IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

venerdì 25 ottobre 2019

ESOPIANETI: PER ORA TROPPO LONTANI !



L'astrofisico Mayor: "Non potremo mai vivere su un esopianeta", parola di Nobel

Michel Mayor ha appena vinto il Nobel per la fisica per la scoperta di un pianeta che ruota attorno a una stella simile al Sole. Ma, dice, l'idea di viverci è del tutto irrealizzabile

Cambiamenti climatici. Disastri naturali. Guerre termonucleari. E ancora: carestie, siccità, epidemie. Le ragioni per essere più che preoccupati, e pensare a un piano B qualora dovessimo essere così scellerati da rendere questa nostra bella Terra completamente inabitabile, ci sono tutte. E c’è chi pensa che l’uscita d’emergenza punti allo spazio. Scandagliando i milioni di sistemi extrasolari alla ricerca di pianeti con caratteristiche il più possibile simili al nostro, dove eventualmente migrare in caso di catastrofe. Se c’è qualcuno che ne sa qualcosa, questi non può essere altri che Michel Mayor, neo premio Nobel per la fisica assieme al collega Didier Queloz per la scoperta di 51 Pegasi b, un esopianeta orbitante attorno a una stella con caratteristiche analoghe a quelle del Sole.


Le previsioni di Mayor, però, sono tutt’altro che incoraggianti: l’astrofisico svizzero, in un’intervista appena rilasciata a Afp (agenzia di stampa francese), ha detto chiaro e tondo che non c'è alcuna possibilità per il genere umano di migrare su un esopianeta. La ragione è semplice: siamo troppo lontani per sperare di raggiungerlo in un tempo ragionevole.

"Migrare su altri mondi? Troppo lontani"

"Va bene, parliamo di esopianeti", ha detto Mayor, rispondendo a una domanda diretta sulla questione, "e cerchiamo di essere chiari: non ci andremo. Si tratta di pianeti troppo, troppo lontani. Anche nel caso più ottimistico, quello in cui individuassimo un esopianeta con le giuste caratteristiche entro poche dozzine di anni luce – una distanza non troppo grande su scala astronomica: praticamente un nostro vicino di casa –, il tempo che impiegheremmo a raggiungerlo sarebbe comunque esagerato. Dell’ordine di centinaia di migliaia di anni, se non di più, usando i mezzi che abbiamo a disposizione oggi. Pensiamo invece a prenderci cura del nostro pianeta, che è ancora bellissimo e soprattutto vivibile". Una presa di posizione molto netta, dunque, che il Nobel ha ritenuto di dover prendere per "mettere fine alle affermazioni che sostengono che se un giorno la vita non sarà più possibile sulla Terra potremmo sempre migrare altrove. È pura follia".

Distanza a parte, ci sono altre considerazioni che dovrebbero dissuaderci dall’illusione che trovare (ancor prima che raggiungere) una nuova "casa" sia così facile. Le condizioni che un pianeta dovrebbe avere per essere abitabile dalla nostra specie, infatti, sono estremamente stringenti: orbitare attorno a una stella non troppo piccola né troppo grande (come il Sole, per l’appunto); trovarsi alla giusta distanza da essa, in modo da non friggere né congelare; avere un’atmosfera e un campo magnetico che lo schermi dalle radiazioni cosmiche; ospitare (o per lo meno consentire la presenza di) acqua liquida sulla sua superficie. Un mix di caratteristiche molto difficili da replicare. Vero è, d’altra parte, che l’universo è sconfinato, e sconfinato è il numero di pianeti che lo abitano. Ma per il momento forse faremmo meglio a dare retta al consiglio di Mayor. E prenderci più cura della vecchia madre Terra.

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lunedì 21 ottobre 2019

SEGNALI "ET" E...STATISTICA



Scienziato sviluppa nuovo modello statistico per capire possibilità di recepire segnali di vita aliena.

Vista schematica della Via Lattea che mostra sei processi di emissione isotropiche extraterrestri che formano gusci sferici riempiti da segnali radio. I raggi esterni dei gusci sferici sono proporzionali al momento in cui i segnali sono stati emessi per la prima volta, mentre gli spessori sono proporzionali alla durata delle emissioni. In questo esempio, la Terra è illuminata da uno di questi segnali (Credito: Claudio Grimaldi, EPFL).

