evidenze scientifiche in un’analisi “scomoda”
e “ sconvolgente”, dove un’energia ancora sconosciuta ufficialmente, ma
conosciuta e teorizzata da molti studiosi di confine, è l’unica spiegazione
plausibile e credibile.
di Marco La Rosa con la collaborazione,
l’ausilio della documentazione ed il commento scientifico del Prof. Giuseppe
Maria Catalano dell’Istituto Internazionale
Studi Avanzati di Scienze della Rappresentazione dello Spazio
“ …l’energia è emanata dal corpo ma proviene
da una sorgente all’infinito che irradia sempre nella stessa direzione ma
secondo due versi opposti…imprime l’immagine sotto e sopra…lo schema proiettivo
si mantiene immobile mentre il corpo si muove…Il
fenomeno rilevato sulla Sindone è simile al risultato della fotografia
stroboscopica, che consiste nella impressione di più immagini in rapidissima
sequenza di un corpo in movimento sulla stessa pellicola…” (dal commento al video del Prof. G.M.
Catalano)
Quello che voglio raccontare, o
meglio commentare riguarda l’analisi del Telo Sindonico e del correlato Sudario
di Oviedo da parte dell’Istituto Internazionale Studi Avanzati di Scienze della
Rappresentazione dello Spazio, con sede a Palermo. Geometria proiettiva, geometria
descrittiva, rilevamento, fotogrammetria, sono le specializzazioni
dell’Istituto che nasce nel 2000 come espressione della intensa attività
didattica e scientifica del Prof. Giuseppe Maria Catalano, iniziata nel 1984
nel Dipartimento di Rappresentazione dell'Università di Palermo. Lo scienziato
ha pubblicato numerosi importanti studi scientifici, volumi, articoli su
riviste internazionali e in congressi, realizzando teorie, teoremi, metodi e
strumenti. E' autore del teorema fondamentale che unifica i metodi di
rappresentazione. A lui si devono scoperte come la dimostrazione geometrica
dell'espansione della Terra, la teoria sulle reali dimensioni dello spazio, già
annunciata sul sito scientifico mondiale ResearchGate e da poco inviata per la
pubblicazione alla rivista Science.
“SINDONE: UN NUOVO SCONVOLGENTE
FENOMENO RINVENUTO SUL REPERTO”, è il titolo dello straordinario studio
effettuato dal Prof. Catalano. La restituzione fotogrammetrica ha rilevato
sulla Sindone di Torino un fenomeno sinora sconosciuto che spalanca uno
straordinario orizzonte alla scienza. La solidità della scoperta è evidenziata
dalla possibilità di verificare i dati geometrici, su cui è basata la
restituzione, con strumenti ormai alla portata di tutti.
PRIMA DI CONTINUARE LA LETTURA SI CONSIGLIA VIVAMENTE DI VISIONARE
INTERAMENTE E ATTENTAMENTE IL VIDEO, ACCEDENDO PREFERIBILMENTE DALLA PRIMA
PAGINA DEL SITO DELL’ISTITUTO, IN MODO DA FARE CONOSCENZA CON QUESTA IMPORTANTE
REALTA’ SCIENTIFICA ITALIANA :
Quali sono le domande che
emergono dallo studio?
Risponde il Prof. Catalano:
1) Cos’è la restituzione fotogrammetrica?
