Segnalato dal Dott. Giuseppe
Cotellessa (ENEA)
Come vivere nello spazio aperto
Come questi animali riescano a
rivitalizzare il loro corpo dopo dosi di radiazioni UV intensissime resta un
mistero.
Freddo prossimo allo zero
assoluto, assenza di ossigeno, vuoto, radiazioni estreme, questo è l'ambiente
dello spazio esterno, e difficilmente si può pensare a condizioni più ostili
alla vita. Eppure, alcuni micro-organismi hanno le potenzialità per
sopravvivere anche in condizioni estreme come queste. A dimostralo
(ulteriormente) è una ricerca condotta da Ingemar Jönsson dell'Università di
Kristianstad, in Svezia, pubblicata da Current Biology.
Gli organismi in questione sono i
tardigradi, minuscoli invertebrati dalle dimensioni comprese fra gli 0,1 e gli
1,5 millimetri, che vivono normalmente negli ambienti umidi dove prosperano
muschi e licheni, e sono stati scelti come candidati alla "vita nello
spazio" perché quando il loro ambiente diventa secco riescono a entrare in
uno stato di criptobiosi, con il metabolismo così abbassato da consentire loro
di resistere in quelle condizioni per anni. Diversi esemplari di tardigradi
sono stati portati a bordo della navicella spaziale Foton-M3 lanciata dall'ESA
nel settembre del 2007 ed esposti, nel corso di un'orbita attorno alla Terra a
un'altezza di 270 chilometri, alle condizioni dello spazio aperto
(microgravità) e alle radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole e ai raggi
cosmici. E' risultato che molti di essi erano stati in grado di sopravvivere
non solo al vuoto e ai raggi cosmici, ma anche a un irraggiamento con raggi UV
di intensità oltre mille volte superiore a quella che può esistere sulla
superficie del pianeta. Questi sopravvissuti erano anche tranquillamente in
grado di riprodursi al ritorno dal loro viaggio. La capacità di resistere a un
irraggiamento ultravioletto così intenso è la cosa che ha più sorpreso i
ricercatori, dato che normalmente danneggia in modo irreparabile sia i tessuti
sia il materiale genetico, infatti rappresenta una diffusa pratica per
garantire la sterilizzazione degli oggetti. Come ha scritto Jönsson: "Come questi animali riescano a rivitalizzare
il loro corpo dopo aver ricevuto una dose di radiazione UV superiore ai 7000
kJm2 in condizioni di vuoto spaziale [...] resta un mistero."
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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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