Un nuovo metodo di calcolo per comprendere in maniera più effettiva la possibilità di scoprire la vita aliena è stato creato dal ricercatore Claudio Grimaldi della Scuola politecnica federale di Losanna (EPFL) in collaborazione con l’Università di Berkeley. Si tratta di un nuovo modello statistico che potrebbe essere d’aiuto anche per nuovi strumenti di ricerca, in particolare quelli che cercano segnali emessi da civiltà extraterrestri evolute. L’idea, in voga da più di cinquant’anni, è quella in base alla quale possiamo ricevere segnali elettromagnetici emessi, intenzionalmente o meno, da civiltà avanzate su un altro pianeta. Per captare questi segnali si utilizzano perlopiù radiotelescopi ad alte prestazioni. Tuttavia, nonostante l’aumento esponenziale del livello tecnologico nonché della potenza di calcolo, nessuno di questi progetti ha avuto, per ora, buon esito.Il progetto SETI, per esempio, non ha visto ancora il risultato dei propri sforzi ma non per questo sembra voler rinunciare nella ricerca dopo le scoperte degli ultimi anni relative ai tantissimi esopianeti, molti dei quali anche simili alla Terra. Progetti del genere sono comunque diversi. Ad essi per esempio si può aggiungere il progetto dell’imprenditore russo Yuri Milner che mira ad analizzare una porzione di cielo 10 volte più ampia rispetto alle porzioni analizzate dalle ricerche precedenti. Secondo Grimaldi “espandere la ricerca a queste grandezze aumenta solo le nostre possibilità di trovare qualcosa di molto piccolo e se non rileviamo ancora alcun segnale, non possiamo necessariamente concludere che non c’è vita là fuori”. Il modello statistico di Grimaldi usa il teorema di Bayes per calcolare la probabilità residua di rilevare un segnale all’interno di un dato raggio attorno al nostro pianeta. Per esempio se non viene ricevuto alcun segnale in un raggio di 1000 anni luce (con la Terra al centro) allora c’è ancora un 10% di possibilità che la Terra si trovi entro un raggio con centinaia di segnali di civiltà provenienti da altre parti della galassia, segnali che i nostri telescopi non possono per il momento ancora ricevere. Nel caso venisse rilevato anche un solo segnale entro il raggio di 1000 anni luce, potremmo essere quasi sicuri che la nostra galassia pulluli di vita aliena. Secondo l’approccio bayesiano Grimaldi le probabilità di rilevare segnali alieni diventano davvero molto scarse solo quando il raggio di analisi copre 40.000 anni luce: se anche a questa distanza non vengono rilevati segnali alieni, si può ragionevolmente concludere che nella nostra galassia non è presente alcuna civiltà con uno sviluppo del livello tecnologico simile o superiore al nostro. Attualmente gli esseri umani sono in grado di cercare segnali solo entro un raggio di appena 40 anni luce.

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giovedì 17 ottobre 2019

TELOMERI E ...CERVELLO



L'invecchiamento cellulare è accompagnato da cambiamenti nella nostra struttura del cervello.

Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)

Per determinare il ruolo della lunghezza dei telomeri sulla struttura del cervello, gli scienziati hanno misurato la loro lunghezza con il DNA dei leucociti dal sangue usando una reazione a catena della polimerasi. Inoltre, hanno calcolato lo spessore della corteccia cerebrale con scansioni MRI dei partecipanti allo studio. I telomeri sono cappucci protettivi alle estremità dei cromosomi che si accorciano con ogni divisione cellulare. Se diventano così brevi da danneggiare i geni che proteggono, la cellula smette di dividersi e rinnovarsi (senescenza replicativa – ndr – MLR). Di conseguenza, la cellula è sempre più incapace di svolgere le sue funzioni. Questo meccanismo è uno dei modi in cui invecchiamo. La lunghezza dei telomeri è quindi considerata un indicatore dell'età biologica di una persona, in contrasto con la sua età cronologica. Per due persone della stessa età cronologica, la persona con telomeri più corti ha un rischio maggiore di sviluppare malattie legate all'età come il morbo di Alzheimer o il cancro, e anche un'aspettativa di vita più breve.

E' possibile l'allungamento dei telomeri?