In geometria proiettiva per
“restituzione” si intende il processo geometrico proiettivo che, partendo da 1,
2 o più proiezioni bidimensionali di un corpo, in generale da 1, 2 o più
fotogrammi, risale alla conoscenza della forma, della grandezza e della
posizione di tale corpo nello spazio rispetto ad un sistema di riferimento
prestabilito. La restituzione viene applicata molto in ingegneria,
architettura, archeologia e topografia. Esistono apparecchi sempre più
sofisticati concepiti per operare la restituzione come i fototeodoliti, le
bicamere, le monocamere, per la ripresa dei fotogrammi ed altri come gli
stereorestitutori analogici o analitici, gli stereoscopi, per la restituzione
stereoscopica. Nella restituzione stereoscopica mediante due fotogrammi viene
ricreato in scala il modello ottico
simile a quello di ripresa e l’operatore identifica in tale modello il
punto P ricreato dai fasci proiettanti dai due fotogrammi le immagini P’ e P”
di P, permettendo all’apparecchio di fissare le coordinate spaziali di P. Nella
restituzione da un solo fotogramma non occorre ovviamente l’aiuto dello
stereorestitutore, ma si opera solo graficamente, mediante costruzioni
geometriche realizzate con squadrette e compasso. La restituzione grafica da
due o più fotogrammi è usata in casi molto difficili. Esistono vari metodi di
restituzione grafica. Io mi sono occupato molto della restituzione grafica
e ho creato nuovi metodi di restituzione
da due fotogrammi in casi in cui non sia nota la posizione di ripresa delle
camere o il tipo di camera. La restituzione da un fotogramma si può applicare
in molti casi particolari, in cui si ha la conoscenza della forma e della
misura di un elemento del corpo fotografato. La restituzione può essere operata
su un normale fotogramma, cioè su una proiezione centrale, oppure su una proiezione
parallela. In questo ultimo caso rientra l’immagine della Sindone, anzi le
immagini della Sindone. Alcuni oggetti dalla forma conosciuta, come il cubo dei
tefillin [1], la cintura, la fibbia della cintura, gli anelli di catena, i
chiodi, sono impressi in varie posizioni. Abbiamo non uno, ma tutti questi
oggetti per rendere possibile la restituzione. Ogni posizione dell’oggetto X’
fornisce nella restituzione la stessa forma e dimensione X, lo stesso schema di
proiezione, confermando ogni volta che l’identificazione e la restituzione sono
corrette e la proiezione è parallela e ortogonale al piano di proiezione. Ciò
può ripetersi per ogni oggetto e parte del corpo rilevati. La restituzione, che
fornisce forme e misure per l’ingegneria e l’architettura, cartografie a più
scale di città, continenti o corpi celesti, è una base solida su cui
continuamente operiamo. La restituzione operata sulla Sindone è ancora più
solida perché offre decine di immagini di ciascun oggetto ed altrettante
possibilità di restituzione dello stesso. E’ importante che ciò sia chiarito.
La restituzione, come tutte le tecniche della scienza, può essere ripetuta
ottenendo sempre lo stesso risultato.
GRAPHIC RESTITUTION BY MEANS OF TWO FREELY
ORIENTED PHOTOGRAMS, 1988
SURVEY AT A DISTANCE OF A BODY BY MEANS OF TWO
PHOTOGRAMS, 1988
[1] I tefillin (ebr. תפילין),
detti anche filatteri secondo una traduzione grecizzante, sono due piccoli
astucci quadrati - occasionalmente anche chiamati battim, che significa 'casa'
- di cuoio nero di un animale kasher, cioè puro, con cinghie fissate su di un
lato, che gli Ebrei usualmente portano durante la preghiera del mattino
chiamata Shachrit.
2 2) Perché la scienza giunge solo ora, dopo più
di un secolo dalle prime foto, alla identificazione delle decine di immagini di
parti del corpo e di oggetti sulla Sindone di Torino e sul Sudario di Oviedo?
