Dalle carni cancerogene alle
bistecche di vermi…
di: Marcello Pamio
Il mostro sacro dell’ufficialità in ambito
sanitario ha emesso il suo verdetto.
L’oracolo di Ginevra, cioè
l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO) ha decretato che la carne
rossa lavorata è cancerogena come il fumo di sigaretta e l’amianto. Leggermente
meno tossica per l’organismo umano sarebbe la carne rossa non processata, che è
stata classificata per questo motivo come un “probabile cancerogeno”. A
sconvolgere le notti di molti allevatori e di moltissime persone dedite a
mangiare abitualmente questo tipo di carne è stato l’ufficialissimo ente “Iarc”,
l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione. Lo Iarc ha
analizzato 800 studi pubblicati e il risultato è stato ufficializzato su The
Lancet Oncology, una delle più rinomate riviste in ambito oncologico. In
pratica la carne lavorata è stata inserita nel Gruppo 1 delle sostanze
cancerogene per le quali “esiste una evidenza sufficiente che causino il cancro
nell’uomo” in particolare allo stomaco e all’intestino crasso. Quella non
processata è stata inserita invece nel Gruppo 2. Incredibilmente nello stesso
articolo in cui la carne rossa viene paragonata all’amianto, si ricorda anche
che la stessa carne “contiene proteine di alto valore biologico e nutrienti
importanti come vitamina B, ferro e zinco”. Della serie: se mangi la carne ti
viene il cancro, ma non puoi non mangiarla perché sono proteine nobili! Un
ossimoro di livello psichiatrico. Quindi è meglio un uomo col cancro ma con la
vitamina B, il ferro e lo zinco in regola o un uomo sanissimo senza cancro ma
con un po’ di ferro in meno? Mistero della scienza… Dopo l’uscita dello Iarc,
l’attentissima ministra della salute pubblica Beatrice Lorenzin, la stessa che
ha pubblicamente dichiarato che i vaccini pediatrici di massa sono
assolutamente sicuri e innocui per i bambini, ha attivato subito il comitato
nazionale per la sicurezza alimentare perché fornisca un parere in merito.
Vuole sapere se deve o no mangiare lo zampone a Natale. Le associazioni delle
carni e dei salami (Assocarni e Assica) ovviamente hanno subito ribattuto che
qui da noi in Italia il consumo di carne è basso e quindi non c’è alcun
pericolo per i consumatori. Avete capito? Nessun pericolo. Parola delle
industrie che macellano tonnellate di carne da mattina a sera! Ci si può
fidare. Il Rapporto non ha messo il luce solo statistiche, che in quanto tali
possono sempre essere manipolate e/o interpretate a proprio uso e consumo: i
ricercatori hanno riscontrato nelle urine delle persone che consumano carni
rosse sostanze “capaci di alterare il dna”. Spiegando che “mutazioni del codice
genetico erano presenti anche nelle cellule dell’intestino”. Quindi stiamo
parlando di tossine alimentari in grado di danneggiare la catena della vita
(DNA) e di provocare mutazioni che possono sfociare in cancro.
Entriamo nel dettaglio dello
studio:
Nelle carni processate il dito
viene puntato non solo nei nitrati e nitriti usati universalmente per la
conservazione i quali si trasformano in sostanze cancerogene, ma anche nei
metodi di cottura, perché sia la griglia che il classico barbecue producono a
causa delle alte temperature sostanze cancerogene nelle parti bruciacchiate (le
parti nere). Se qualcuno pensa di ovviare a tali rischi con cotture più basse
si sta sbagliando di grosso, perché “neanche la cottura a temperatura più bassa
evita del tutto la comparsa di sostanze che hanno il potere di mutare il dna”. Oltre
a quanto appena detto il rischio di cancro secondo i ricercatori francesi è
dovuto a particolari proteine presenti nel muscolo animale (mioglobine) che
all’interno dell’uomo si trasformano in sostanze in grado di danneggiare il
DNA. Le conclusioni dello studio, che tanto stanno facendo discutere il mondo,
sono risapute da decenni in chi si occupa di alimentazione umana e consapevole.
Non c’è nulla di strano: le carni non sono fatte per essere digerite dall’uomo!
Come in tutte le organizzazioni
sovranazionali e/o governative che si “rispettino”, gli studi e le conclusioni
sono sempre lacunose e mancano di tasselli fondamentali. Leggendo le
dichiarazioni ufficiali sembra infatti che SOLO le carni rosse siano imputate
di provocare mutazioni al DNA e quindi cancro. E le carni bianche? Andando per
esclusione, fanno benissimo. Ci si può allora rimpinzare di pollo, tacchino,
faraona, quaglia, pesce e uova ogni giorno perché non provocano il cancro. Gongolano
i vari produttori i quali avevano appena finito di leccarsi le ferite dovute
alla perdita economica per via dell’aviaria. Qualche anno fa per via delle
infezioni aviarie le carni bianche sono state boicottate e sostituite dalle
squisite e sicure carni rosse … Ora le cose s’invertono, ma il risultano non
cambia.
