IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

martedì 14 giugno 2016

I PRIMATI E IL SENSO DEL SACRO E DEL DIVINO: ...UNA RIFLESSIONE SCOMODA !


Ho appena pubblicato, insieme con il Dr.Giorgio Pattera, uno studio nel quale ribadisco e rafforzo ulteriormente il mio pensiero: EVOLUZIONISMO E “CREAZIONISMO – NON RELIGIOSO” NON SONO IN CONTRASTO… ma si separano (per la nostra specie) in un momento ben preciso, per effetto di un intervento eso-biologico. Sintetizzando al massimo, quindi, la nostra specie ha potuto evolversi (in modo artificioso = privo di naturalezza) ad una velocità esponenziale, bypassando appunto i normali parametri imposti da madre natura. Il chi e il come, vi invito a leggerli qui:

               http://www.amazon.it/dp/1530593212

Ma tornando alla riflessione, voglio precisarvi perché la definisco “scomoda”.

Il continuo evolversi della ricerca scientifica, per fortuna, porta sempre con sé nuove idee e nuove scoperte, nella maggioranza dei casi ri-scoperte, che non devono assolutamente essere ignorate o accantonate perché, appunto, scomode nei confronti d’una corrente di pensiero dominante o maggioritaria. Nel mio specifico caso, nessun pensiero dominante, anzi forse il contrario, mi ha portato fino ad oggi su una strada molto tortuosa e piena di insidie, ma dal mio punto di vista assai promettente. Quello che sta succedendo (forse anche da molto tempo) in una sperduta foresta della Guinea mi ha costretto in questi ultimi giorni a considerare seriamente l’esigenza di aggiungere una nuova “variabile”, inaspettata, ad una teoria che fino a ieri sembrava non averne bisogno. Questa variabile, direttamente collegata alle più complesse ed in parte ancora oscure leggi della natura, potrebbe confermare e rafforzare la tesi del “creazionismo non religioso” per la nostra specie, oppure aprire un nuovo scenario tipo “il pianeta delle scimmie” (cfr. l’omonimo romanzo dello scrittore francese Pierre-François-Marie-Louis Boulle -Avignone, 20 febbraio 1912 – Parigi, 30 gennaio 1994). Ancora una volta è il tempo a conoscere la verità, noi possiamo solamente sperare di avvicinarci il più possibile.

Ora vi invito a leggere la notizia che ha generato questa mia riflessione.
Buona lettura.

Gli scimpanzé potrebbero avere la loro religione… comunque il senso del sacro e del divino. Scagliano pietre contro un albero o le impilano dentro al tronco. I ricercatori ipotizzano: «Forse è un rituale».

Sunto del rapporto scientifico n. 6, Article number 22219 (2016) doi:10.1038/srep22219



“Nella foresta della Guinea c'è un albero che sul suo tronco porta i segni di strani graffi. Nel suo interno vuoto, una serie di pietre sono impilate una sopra l'altra, quasi a formare un tumulo rudimentale. 



Quello praticato dagli scimpanzé del luogo assomiglia tanto a un rituale religioso. A scoprirlo è stata Laura Kehoe, ricercatrice della Humboldt University di Berlino. Dopo aver visto i segni sull'albero, ha piazzato una telecamera nascosta e ha ripreso gli scimpanzé mentre scagliavano grosse pietre contro il tronco. Un gesto che, per l'impegno con cui viene eseguito, non sembra essere un gioco dettato dalla noia. Una delle possibili spiegazioni è che le scimmie usino questo sistema per comunicare tra loro a distanza, utilizzando il rumore che le pietre fanno quando colpiscono il tronco. Ma perché, allora, riporre ordinatamente le pietre, una sopra l'altra, all'interno del tronco?