Per la prima volta, con enorme
ritardo, la geometria proiettiva, che, in parole povere, studia gli schemi
geometrici della radiazione d’energia e quindi la formazione di immagini dovute
ad energia, si applica alla Sindone di Torino e al Sudario di Oviedo. Come
accade negli altri campi di ricerca la geometria proiettiva doveva essere la
prima scienza da applicare alla Sindone. Sui risultati da essa raggiunti, sui
dati ottenuti operano poi le altre scienze. Invece ciò non è avvenuto. Una
parte della geometria proiettiva permette, attraverso vari sistemi e metodi, di
trarre da un qualsiasi corpo reale o virtuale tridimensionale un modello
bidimensionale rappresentativo e viceversa di trarre da un modello
rappresentativo il corpo reale o virtuale tridimensionale. Quest’ultimo
processo si definisce restituzione. La
fase di restituzione è preceduta da
quella di identificazione. Qualsiasi indagine scientifica deve poggiare
sull’identificazione degli elementi indagati. L’identificazione è preceduta
dalla fase di percezione dell’oggetto. Queste due fasi sono parte fondamentale
di qualsiasi procedimento scientifico. La natura ci permette di percepire un
oggetto mediante le linee che separano due aree di differente tinta, luminosità
e saturazione. Questo processo del sistema occhio cervello è più o meno
sviluppato da soggetto a soggetto e viene migliorato notevolmente
dall’addestramento, come avviene per l’udito dei musicisti, per l’olfatto
dei profumieri o degli chef, e, come è
noto a chi opera nel campo del rilevamento, per la vista dei restitutoristi, i
tecnici che eseguono le restituzioni fotogrammetriche. Inoltre la tecnica di
variazione di luminosità e contrasto permette di evidenziare le linee e aiutare
quindi il processo percettivo. Le linee che hanno permesso l’identificazione
nell’indagine svolta sulla Sindone sono in alcuni casi nettissime e di facile
percezione, in altri casi tenui e di ardua percezione e ciò dipende dalla
natura degli oggetti, di cui comunque hanno permesso l’identificazione. L’identificazione
ha bisogno della conoscenza approfondita delle caratteristiche dell’oggetto
percepito ed è quindi proporzionata alla capacità percettiva e mnemonica del
soggetto, alla quantità cioè di dati che è capace di cogliere e conservare. L’identificazione
ha bisogno anche della conoscenza delle regole del processo proiettivo e
dell’applicazione prolungata di queste nella fase di rappresentazione. Si pensi
al numero elevatissimo di immagini distinte e notevolmente variabili di uno
stesso oggetto fornite dal processo proiettivo del sistema visivo. Basti citare
una forma semplice come la circonferenza che nel processo proiettivo su un
piano può dar luogo, variando posizione, ad una ellisse, ad una parabola, ad
un’iperbole, ad un segmento di retta, ad una retta o ad un punto.
L’identificazione ha bisogno della conoscenza e applicazione prolungata, nei
modelli rappresentativi, delle leggi su cui si basano i più svariati effetti
creati dalla luce o da altre radiazioni percepibili con l’aiuto di particolari
strumenti (infrarosso, ultravioletto, X, etc.). Perciò il radiologo sa
identificare un elemento del corpo su una proiezione a raggi X, quanto un
chimico sa identificare lo spettro di emissione di un dato elemento, e così via.
L'identificazione avviene in due
modi:
quella basata su un numero molto
elevato di dati percettivi caratteristici forniti e memorizzati dal cervello in
presenza di una complessità formale non riconducibile a forme geometriche
elementari (non descrivibile mediante equazioni). Più sono le peculiarità
emergenti, le irregolarità, in un oggetto, maggiore è la possibilità di
accertare l’identità dell’oggetto raffigurato. Il confronto tra le immagini di
una cicatrice, di un neo, adeguatamente ingrandite, può essere sufficiente a
identificare un intero corpo umano;
quella basata su un numero molto
basso di dati percettivi in presenza di regole, quando cioè il modello sia riconducibile a forme
geometriche elementari (descrivibili mediante equazioni).
il sudario di Oviedo
3 3) Perché sono state scelte le foto di G. Enrie
per operare la restituzione fotogrammetrica dall’immagine presente sulla
Sindone?
Come è noto, la Sindone è un telo di lino spigato, ovvero tessuto a
spina di pesce. Sulle fotografie questa trama crea l’effetto zebra, che alterna
micro-striscie chiare a micro-striscie scure, offuscando l’immagine
impressa sul telo. Per questo motivo allontanandosi dalla Sindone, pur perdendo dei dettagli
rispetto all’immagine che si sarebbe ottenuta se la Sindone fosse stata una
grande lastra fotografica, la percezione dell’immagine migliora.
Per questo motivo il
rilevamento è stato operato sulla negativa della lastra in bianco e nero, alla
gelatina bromuro d’argento, cm 40 x 19 realizzata a distanza tale da
comprendere l’intero telo, realizzata nel 1931 dal fotografo Giuseppe Enrie.
