Per la rubrica: "REALTA' SCOMODE" e aggiungo "RICERCA DELLA CONSAPEVOLEZZA", ho pensato di
accennare qualcosa riguardo la PNL o NPL: "programmazione neuro
linguistica".
Ovvero: "la
tecnica che postula la possibilità di influire sugli schemi
comportamentali di una persona attraverso la manipolazione dei processi
neurologici, attuata tramite l'uso del linguaggio ( nelle sue varie forme). La
sua validità scientifica, comunque, è tutt'ora in discussione".
Vediamo
brevemente una definizione, da wikipedia:
"L'Oxford
English Dictionary descrive la PNL come "un modello di comunicazione interpersonale
che si occupa principalmente della relazione fra gli schemi di comportamento di
successo e le esperienze soggettive (in particolare gli schemi di pensiero) che
ne sono alla base" e “un sistema di terapia
alternativa basato su questo che cerca di istruire le persone
all'autoconsapevolezza e alla comunicazione efficace, e a cambiare i propri
schemi di comportamento mentale ed emozionale".
Secondo i
fondatori del movimento, Richard Bandler e il linguista John Grinder, la PNL
sarebbe strumentale "all'individuazione delle modalità per aiutare le persone ad avere vite migliori, più complete e più ricche".
Essi
coniarono il termine per denotare un presunto collegamento teorico fra i
processi neurologici ("neuro"), il linguaggio ("lin").
L’idea centrale della PNL è
che la totalità dell’individuo interagisce nelle sue componenti
("linguaggio", "convinzioni" e "fisiologia") nel
creare percetti con determinate caratteristiche qualitative e quantitative,
l'interpretazione individuale di questa struttura significa il mondo.
Modificando i significati attraverso una trasformazione della struttura
percettiva (detta mappa, cioè l'universo simbolico di
riferimento), la persona può intraprendere cambiamenti di
atteggiamento e di comportamenti. La percezione del mondo, e consequenzialmente
la risposta ad esso, possono essere modificate applicando opportune tecniche di
cambiamento.
La PNL ha
quindi tra gli scopi l'obiettivo a sviluppare abitudini/reazioni di successo,
amplificando i comportamenti "facilitanti" (cioè efficaci) e diminuendo quelli "limitanti" (cioè indesiderati).
Il
cambiamento può avvenire anche riproducendo
("modellando") precisamente i comportamenti delle persone di successo
allo scopo di creare un nuovo "strato" di esperienza (una tecnica
chiamata modeling, o modellamento).
La PNL fu
promossa in origine dai fondatori Bandler e Grinder negli anni settanta come
una forma straordinariamente efficace e rapida di terapia psicologica,
affermando che potesse essere d'aiuto nella cura di fobie e disabilità di apprendimento, addirittura tramite una singola sessione
di un'ora.
Michael
Heap in un articolo sulla PNL scritto nel 1988 per The Psychologist, la rivista
mensile della Società psicologica britannica,
riferisce di un annuncio sentito presso un seminario di PNL in cui si sosteneva
che i problemi di pronuncia potessero essere eliminati in cinque minuti tramite
un NLP Training Programme.
Bandler e
Grinder scrissero in The Structure of Magic (1975) che "Il (...) desiderio
in questo libro non è mettere in discussione la
qualità magica della nostra
esperienza su questi stregoni terapeutici, ma piuttosto indicare che questa
magia che compiono - psicoterapia... come altre attività umane complesse quali dipingere, comporre musica, o
mandare un uomo sulla luna - ha una struttura ed è,
quindi, imparabile, date le risorse adatte. Nostra intenzione non è nemmeno sostenere che leggere un libro può assicurare che abbiate queste qualità dinamiche. Non desideriamo in particolare rivendicare che
abbiamo scoperto “il giusto" o il più potente approccio alla psicoterapia. Desideriamo soltanto
presentare un insieme specifico di strumenti che ci sembrano essere impliciti
nelle azioni di questi terapisti, in modo che possiate cominciare o continuare
il processo infinito per migliorare, arricchire e ampliare le capacità che offrite per assistere le persone."
