Dallo Staff del Blog:
Ci domandiamo: siamo
sicuri che l’intervento umano sul territorio è completamente ininfluente dal
punto di vista “sismologico”?
Sulla rete si parla, si cerca di trovare interlocutori validi,
sulla questione dell’estrazione del “gas naturale” e il suo pompaggio ad alta
pressione nei depositi sotterranei, mentre i media e gli “esperti” di qualsiasi
colore e natura, tendono ad evitare l’argomento o a sottovalutarlo.
E’ davvero una domanda cosi assurda ed inutile? Le persone desiderano saperne di più.
Sebbene vi siano delle faglie ATTIVE nelle zone interessate, le estrazioni umane non potrebbero essere una CONCAUSA che AGGRAVA I DANNI PROVOCATI DAL TERREMOTO “ORIGINALE” ?
La domanda è lecita poiché, in realtà, non vi sono poi
grandi studi su questa correlazione.
Guardiamo quello che sta succedendo con la “parata” del 2
Giugno prossimo. Tutti o quasi tutti, PERFINO I VIGLI DEL FUOCO STESSI con un comunicato
ufficiale, chiedono l’annullamento dell’evento e la destinazione dei
fondi relativi alle popolazioni terremotate dell’Emilia, come era stato fatto a
suo tempo per il terremoto del Friuli, dal Governo Forlani, il 2 Giugno 1976.
Ieri il Capo dello Stato Napolitano, ha detto che la parata
si farà ugualmente ma sarà all’insegna della sobrietà.
Il popolo sovrano sembra distante .
ECCO DUE ESEMPI
DELLE NOTIZIE CORRELATE AL “SISMO-GAS” PRESE DALLA RETE ( fonti esterne a questo sito
):
“L’ ENI continua a stoccare gas metano nel sottosuolo della
pianura padana in prossimità delle faglie tettoniche, note da oltre 10 anni e
sta aumentando la pressione di stoccaggio. Una pratica rischiosa, soprattutto
dopo il terremoto del 20 e 29 Maggio 2012.
Il fisico e sismologo Mucciarelli fa notare nel suo blog il
fatto che ENI abbia continuato a stoccare gas metano nei siti esausti della
pianura padana, nonostante fosse noto da tempo che la zona è attraversata da
diverse faglie.
Attenzione: non sto affermando che ENI ha causato il
terremoto, naturalmente, ma è opportuno osservare che:
•I siti di stoccaggio
si trovano praticamente tutti in prossimità delle faglie;
•ENI nega in modo un
po' blando il fatto che esista una correlazione tra stoccaggio e attività
sismica;
•normalmente il gas
viene immagazzinato alla pressione originaria del giacimento. Per aumentare le
riserve di gas (e venderne di più) ENI sta iniziando ad usare la discutibile
pratica della sovrapressione.
Esistono almeno tre
siti (Settala, Sergano e Ripalta) in cui il gas è stoccato a pressioni del
107-110% di quella originaria.
Il principio di precauzione
dovrebbe fermare queste pratiche, oltre a evitare nuovi siti di stoccaggio (ENI
vorrebbe aumentare la capacità complessiva da 14 a 22 km³), perchè il nostro
obiettivo è diminuire i consumi di gas.
Lo stoccaggio del gas
importato dall'estero nel sottosuolo viene fatto durante la stagione estiva,
per aumentare le riserve per il periodo invernale. Questo è l'elenco dei siti
di stoccaggio italiani. Ognuno dei siti di stoccaggio indicati sulla mappa
include decine di pozzi diversi.
Nella pagina della FAQ
si afferma che "Nessuno degli studi e delle analisi condotte in questi
anni ha evidenziato possibili correlazioni fra fenomeni sismici e lo stoccaggio
di gas nel sottosuolo. Come ulteriore e continua verifica, tutti i giacimenti
sono costantemente monitorati con appositi sensori inseriti nel sottosuolo al
fine di rilevare eventuali eventi microsismici nel corso delle fasi di
iniezione ed erogazione."
Il governo ha autorizzato i test per la realizzazione di un
gigantesco deposito sotterraneo di gas nei comuni più devastati dal terremoto”.
“Il terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna porta ad un
grave bilancio di vittime, abitazioni e
infrastrutture . …
Incredibile ma vero. Con un decreto del 17 febbraio il
governo aveva appena autorizzato nel sottosuolo dei comuni di San Felice sul
Panaro, Finale Emilia, Camposanto, Medolla, Mirandola e Crevalcore dei test
geologici volti a verificare la possibilità di costruire nella zona un
gigantesco deposito sotterraneo per il gas.
Tra le verifiche da fare nelle prove, c’era da considerare
anche la sismicità dei luoghi in questione. Il caso ha voluto che fosse la
natura a fornire una prova eclatante dell’inadeguatezza della scelta.
Ma, ovviamente, i tempi della burocrazia sono tali che la
possibilità che nasca l’impianto ancora esiste e non è del tutto scongiurata.
Gli interessi in gioco sono notevoli. In ballo c’è la
costruzione di un maxi deposito capace di stoccare 3,2 miliardi di metri cubi
di metano in una cavità naturale a 2.550-2.800 metri di profondità. Anche prima
del sisma le comunità locali avevano protestato contro l’iniziativa.
Che in un periodo così critico per l’economia si presentava
anche con degli aspetti particolarmente seducenti, in primis, per la
possibilità di creare almeno 1300 posti di lavoro.
Un investimento complessivo da 300 milioni di euro che
dovrebbe creare un deposito – il sesto in Italia per capacità - in grado di
stoccare una quantità di gas del valore commerciale, al prezzo attuale, pari a
oltre 1 miliardo e mezzo di euro, facendo crescere significativamente la quota
di riserve strategiche del Paese.
La società che ha in carico il progetto, la Erg Rivara, si è
premurata di chiarire che nei giorni precedenti al terremoto non era stata
fatta alcuna perforazione o iniezione di gas, cercando di smontare in anticipo
le tesi di quanti avevano paventato che ci potesse essere una correlazione tra
l’inizio dei test e quanto accaduto.
La Erg, inoltre, ha sottolineato che l’intensità dei
terremoti appena registrati è da considerare «incompatibile con la presenza di
uno stoccaggio di gas».
Le comunità locali e
i Verdi non la pensano così e la consigliera dei Verdi, Gabriella Meo, ha
assicurato che proporrà alla Regione Emilia Romagna di ritirare immediatamente
l’autorizzazione dei sondaggi esplorativi”.
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