In tal modo si ha la perdita di dettagli lineari della stessa
dimensione delle microstrisce scure, ma si evidenziano notevolmente tutti i
tratti di dimensioni superiori e i passaggi netti di contrasto tra aree
adiacenti di tinta diversa. Per ingrandire la foto si è operata la scansione di
piccole e medie aree a risoluzione ottica tra 3200 e 6400 pixels/inch. Su
queste immagini ingrandite si è operata l’identificazione e restituzione delle
parti del corpo e degli oggetti mostrati nella sintesi sul sito e nel recente
documentario.
4 4) A quali conclusioni giunge la scienza
contemporanea in base ai risultati forniti dalla restituzione fotogrammetrica,
dalla medicina legale, dalle analisi del sangue, dei pollini, delle muffe,
della tela, etc.?
1 - La medicina legale dimostrò
che l’immagine principale dell’uomo della Sindone, l’unica che ha la macchia di
sangue reale sul polso sinistro, è quella di un uomo morto.
2- L’analisi delle fibrille
intrise di sangue mostrò che, asportando il sangue, non vi è alcuna traccia di erosione, le fibrille non
sono ossidate. Asportando Il sangue solidificato è stata asportata l’infinitesima erosione superficiale delle fibrille
intrise. Dunque l’immagine non si crea quando il corpo viene messo a
contatto con la Sindone, ma in un secondo tempo, dopo che il sangue, separatosi
nelle due componenti, corpuscolare e sierosa, è solidificato nella trama del
tessuto.
3 - I
risultati 1 e la 2 dimostrano che l’immagine si è formata dopo la morte
dell’uomo della Sindone.
4 – La restituzione
fotogrammetrica dimostra che le altre immagini dell’uomo della Sindone, dove la
stessa macchia è “fotografata”, sono quelle, in sequenza, di successivi movimenti volontari dello stesso
corpo. La parte di macchia di sangue aderente al polso sinistro ha emesso
energia. Tali immagini sono certamente dovute ad energia, perché tutti i dati
della restituzione dimostrano la presenza dello schema proiettivo di un’energia
mai prima riscontrata in natura, ma scientificamente possibile.
5
- La 3 e la 4 dimostrano che l’uomo della Sindone è tornato in vita
emettendo una radiazione di cui le immagini della Sindone sono sinora l’unica
prova.
5 5) Può la scienza rifiutare un fenomeno di cui
si ha un’unica prova?
La scienza cresce proprio quando
si studiano i fenomeni di cui si ha una prova o pochissime prove. La storia
insegna che sono questi fenomeni che, talvolta osservati per caso da studiosi,
aprono le porte alle grandi scoperte. Un pianeta abitato come la Terra appare sinora
come un fenomeno unico nell’universo, ma la scienza non nega per questo
l’esistenza della Terra, anzi considera la possibilità di altri pianeti abitati.
6 6) Il fatto che la scienza moderna non abbia
mai assistito al ritorno in vita di un essere umano si pone in contrasto col
fatto che la stessa scienza moderna ha dimostrato il ritorno in vita dell’uomo
della Sindone?
I due fatti non escludono l’uno
l’altro. L’emissione di energia dimostrata dalla Sindone non si è mai
verificata durante la morte di un uomo, né durante la vita. La radiazione che
ha creato le immagini è un fenomeno sinora unico associato al fenomeno pure unico del ritorno in vita. Il fatto che la scienza moderna non abbia
mai assistito al ritorno in vita di un essere umano non esclude che possa
assistervi e che questo possa essere accaduto. Il fenomeno unico della vita
sulla Terra, per la scienza non può escludere che esistano altri pianeti che
accolgono la vita, anche se sinora miliardi di pianeti non danno segni
di vita. La storia mostra che la scienza spesso sconcerta e sbalordisce chi per
la prima volta si trova di fronte ad una scoperta che cambia la vita
dell’intera umanità. Prima della scoperta dell’elettromagnetismo, un nostro
antenato che avesse parlato tramite cellulare con un suo contemporaneo di un
altro continente o che avesse visto un treno sospeso in aria su un cuscino
elettromagnetico, avrebbe avuto lo stesso senso di sconcertante sgomento che
pervade noi oggi. La guarigione ormai normale di tante malattie sarebbe
sembrata impossibile alcuni secoli fa. Come ha dimostrato la storia, la ricerca
scientifica non ha limiti, non può escludere nulla, non sarebbe scienza. Nella
storia della scienza, quando si scopre un effetto in natura, se ne studia la
causa, poi si tenta di ripetere in laboratorio il fenomeno. Lo scienziato non ha paura,
anzi è felice quando scopre un fenomeno che sconvolge e illumina la conoscenza.