Il vero problema delle carni:
Il risultato non cambia perché il
problema non è il colore o l’origine della carne: il problema sono le proteine
di origine animale! Punto. TUTTE le proteine che derivano da animali creano
nell’organismo umano, dopo i processi metabolici, tossine che possono generare
patologie anche gravissime. Mettere all’indice solo la carne rossa lasciando
intendere che tutto il resto, carne bianca (pregna di ormoni e farmaci), pesce
(carico di metalli tossici come il mercurio), uova e latticini (pregni di
estrogeni e antibiotici) vanno assolutamente bene, è estremamente pericoloso e
assai fuorviante. Esattamente come dire: il fumo delle sigarette fa venire il
cancro, ma il fumo dei sigari no, anzi fa bene alla salute.
Acidi e metaboliti vari:
Tutte le proteine di origine
animale, indipendentemente dal colore e dall’animale, quando vengono
metabolizzate, cioè digerite, producono nell’intestino tossine cancerogene come
cadaverina, putrescina, indòlo, scatòlo, ptomaine, e sottoprodotti come acido
urico, acido fosforico, acido nitrico, acido solforico. Questi ultimi sono
acidi molto forti che vanno a squilibrare l’armonia e l’assetto acido-basico di
tutto il sistema a tal punto che per neutralizzare tale acidità l’organismo
richiama immediatamente sali tamponi, cioè sali minerali (calcio, magnesio,
potassio, ecc.) dai vari depositi: ossa (osteoporosi), denti (carie), capelli,
unghie, tendini e vasi sanguigni. L’eccesso di azoto contenuto nelle proteine
animali, che il nostro organismo NON può utilizzare, è causa di nefropatie
(patologie renali), gotta, iperuricemia, ecc. Patologie queste non a caso in
crescita esponenziale oggigiorno. Andando avanti con la disamina è bene anche
sapere che tutte le proteine animali NON contengono assolutamente la fibra
necessaria a stimolare gli importantissimi movimenti peristaltici, quindi
l’evacuazione giornaliera dei veleni e delle tossine, inducendo stitichezza
cronica, tossiemia, vene varicose, emorroidi, diverticoliti, appendiciti e in
ultima istanza anche il cancro. Un altro grossissimo problema non menzionato
dallo studio dello Iarc e che tocca tutti gli animali sia quelli dalla carne
rossa che quelli dalla carne bianca, è l’utilizzo negli allevamenti intensivi
di antibiotici (prevenzione e ingrasso), ormoni (ingrasso e crescita),
cortisonici (ingrasso e per stimolare la fame), anabolizzanti (ingrasso) e
moltissimi altri prodotti chimici di sintesi, spesso illegali ma usati lo
stesso. Nel caso degli antibiotici per esempio stiamo parlando di una quantità
pari a 10.000 tonnellate che finiscono per “curare” e “ingrassare” gli animali
da macello. E’ scontato sottolineare che questi farmaci finiranno nel piatto
dei consumatori ignari. Quindi perché puntare il dito solo sulle carni rosse
quando anche quelle bianche presentano le stesse problematiche? Cosa c’è sotto?
Ci stanno per caso preparando psicologicamente all’entrata di altri alimenti?
Magari insetti? Stranamente a pochi giorni dal clamoroso studio dello Iarc, il
Parlamento di Strasburgo ha dato il via libera a quello che viene chiamato
novel food (nuovo cibo): insetti, vermi, larve, scorpioni, ragni, alghe. Ma
anche cibi costruiti in laboratorio (che non esistono in natura e quindi
pericolosissimi per l’intero ecosistema), nuovi coloranti, prodotti di colture
cellulari e tessuti e nuovi nano-materiali potranno finire nella nostra
imbandita tavola.
Sono le coincidenze della vita.
Da una parte ci avvertono che il cotechino e la trippa sono cancerogeni e le
carni anemiche del vitello (vengono a tal proposito usati farmaci anemizzanti
che fanno letteralmente esplodere i globuli rossi della povera bestia) o quelle
pompate di ormoni del pollo sono meglio. Per poi dirci che il cibo del futuro
sono vermi, ragni e cavallette…. Ci auguriamo che il Parlamento europeo di
Strasburgo pubblichi quanto prima anche un ricettario per spiegare
dettagliatamente come i ragni, le larve, i vermi e le locuste andrebbero
consumati: tutto a crudo o sotto i 42° per appropriarci anche degli eventuali
enzimi, oppure solo cotto? E nel caso dei fritti, per evitare la formazione
dell’acrilamide, quali oli sarebbe meglio usare: quello quattro stagioni del
motore auto o l’olio di paraffina?
Buon appetito a tutti…
COMMENTO:
Alla fine di tutto restano sempre
il buon senso, l’equilibrio e la conoscenza. Se sapremo adoperare adeguatamente
queste tre qualità, capiremo dove stanno gli inganni e gli interessi di parte,
anche quando a parlare o sentenziare sono istituzioni di “presunta” levatura
morale. Certo è che i media oggigiorno non sono davvero più in grado di
veicolare adeguatamente certe informazioni, vuoi per interessi economico-sensazionalistici
e per evidenti incompetenze tecnico-scientifiche. Quindi, che un consumo non
equilibrato di “carne” in generale, non sia propriamente compatibile con la
digestione umana, è dato di fatto molto antico e già risaputo da “millenni”ed
ovviamente anche questa ennesima uscita – consiglio dell’OMS andrà romanamente
presa, a detta di Plinio il Vecchio (Nat. Hist. 23, 77, 3) “addito salis grano“
con l’aggiunta di una presa di sale, cioè con un po’ di discernimento, e non va
intesa alla lettera.
MLR
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