IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

mercoledì 27 febbraio 2019

LA "NUOVA FISICA": LEZ. - N. 5


SCOPERTA DI RELAZIONI FONDAMENTALI TRA VARIAZIONI DI ENERGIA POTENZIALE  ENERGIA CINETICA E FORZE DI 1 (QUANTITA' DI MOTO) E 2 POTENZA (FORZA F=MA) DEL DOTT. GIUSEPPE COTELLESSA CHE SUPERA LA VISIONE DELLA FISICA DI NEWTON E DI EINSTEIN.

del Dott. Giuseppe Cotellessa

Il procedimento del brevetto ENEA RM2012A000637 del Dott. Giuseppe Cotellessa, che è un procedimento fisico-matematico che unifica energia-spazio-tempo in un unico grafico tridimensionale per l'interpretazione oggettiva della realtà, ha consentito come una delle prime applicazioni a livello di teoria di comprendere l'esistenza di gravi e importanti lacune ed errori nell'interpretazione dei fenomeni fondamentali alla base delle leggi e principi fondamentali attuali della fisica.

Come detto precedentemente, la fisica di Newton è basata su assunzioni  a mio avviso errate:

1) Considera l'energia e la quantità di moto come quantità isolate che non comunicano tra loro in quanto è ritenuto che siano grandezze non collegate tra loro.

2) Ognuna di queste grandezze prese singolarmente , energia e quantità di moto,  soddisfano i principi generali di conservazione.

2a) l'energia si conserva solo negli urti elastici

2b) la quantità di moto si conserva sia negli urti elastici che anelastici.

3) la massa è definita come m = f/a

La visione del Dott. Cotellessa supera tutte queste lacune in quanto:

1) Considera che la quantità di moto ed energia siano grandezze legate fisicamente e matematicamente.

q= mv = d(Ec)/dv = d(Ep)/dt = d(mh)/dt

Ec = ∫mvdv

Ep = ∫mvdt

dove q = mv è quantità di moto

m è la massa secondo la definizione del Dott. Giuseppe Cotellessa (m=Ep/h).

v è la velocità

h è l'altezza dal centro di gravità del corpo più grande.

Ec energia cinetica meccanica

Ep energia potenziale meccanica.

Quindi in natura esiste una conversione continua tra energia e quantità di moto come avviene in modo analogo tra quantità di moto e forza f= d(mv) / dt

La definizione della massa come

m = Ep/h è importantissima.

Basti pensare che grazie a questo errore fondamentale di Newton:

m = f/a

Einstein stesso non accorgendosene ha sviluppato tutta la teoria di relatività ristretta in quanto m è risultata funzione della velocità

Se

m = Ep/h

in questo caso è una definizione statica non dinamica e quindi non dipende più dalla velocità

In questa ottica bisogna considerare che partendo da un'assunzione sbagliata si può appunto creare una teoria sbagliata.

Secondo la visione originale del Dott. Giuseppe Cotellessa la formulazione corretta dell'energia potenziale meccanica è:

1) Epm = mh

dove

Epm è energia potenziale meccanica

m è la massa

h è l'altezza rispetto al baricentro della massa più grande, secondo le nozioni elementari di fisica classica.

in analogia con la definizione di energia potenziale elettrica

Epe = qV

dove:

Epe è l'energia potenziale elettrica

q è la carica elettrica V è il potenziale elettrico

Queste definizioni originali sono importanti per i seguenti motivi:

E' noto in fisica classica che per il principio di conservazione dell'energia la somma dell'energia cinetica più l'energia potenziale meccanica è costante.

La scoperta originale del Dott. Giuseppe Cotellessa è dunque importante perchè spiega in modo originale il meccanismo attraverso il quale avviene la trasformazione dell’ energia potenziale in quella cinetica e viceversa:

Quando l'energia potenziale meccanica varia nel tempo (in realtà la variazione del tempo coincide in questo caso con la variazione dello spazio) si ha la generazione di quantità di moto:

2) q = mv = d(Epm)/dt = d(mh/dt)

La quantità di moto viene automaticamente convertita in energia cinetica con l'integrazione della quantità di moto rispetto alla velocità.