6 7) Può il progresso della scienza smentire dei
risultati precedenti?
La scienza non smentisce mai i
risultati precedenti, ma perfeziona nel tempo le teorie che rappresentano
ciascun fenomeno. L’uomo ha un modello dell’esistenza, una rappresentazione,
fornita dagli organi sensoriali e dal cervello, che ha elaborato la geometria,
perciò chiamata scienza della rappresentazione. Tutte le altre scienze a
partire dalla fisica si basano da sempre sul modello geometrico. Questa
rappresentazione della realtà si evolve grazie a tutte le scienze ed è sempre
più approfondita ed estesa.
8) Come si pone questa scoperta in ambito
epistemologico?
La scoperta è stata realizzata in
accordo alla scienza moderna che opera secondo il metodo galileiano. Qualunque
esperto di restituzione fotogrammetrica può ripetere le stesse operazioni e
raggiungere gli stessi risultati. Le immagini furono create da una energia
perfettamente rappresentata in geometria proiettiva. Il corpo che la emise si
mosse volontariamente. La scienza in base ai risultati forniti dalla
restituzione fotogrammetrica, dalla medicina legale, dalle analisi del sangue,
dei pollini, delle muffe, della tela dimostra che l’uomo della Sindone è
tornato in vita. Ho già detto che il fatto che la scienza moderna non
abbia mai assistito al ritorno in vita di un essere umano non esclude che possa
assistervi e che questo possa essere accaduto. Ma c’è un’altra ipotesi. Bisogna
pensare che l’attuale capacità conoscitiva umana non permette ancora di
raggiungere col metodo galileiano tante realtà che pure esistono. Il metodo
galileiano può applicarsi solo a quei fenomeni che rientrano nel meccanicismo.
La nostra capacità di scegliere non può spiegarsi col metodo galileiano, eppure
esiste. L’uomo della Sindone mostra nella nostra realtà sperimentabile gli
effetti di un fenomeno che per la scienza potrebbe anche avvenire in una realtà
non attualmente sperimentabile. Dopo
la morte egli tornò in vita emettendo un’energia che lasciò degli effetti da
noi oggi sperimentabili, ma questa nuova vita potrebbe essere diversa dalla
prima e non essere per noi attualmente sperimentabile. La fotografia ci
ha permesso di sperimentare tali effetti ed è probabile che nuove conoscenze e
nuovi strumenti ci possano in futuro rendere sperimentabili altri effetti
lasciati sulla Sindone. Come ho affermato, lo scienziato deve tener presente
che la scienza si evolve, perché la rappresentazione della realtà si evolve
grazie a tutte le scienze, portando alla evoluzione della epistemologia e in
generale della gnoseologia. Quindi la mente dello scienziato, del ricercatore,
deve essere particolarmente aperta a ipotizzare fenomeni che la conoscenza ancora
ridotta non permette di sperimentare. La conoscenza si basa da sempre sulla
osservazione diretta e indiretta della realtà. Alla conoscenza diretta,
effettuata attraverso i nostri organi sensoriali, si è aggiunta infatti nel
tempo la conoscenza ottenuta mediante mezzi costruiti dall’uomo sulla base
della conoscenza diretta, ma in grado di ampliare le capacità degli organi
sensoriali, sino a rilevare la presenza di fenomeni del tutto sconosciuti e
inconoscibili attraverso la conoscenza diretta. Lo sviluppo della conoscenza è
segnato dalla parola. La parola esprime la capacità dell’uomo di individuare
delle regole nei fenomeni naturali rilevati attraverso i sensi, cioè delle
sequenze immutabili di fatti, di fenomeni minori che compongono il fenomeno
principale preso in osservazione. Ogni fenomeno quindi può essere scomposto in
un certo numero di piccoli fenomeni componenti e questo numero non ha un
limite, può svolgersi cioè all’infinito. L’osservazione, l’analisi diretta dei
fenomeni naturali, la scomposizione e ricomposizione di essi, la stesura di
regole, ossia di sequenze immutabili, ha portato l’uomo alla manipolazione
della materia e quindi, come si è detto, alla costruzione di strumenti capaci
di afferrare l’esistenza di altri fenomeni minori, di aumentare cioè sempre più
il numero di componenti. Questo castello sempre più complesso di regole
costituisce la rappresentazione della realtà in cui viviamo.
