SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE
COTELLESSA (ENEA)
Da:
L'evoluzione delle cellule
eucariote sarebbe avvenuta con la graduale acquisizione da parte degli archea
di geni e lipidi propri dei batteri. L'ipotesi è suffragata dall'analisi
genetica di Lokiarchaeum, il primo microrganismo con caratteristiche di
transizione mai scoperto.
Sarebbe stata una lunga e lenta
serie di acquisizioni di geni dai batteri a permettere la trasformazione di
alcuni archea nelle prime complesse cellule eucariote.
Archea: “Uno dei
tre grandi domini in cui sono divisi gli esseri viventi. Comprende organismi
unicellulari appartenenti al regno degli archeobatteri, raggruppati nei tre
ordini degli Crenarchaeota, Euryarchaeota e Korarchaeota. Nella vecchia
classificazione, gli archeobatteri erano uno dei due gruppi nei quali venivano
divisi i procarioti; l’altro era rappresentato dagli eubatteri o batteri
propriamente detti. Gli archea vivono in condizioni ambientali estreme (sono
anche definiti “estremofili” – ndr) e comprendono metanoproduttori che vivono
solo in ambienti anossici (paludi) e generano metano; gli alofili che
necessitano di alte concentrazioni saline; i termoacidofili che vivono nelle
sorgenti sulfuree alla temperatura di 80 °C e a pH acido”.(da: http://www.treccani.it/enciclopedia/archea/).
E' questa la conclusione a cui
sono giunti Gautam Dey e Buzz Baum, dell'University College di Londra, e Mukund
Thattai, del National Centre for Biological Sciences a Bangalore, in India, in
seguito all'analisi del genoma di un nuovo tipo di archea, che descrivono sui
“Trends in Cell Biology”.
Le cellule eucariote – presenti
in tutte le piante e gli animali – sono molto più grandi e complesse delle
cellule dei batteri e degli archea (procarioti) perché dotate di un nucleo
separato dal resto del contenuto cellulare (citoplasma).
Il campo idrotemale di Loki's
Castle, dove è stato scoperto Lokiarchaeum. (Cortesia R.B. Pedersen/Centre for Geobiology, University of Bergen,
Norway)
Si ritiene che gli eucarioti si
siano evoluti in seguito a una fusione simbiotica tra archea e batteri, ma
finora c'è stato un notevole disaccordo sul modo in cui sarebbe avvenuta questa
fusione e sulle caratteristiche del primo organismo eucariota, dato che non si conoscono organismi
intermedi (presenti o passati) che colmino il grande divario di dimensioni e
complessità tra procarioti ed eucarioti.
Un primo passo in avanti si deve
agli studi di Dey, Baum e Rhattai sulle caratteristiche genetiche di un archea,
Lokiarchaeum, la cui esistenza è stata scoperta appena un anno fa analizzando
campioni di sedimenti prelevati dal campo di bocche idrotermali sottomarine di
Loki Castle, nella dorsale medio-oceanica dell'Artico. I ricercatori hanno
scoperto che il genoma di Lokiarchaeum – soprannominato “Loki” - contiene un
notevole numero di proteine simili a quelle prodotte dalle cellule eucariote
(proteine ESP, da eukaryotic signature proteins), molte di più di qualsiasi altro
procariota noto. In particolare, contiene alcune proteine che nelle cellule
eucariote hanno un ruolo critico nel dirigere il traffico molecolare fra i vari
comparti all'interno della cellula. Secondo i ricercatori è molto improbabile
che le ESP di Loki svolgano le stesse funzioni che hanno negli eucarioti, dato
che il mocrorganismo appena scoperto non sembra avere alcuni enzimi necessari
al funzionamento dell'apparato che nella cellula eucariota regola il traffico
molecolare attraverso le membrane intracelulari.
Microfotografia di Solfolobus,
uno degli archea più strettamente imparentati con Lokiarchaeum(Cortesia
Sonja-Verena Albers/ http://www.archaellum.org/)
"Tuttavia – ha detto Baum -
il suo genoma può essere considerato pronto per far scattare il passaggio da
archea a eucariota”. A una cellula di questo tipo basterebbe acquisire alcuni
geni chiave e alcuni lipidi da un simbionte batterico per evolvere una
compartimentazione intracellulare e un apparato per il traffico molecolare
attraverso le membrane di quei comparti.
I ricercatori sperano che si
riesca quanto prima anche a isolare Loki, e magari anche a metterlo in coltura,
per vedere se ha un aspetto più simile a un archaea o a un proto-eucariota e se
ha o meno compartimentazioni interne.
PER ORA NON VOGLIO AGGIUNGERE ALTRO A QUESTO PROMETTENTE ED IMPORTANTE STUDIO CHE IL DR. COTELLESSA DI ENEA CI HA SEGNALATO, MA PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE LE "INTRIGANTI" CORRELAZIONI CON IL CONCETTO DI "PANSPERMIA" GUIDATA O DIRETTA, SUGGERISCO LA LETTURA DEL RECENTISSIMO STUDIO CHE HO DA POCO PUBBLICATO INSIEME CON IL DR. GIORGIO PATTERA:
SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:
LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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