 «Potrebbe essere la prima volta che scopriamo un gruppo di scimpanzé nell'atto di creare una sorta di santuario legato a un albero sacro», ha spiegato Laura Kehoe. Una tesi azzardata? Nemmeno troppo. E non solo perché gli scimpanzé hanno un patrimonio genetico identico a quello dell'uomo per il 98% : sono animali intelligenti, capaci di comunicare tra loro e di creare utensili elementari. Dimostrazioni simili si hanno anche in altri gruppi di scimmie. Nella foresta del Gombe, in Tanzania, alcuni babbuini sono stati osservati mentre, in gruppo, stavano seduti in pace a osservare tutti insieme lo scorrere dell'acqua del torrente. Un comportamento che secondo alcuni studiosi sarebbe da ricondurre a una sorta di meditazione. Nello stesso parco, l'esperta di primati britannica Jane Goodall ha osservato uno scimpanzé avvicinarsi ad una cascata: «Man mano che il rumore si faceva più forte, il suo passo si affrettava e i peli sul suo corpo si rizzavano. Una volta arrivato al torrente, vicino alla cascata, si alzava sulle zampe posteriori e iniziava a dondolare da un piede all'altro, pestandoli nell'acqua bassa, raccogliendo massi e lanciandoli. A volte si aggrappava alle liane che pendevano dagli alberi e si dondolava tra gli spruzzi d'acqua. Questa danza poteva durare 10 o 15 minuti». E se la maggior parte degli animali fugge davanti al fuoco, gli scimpanzé spesso si fermano ad ammirarlo. Osservazioni che hanno spinto Goodall a chiedersi se non sia possibile che questi comportamenti siano dettati da meraviglia e soggezione. E se dovessero essere capaci di provare questo genere di sentimenti e comunicarli tra di loro, perché escludere che possano sviluppare una sorta di religione? Non può passare inosservata nemmeno la consapevolezza della morte che hanno gli elefanti, osservati diverse volte in atteggiamenti del tutto simili ai funerali umani. L'etologa Cynthia Moss ha osservato un branco di elefanti seppellire con frasche e vegliare fino all'alba il corpo di una femmina uccisa dai bracconieri.

Insomma, gli animali sarebbero molto meno distanti da noi di quanto siamo portati a pensare”.


CURIOSITA':

...come saranno questi primati in un prossimo lontano futuro? Forse al nostro posto, come quelli descritti dallo scrittore Pierre Boulle nel romanzo: "Il pianeta delle scimmie" (1963) ed adattato per lo schermo in numerose pellicole cinematografiche di successo?

MLR

 Fonti:
http://www.lettera43.it/fatti/gli-scimpanze-potrebbero-avere-la-loro-religione_43675236952.htm

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"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
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sabato 11 giugno 2016

IL MISTERIOSO PIANETA "9" E...L'OMBRA DELLO "SCOMODO" ZECHARIA SITCHIN


Il Sole "rubò" Pianeta 9 a un'altra stella

Il "furto" sarebbe avvenuto 4,5 miliardi di anni fa. Gli astronomi olandesi autori dello studio: "Siamo andati a caccia si esopianeti nello spazio profondo e forse ne avevamo uno nel cortile di casa"

Il Sole rubò un pianeta a un'altra stella. A indagare sul furto spaziale, avvenuto forse quattro miliardi e mezzo di anni fa, sono stati alcuni astronomi svedesi dell'Università di Lund. Sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, hanno suggerito una possibile ricostruzione di quel lontano "delitto". La loro ipotesi, confermata da una simulazione al computer, è che il Pianeta 9, il misterioso astro ai confini del nostro Sistema solare, sia in realtà un esopianeta che in un lontanissimo passato orbitava intorno a un'altra stella.

Il furto:

Il Sole era nato da poco quando lo avrebbe "scippato" ad una stella vicina. "Ora la più prossima è Alpha Centauri, che dista quattro anni luce", spiega Giovanni Bignami astrofisico e accademico dei Lincei "ma miliardi di anni fa il Sole era vicino ad altre stelle nate dalla sua stessa 'covata'. In effetti, con la sua forza gravitazionale potrebbe aver sottratto un corpo celeste a un sistema planetario vicino".


L'oggetto del contendere sarebbe proprio il Pianeta 9. "Non esistono sue immagini, non sappiamo se sia roccioso, gassoso o se abbia una superficie ghiacciata. Ma la sua massa è circa dieci volte quella della Terra" dice l'astronomo olandese Alexander Mustill, coautore dell'articolo. "E' abbastanza paradossale" continua "che per anni si siano cercati gli esopianeti a centinaia di anni luce di distanza, mentre probabilmente ne avevamo uno nel cortile di casa".

