SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE
COTELLESSA (ENEA)
La terapia antibiotica sui
bambini è di uso comune da molti anni. Si calcola per esempio che negli Stati
Uniti, ogni bambino, all'età di due anni, abbia già subito, in media, tre
trattamenti con questo tipo di farmaci. Il loro utilizzo è indicato quando si
tratta di infezioni batteriche, ma in tutto il mondo i microbiologi segnalano
un uso indiscriminato, che può avere conseguenze serie, anche sul lungo
periodo, per i piccoli pazienti. Un primo effetto evidente, come dimostrano due
nuovi studi pubblicati sulla rivista “Science Translational Medicine”, è che i
bambini sottoposti ripetutamente a terapia antibiotica mostrano un'alterazione
del microbiota, l'insieme dei microbi – per la maggior parte batteri, ma anche
lieviti e virus - che albergano nel tubo digerente umano. Inoltre,
l'esposizione ripetuta agli antibiotici induce i batteri intestinali ad
attivare i geni che garantiscono una resistenza a quella classe di sostanze.
Rappresentazione artistica dei
batteri intestinali (Credit: V. Altounian/Science Translatinal Medicine 2016)
Il microbiota umano, che in
condizioni normali conta tra le 500 e le 1000 specie diverse di microrganismi,
negli ultimi anni si è guadagnato una
grande attenzione da parte della ricerca biomedica. Sono molti infatti gli
indizi della sua notevole influenza sulla salute. Alcuni studi per esempio
hanno mostrato che l'alterazione dei batteri intestinali è correlata
all'insorgenza di diverse patologie, quali le malattie infiammatorie
dell'intestino, il diabete di tipo 2, l'obesità e i disturbi metabolici, il
tumore del colon-retto, la cirrosi epatica e l'artrite reumatoide, per citarne
solo alcune. In molti casi tuttavia, si
è trattato di studi longitudinali, cioè che hanno seguito campioni di
popolazione per molti anni per verificare se l'alterazione o la disregolazione
dei microbiota si possa far risalire a cattive condizioni di salute infantili
quali la malnutrizione, il diabete di tipo 1 o l'asma. Solo di recente alcuni
ricercatori hanno iniziato a studiare l'impatto di fattori esterni, come
l'esposizione agli antibiotici, dimostrando, su piccoli campioni di soggetti
adulti, che questi farmaci determinano una diminuzione della diversità
microbica, e confermando così analoghi risultati ottenuti nei topi di
laboratorio.
Un aspetto finora non chiarito
era però l'influenza degli antibiotici sulla prima infanzia.
Nel primo studio, Nicholas
Bokulich e colleghi della New York University hanno studiato lo sviluppo del micro
bioma (Il microbioma è l'insieme del
patrimonio genetico e delle interazioni ambientali della totalità dei
microrganismi di un ambiente definito. Un ambiente definito potrebbe essere un
intero organismo come un essere umano o parti di esso,per esempio l'intestino o
la cute) in 43 bambini dalla nascita fino a due anni di età, raccogliendo
campioni di feci e confrontandoli con analoghi campioni delle madri prima e
dopo la nascita. Hanno così scoperto che la somministrazione di antibiotici,
insieme al parto cesareo e all'allattamento con latte artificiale, può
ritardare lo sviluppo del microbiota e ridurre la diversità batterica. Nel
secondo studio, Moran Yassour del Broad Institute del MIT e della Harvard
University a Cambridge, nel Massachusetts, e colleghi di una collaborazione tra
istituti finlandesi e statunitensi, hanno analizzato i campioni fecali di 39
bambini per tre anni, concludendo anche in questo caso che il trattamento
antibiotico, insieme ad altri fattori,
riduce la diversità e la stabilità microbica intestinale. Nei primi mesi di
vita, in particolare, tutti i bambini nati con parto cesareo e il 20 per cento
di quelli nati con parto naturale erano privi di batteroidi, particolari tipi
di batteri che contribuiscono a regolare il sistema immunitario dell'intestino.
Ma il dato più preoccupante - anche se transitorio - per la salute dei piccoli
riguarda la resistenza agli antibiotici. Nei mesi successivi alla
somministrazione dei farmaci, i batteri mostravano un incremento
nell'espressione di geni che codificano per proteine legate al fenomeno della
resistenza antibiotica. Un dato interessante,è che per ragioni ancora non
comprese, questi geni sono espressi anche nei bambini di due mesi non esposti
agli antibiotici. Vedi anche precedente
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