In formula Ecm = ∫mvdv = 1/2mv2

Queste relazioni sono importantissime sotto l'aspetto concettuale.

Dunque la quantità di moto assume la funzione di una grandezza intermedia tra le energie meccaniche e la forza intesa come f = ma.

Ep = ∫mvdt = ∫dt∫madt

Ec = ∫mvdv

a loro volta:

q = mv = d(1(2mv2) dv = d(mh)/dt

f = ma = d2(Ep)/d2t

In campo fisico nella conversione da energia potenziale in energia cinetica accadono i seguenti fenomeni:

La variazione dell'energia potenziale in funzione dell'altezza genera la quantità di moto.

La creazione della quantità di moto e il suo aumento nel tempo generano da una parte l'energia cinetica e dall'altra creano la forza mg.

In pratica come reazione dell'aumento della quantità di moto per la diminuzione di energia potenziale si ha una reazione negativa in quanto l'incremento della quantità di moto viene contrastata nella conversione di quantità di moto in energia cinetica e in aumento della forza f=ma.

La quantità di moto agisce come una funzione tampone tra soluzioni acide e basiche in chimica.
E' un processo di regolazione tra conversione delle varie forme di energia e di conversione tra energia e forza.

L'incremento della quantità di moto ha l'effetto di generare contemporaneamente energia cinetica 1/2mv2 e forza f=ma.

La diminuzione della quantità di moto provoca sia la diminuzione dell'energia cinetica che la diminuzione della forza.

Dunque nella conversione da energia cinetica in energia potenziale accadono i seguenti fenomeni:
La diminuzione di energia cinetica fa diminuire  la quantità di moto che viene convertita in aumento di energia potenziale che fa  diminuire la forza f = ma.

Queste considerazioni sono importantissime ed alla base della riformulazione di tutti i principi fondamentali della fisica:

Ad esempio, nel caso del crollo del ponte Morandi, l'impatto diretto del vento forte sulle strutture del ponte faceva convertire l’elevata energia cinetica del ponte in quantità di moto che contemporaneamente veniva convertita in forze sul ponte e in un forte aumento dell’ energia potenziale dei componenti del ponte che causando quindi l'insorgenza di elevate forze distruttive.

Il valore delle forze create dalla definizione dell'impulso dipende dalla velocità del tempo di conversione della quantità di moto in forza.

Per la salvaguardia delle infrastrutture come i ponti, per esempio, e la lunga durata nel tempo, occorre trovare dei materiali adatti ad una lenta conversione delle quantità di moto in forze. La progettazione delle strutture civili ed industriali, infatti, oggi si basano sui principi di conservazione statica dell'energia e della quantità di moto come mondi isolati e separati non comunicanti tra loro,  indubbio che si debba ridefinire i principi e le condizioni di equilibrio dei sistemi fisici. Nel caso degli urti, per esempio, bisogna considerare che occorre partire dai valori delle energie meccaniche che si convertono in quantità di moto e quest'ultime in forze

f = ma.

Dobbiamo riconsiderare anche i modelli atomici in quanto gli stessi meccanismi valgono per le leggi elettriche.

Bisogna prevedere anche nel mondo elettrico l'esistenza dell'energia cinetica elettrica

Ece = 1/2qe2

che si traforma in quantità di moto elettrica

p = ev

e forza elettrica fE

fE= qE = dp/dt.

E necessario considerare che simmetricamente valgono nel mondo elettrico le stesse considerazioni fatte per il mondo meccanico, anche se in questo caso, è meno agevole controllare la quantità di carica elettrica nei corpi e le rispettive singole velocità delle cariche elettriche come quelle di elettroni e protoni.