Il "calcio gravitazionale":

Ma è una teoria plausibile? "Che le stelle si possano scambiare pianeti non è una novità" risponde Bignami. "Da tempo siamo a caccia di asteroidi provenienti dallo spazio esterno al Sistema solare. Che questo succeda per i pianeti è forse più affascinante, ma non impossibile: un pianeta può subire un 'calcio gravitazionale', per esempio quando passa accanto a un corpo più grande, e uscire dalla sua orbita. Questo lo porta vagare nell'Universo finché non viene catturato dal campo gravitazionale di un'altra stella. Alpha Centauri è un sistema binario, con due soli che ruotano uno intorno all'altro: è molto probabile che se quel sistema ha dei pianeti essi siano sottoposti ad una sorta di effetto fionda verso lo spazio profondo.  La teoria degli astronomi olandesi è anche molto interessante per chi studia la panspermia, la possibilità cioè che i mattoni della vita siano arrivati da lontano".

Lo conferma Alexander Mustill: "Pianeta 9 è, con ogni probabilità, l'unico esopianeta che potremo raggiungere con una sonda spaziale". E forse solo quel giorno potrà essere confermata o smentita la teoria del "furto".


ZECHARIA SITCHIN...L'INTRUSO

di MLR

Secondo l'interpretazione data da Sitchin della cosmologia sumera, il sistema solare avrebbe un decimo pianeta, nono in questo caso dopo il declassamento di Plutone (2006) oggi considerato “pianeta nano”  orbitante nelle regioni periferiche del sistema solare, con un'orbita eccentrica a cavallo dell'orbita di Nettuno; fu scoperto nel 1930 da Clyde Tombaugh ed inizialmente classificato come il nono pianeta del Sitema Solare.  Sitchin, tuttavia intitola il suo primo libro "Il dodicesimo pianeta" (1983) poiché il termine sumero e babilonese per "pianeta" è lo stesso che descrive tutti i corpi celesti - MUL -, e quindi contando anche il Sole e la Luna, il sistema solare sarebbe composto di 12 MUL, quindi il dodicesimo pianeta seguendo un'orbita ellittica, rientrerebbe nel centro del nostro sistema solare una volta ogni 3600 anni. Secondo Sitchin, questo ipotetico pianeta, chiamato "Nibiru", nella mitologia babilonese sarebbe associato al dio Marduk, dal XVIII secolo a.C. divinità principale della terra di Babilonia. Nonostante il continuo discredito subito da Sitchin da parte della scienza ufficiale, le sue teorie basate appunto sull’astronomia sumero-babilonese, trovano oggi dopo oltre 30 anni conferme anche (volenti o nolenti) da parte della moderna astronomia. Per amore della verità, bisogna segnalare che Zecharia Sitchin, non può non aver attinto dai corposi studi precedenti di Immanuil  Velikovsky, che negli anni cinquanta del secolo scorso, pubblicò il libro “Mondi in collisione” (ripreso molto tempo dopo dallo statunitense John M. Ackerman), nel quale proponeva un controverso modello secondo il quale il sistema solare avrebbe avuto origine da un impatto di enorme potenza sul pianeta Giove, giungendo a modificare la cronologia degli avvenimenti dell'antico Egitto, sdoganando di fatto gli studi astronomici sulle “catastrofi cosmiche a memoria d’uomo” che oggi vedono appunto accademici come Ackerman e Spedicato in prima linea. (per approfondimenti leggi: “Quando Marte era un satellite della Terra” – GdM n. 525 Maggio-Giugno 2016  - “Origine della Luna e perdita di Marte: uno scenario astronomico a memoria d’uomo” http://www.emiliospedicato.it/origine-della-luna-e-perdita-di-marte-uno-scenario-astronomico-a-memoria-di-uomo/)


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mercoledì 8 giugno 2016

CELLULE STAMINALI: LA SOLUZIONE DEFINITIVA ?


SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

“Le cellule staminali sono cellule primitive, non specializzate, dotate della capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo attraverso un processo denominato differenziamento cellulare. Sono oggetto di studio da parte dei ricercatori per curare determinate malattie, sfruttando la loro duttilità. Le cellule staminali possono essere prelevate da diverse fonti come il cordone ombelicale, il sacco amniotico, il sangue, il midollo osseo, la placenta, i tessuti adiposi”.

