Secondo un recente studio, l’origine
dell’Alzheimer non sarebbe da ricercare nell’area del cervello associata alla
memoria. All’origine della malattia ci sarebbe, invece, la morte dei neuroni
nell’area collegata anche ai disturbi d’umore. A mettere a punto la scoperta,
che promette di rivoluzionare l’approccio alla 'malattia del secolo, uno studio
italiano pubblicato il 3 Aprile scorso su Nature Communications: https://www.nature.com/articles/ncomms14727,
i cui risultati dimostrano anche che la depressione sarebbe una 'spia
dell’Alzheimer, non viceversa. Solo in Italia, l’Alzheimer colpisce circa mezzo
milione di persone e ben 47 milioni in tutto il mondo. La ricerca, coordinata
da Marcello D’Amelio, professore associato di Fisiologia Umana e
Neurofisiologia presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma, getta ora una
luce nuova su questa patologia. Finora si riteneva infatti che fosse dovuta a
una degenerazione delle cellule dell’ippocampo, area cerebrale da cui dipendono
i meccanismi del ricordo. La nuova ricerca, condotta in collaborazione con la
Fondazione IRCCS Santa Lucia e del CNR di Roma, punta invece l’attenzione
sull'area tegmentale ventrale, dove viene prodotta la dopamina,
neurotrasmettitore collegato anche ai disturbi d’umore. Come in un effetto
domino, la morte di neuroni deputati alla produzione di dopamina provoca il
mancato arrivo di questa sostanza nell’ippocampo, causandone il 'tilt' che
genera la perdita dei ricordi. L’ipotesi è stata confermata in laboratorio,
somministrando su modelli animali due diverse terapie mirate a ripristinare i
livelli di dopamina. Si è così osservato che, in questo modo, si recuperava il
ricordo, ma anche la motivazione. «L'area tegmentale ventrale - chiarisce
D’Amelio - rilascia dopamina anche nell’area che controlla la gratificazione.
Per cui, con la degenerazione dei neuroni dopaminergici, aumenta anche il
rischio di perdita di iniziativa». Questo spiega perchè l’Alzheimer è
accompagnato da un calo nell’interesse per le attività della vita, fino alla
depressione. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, i noti cambiamenti
dell’umore associati all’Alzheimer, non sarebbero conseguenza della sua
comparsa, ma un 'campanello d’allarme" dell’inizio della patologia.
«Perdita di memoria e depressione - conclude D’Amelio - sono due facce della
stessa medaglia».
Da:
Dopamine neuronal loss contributes to memory
and reward dysfunction in a model of Alzheimer’s disease
Annalisa Nobili, Emanuele Claudio
Latagliata, Maria Teresa Viscomi, Virve Cavallucci, Debora Cutuli, Giacomo
Giacovazzo, Paraskevi Krashia, Francesca Romana Rizzo, Ramona Marino, Mauro
Federici, Paola De Bartolo, Daniela Aversa, Maria Concetta Dell’Acqua, Alberto
Cordella, Marco Sancandi, Flavio Keller, Laura Petrosini, Stefano
Puglisi-Allegra, Nicola Biagio Mercuri, Roberto Coccurello, Nicola Berretta &
Marcello D’Amelio
Nature Communications 8, Article number: 14727
(2017)
doi:10.1038/ncomms14727
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DI MARCO LA ROSA
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