Ovviamente, ho
potuto constatare di persona ( tramite seminari ad hoc), che la PNL funziona perché è basata sullo studio e
l'osservazione statistica su larga scala, dei comportamenti umani, che nella
nostra società secolarizzata e
"formattata", si riflettono su
tutti come in uno specchio.
Questa tecnica
però é anche un arma a doppio taglio, infatti, può tranquillamente essere applicata anche per scopi non
propriamente etici o "trasparenti", come nello scritto che segue, ma
non solo.
Per farvi un
esempio pratico, vorrei che vi soffermaste sul personaggio: “Mario Monti”, ed osservaste con attenzione
il suo modo di esprimersi ed atteggiarsi. Vi posso garantire che utilizza
pienamente le tecniche “avanzate” di PNL.
Marco La Rosa
Marcello
Pamio – 27 novembre 2012 - tratto da
Effervescienza nr. 46 l'inserto di Biolcalenda mese ottobre 2012
www.labiolca.it/effervescienza
“La pubblicità può essere descritta come la
scienza di fermare l’intelligenza umana abbastanza
a lungo da ricavarne denaro”, Stephen Leacock.
"Nel
1957 il giornalista Vance Packard scrisse “I persuasori occulti”, un libro che svelava i trucchi psicologici e le tattiche
usate dal marketing, per manipolare le nostre menti e convincerci a comprare.
Libro
inquietante per l’epoca. Oggi però, i pubblicitari sono diventati più bravi, furbi e spietati.
Grazie ai
nuovi strumenti tecnologici, alle scoperte nel campo del comportamento, della
psicologia cognitiva e delle neuroscienze, sanno cosa ha effetto su di noi
molto meglio di quanto noi stessi possiamo immaginare.
Scansionano
i nostri cervelli e mettono in luce le paure più
nascoste, i sogni, i desideri; ripercorrono le orme che lasciamo ogni volta che
usiamo una tessera fedeltà o la carta di credito al
supermercato.
Sanno
cosa ci ispira, ci spaventa e cosa ci seduce, e alla fine, usano queste
informazioni per celare la verità, manipolarci mentalmente e
persuaderci a comprare.
Vediamo
alcune strategie messe in atto dai “persuasori”.
Il Kids marketing
Gran
parte del budget del marketing è impiegata per impiantare i
brand (marchi) nel cervello dei piccoli consumatori, perché le nostre preferenze per i prodotti attecchiscono dentro
di noi ancora prima di nascere. Il linguaggio materno è udibile dall’utero, ma quello che non si
sapeva è che la musica lascia nel feto
un’impressione duratura in grado
di plasmare i gusti che avranno da adulti.
Le ultime
scoperte confermano che ascoltare reclame e jingle pubblicitari nell’utero ci predispone favorevolmente nei confronti dei brand
associati. Il marketing lo sa e ha iniziato ad escogitare modi per
capitalizzare tale spregiudicato fenomeno…
Con il
kids marketing si coinvolgono i bambini nei giochi, monitorando il loro
comportamento e preferenze, il tutto per aggiornare gli assortimenti dei
supermercati: ridisegnare forma e colore degli scaffali, arricchire i totem
posizionati di fianco alle casse, ecc. Non a caso giocattoli e merendine sono
disposti a circa un metro da terra, alla portata dei più piccoli.
I bambini
sotto i tre anni (guardano 40.000 spot pubblicitari all’anno e conoscono più nomi di personaggi
pubblicitari che animali), solo negli Usa, rappresentano un mercato da 20
miliardi di dollari!
A 6 mesi
i bambini sono in grado di formarsi un’immagine mentale di loghi, e
infatti i biberon e passeggini vengono decorati con personaggi ad hoc. I loghi
riconosciuti a 18 mesi saranno preferiti anche da adulti.