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“Lesioni nel midollo spinale dei ratti riparate con le staminali”.

Il risultato grazie a ricercatori dell’Università di San Diego. Le cellule hanno formato interazioni che hanno permesso di migliorare il controllo dei movimenti delle zampe anteriori dei roditori. Ancora lontana (per il momento ?) la sperimentazione sull’uomo.
Cellule staminali hanno permesso di riparare lesioni nel midollo spinale dei ratti, ripristinando per la prima volta il funzionamento di un particolare circuito nervoso che è presente anche nel corpo umano, dove costituisce la principale via deputata al controllo dei movimenti. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, è stato ottenuto da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università della California a San Diego.  Si tratta di una prima assoluta, spiegano gli autori dello studio, perché finora nessuna terapia volta a riparare le lesioni del midollo spinale era riuscita a rigenerare il cosiddetto fascio corticospinale, che nell’uomo va dalla corteccia cerebrale al midollo spinale e rappresenta il circuito nervoso più importante per il controllo dei movimenti volontari.  «La novità del nostro studio è che abbiamo usato per la prima volta cellule staminali neurali per verificare se potessero supportarne la rigenerazione e, con nostra grande sorpresa, ne sono state capaci», spiega il coordinatore della ricerca, Mark Tuszynski.  I ricercatori hanno impiantato queste cellule progenitrici a livello delle lesioni del midollo spinale dei topi: le staminali erano già «indirizzate» a specializzarsi in cellule del midollo e lo hanno fatto in maniera molto efficiente, formando delle interazioni (sinapsi) che hanno permesso di migliorare il controllo dei movimenti delle zampe anteriori dei roditori. Questi risultati hanno quindi abbattuto un vecchio pregiudizio, che voleva i neuroni corticospinali sprovvisti dei meccanismi interni necessari alla rigenerazione. Il potenziale delle cellule staminali si è dimostrato elevatissimo, spiegano i ricercatori, che però ammoniscono: «c’è ancora molto lavoro da fare prima di pensare ad una sperimentazione sull’uomo. Bisognerà verificare quali sono gli effetti a lungo termine negli animali, poi si dovranno studiare i metodi migliori per applicare questa tecnologia all’uomo e infine si dovranno identificare le cellule staminali umane più adatte per l’impiego clinico».
Da:

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“Sla, positivi i primi 18 trapianti di cellule staminali”

Malattia ancora misteriosa. Nel 90% dei casi non si conosce la causa. Ottimi risultati per la campagna fondi con la sfida dell’Ice Buket. Il 20 settembre Giornata Mondiale.
Di strada da percorrere ce n’è ancora tanta. La sclerosi laterale amiotrofica, che colpisce le cellule cerebrali responsabili del controllo dei movimenti (motoneuroni) e che porta alla progressiva paralisi della muscolatura volontaria, rappresenta una delle sfide tutte da giocare per ricercatori e medici. Della malattia, che in Italia tocca da vicino all’incirca seimila persone, resta quasi tutto da scoprire, se il 90% delle diagnosi non è accompagnato dal riconoscimento di una causa. Negli ultimi anni, però, l’attenzione nei suoi confronti è cresciuta. E i primi risultati non stanno tardando ad arrivare.  

STAMINALI, PRIMI RISCONTRI PROMETTENTI 
È di ieri la notizia che la sperimentazione (fase I) mirata a valutare l’efficacia del trapianto di cellule staminali cerebrali umane prelevate da feti abortiti spontaneamente s’è conclusa positivamente. I primi studi miravano a valutare la sicurezza del trapianto: nessun problema è stato riscontrato e in tre pazienti si è avuto anche un beneficio neurologico. Nel 2016 partirà la fase 2 su settanta pazienti, ma all’Ansa - in attesa della presentazione ufficiale dei risultati, prevista per il 29 settembre - Angelo Vescovi, professore di biologia cellulare all’università Bicocca di Milano e direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca Casa Sollievo della Sofferenza di San Pio di San Giovanni Rotondo, ha fatto sapere che «si tratta di risultati eccellenti, anche se è ancora presto per parlare di una “cura” contro la Sla, per cui serviranno ulteriori conferme».