La carica elettrica può essere definita come

q= E/V

e in modo simile alla corretta definizione della massa meccanica secondo la visione del Dott. Giuseppe Cotellessa non dipende più dalla velocità
m= Ep/h

Quindi il potenziale meccanico h ha l'equivalente nel potenziale elettrico V

Nella fisica di Newton attualmente al potenziale elettrico V corrisponde il potenziale meccanico gh.
Queste considerazioni sono importantissime perchè fanno comprendere che la fisica attuale è inadeguata per una corretta interpretazione della realtà fisica.


BIBLIOGRAFIA.

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sabato 23 febbraio 2019

ELETTRONI LIQUIDI E NUOVE FRONTIERE DELLA SCIENZA



Creato un liquido di elettroni a temperatura ambiente.

Per la prima volta un gruppo di fisici statunitensi ha ottenuto un nuovo stato della materia: si tratta “elettroni liquidi”, ottenuti a temperatura ambiente. Potrà servire per la costruzione di una nuova generazione di bio-scanner e per comunicazioni nello spazio.

La fisica va oltre i suoi confini. Oggi un gruppo di ricercatori della California a Riverside ha creato per la prima volta un nuovo materiale, un liquido di elettroni, a temperatura ambiente e non a temperature bassissime com’era avvenuto finora. Il prodotto ottenuto non deve essere immaginato come un liquido macroscopico composto da gocce, ma si tratta di un particolare materiale quantistico. Per ottenerlo i ricercatori hanno bombardato con impulsi laser un semiconduttore ultrasottile, inframmezzato da strati di grafene, dunque una sorta di sandwich. In questo modo hanno ottenuto un fiume di elettroni. I risultati sono pubblicati su Nature Photonics.

Gli elettroni sono particelle elementari, indivisibili e non strutturate, i mattoncini fondamentali che insieme ai protoni e ai neutroni compongono l’atomo. In generale, quando gli elettroni si spostano in modo ordinato in una superficie e in un certo tempo generano una corrente elettrica: su questo meccanismo si basano i dispositivi elettronici e i circuiti elettrici.

Gli elettroni – che nella figura (in alto) sono rappresentati in blu, mentre in rosso delle buche cariche positivamente (lacune o cariche positive) – scorrono portando la carica e contribuendo al passaggio di corrente. Queste particelle si muovono ordinatamente, come una fila di soldatini, e non urtano frequentemente e il loro comportamento in questa situazione standard può essere paragonato a quello di un gas. Tuttavia, i ricercatori hanno trovato un modo per condensare gli elettroni e trasformarli in liquidi.

L’idea è che questo possa avvenire quando si colpisce con potenti impulsi laser un materiale semiconduttore strutturato in sottilissimi strati. Questa forte sollecitazione esterna fa sì che il movimento degli elettroni venga perturbato e che queste particelle possano fluire e muoversi più liberamente. In pratica, gli elettroni rompono le righe e questo causa la loro condensazione, cioè il passaggio dallo stato gassoso a quello liquido, il tutto a temperatura ambiente. Il risultato è un metamateriale, cioè un materiale creato artificialmente per le sue proprietà elettromagnetiche, quantistico. Il liquido di elettroni, chiariscono gli autori, risulta avere proprietà simili a quelle di un liquido come l’acqua, anche se non è composto da molecole, ma da elettroni e buche. “Ciò che ci ha davvero sorpreso”, commenta Nathaniel Gabor, che ha coordinato lo studio, “è che abbiamo ottenuto questo risultato a temperatura ambiente. In precedenza, i ricercatori che hanno realizzato questi liquidi basati su elettroni e lacune erano riusciti ad ottenerli soltanto a temperature molto più basse di quelle dello spazio profondo“.