Per
finire, condizionando i bambini agli acquisti si condizionano anche i genitori:
il 75% degli acquisti spontanei può essere ricondotto a un
bambino e una madre su due compra un alimento che è stato chiesto dal figlio.
Marketing della paura e nostalgia
La paura è un’emozione che stimola la
secrezione di adrenalina, scatenando il riflesso primordiale del combatti o
fuggi. Tale riflesso produce a sua volta un altro ormone, l’epinefrina che determina un piacere estremo. Il sangue affluisce ad arti e muscoli, per
cui il cervello ne sarà privato, e questo ci rende
incapaci di pensare con lucidità: la paura è persuasore molto efficace (psicofarmaci, vaccini, ecc.).
Le case farmaceutiche spendono decine di miliardi di dollari per inventare
nuove malattie e alimentare le nostre paure. Risultato? Le vendite di farmaci
da ricetta in America raggiungono i 235 miliardi di dollari all’anno.
Spesso l’approccio consiste nell’evocare
emozioni negative, indi presentare l’acquisto del prodotto come l’unico e veloce modo di liberarsi di quell’emozione. Pubblicità più sofisticate adoperano invece l’umorismo come rinforzo positivo: far ridere è un ottimo mezzo per far simpatizzare con il prodotto.
Viceversa,
struggersi nei ricordi migliora l’umore, l’autostima e rafforza le relazioni.
La nostra
predilezione per la nostalgia dipende dal fatto che il cervello è programmato per ricordare le esperienze passate come più piacevoli di quanto le avessimo ritenute nel momento.
Tendiamo a valutare gli eventi passati in una luce più rosea.
Anche la
nostra età percepita è un fattore cruciale nelle decisioni di acquisto: più invecchiamo e più rimpiangiamo il passato. Il “marketing della nostalgia”
è una strategia di grande
efficacia, con cui i pubblicitari riportano in vita immagini, suoni e spot del
passato per venderci un brand.
Le dipendenze
I cibi
ricchi di grassi e zuccheri (cioccolate, patatine, merendine...) sono tra i
prodotti che generano più dipendenza. Le aziende
arricchiscono appositamente i loro prodotti con sostanze che creano
assuefazione (glutammato monosodico, caffeina, sciroppo di mais, aspartame,
zucchero).
Uno
studio pubblicato su “Nature Neuroscience”, dimostra che questi alimenti agiscono sul cervello in
modo quasi identico alla cocaina e all’eroina!
Lo
zucchero stimola la secrezione della dopamina, il neurotrasmettitore del
benessere, mentre la caffeina ne inibisce il suo riassorbimento, facendoci
sentire briosi e vivaci, e dall’altra stimola l’adrenalina
che ci fa sentire carichi.
Anche i
giochi danno una dipendenza fisiologica fortissima, il cervello infatti
reagisce rilasciando più dopamina. Per questo le
aziende cercano di aumentare le vendite di Playstation e Wii, anche perché hanno scoperto che quando i giochi sono progettati a
dovere, non fanno sviluppare soltanto una dipendenza dal gioco stesso, ma
possono riprogrammare il cervello rendendo dipendenti dall’atto di comprare, dallo shopping.
Usano i
videogiochi per trasformarci in drogati dello shopping: brandwashing.
Vanity sizing
E’ un bieco trucco con cui alcuni negozi vendono abiti più larghi per farci credere di indossare una taglia più piccola.
Le taglie
riportate nelle etichette di abbigliamento spesso non corrispondono a quelle
reali: sono di una taglia più bassa. Il neuromarketing sa
benissimo che ambo i sessi comprano più volentieri un prodotto che li
fa sembrare più magri, anche se ciò non è vero.
Celebrity marketing
Sfruttano
la fama delle celebrità (attori, sportivi, ecc.) per
lavarci il cervello, perché un prodotto associato a una
persona famosa esercita un ascendente subliminale potentissimo.