GENETICA, LE ULTIME SCOPERTE 
La ricerca si sta concentrando sulla comprensione dei meccanismi alla base della malattia. Quanto alla sua componente genetica, il profilo non è ancora completo. La malattia emerge quasi sempre in maniera sporadica, ma esiste una quota (5-7%) di casi di malattia che sembra manifestarsi con chiara familiarità: da qui la definizione di sclerosi laterale amiotrofica familiare, tale nei casi in cui almeno due consanguinei ne risultano affetti e causata dalla mutazione del gene che codifica per l’enzima superossido dismutasi. Altro gene probabilmente interessato è il TBK1, anche se «l’esatto ruolo biologico della proteina da esso codificata non è pienamente compreso - spiega Vincenzo Silani, direttore dell’unità operativa di neurologia, stroke unit e laboratorio neuroscienze all’istituto Auxologico di Milano -. Potrebbe essere coinvolta nei processi di autofagia con cui i motoneuroni eliminano i componenti cellulari danneggiati.  Questo meccanismo determina un accumulo di proteine anomale nelle cellule, portandole alla morte». Nulla però che permetta di sdoganare l’impiego dei testi genetici, se non di fronte a casi di palese familiarità. Le implicazioni etiche e l’elevato numero di variabili irrisolte pongono un freno alla pratica, che rischierebbe di fornire risultati poco attendibili. 
Da:

3
“Le staminali restituiscono la vista: via libera Ue al primo farmaco”

La tecnica è tutta made in Italy, ci sono voluti 30 anni di ricerche. Ora si pensa di poterla usare per curare anche altre malattie.

Grazie al nuovo farmaco con le staminali gli scienziati riescono a rigenerare il tessuto oculare lesionato.

Una storia iniziata negli Anni 80. Sono queste le tempistiche della vera scienza, quella fatta secondo le regole. Oggi, dopo anni di sperimentazioni, la Commissione Ue ha autorizzato il primo farmaco della storia a base di cellule staminali. Una cura capace di ricostruire le cornee danneggiate ridonando la vista ai malati. Accade a Modena, terra di eccellenze dove l’incontro tra Graziella Pellegrini, Michele De Luca dell’Università di Modena e Reggio Emilia e la lungimiranza della Chiesi Farmaceutici ha reso possibile questo successo.

Made in Italy, nata in Usa 

Tutto parte dagli Stati Uniti. Qui De Luca impara a coltivare cellule staminali epidermiche per la rigenerazione della pelle nei grandi ustionati. Tecnica che esporta in Europa incontrando la Pellegrini. I due scienziati si appassionano allo studio delle staminali della superficie oculare. «Abbiamo scoperto che le cellule che consentono la rigenerazione della cornea risiedono in una piccola area al confine tra cornea e congiuntiva chiamata limbus. Quando ustioni termiche o chimiche della superficie oculare danneggiano irreversibilmente la riserva di staminali la superficie corneale smette di rigenerarsi e la congiuntiva si opacizza rendendo impossibile la visione» spiega la Pellegrini. Partendo dall’evidenza che la cornea è in grado di rigenerarsi gli scienziati italiani hanno pensato di riparare il danno partendo proprio da queste cellule. «Basta solamente un millimetro di tessuto oculare integro per poter ricostruire in laboratorio l’intera superficie dell’epitelio che ricopre la cornea» spiega De Luca. Un lavoro di ingegneria tissutale che prende il nome di Holoclar, il primo farmaco a base di staminali. Una cura prodotta nei laboratori di Holostem Terapie Avanzate di Modena, spin off dell’università al Centro “Stefano Ferrari”. 

Come funziona:

Il primo passo è la biopsia. Ovunque si trovi il paziente le staminali prelevate, grazie ad un corriere specializzato, partono e arrivano entro 24 ore a Modena. A questo punto inizia il processo di sviluppo che richiede alcune settimane. Quando il paziente è pronto, il tessuto generato viene spedito per il trapianto. «Selezionati con cura i malati che presentano le caratteristiche per essere trattati, nel caso di lesioni superficiali il ripristino della visione avviene in circa l’80% dei casi» spiega l’esperto. Persone altrimenti destinate a rimanere senza vista. 