Una chiave per rimanere più giovani sembra quindi essere collegata alla domanda: come rallentare, fermare o addirittura invertire l'accorciamento dei telomeri? La genetica e lo stile di vita malsano contribuiscono in modo significativo all'accorciamento dei telomeri, insieme allo stress psicologico. Sulla base di queste conoscenze, i ricercatori hanno esaminato la quantità di stile di vita che può influenzare la lunghezza dei telomeri. Studi recenti suggeriscono che i telomeri possono cambiare più velocemente di quanto si pensasse in precedenza, probabilmente allungando da uno a sei mesi di allenamento mentale o fisico. La premessa eccitante è che l'allungamento dei telomeri può rappresentare un'inversione dei processi di invecchiamento biologico. Tuttavia, non è chiaro se l'allungamento dei telomeri rifletta effettivamente qualsiasi miglioramento nella traiettoria generale della salute e dell'invecchiamento di una persona. "Per scoprire se un cambiamento a breve termine della lunghezza dei telomeri, dopo solo pochi mesi, potrebbe effettivamente essere associato a cambiamenti nell'età biologica di una persona, l'abbiamo collegato a un altro biomarcatore di invecchiamento e salute: la struttura del cervello", spiega Lara Puhlmann, ora membro del gruppo di ricerca "Social Stress and Family Health" guidato da Veronika Engert presso il Max Planck Institute di Lipsia. Il progetto era stato avviato da Tania Singer nell'ambito del progetto ReSource. I partecipanti allo studio dei ricercatori sono stati sottoposti a quattro esami MRI, distanziati di tre mesi ciascuno, e hanno fornito campioni di sangue nelle stesse date. Usando il DNA dei leucociti dal sangue, gli scienziati sono stati in grado di determinare la lunghezza dei telomeri usando una reazione a catena della polimerasi. Le scansioni MRI sono state utilizzate per calcolare lo spessore della corteccia cerebrale di ciascun partecipante. Questo strato esterno di materia grigia diventa più sottile con l'età. È anche noto che alcune malattie neurologiche e legate all'età sono associate a un assottigliamento corticale più veloce in alcune regioni del cervello.

Rapidi cambiamenti nell'invecchiamento biologico

Il risultato:

Da questi studi, pare che l’ invecchiamento biologico cambi più rapidamente. Gli indici di invecchiamento possono variare significativamente in soli tre mesi", afferma Puhlmann. Durante l’esperimento, se i telomeri variavano di lunghezza, questo era associato a cambiamenti strutturali nel cervello. In un periodo in cui i telomeri dei partecipanti si allungavano durante lo studio, era anche più probabile che la loro corteccia si fosse ispessita allo stesso tempo. D'altra parte, l'accorciamento dei telomeri era associato alla riduzione della materia grigia. Questa associazione si è verificata in particolare in una regione del cervello chiamata precuneus, che è un centro metabolico e connettivo. Molte altre domande, tuttavia, rimangono aperte. "Non sappiamo, ad esempio, quale meccanismo biologico sia alla base dei cambiamenti a breve termine della lunghezza dei telomeri", spiega lo scienziato, "o se i cambiamenti a breve termine abbiano davvero un effetto a lungo termine sulla salute".

Allenamento mentale

Allo stesso tempo, il gruppo di ricercatori ha studiato se la lunghezza dei telomeri potesse essere modificata da nove mesi di allenamento mentale basato sulla consapevolezza e sull'empatia e se tale cambiamento sistematico nella lunghezza dei telomeri si riflettesse anche nell'ispessimento o nell'assottigliamento corticale. I dati precedenti del Progetto ReSource, che era supportato dal Consiglio europeo della ricerca (CER), avevano già dimostrato che alcune regioni della corteccia possono essere ispessite attraverso l'allenamento, a seconda dei rispettivi contenuti di allenamento mentale di tre moduli distinti, ciascuno della durata di tre mesi. La risposta allo stress fisiologico potrebbe anche essere ridotta dall'allenamento mentale con aspetti sociali. Contrariamente ai loro precedenti lavori e ai precedenti risultati di altri gruppi, questo non ha riscontrato alcun effetto di allenamento sui telomeri. Gli studi futuri dovranno continuare ad affrontare la questione di quali misure o comportamenti possano fermare o addirittura invertire in modo più efficace l'accorciamento dei telomeri e il processo di invecchiamento biologico.