Il “celebrity marketing” fa leva sul fatto che
sogniamo di diventare famosi, belli e popolari, vogliamo essere loro o almeno
essere come loro.
Non a
caso il numero delle persone famose si è moltiplicato negli ultimi anni,
grazie a programmi creati ad arte: reality show, intrattenimento, ecc.
Aumentano i testimonial per poterli usare per la pubblicità.
Data mining
Si tratta
di un business enorme che consiste nel tracciare e analizzare il comportamento
dei consumatori, per poi categorizzare ed elaborare i dati e usarli per
persuaderci a comprare e, a volte, a manipolarci.
Le
aziende possono conoscere le nostre abitudini, l’etnia,
il sesso, l’indirizzo, il telefono, il
numero dei componenti della famiglia e molto altro ancora. Il nome tecnico è “Ricerca motivazionale”, e in pratica vanno alla ricerca delle motivazioni che
stanno alla base dei comportamenti di acquisto dei consumatori.
Analizzando
i dati delle carte fedeltà e incrociandoli con quelli
delle carte di credito, è possibile scoprire delle cose
inquietanti su tutti noi.
I “programmi fedeltà” infatti esistono solo per
persuaderci a comprare di più.
Ogni
volta che usiamo tali carte, viene aggiunta al nostro archivio digitale l’indicazione di quello che abbiamo comprato, le quantità, l’ora, il giorno e il prezzo.
Quando usiamo le carte di credito, l’azienda archivia la cifra e la
tipologia merceologica: ad ogni transazione è
assegnato un codice di quattro cifre che indica la tipologia di acquisto.
Dove
questi dati vadano a finire è facile da immaginare.
Percorsi e orientamento
Sapevate
che si spende di più se ci muoviamo nel negozio in
senso antiorario?
Il
braccio destro ha più margine di movimento per
afferrare i prodotti; la guida delle auto, tranne alcuni paesi, è a destra e leggiamo da sinistra a destra, per cui i nostri
occhi tendono a seguire questo movimento anche quando si è davanti a uno scaffale.
I
supermercati sono pensati per favorire la circolazione dei clienti da destra a
sinistra, col risultato che le cose più acquistate sono sempre sugli
scaffali a destra. Le grosse industrie, sapendo questo, posizionano i loro
prodotti civetta sempre a destra.
La porta
d’ingresso è sempre a destra, e questo è
un modo subdolo nel determinare il flusso d’acquisto
antiorario.
Infine i
percorsi contorti all’interno servono per farci
camminare lentamente, e più lentamente ci muoviamo, più prodotti vedremo…e saremo tentati di comprare.
I beni di
prima necessità come sale, zucchero, ecc.,
sono posizionati lontanissimo dall’ingresso e difficili da
scovare, obbligandoci a ripercorrere più volte le corsie facendoci
girare l’intero supermercato.
Addirittura in molti supermercati cambiano di posto i prodotti una volta al
mese, per impedirci di trovare facilmente quello che cerchiamo.
L’istituto ID Magasin, specializzato in ricerche
comportamentali e di mercato, ha messo a punto un dispositivo per registrare ciò che il cliente guarda da quando entra a quando esce,
scoprendo che l’area più osservata negli scaffali è
a circa 20 centimetri al di sotto del nostro orizzonte visivo.
Un
prodotto collocato a un metro e mezzo d’altezza ha la massima
probabilità d’essere notato e quindi di essere acquistato.
La musica è servita
Quale
musica è meglio: rock, metallica,
samba o sinfonica?
A questo
ci pensano aziende come Muzak, gli “architetti audio”, che hanno progettato 74 programmi musicali in 10
categorie diverse, che spaziano dal rock, alla classica, e tutte sortiscono un
effetto psicologico ben preciso e diverso.
Anche la
velocità e il ritmo sono importanti.
Nei supermercati la musica è lenta perché dobbiamo muoverci più lentamente per comprare di più, mentre nei fast-food e ristoranti è più veloce allo scopo di
accelerare il ritmo della masticazione, in questo modo ci spingono ad andarcene
prima per servire più clienti.