Gli sviluppi:

Oggi gli scienziati modenesi lavorano allo sviluppo di una cura per la sindrome dei bambini farfalla, grave malattia caratterizzata dalla formazione di ferite continue. «Prelevando e modificando con un approccio di terapia genica le staminali epidermiche siamo riusciti a trattare i primi due casi. La speranza è quella di ripetere con successo quanto ottenuto con gli occhi» conclude De Luca.
Da:

rif. Wikipedia

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sabato 4 giugno 2016

LA QUINTA FORZA (?)


SEGNALATO DA MARCO VECCHI (OmPhi Labs)

Un nuovo tipo di interazione oltre quelle gravitazionale, elettromagnetica, nucleare forte e debole sarebbe stata scoperta dai ricercatori dell'Istituto di fisica nucleare di Debrecen.  Naturalmente al Cern, sono scettici (visto che nonostante le potenzialità a loro disposizione questa cosa è “sfuggita”) e si trincerano dietro un laconico: "Esperimento da verificare".

Ma veniamo alla notizia:

da:

“ROMA. Che la forza, la quinta, sia con noi: ne avremo bisogno per riordinare la nostra idea di Universo se fosse confermata la scoperta annunciata da un piccolo laboratorio dell'Istituto di fisica nucleare dell'Accademia delle scienze ungherese. Finora il quadro sembrava completo: quark, elettroni,tauoni, muoni, e i relativi neutrini. A completarlo le quattro forze fondamentali che governano le interazioni tra questi minuscoli frammenti di materia: la forza gravitazionale, la forza elettromagnetica, la forza nucleare forte e la forza nucleare debole. E' il cosiddetto modello standard. Che ora Attila Krasznahorkay e suoi colleghi ricercatori di Debrecen rischiano di mandare in pezzi avanzando l'ipotesi dell'esistenza di una quinta forza fondamentale. Il team ungherese ha pubblicato nel dicembre scorso sul sito arXiv.org e poi a gennaio su Physical Review Letters il risultato di un esperimento condotto con un semplice spettrometro elettrone-positrone: osservando il decadimento del berillio 8 è stato osservato un fenomeno anomalo, spiegabile, secondo Krasznahorkay, con l'introduzione di un nuovo bosone leggero, avente una massa 34 volte quella dell'elettrone. Un bosone che sarebbe appunto il "portatore" di una nuova forza fondamentale finora sconosciuta. L'annuncio è stato inizialmente accolto con scetticismo dalla comunità scientifica internazionale. Finché a fine aprile un gruppo di fisici statunitensi guidati da Jonathan Feng ha rielaborato i dati ungheresi arrivando alla conclusione che non sono in conflitto con nessun esperimento precedente e che effettivamente potrebbe essere la prova di una quinta forza. La teoria ungherese è così uscita dal cono d'ombra in cui era precipitata e ora decine di fisici teorici cominciano a interrogarsi su come sia possibile confermarne o escluderne definitivamente l'esistenza. In realtà il Modello Standard spiega molto dell'Universo conosciuto, ma non tutto. Non spiega per esempio la materia oscura, a noi invisibile (se non per gli effetti gravitazionali) eppure maggioritaria nel cosmo, rappresentandone ben l'80%. Si è allora immaginato che esista un mondo parallelo, analogo al nostro ma "oscuro". Un mondo fatto di materia oscura, ma anche di fotoni oscuri, portatore dell'equivalente oscuro del nostro campo elettromagnetico. L'obiettivo dell'esperimento ungherese era proprio trovare tracce del fotone oscuro, anche se secondo Jonathan Feng hanno finito per trovare altro. L'esperimento è consistito nel bombardare con dei protoni un bersaglio di litio, la collisione ha prodotto un isotopo instabile del berillio. Nel decadimento di tale isotopo si sono generate coppie di elettroni e positroni (elettroni di carica positiva). Le traiettorie di queste coppie elettrone-positrone non sono state però quelle che ci si aspettava. Secondo Krasznahorkay e colleghi è la prova che parte dell'energia contenuta nel nucleo del berillio si è trasformata in una nuova particella dalla massa di 17 megaelettronvolt, che poi a sua volta, dopo un tempo brevissimo, si è trasformata in una coppia elettrone-positrone.