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lunedì 14 ottobre 2019

ATTIVITA' ANTROPICA E RISCALDAMENTO GLOBALE: ABBAGLIO MONDIALE?



                      Prof. Franco Prodi: “Con Greta siamo di fronte a un abbaglio mondiale”


Per il fisico dell’atmosfera e climatologo di fama mondiale il movimento giovanile incanala “nella direzione sbagliata”. Intervista a Franco Prodi – –  www.huffingtonpost.it

Perché, Professore?

Perché questo movimento incanala nella direzione sbagliata, cioè la lotta al riscaldamento globale, quella che è in realtà un’urgenza giusta, ovvero la salvaguardia del pianeta.

Perché sarebbe la direzione sbagliata?

Perché, al momento, nessuna ricerca scientifica stabilisce una relazione certa tra le attività dell’uomo e il riscaldamento globale. Perciò, dire che siamo noi i responsabili dei cambiamenti climatici è scientificamente infondato.

Il cambiamento climatico è un falso?

No, io non nego affatto che ci siano i cambiamenti climatici. La storia del nostro pianeta è anche la storia dei cambiamenti climatici che si sono susseguiti nel tempo.

Quali, per esempio?

Nel tardo Medioevo, intorno all’anno 1200, è noto che la temperatura della Terra aumentò significativamente. Così come sappiamo che a metà del diciassettesimo secolo ci fu un fenomeno inverso, ovvero una piccola glaciazione. In entrambi i casi, l’uomo non aveva ancora sviluppato tutte quelle attività industriali che oggi sono considerate responsabili dei cambiamenti climatici. Come si può dire, dunque, che per il 95 per cento è colpa dell’uomo?

Ma il riscaldamento globale c’è o non c’è?

I dati che abbiamo a disposizione dicono che, dai primi anni dell’ottocento (quando sono state state impiantate le prime stazioni meteorologiche in diverse parti del mondo), la temperatura media globale è cresciuta ogni secolo di un decimo di grado. Questo è innegabile, nessuno lo contesta. Ciò che è in discussione, nella comunità scientifica, è la causa di questa crescita.

Cosa si sa per certo?

Che il clima terrestre è il risultato dello scambio di due flussi di fotoni: uno che dal Sole va verso la Terra, e l’altro che sale dalla Terra verso l’esterno. Come sa, il Sole è un corpo che misura quasi 6 mila gradi kelvin. La Terra, invece, ha una temperatura di 300 gradi kelvin, circa 25,5 gradi centigradi. È come se da una parte ci fosse una lampada, e dall’altra una palla di vetro. In mezzo a esse, l’atmosfera.

Cosa significa concretamente?

Che la temperatura della palla di vetro dipende da una molteplicità di fattori, tra cui la distanza che c’è tra la lampada e la palla di vetro. Una distanza che non è sempre costante, e che dipende da una molteplicità di fattori che non sono facilmente calcolabili. Per questo, non possiamo stabilire con esattezza quanto il riscaldamento climatico sia responsabilità dell’uomo e quanto, invece, dipenda da altri fattori.

Perché la scienza è così incerta?

Perché la scienza del clima è ancora nell’età dell’infanzia. È nata nel 1800. Prima non esisteva nulla di paragonabile. E con i modelli che ha a disposizione, può solo elaborare degli scenari incompleti. Incompleti, soprattutto, se qualcuno intende basare su di essi il destino dell’umanità. Farlo, non sarebbe un atto di coscienza ecologica. Piuttosto, di incoscienza scientifica.

Ma lei si allarma o no quando legge che una parte del Monte Bianco si sta sciogliendo?

Sinceramente no, non mi allarmo. Sono fenomeni che abbiamo già conosciuto. La pianura padana, per dire, era un’enorme ghiacciaio. Poi, la vita è ripresa.

Perché lei è uno dei pochi scienziati a dire queste cose?

Sono uno dei pochi, ma non sono l’unico: sia in Italia, sia nel mondo. Peraltro, non è nella mia natura essere controcorrente. Le confesso che, a volte, mi sento anche a disagio nel ruolo di grillo parlante.

Però?

Però non posso fare a meno, quando parlo, di parlare facendo riferimento alle conoscenze scientifiche che abbiamo a disposizione, e che non dicono quello che il regime catastrofista che domina il discorso pubblico vorrebbe che dicessi. Tutto qui.

