IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

mercoledì 8 giugno 2016

CELLULE STAMINALI: LA SOLUZIONE DEFINITIVA ?


SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

“Le cellule staminali sono cellule primitive, non specializzate, dotate della capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo attraverso un processo denominato differenziamento cellulare. Sono oggetto di studio da parte dei ricercatori per curare determinate malattie, sfruttando la loro duttilità. Le cellule staminali possono essere prelevate da diverse fonti come il cordone ombelicale, il sacco amniotico, il sangue, il midollo osseo, la placenta, i tessuti adiposi”.

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“Lesioni nel midollo spinale dei ratti riparate con le staminali”.

Il risultato grazie a ricercatori dell’Università di San Diego. Le cellule hanno formato interazioni che hanno permesso di migliorare il controllo dei movimenti delle zampe anteriori dei roditori. Ancora lontana (per il momento ?) la sperimentazione sull’uomo.
Cellule staminali hanno permesso di riparare lesioni nel midollo spinale dei ratti, ripristinando per la prima volta il funzionamento di un particolare circuito nervoso che è presente anche nel corpo umano, dove costituisce la principale via deputata al controllo dei movimenti. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, è stato ottenuto da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università della California a San Diego.  Si tratta di una prima assoluta, spiegano gli autori dello studio, perché finora nessuna terapia volta a riparare le lesioni del midollo spinale era riuscita a rigenerare il cosiddetto fascio corticospinale, che nell’uomo va dalla corteccia cerebrale al midollo spinale e rappresenta il circuito nervoso più importante per il controllo dei movimenti volontari.  «La novità del nostro studio è che abbiamo usato per la prima volta cellule staminali neurali per verificare se potessero supportarne la rigenerazione e, con nostra grande sorpresa, ne sono state capaci», spiega il coordinatore della ricerca, Mark Tuszynski.  I ricercatori hanno impiantato queste cellule progenitrici a livello delle lesioni del midollo spinale dei topi: le staminali erano già «indirizzate» a specializzarsi in cellule del midollo e lo hanno fatto in maniera molto efficiente, formando delle interazioni (sinapsi) che hanno permesso di migliorare il controllo dei movimenti delle zampe anteriori dei roditori. Questi risultati hanno quindi abbattuto un vecchio pregiudizio, che voleva i neuroni corticospinali sprovvisti dei meccanismi interni necessari alla rigenerazione. Il potenziale delle cellule staminali si è dimostrato elevatissimo, spiegano i ricercatori, che però ammoniscono: «c’è ancora molto lavoro da fare prima di pensare ad una sperimentazione sull’uomo. Bisognerà verificare quali sono gli effetti a lungo termine negli animali, poi si dovranno studiare i metodi migliori per applicare questa tecnologia all’uomo e infine si dovranno identificare le cellule staminali umane più adatte per l’impiego clinico».
Da:

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“Sla, positivi i primi 18 trapianti di cellule staminali”

Malattia ancora misteriosa. Nel 90% dei casi non si conosce la causa. Ottimi risultati per la campagna fondi con la sfida dell’Ice Buket. Il 20 settembre Giornata Mondiale.
Di strada da percorrere ce n’è ancora tanta. La sclerosi laterale amiotrofica, che colpisce le cellule cerebrali responsabili del controllo dei movimenti (motoneuroni) e che porta alla progressiva paralisi della muscolatura volontaria, rappresenta una delle sfide tutte da giocare per ricercatori e medici. Della malattia, che in Italia tocca da vicino all’incirca seimila persone, resta quasi tutto da scoprire, se il 90% delle diagnosi non è accompagnato dal riconoscimento di una causa. Negli ultimi anni, però, l’attenzione nei suoi confronti è cresciuta. E i primi risultati non stanno tardando ad arrivare.  

STAMINALI, PRIMI RISCONTRI PROMETTENTI 
È di ieri la notizia che la sperimentazione (fase I) mirata a valutare l’efficacia del trapianto di cellule staminali cerebrali umane prelevate da feti abortiti spontaneamente s’è conclusa positivamente. I primi studi miravano a valutare la sicurezza del trapianto: nessun problema è stato riscontrato e in tre pazienti si è avuto anche un beneficio neurologico. Nel 2016 partirà la fase 2 su settanta pazienti, ma all’Ansa - in attesa della presentazione ufficiale dei risultati, prevista per il 29 settembre - Angelo Vescovi, professore di biologia cellulare all’università Bicocca di Milano e direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca Casa Sollievo della Sofferenza di San Pio di San Giovanni Rotondo, ha fatto sapere che «si tratta di risultati eccellenti, anche se è ancora presto per parlare di una “cura” contro la Sla, per cui serviranno ulteriori conferme».