"Siamo sicuri dei nostri risultati" ha confermato a Nature Krasznahorkay. "Abbiamo ripetuto più volte l'esperimento per eliminare tutte le possibili cause d'errore: abbiamo ridotto una simile eventualità a una possibilità su 200 miliardi". Ora è aperta la caccia alla particella misteriosa. Secondo Feng e i suoi colleghi dell'Università della California a Irvine non si tratta di un "dark photon". Potrebbe invece trattarsi di un "bosone X protofobico", una particella portatrice una forza a raggio estremamente corto che agisce su distanze poco più grandi delle dimensioni del nucleo atomico. Questo nuovo bosone inoltre interagirebbe con elettroni e neutroni (anziché con elettroni e protoni come fanno i fotoni). "Se devo scommettere, punto sul fatto che il risultato non reggerà le verifiche. Tuttavia il risultato ungherese merita di essere controllato" dice Gian Giudice, direttore del Dipartimento di fisica teorica del Cern di Ginevra. "Ci sono due aspetti da considerare: la veridicità dell'interpretazione sperimentale e la plausibilità teorica della nuova ipotesi". Paradossalmente il test condotto in laboratorio da Attila Krasznahorkay è molto più difficile da controllare delle collisioni che avvengono tra particelle elementari nei 27 chilometri di tunnel del Cern. "Il nucleo atomico è un sistema complesso, la cui descrizione teorica è soggetta a incertezze non del tutto sotto controllo" spiega Giudice. "C'è spazio per effetti di cui i colleghi ungheresi potrebbero non aver tenuto conto. Apprezzo però la strategia di cercare nuovi fenomeni anche in territori già molto esplorati, come i decadimenti nucleari. L'inaspettato potrebbe trovarsi proprio sotto il naso, senza che nessuno se ne sia mai accorto". Certo, sarebbe clamoroso se una nuova forza fondamentale fosse stata scoperta in un piccolo laboratorio grazie a uno spettrometro. E in tal caso, incontrerebbe la resistenza dell'establishment scientifico a difesa del Modello Standard? "Assolutamente no" risponde Giudice. "Noi lavoriamo proprio per scoprire i punti deboli di teorie come il Modello Standard: sappiamo che non è perfetto ed è del tutto giustificato cercarne le falle. La chiave per scardinare il Modello Standard potrebbe trovarsi nei posti più imprevisti".

da:




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mercoledì 1 giugno 2016

SUPERBATTERI E CHEMTRAILS: …E’ SCIENTIFICAMENTE PLAUSIBILE?


di Marco La Rosa & Giorgio Pattera

Negli Usa primo caso di batterio resistente a tutti gli antibiotici

“I medici americani hanno registrato il primo caso nel Paese di una donna con un'infezione urinaria resistente a tutti gli antibiotici conosciuti. A lanciare l'allarme sono i Centers for Disease Control and Prevention. Il caso è stato pubblicato sulla rivista 'Antimicrobial Agents and Chemotherapy' dell'American Society for Microbiology. Gli scienziati hanno sottolineato la forte preoccupazione per questa tipologia di superbatteri che potrebbero rappresentare un grave pericolo per combattere anche le infezioni di routine. Negli Usa la resistenza di molti agenti infettivi agli antibiotici causa 2 mln di malattie e 23mila decessi l'anno, secondo le stime. Per gli scienziati questo è il primo caso in Usa di un agente patogeno che ha un gene, chiamato Mcr-1, che permette ai batteri di diventare resistenti anche a una classe di antibiotici come la colistina. Il gene Mcr-1 è stato scoperto lo scorso anno in Cina e ha già sollevato l'allarme della comunità scientifica”.

Per capire meglio quello che si nasconde realmente dietro ai cosiddetti "superbatteri", rispolveriamo un po’ di Biologia:

I TRASPOSONI

Barbara McClintock (Hartford, 16 giugno 1902 – New York, 2 settembre 1992) è stata una biologa statunitense. Negli anni cinquanta, con esperimenti sulle pannocchie di granturco, ha rilevato l'esistenza dei trasposoni, ovverosia porzioni di DNA in grado di spostarsi da un cromosoma all'altro; questa scoperta le valse il Premio Nobel per la medicina nel 1983.