Che la realtà sia percepibile o
no, rappresentiamo qualsiasi fenomeno naturale secondo un modello. Pensiamo
alle onde elettromagnetiche o sonore, di cui sperimentiamo solo gli effetti. Le
regole quindi, estratte grazie all’osservazione diretta e indiretta della
realtà, si traducono in manifestazioni sensoriali, come le rappresentazioni
matematiche, volute dall’uomo, forgiate dall’uomo e quindi ripetibili in ogni
tempo e in ogni luogo. La rappresentazione va oltre la realtà percepibile e
ritrova in sé degli interrogativi che travalicano l’osservazione sensoriale. La
circonferenza, come luogo degli infiniti punti equidistanti da un punto fisso,
non si è mai conosciuta con la vista o col tatto, perché neppure il punto si è
mai conosciuto. Esso può rappresentarsi come ente di separazione nello spazio
unidimensionale. Quando si enuncia il concetto di circonferenza per
rappresentare migliaia di corpi di ogni grandezza, si parla di corpi reali ma
ci si riferisce a un ente di cui non si ha avuto mai conoscenza per mezzo dei
cinque sensi. Questo processo racchiude una straordinaria caratteristica
dell’essere umano, quella di conoscere una realtà impercepibile ai cinque
sensi. Non sperimentiamo due oggetti uguali, eppure concepiamo l'uguaglianza.
Noi esseri umani operiamo secondo regole esistenti, ma non sperimentabili nelle
dimensioni della materia e dell’energia elettromagnetica. L’uomo è cosciente di
una realtà razionale, basata su regole
che egli non conosce attraverso i cinque sensi. La rappresentazione, il
modello che l’uomo attraverso la mente conosce in se, è reale quanto la materia
e l’energia che sostanziano tutto ciò che percepiamo attraverso i cinque sensi.
La rappresentazione, quindi la scienza, non muore. Tutti i contenuti della
geometria corrispondono ad una realtà. Durante l’atto di conoscenza è come se
operassimo una traduzione simultanea da una lingua ad un’altra, una traduzione
di ogni fenomeno disordinato in uno ordinato secondo una regola. La mente umana
è capace di abbracciare irrazionalità e razionalità e ciò può avvenire soltanto se l’essere
umano non appartiene soltanto alla natura irrazionale.
9) Che rapporto c’è fra scienza e fede?
La scienza non può negare la
fede. La fede non può negare la scienza. La scienza opera secondo il
metodo galileiano, ma bisogna pensare che l’attuale capacità conoscitiva umana
non permette ancora di raggiungere col metodo galileiano tante realtà che pure
esistono. Il metodo galileiano può applicarsi solo a quei fenomeni che
rientrano nel meccanicismo. La nostra capacità di scegliere non può spiegarsi
col metodo galileiano, eppure esiste. Lo scienziato, più approfondisce la
propria conoscenza della realtà, più sperimenta
una volontà che realizza l’esistenza di tutto. Lo sviluppo della ricerca
scientifica permette di contattare sempre più questa volontà. Inoltre l’uomo è
l’unico essere sulla Terra capace di interrogarsi sulla propria esistenza e
questo interrogativo è già una conferma che egli appartiene ad una realtà più
ampia di quella terrestre, di quella cioè sperimentata attraverso i cinque
sensi. Una prima chiara certezza della scienza è la complessità graduale e crescente
della realtà conosciuta, che dal microcosmo e dal macrocosmo arriva sempre
all’uomo. Gli scienziati continuano a individuare particelle sempre più piccole
di materia e di energia e raggiungere galassie sempre più lontane e ammassi
sempre più grandi, ma nulla nell’universo sinora conosciuto è più complesso
dell’essere umano. Alla complessità dell’uomo si giunge attraverso una enorme
varietà di esseri viventi, in una scala di complessità in cui gli esseri di un
gradino sono necessari all’esistenza di quelli del gradino superiore. Man mano
che cresce la complessità, si ampliano le funzioni e le capacità degli
organismi legate alla coscienza di sé e del mondo, si amplia così la conoscenza
e conseguentemente la gioia ed il dolore, come possibilità o impossibilità di
effettuare in sé o nel mondo ogni funzione vitale. La vita dunque si manifesta
prepotentemente come il fine cui tende la complessità dell’esistente. La vita
tende alla vita. La vita porta alla coscienza di sé stessa, alla difesa di sé
stessa. Tuttavia l’esistenza stessa di questa coscienza, che porta alla difesa,
implica l’esistenza di una volontà contraria alla vita. Ad un certo stadio
dello sviluppo della complessità, sembra che questa scala di complessità
bruscamente si concluda. L’ultimo gradino, il più elevato appare l’uomo. Anche
l’uomo è soggetto alla volontà negativa che arresta la vita del nostro corpo.