Ma perché creare proprio un materiale del genere? Questo stato della materia, il liquido di elettroni, può servire per realizzare dispositivi pratici e funzionali che generano e rilevano la luce ad una lunghezza d’onda dei terahertz, una radiazione submillimetrica, cioè ad una lunghezza d’onda, intermedia fra quella delle luce infrarossa e le microonde, difficile da rilevare (la distanza fra le creste dell’onda compresa fra 1 e 0,1 millimetri e la frequenza è fra i 30 e 300 GigaHertz). Attualmente se si volesse realizzare un fotorivelatore per individuare e produrre luce a questa lunghezza d’onda servirebbero dispositivi che operano a bassissime temperature, e non a temperatura ambiente, dunque poco convenienti e pratici. Così il risultato di oggi potrebbe aiutare a superare questo ostacolo.

L’ipotesi di nuovi dispositivi basati sul liquido di elettroni potrebbe aprire nuove strade di ricerca e applicazioni in diversi settori, dall’ingegneria biomedica alle telecomunicazioni fino alla tecnologie per la sicurezza. Questi sistemi, spiegano gli autori, potrebbero servire per individuare cellule tumorali allo stato embrionale (bio-scanner) e per comunicazioni nello spazio. E questo grazie alla capacità di rivelare la luce in questa particolare finestra di lunghezze d’onda.

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mercoledì 20 febbraio 2019

LA MIGRAZIONE DEI POLI...FENOMENO SOTTOVALUTATO?




Polo nord magnetico si sposta di 55 km l'anno, ecco le conseguenze:

Velocità più che triplicata in 20 anni. Secondo gli esperti è un segno dell'inizio dell'inversione dei poli
Il polo nord magnetico terrestre viaggia verso Est. Non è una notizia, diranno coloro che conoscono il fenomeno della 'migrazione di poli'. Ma la novità sta nella velocità di questo spostamento. Negli ultimi anni il moto del Nord magnetico - che segue una traiettoria che va dal'Artico canadese alla Siberia - ha subito un'accelerazione notevole, raggiungendo i 55 km l'anno. La stima è del Noaa (l'ente americano per le ricerche sull'atmosfera e gli oceani), che ha pubblicato con un anno in anticipo il nuovo Modello magnetico della Terra per consentire di aggiornare gli strumenti per la navigazione via mare e terra.

ALLARME BUSSOLE
Il polo nord magnetico fu localizzato per la prima volta nell'Artico canadese: era il 1831. Da allora si è spostato di 2.300 chilometri in direzione della Siberia. Per dare un'idea dell'entità dell'accelerazione è sufficiente pensare che la velocità di spostamento è più che triplicata in meno di 20 anni. Dal 2000 è aumentata da circa 15 km/anno a 55 km/anno. Ma quali sono le conseguenze? Il costante movimento del polo nord magnetico costituisce un problema per le bussole e per altri apparecchi elettronici, di uso civile e militare. Anche aerei e navi si basano sul nord magnetico, di solito come sistema di riserva.

Le forza armate Usa, per esempio, si servono di strumenti che rilevano il nord magnetico per la navigazione e anche per il lancio di paracadutisti - ricorda lo stesso Noa. Anche le piste degli aeroporti sono denominate in base al loro allineamento rispetto al polo nord magnetico. Tecnologie simili sono utilizzate dalla Nasa per ricerche, mappature, per il monitoraggio di antenne e satelliti, dalle app dei telefonini che forniscono servizi 'Compass', Gps, mappe, eccetera.
La posizione del polo nord magnetico era aggiornata ogni cinque anni e l'ultima stima era attesa per il 2020 ma è stata anticipata per "variazioni impreviste nella regione Artica" - comunica il Noaa - che testimoniano la rapida accelerazione del fenomeno di migrazione. I dati del 'World Magnetic Model' peraltro erano previsti per la metà di gennaio ma sono slittati a causa dello shutdown negli Stati Uniti, il blocco delle attività amministrative del Governo federale statunitense.

