato (e forse trovato) ma che solo pochi sono in grado di comprendere ed utilizzare?

Il Cristo delle antiche scritture era uno di questi pochi ?

L’interdisciplinarietà sarà la chiave, poiché  come giustamente puntualizza il Prof. Catalano nel suo articolato studio: “La scienza cresce proprio quando  ha l’umiltà e il coraggio di studiare senza pregiudizi, senza paura,  i fenomeni di cui si ha una prova o pochissime prove”.

RINGRAZIO SENTITAMENTE IL PROF. GIUSEPPE MARIA CATALANO PER LA COLLABORAZIONE E LA SUPERVISIONE INTEGRALE DEL TESTO.

BIBLIOGRAFIA:

JAMES DE MEO, PhD - IL MANUALE DELL’ACCUMULATORE ORGONICO- OBRL 2013 - USA


PER APPROFONDIMENTI:






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