L’essere umano però arriva ad un punto tale di complessità da chiedersi perché esista questa struttura degli esseri a
complessità crescente e quale sia il fine di questa realtà mozza come un corpo
privo di testa. Tutto ciò che ci circonda appare al ragionamento scientifico
perfettamente finalizzato. Ogni essere vivente è necessario all’esistenza di
uno più complesso. E l’essere umano a chi permette la vita? Ci si chiede allora
che cosa distingua l’essere umano dagli altri esseri dell’universo. E’ infatti
l’elemento di distinzione che alimenta il gradino successivo della scala della
complessità. La risposta è racchiusa in questo stesso interrogativo,
nell’esistenza della scienza. L’uomo è l’unico essere che si interroga sulla
propria essenza, sulla propria esistenza, che ha la capacità di penetrare la
realtà che si manifesta nell’universo. Se dunque l’essere umano permette la
vita ad un ente successivo, con tale ente
ha in comune la propria capacità di conoscenza dell’universo, la
scienza. Dunque questo ente superiore, cui porta per deduzione la scienza,
avrebbe in comune con l’uomo qualcosa che non essendo materia, né energia
elettromagnetica, non è soggetta alla volontà negativa che contrasta la vita.
10)
Cosa sono i miracoli per la scienza?
La scienza, come ho detto,
sviluppa un modello, una rappresentazione della realtà che è in continua
evoluzione. Essa comprende una
conoscenza parziale della realtà. I miracoli non si inquadrano nell’attuale
modello, ma la scienza non può negarne l’esistenza, come tanti altri fenomeni
che non sappiamo ancora inquadrare nelle leggi sinora sviluppate. L’attuale
capacità conoscitiva umana non permette ancora di spiegare col metodo
galileiano tante realtà che pure esistono. Tale metodo può applicarsi solo a
quei fenomeni che rientrano nel meccanicismo. La nostra capacità di scegliere
non può spiegarsi col metodo galileiano, eppure esiste. Le attuali teorie della scienza
non comprendono i miracoli, perché non comprendono l’assenza di determinismo
nelle leggi della natura. Eppure la libertà umana di scegliere è la
prova che la natura, di cui siamo parte, non obbedisce soltanto al principio di
causa effetto, ma anche al principio di volontà. La scienza non può escludere
dunque che fenomeni ritenuti sinora esclusivamente soggetti al principio di
causa effetto, possano essere soggetti
al principio di volontà.
ANALOGIE CON L’ENERGIA ORGONICA
TEORIZZATA DA Wilhelm Reich:
che cosa e’ l’energia “ORGONICA”
?
L'energia orgonica è l'energia
vitale cosmica, quella forza creativa fondamentale che gli sciamani e gli
uomini che non hanno perso il contatto con la natura da sempre conoscono, che è
stata ipotizzata da molti scienziati nel corso dei secoli, e che ora, grazie
agli studi di un coraggioso pioniere, è anche dimostrata fisicamente. L'orgone
può essere visto, sentito, misurato e fotografato: è una vera e propria energia
fisica, non qualche forza ipotetica. L'energia orgonica carica e irradia da
tutti gli oggetti viventi e non, può penetrare tutte le forme di materia,
sebbene a diversa velocità, e tutti i materiali influenzano l'energia orgonica,
attraendola e assorbendola, o riflettendola ed espellendola. L'orgone è fortemente
attratto dalla materia vivente, dall'acqua e da se stesso. Può fluire da un
posto all'altro nell'atmosfera, ma generalmente mantiene un flusso da ovest
verso est, muovendosi insieme e poco più rapidamente della rotazione terrestre.