PERCHE' SI MUOVE
Il campo magnetico è fondamentale per la vita sulla Terra, perché avvolge il pianeta in un invisibile guscio che lo protegge dalle pericolose radiazioni solari e cosmiche, dannose per la salute. La ragione dello spostamento rapido del nord magnetico sta nella turbolenza dello strato esterno liquido del nucleo terrestre (il polo sud magnetico si muove invece molto più lentamente). L'accelerazione, insieme all'indebolimento generale del campo magnetico terrestre, sarebbe - secondo gli esperti - un segnale che indica l'approssimarsi dell'inversione dei poli magnetici, un fenomeno avvenuto circa 100 volte in 170 milioni di anni.

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venerdì 15 febbraio 2019

IL PRIMO SAPIENS, FORSE TROVATO IN MONGOLIA



Cranio trovato in Mongolia puó appartenere al piú antico umano “moderno” mai scoperto.

Un antico cranio umano molto discusso, rinvenuto in  Mongolia è stato datato e analizzato geneticamente, dimostrando che si tratta del primo umano moderno (Homo Sapiens) mai trovato nella regione, secondo una nuova ricerca dell’Università di Oxford. La datazione al radiocarbonio e l’analisi del DNA hanno rivelato che l’unico fossile di ominide del Pleistocene scoperto in Mongolia, inizialmente chiamato Mongolanthropus, è in realtà un umano moderno che visse approssimativamente 34-35 mila anni fa. La calotta cranica, rinvenuta nella valle di Salkhit, nella Mongolia nord-orientale, è, ad oggi, l’unico fossile di ominide del Pleistocene rinvenuto nel paese.


Il reperto
Il cranio è per lo più completo e comprende le creste sopraccigliari e le ossa nasali. La presenza di caratteristiche arcaiche ha portato inizialmente a ritenere che si trattasse di Homo Erectus o Neanderthal. I paleoatropologi di Oxford hanno infine datato l’esemplare a 34.950-33.900 anni fa,  8.000 anni  in più rispetto alla datatazione iniziale.
Il team di Oxford ha utilizzato una nuova tecnica per la datazione al radiocarbonio di ossa fortemente contaminate. Questo metodo si basa sull’estrazione di uno solo degli amminoacidi dal collagene presente nell’osso. L’amminoacido idrossiprolina (HYP), che rappresenta il 13% del carbonio nel collagene dei mammiferi. La datazione di questo amminoacido consente infatti un drastico miglioramento nella rimozione di contaminanti moderni dai campioni.

I risultati
La nuova e affidabile datazione al radiocarbonio ottenuta per il campione mostra che questo individuo risale allo stesso periodo del Paleolitico superiore in Mongolia, che di solito è associato all’uomo moderno. L’età del reperto è posta successivamente alle prime tracce degli esseri umani anatomicamente moderni nella maggiore Eurasia, che secondo alcuni ricercatori potrebbe superare i 100.000 anni in Cina. Questo nuovo risultato suggerisce anche che c’era ancora una significativa quantità di contaminazione non rimossa nel campione durante le misurazioni del radiocarbonio originale. Ulteriori analisi eseguite in collaborazione con scienziati dell’Università di Pisa hanno confermato che il campione era fortemente contaminato dalla resina che era stata usata per conservare il campione dopo la sua scoperta.

Le dichiarazioni
“La ricerca che abbiamo condotto dimostra ancora una volta i grandi benefici dello sviluppo di metodi chimici migliorati per datare materiale preistorico che è stato contaminato”, ha detto il dr. Thibaut Devièse, primo autore dell’ articolo, che guida gli sviluppi del metodo nell’analisi specifica dei composti presso l’Università di Oxford. “Il pretrattamento dei campioni è fondamentale per ottenere cronologie affidabili in archeologia”.

Le analisi del DNA sono state eseguite anche sulle ossa di ominide dal team del professor Svante Pääbo presso il Max-Planck Institute for Evolutionary Anthropology a Lipsia, in Germania. Diyendo Massiliani e colleghi hanno ricostruito il genoma mitocondriale completo del campione. Si colloca all’interno di un gruppo di mtDNA umani moderni (aplogruppo N) che è molto diffuso in Eurasia oggi, a conferma dell’opinione di alcuni ricercatori secondo cui il cranio è davvero di un essere umano moderno. Sono in corso ulteriori lavori sul DNA nucleare per gettare ulteriore luce sulla genetica del cranio.