GENETICA, LE ULTIME SCOPERTE 
La ricerca si sta concentrando sulla comprensione dei meccanismi alla base della malattia. Quanto alla sua componente genetica, il profilo non è ancora completo. La malattia emerge quasi sempre in maniera sporadica, ma esiste una quota (5-7%) di casi di malattia che sembra manifestarsi con chiara familiarità: da qui la definizione di sclerosi laterale amiotrofica familiare, tale nei casi in cui almeno due consanguinei ne risultano affetti e causata dalla mutazione del gene che codifica per l’enzima superossido dismutasi. Altro gene probabilmente interessato è il TBK1, anche se «l’esatto ruolo biologico della proteina da esso codificata non è pienamente compreso - spiega Vincenzo Silani, direttore dell’unità operativa di neurologia, stroke unit e laboratorio neuroscienze all’istituto Auxologico di Milano -. Potrebbe essere coinvolta nei processi di autofagia con cui i motoneuroni eliminano i componenti cellulari danneggiati.  Questo meccanismo determina un accumulo di proteine anomale nelle cellule, portandole alla morte». Nulla però che permetta di sdoganare l’impiego dei testi genetici, se non di fronte a casi di palese familiarità. Le implicazioni etiche e l’elevato numero di variabili irrisolte pongono un freno alla pratica, che rischierebbe di fornire risultati poco attendibili. 
Da:

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“Le staminali restituiscono la vista: via libera Ue al primo farmaco”

La tecnica è tutta made in Italy, ci sono voluti 30 anni di ricerche. Ora si pensa di poterla usare per curare anche altre malattie.

Grazie al nuovo farmaco con le staminali gli scienziati riescono a rigenerare il tessuto oculare lesionato.

Una storia iniziata negli Anni 80. Sono queste le tempistiche della vera scienza, quella fatta secondo le regole. Oggi, dopo anni di sperimentazioni, la Commissione Ue ha autorizzato il primo farmaco della storia a base di cellule staminali. Una cura capace di ricostruire le cornee danneggiate ridonando la vista ai malati. Accade a Modena, terra di eccellenze dove l’incontro tra Graziella Pellegrini, Michele De Luca dell’Università di Modena e Reggio Emilia e la lungimiranza della Chiesi Farmaceutici ha reso possibile questo successo.

Made in Italy, nata in Usa 

Tutto parte dagli Stati Uniti. Qui De Luca impara a coltivare cellule staminali epidermiche per la rigenerazione della pelle nei grandi ustionati. Tecnica che esporta in Europa incontrando la Pellegrini. I due scienziati si appassionano allo studio delle staminali della superficie oculare. «Abbiamo scoperto che le cellule che consentono la rigenerazione della cornea risiedono in una piccola area al confine tra cornea e congiuntiva chiamata limbus. Quando ustioni termiche o chimiche della superficie oculare danneggiano irreversibilmente la riserva di staminali la superficie corneale smette di rigenerarsi e la congiuntiva si opacizza rendendo impossibile la visione» spiega la Pellegrini. Partendo dall’evidenza che la cornea è in grado di rigenerarsi gli scienziati italiani hanno pensato di riparare il danno partendo proprio da queste cellule. «Basta solamente un millimetro di tessuto oculare integro per poter ricostruire in laboratorio l’intera superficie dell’epitelio che ricopre la cornea» spiega De Luca. Un lavoro di ingegneria tissutale che prende il nome di Holoclar, il primo farmaco a base di staminali. Una cura prodotta nei laboratori di Holostem Terapie Avanzate di Modena, spin off dell’università al Centro “Stefano Ferrari”. 

Come funziona:

Il primo passo è la biopsia. Ovunque si trovi il paziente le staminali prelevate, grazie ad un corriere specializzato, partono e arrivano entro 24 ore a Modena. A questo punto inizia il processo di sviluppo che richiede alcune settimane. Quando il paziente è pronto, il tessuto generato viene spedito per il trapianto. «Selezionati con cura i malati che presentano le caratteristiche per essere trattati, nel caso di lesioni superficiali il ripristino della visione avviene in circa l’80% dei casi» spiega l’esperto. Persone altrimenti destinate a rimanere senza vista. 

Gli sviluppi:

Oggi gli scienziati modenesi lavorano allo sviluppo di una cura per la sindrome dei bambini farfalla, grave malattia caratterizzata dalla formazione di ferite continue. «Prelevando e modificando con un approccio di terapia genica le staminali epidermiche siamo riusciti a trattare i primi due casi. La speranza è quella di ripetere con successo quanto ottenuto con gli occhi» conclude De Luca.
Da:

rif. Wikipedia

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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs






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