E' eccitabile, comprimibile e pulsa spontaneamente, è capace di espandersi o di
contrarsi. La carica orgonica di un ambiente o di una sostanza non è statica,
ma varia nel tempo, secondo onde cicliche. L'orgone esiste anche in forma
libera nell'aria e nel vuoto dello spazio.
Come dicevamo prima nel corso del
tempo molti studiosi sono arrivati alla scoperta di un unico principio
“energetico” creatore del tutto: chi e
prana per le filosofie orientali; il
filosofo Anassimandro lo chiamò àperion,
la scuola di Ermete Trismegisto la chiamava telesma;
Ippocrate la denominò vis medicatrix naturae; Aristotele quintessenza; i popoli della Polinesia la chiamano mana; Paracelso munia; Keplerò parlava di facultas
formatrix; Goethe scriveva della Gestaltung;
Galvani energia vitale; lo scienziato
Mesmer teorizzo il concetto di magnetismo
animale; Il chimico Reichenback sperimentò l’energia odica; lo psicanalista Freud la chiamava libido; lo scienziato Lakhosky universione;
il biologo Ruper Shaldrake lo definisce campo
morfogenetico; gli studiosi Miller e Piccardi parlano di etere cosmico; i fisici russi Grishenko
e Inyushin lo chiamano bioplasma;
molti scienziati odierni parlano di ZPE
ovvero energia del punto zero…
E’ indubbio comunque che gli
innumerevoli esperimenti effettuati dal medico Wilhelm Reich sulle proprietà
dell’energia orgonica, poi portati avanti dai suoi “testimoni” ai giorni
nostri, hanno sbalorditive analogie con lo studio effettuato dal Prof. Catalano
sul telo Sindonico e sul Sudario di Oviedo. Infatti, a pagina 50 del libro
scritto dal fisico James De Meo (Orgone Biophisical Research Lab – Oregon –
USA) IL MANUALE DELL’ACCUMULATORE ORGONICO (OBRL 2013) leggiamo:
“… D) fotografie a raggi X; E) fotografie a luce visibile, bioni… la
Dr.ssa Thelma Moss (UCLA – Università della California), ha dimostrato che si
possono fare delle foto del campo energetico vitale (orgone), senza usare
stimolazione elettrica (tipo Kirlian) degli oggetti viventi posti per pochi
giorni direttamente su una pellicola in un accumulatore orgonico interamente
buio, nelle condizioni adatte produrranno un’immagine !...”
E a pagina 69 leggiamo ancora:
“…E) cantine o tumuli funerari sembrano ottimi accumulatori orgonici
(vedi sepolcro del Cristo nella grotta . ndr), gli antichi conoscevano bene
questo tipo di energia?...”
Quale potenza energetica ha
sprigionato il corpo che ha impresso il telo sindonico?
E’ la stessa energia che tanti
studiosi hanno cercato (e forse trovato) ma che solo pochi sono in grado di
comprendere ed utilizzare?
Il Cristo delle antiche scritture
era uno di questi pochi ?
L’interdisciplinarietà sarà la
chiave, poiché come giustamente
puntualizza il Prof. Catalano nel suo articolato studio: “La scienza cresce proprio quando
ha l’umiltà e il coraggio di studiare senza pregiudizi, senza paura, i fenomeni di cui si ha una prova o pochissime
prove”.
RINGRAZIO SENTITAMENTE IL PROF.
GIUSEPPE MARIA CATALANO PER LA COLLABORAZIONE E LA SUPERVISIONE INTEGRALE DEL
TESTO.
BIBLIOGRAFIA:
JAMES DE MEO, PhD - IL MANUALE
DELL’ACCUMULATORE ORGONICO- OBRL 2013 - USA
PER APPROFONDIMENTI:
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" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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