SEGNALATO DA CLAUDIO DALL’AGLIO (CENTRO DI RICERCHE
ESOBIOLOGICHE GALILEO – PARMA)
BIOLOGIA IPOTETICA
Una suggestiva ipotesi di
un'équipe della Cornell University: ripensare al funzionamento delle cellule
per cercare la vita nello spazio
di Stefano Lamorgese
Escludendo qualche lodevole eccezione,
molto spesso quando si pensa alla vita extraterrestre - agli "alieni"
- li si immagina antropomorfi, cioè con forme e proporzioni corporee non tanto
dissimili da quelle umane. E se anche non li si dipinge simili a noi terrestri
nelle fattezze, certo si pone grande enfasi sull'acqua come ingrediente
indispensabile per la vita. Senz'acqua, niente vita: in base a questo
"teorema", gli astronomi che scrutano e setacciano lo spazio la vanno
a cercare solo là dove c'è o potrebbe esserci acqua. Vita senz'acqua? Ma c'è
anche chi riflette sulla possibilità dell'esistenza di forme di vita capaci di
fare a meno dell'acqua, di formarsi e proliferare in ambienti che sarebbero
estremamente "ostili" per le forme di vita terrestri, quelle che
conosciamo da vicino. È il caso di un'équipe di studiosi che ha dato vita a un
progetto di ricerca della Cornell University, il cui frutto è un documento
molto interessante: "Membrane alternatives in worlds without oxygen:
Creation of an azotosome" (Membrane alternative per mondi senza ossigeno:
la Creazione di un azotosoma), realizzato da James Stevenson, Jonathan Lunine e
Paulette Clancy. Briciole di vita "aliena" Partendo dal fatto che il
95% della membrana cellulare di qualsiasi cellula vivente sulla Terra - e che
quindi a che fare con l'acqua - è costituito dalla doppia membrana
fosfolipidica, gli scienziati si sono concentrati sulla possibilità di
"disegnare" in laboratorio una cellula con una "pelle"
diversa. Vivere nel metano a -162°C Si tratta di una membrana costituita da
piccoli composti azotati organici, che è in grado di formarsi e di funzionare
non nell'acqua ma nel metano liquido. Una pelle capace di resistere, quindi, a
temperature criogeniche: a pressione atmosferica, infatti, il metano si
presenta allo stato liquido alla temperatura di -162°C. Utilizzando simulazioni
molecolari, i tre studiosi della Cornell University hanno dimostrato che queste
membrane, immerse in un solvente criogenico, hanno caratteristiche dinamiche
paragonabili al doppio foglietto fosfolipidico che avvolge le cellule della
vita terrestre. Ma dove si trova un ambiente adatto? Il bello è che una cellula
rivestita da una membrana siffatta potrebbe prosperare - ma è solo un esempio -
su Titano, la luna di Saturno nota agli studiosi per l'esistenza di mari di
metano liquido sulla sua superficie. Titano o no, l'ipotesi proposta da
Stevenson, Lunine e Clancy apre alla ricerca della vita nello spazio una
prospettiva nuova: ripensare la forma della vita, fin nei suoi più minuti
dettagli funzionali, potrebbe veder aumentare esponenzialmente i luoghi nei
quali andarla a cercare.
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