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mercoledì 9 ottobre 2019

LO "SPAZIO" FUTURO...PROSSIMO?

Una gigantesca ruota panoramica in orbita intorno alla Terra: ecco l’hotel spaziale del futuro

Tecnicamente fattibile lo è. Se diventerà realtà è difficile da dire, ma la compagnia aerospaziale Gateway Foundation sostiene di poter aprire il primo hotel spaziale commerciale entro il 2025, cambiando definitivamente il significato del «giro del mondo in crociera».

L'albergo spaziale dovrebbe somigliare a una gigantesca ruota panoramica che orbiterà permanentemente intorno alla Terra e sarà in grado di ospitare inizialmente cento turisti a settimana, che potranno poi arrivare a tremila al mese. Un soggiorno di lusso con vista mozzafiato, dove sarà la rotazione costante della struttura interstellare a garantire un campo gravitazionale artificiale che permetterà agli ospiti di trascorrere le loro giornate con i piedi per terra mentre vanno al ristorante, in palestra o si fanno semplicemente la doccia. Tutto sarà organizzato proprio come una crociera. Non si sa ancora come gli ospiti potranno raggiungere la Von Braun Station, da dove e soprattutto quanto potrebbe costare. Ma la Gateway Foundation crede di poter offrire viaggi nello spazio accessibili alle masse. «Dato che i costi complessivi sono ancora elevati, la maggior parte delle persone pensa che il turismo spaziale sarà solo per super ricchi. Ma questo sarà vero solo per i primi anni. Alla fine andare nello spazio sarà solo un'altra opzione che le persone sceglieranno per le loro vacanze, proprio come andare in crociera o andare a Disney World», afferma Tim Alatorre, che sostiene che questo sia «il primo passo per colonizzare lo spazio e altri mondi», pensando alla Luna e poi a Marte. «L'umanità esplorerà e colonizzerà il nostro sistema solare. Ma ogni volta che i viaggiatori terrestri si avventureranno al di fuori dell'atmosfera verso mondi e destinazioni lontane, si potranno fermare a The Gateway proprio come se fosse una stazione di scambio: una porta verso le stelle e per il pianeta Terra». Una visione sicuramente affascinante, per coloro che «vogliono sperimentare la vita su una grande stazione spaziale con il comfort della bassa gravità e l'atmosfera di un bell'albergo».

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sabato 5 ottobre 2019

NUOVE TAVOLE PERIODICHE...



Una tavola periodica di molecole?

Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)

Nel quadro proposto, ci sarebbero serie di tabelle per ciascun tipo di simmetria organizzate secondo quattro parametri: gruppi e periodi (numero di elettroni), famiglie (numero di atomi costituenti) e specie (tipo di elementi costitutivi).