“Questo enigmatico cranio ha lasciato perplessi i ricercatori per qualche tempo”, ha affermato il professor Tom Higham, che guida il gruppo di ricerca PalaeoChron presso l’Università di Oxford. “Una combinazione di scienza all’avanguardia, tra cui la datazione al radiocarbonio e la genetica, ha dimostrato che questo reperto e’ di un umano moderno; i risultati si inseriscono perfettamente nella documentazione archeologica della Mongolia che collega appunto gli umani moderni al Paleolitico superiore in questa parte del mondo. “

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martedì 12 febbraio 2019

LA NUOVA FRONTIERA DEGLI ARTI BIONICI PARLA ITALIANO



Impiantata la prima mano bionica permanente. Siamo vicini a una rivoluzione per le protesi.

La svolta grazie al progetto di ricerca europeo Detop, coordinato dall'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e finanziato dalla Commissione Europea all'interno del programma Horizon 2020.

L’intervento potrebbe rivoluzionare la qualità della vita delle persone che per un incidente o per una malattia hanno perso un arto. La prima persona ed essere stata sottoposta a questo tipo di operazione è una signora svedese. Del resto il nuovo impianto è stato sviluppato nel Paese scandinavo dal team guidato da Max Ortiz Catalan presso l’azienda che per prima ha realizzato una protesi artificiale, usando la tecnica dell’osteointegrazione, in collaborazione con la Chalmers University of Technology.



L’intervento
Alla donna sono stati innestati impianti in titanio nelle due ossa dell’avambraccio, quindi nel radio e nell’ulna, con la tecnica dell’osteointegrazione combinata alle interfacce muscolari. L’impianto potrà essere utilizzato quotidianamente e consentirà di controllare in modo naturale la mano robotica e di restituirne le percezioni sensoriali. L’impianto funge da tramite tra lo scheletro e la mano robotica sviluppata dalla Scuola Superiore Sant’Anna e da Prensilia.

I benefici sulla vita quotidiana
Le protesi convenzionali permettono di riprodurre solo i movimenti di apertura e di chiusura della mano. Il nuovo impianto consente invece un controllo molto più efficiente della mano robotica, grazie alla tecnica osteointegrata. Grazie ai 16 elettrodi impiantati nei nervi la donna recupererà le sensazioni tattili.

Grande lavoro internazionale
L’intervento chirurgico si è svolto presso lo Sahlgrenska University Hospital in Svezia sotto la guida di Richard Brånemark e di Paolo Sassu. Il progetto Detop è coordinato da Christian Cipriani, direttore dell’Istituto di BioRobotica, e include anche Prensilia srl, azienda spin-off dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna, Lund University, Gothenburg University, University of Essex, Swiss Center for Electronics and Microtechnology, l’università Campus Bio-Medico di Roma, il Centro Protesi Inail e l’Istituto Ortopedico Rizzoli.

Ora toccherà a un paziente italiano
Il prossimo obiettivo è impiantare il sistema protesico su altri due pazienti, uno in Italia e uno in Svezia. «Grazie a questa interfaccia uomo-macchina così accurata – commenta Christian Cipriani, responsabile scientifico del progetto Detop – e grazie alla destrezza e al grado di sensibilità della mano artificiale, ci aspettiamo che nel giro dei prossimi mesi la donna riacquisisca funzionalità motorie e percettive molto simili a quelle di una mano naturale. Questo non sarà comunque l’unico impianto previsto. Sono infatti partite in Italia le attività di ricerca per il reclutamento di un secondo paziente per un nuovo intervento chirurgico. L’operazione è in programma all’Università Campus Bio-Medico di Roma. Verrà effettuato da team clinici del Campus Bio-Medico e dell’Istituto ortopedico Rizzoli».

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