I carrelli della spesa
Nel 60%
dei carrelli si trovano batteri coliformi, gli stessi dei bagni pubblici. Uno
studio ha trovato più batteri di tutte le altre
superfici analizzate, inclusi water e poggiatesta dei treni.
Il
carrello è stato inventato nel 1938, con
l’unico intento di stimolare gli
acquisti, e nel corso degli anni le dimensioni sono aumentate permettendo di
contenere più prodotti.
Oggi si
trovano carrelli di dimensione ridotta dedicati ai bambini, e in questa maniera
da una parte vengono abituati e indottrinati fin da piccoli a usarlo, dall’altra possono riempirlo con i prodotti posizionati alla
loro altezza.
Esposizioni
Le
industrie pagano per posizionare i loro prodotti dove possono essere visti più facilmente dalle persone: un metro e mezzo da terra, a
destra e a fine corsia.
Posizionano
a fine corsia, dove c’è anche più spazio, prodotti ad alto profitto, come le cioccolate e
che ispirano acquisti compulsivi.
Le
persone comprano il 30% in più di prodotti che sono
posizionati nelle esposizioni di fine corsia, rispetto quelli a metà corridoio, perché si pensa che “il vero affare è alla fine”.
Attenzione agli amici
Paradossalmente
il persuasore occulto più potente sono proprio gli
amici. Il marketing e le aziende non possono nulla in confronto all’influenza esercitata da un consumatore sull’altro. Nulla è più persuasivo quanto osservare una persona che conosciamo e
rispettiamo intenta a usare un prodotto.
Quando un
brand ci è raccomandato da un’altra persona, nel nostro cervello le aree razionali e
procedurali si disattivano. Tali meccanismi spiegano come mai la pubblicità basata sul passaparola ci resta in testa per settimane,
mentre non ricordiamo gli spot televisivi visti alla mattina.
Conclusione
Aveva
ragione Edward L. Bernay, padre della Propaganda, quando scrisse nel 1928 che “gli uomini raramente sono consapevoli delle vere ragioni
che stanno alla base delle loro azioni”.
Questo
articolo è incompleto perché il materiale su tali argomenti è faraonico, ma dopo questa lettura forse saremo un po’ più consapevoli del piano
diabolico del neuromarketing.
La
consapevolezza, assieme a un percorso di crescita evolutivo-spirituale,
rimangono gli strumenti più potenti per difendersi dalla
persuasione….e non solo.
Partendo
da hic et nunc, qui e ora, è molto importante essere
presenti il più possibile nella nostra vita.
La tv, in quanto strumento prìncipe della manipolazione,
meno la guardiamo e meglio è per tutti, soprattutto per i
bambini. Infine, evitare di fare la spesa durante gli orari di pranzo e cena,
perché lo stimolo della fame
incentiva acquisti compulsivi, non usare il carrello e portarsi sempre la lista
della spesa.
Questi
consigli sono banalità o possono far tremare i polsi
alle multinazionali? Lo sapremo solo se li metteremo in pratica…"
Tratto
da:
-
"Neuroschiavi: tecniche e psicopatologia della manipolazione politica,
economica e religiosa", Marco Della Luna e Paolo Ciono, ed. Macro
-
"Le bugie del neuromarketing: come le aziende orientano i nostri
consumi", Martin Lindstrom, ed. Hoepli
-
"Neuromarketing",Martin Lindstrom, ed. Apogeo
-
"Il libro che le multinazionali non ti farebbero mai leggere", ed.
Tascabili Newton
-
"Propaganda: dalla manipolazione dell'opinione pubblica in
democrazia", Edward Louis Bernays, ed. Fausto Lupetti
- "I
persuasori occulti", Vance Packard, ed. Einaudi
1 commento:
Ma non dovevi scrivere un articolo su "l'anello mancante" e le pubblicazioni paleontologiche "insabbiate"? Sto ancora aspettando
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