Gli scienziati del Tokyo Institute of Technology (Tokyo Tech) sviluppano tabelle simili alla tavola periodica degli elementi, ma per le molecole. Il loro approccio potrebbe essere utilizzato per prevedere nuove sostanze stabili e creare materiali utili. La tavola periodica degli elementi fu proposta nel 1869, e in seguito divenne una delle pietre miliari delle scienze naturali. Questa tabella è stata progettata per contenere tutti gli elementi (atomi) trovati in natura in una rappresentazione speciale che li raggruppa in righe e colonne in base a una delle loro caratteristiche più importanti, il numero di elettroni. Gli scienziati hanno usato la tavola periodica per decenni per prevedere le caratteristiche degli elementi allora sconosciuti, che sono stati aggiunti alla tabella nel tempo. Potrebbe esserci una tabella periodica per le molecole? Sebbene alcuni ricercatori abbiano pensato a questa possibilità e abbiano proposto regole periodiche per prevedere l'esistenza di determinate molecole, queste previsioni erano valide solo per gruppi di atomi con una simmetria quasi sferica. Ci sono molti gruppi di atomi con altre forme e altri tipi di simmetrie che dovrebbero essere spiegati con un modello migliore. Pertanto, un gruppo di ricerca di Tokyo Tech, tra cui il Dr. Takamasa Tsukamoto, il Dr. Naoki Haruta, la Prof. Kimihisa Yamamoto e colleghi, hanno proposto un nuovo approccio per costruire una tavola periodica per molecole con molteplici tipi di simmetrie. Il loro approccio si basa su un'attenta osservazione sul comportamento degli elettroni di valenza degli atomi che formano ammassi molecolari. Gli elettroni di valenza possono essere considerati come elettroni "liberi" negli atomi con un orbitale più esterno, e quindi possono interagire con gli elettroni di altri atomi per formare composti. Quando più atomi formano un ammasso con una forma simmetrica, i loro elettroni di valenza tendono ad occupare specifici orbitali molecolari chiamati "orbitali superatomici", in cui si comportano quasi esattamente come se fossero gli elettroni di un enorme atomo. Considerando questo fatto e analizzando gli effetti delle simmetrie strutturali per i cluster, i ricercatori hanno proposto "modelli orbitali adattati alla simmetria (SAO)", che sono in accordo con più molecole conosciute e lo stato dell'arte per i calcoli quantomeccanici. Le nuove tabelle periodiche, che verrebbero create per ciascun tipo di simmetria, sarebbero in realtà quadridimensionali perché le molecole sarebbero disposte secondo quattro parametri: gruppi e punti (basati sui loro elettroni "di valenza" , simile alla normale tavola periodica), specie (in base agli elementi costitutivi) e famiglie (in base al numero di atomi). L'approccio SAO è molto promettente nel campo della progettazione dei materiali. "Le moderne tecniche di sintesi ci consentono di produrre molti materiali innovativi basati sul modello SAO, come i materiali magnetici leggeri", afferma il prof. Yamamoto. La strada da percorrere per gli scienziati sta nell'ulteriore espansione di queste tabelle in cluster molecolari con altre forme e simmetrie e nella previsione di molecole stabili che non sono ancora state sviluppate. "Tra le infinite combinazioni di elementi costitutivi, la tavola periodica proposta fornirà un contributo significativo alla scoperta di nuovi materiali funzionali", conclude il prof. Yamamoto.

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mercoledì 2 ottobre 2019

RINGIOVANIRE E' POSSIBILE?




Portare indietro l’età biologica è possibile (?): test con nove persone ringiovanite.

La ricerca, condotta su volontari, è stata pubblicata sulla rivista Aging Cell dai ricercatori coordinati dal genetista Steve Horvath, dell'università della California. Ed ha dimostrato che i tessuti si sono rigenerati tornando a due anni e mezzo prima.

È possibile portare indietro l’età biologica: per la prima volta un sperimento ha mostrato che un cocktail di farmaci molto comuni ha ringiovanito di due anni e mezzo l’età biologica di individui sani e segni di ringiovanimento sono evidenti anche nel loro sistema immunitario. La ricerca, condotta su nove volontari, è stata pubblicata sulla rivista Aging Cell dai ricercatori coordinati dal genetista Steve Horvath, dell’università della California a Los Angeles.

NUMERO DI INDIVIDUI LIMITATO E NESSUN GRUPPO DI CONTROLLO

I risultati sono stati una sorpresa anche per gli organizzatori della sperimentazione, ma i ricercatori avvertono che sono preliminari perché l’esperimento è stato condotto su un piccolo numero di individui e non includeva un gruppo di controllo. «Mi aspettavo di vedere un rallentamento del tempo, ma non un’inversione», rileva Horvath. Lo studio era stato progettato principalmente per testare se l‘ormone della crescita potesse essere usato nell’uomo per ripristinare i tessuti nella ghiandola del timo, che si trova nel torace.

L’ORMONE DELLA CRESCITA RIGENERA IL TIMO

Questa ghiandola è cruciale per un’efficace funzione immunitaria, ma inizia a ridursi dopo la pubertà. Alcuni test sugli animali avevano mostrato che l’ormone della crescita stimola la rigenerazione del timo, tuttavia lo stesso ormone può anche promuovere il diabete, quindi lo studio ha incluso, oltre all’ormone della crescita, due farmaci contro il diabete nel cocktail che è stato testato per un anno su 9 uomini di età compresa tra 51 e 65 anni.

INDIETRO DI DUE ANNI E MEZZO E NUOVI TESSUTI

Alla fine del test, l‘età biologica dei partecipanti è stata portata indietro nel tempo di due anni e mezzo, misurati analizzando i segni dell’età sui geni di queste persone, e anche il loro sistema immunitario sembrava ringiovanito. In sette partecipanti, inoltre, il grasso accumulato nel timo era stato sostituito con il tessuto della ghiandola rigenerato.

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