Si definiscono trasposoni alcuni elementi genetici presenti nei genomi di procarioti ed eucarioti, capaci di spostarsi da una posizione all'altra del genoma. In particolare, nei procarioti essi possono spostarsi in posizioni nuove nel medesimo cromosoma (perché unico), oppure su plasmidi o fagi (un batteriòfago o fago è un virus che sfrutta i batteri, e questi soltanto, come “macchinari” per la propria replicazione; la specificità dell'ospite è variabile. L'infezione virale causa la lisi del batterio stesso, ossia la lacerazione della membrana cellulare, per effetto dell'accumulo interno della neo-progenie e, di conseguenza, la morte dell’ospite). Negli eucarioti, invece, possono spostarsi sia in posizioni diverse sullo stesso cromosoma, sia su cromosomi differenti. Essi fanno parte degli elementi trasponibili, assieme alle sequenze di inserzione IS. Questo processo di trasferimento è noto come “trasposizione” e richiede la presenza di siti per la ricombinazione del DNA (posti sia sul trasposone che sul cromosoma bersaglio) e l'azione di specifici enzimi, detti trasposasi. In seguito alla trasposizione si può avere l'inattivazione funzionale di un gene, nel caso in cui il trasposone si inserisca in questo gene, o la modificazione dei livelli di espressione di un gene, nel caso in cui il trasposone si inserisca nel promotore del gene.

PLASMIDI

I plasmidi sono piccoli filamenti circolari di DNA superavvolto a doppia elica, presenti nel citoplasma (la porzione di una cellula contenuta all'interno della membrana cellulare presente sia nelle cellule eucariote sia in quelle procariote) e distinguibili dal cromosoma batterico per le loro dimensioni ridotte. Il materiale genetico che li contraddistingue permette all'organismo ospite di svolgere varie funzioni non essenziali, ma conferiscono alla cellula proprietà speciali (a volte proprietà metaboliche uniche). I plasmidi sono capaci di spostarsi tra le cellule (anche non uguali, ma filogeneticamente affini) influendo sulla variabilità genetica.

EPISOMI

Un episoma era originariamente un plasmide che si è potuto integrare nel DNA della cellula ospite e quindi non costituisce più DNA extra-cromosomale. Una volta integrato, l'episoma può replicarsi insieme a tutto il cromosoma della cellula che lo ospita. È ormai chiaro che una regione di omologia con il cromosoma, come un trasposone, trasforma il plasmide in un episoma. Nei mammiferi, il termine episoma si riferisce al DNA esogeno (come un genoma virale), che viene integrato nel cromosoma della cellula ospite.

Caratteristiche dei plasmidi:

Tra le caratteristiche funzionali che i plasmidi sono in grado di conferire, figura anche:
la produzione o la resistenza agli antibiotici o farmaci in generale (plasmide R), ai metalli pesanti e ai raggi UV;

Ruolo dei trasposoni nei plasmidi:

I plasmidi possono contenere numerosi e vari siti bersaglio dei trasposoni; di conseguenza, i trasposoni migrano frequentemente tra i plasmidi. Degno di nota è il fatto che molti trasposoni contengano geni che conferiscono, appunto, antibiotico-resistenza. Quando traslocano da un plasmide ad un altro, quindi, i geni implicati nella resistenza vengono introdotti nel plasmide bersaglio, generando un plasmide di resistenza (R). I plasmidi caratterizzati da multifarmaco-resistenza possono originarsi per accumulo di trasposoni in un plasmide. Molti plasmidi R sono in grado di migrare da una cellula a un'altra durante il processo di coniugazione, mediante il quale i geni di resistenza vengono dispersi all'interno della popolazione. Infine, dato che anche i trasposoni migrano tra plasmidi e cromosomi, i geni che contribuiscono alla farmaco-resistenza possono essere scambiati tra queste due molecole, favorendo un'ulteriore diffusione della resistenza antibiotica. Alcuni trasposoni sono provvisti di geni implicati nel trasferimento e possono migrare tra batteri attraverso un processo di coniugazione. Un esempio ben studiato di “trasposone coniugativo” è rappresentato dal Tn916 di Enterococcus faecalis. Anche se Tn916 non è in grado di replicarsi autonomamente, può trasferirsi da E. faecalis ad un gran numero di organismi riceventi ed integrarsi all'interno dei loro cromosomi. Essendo provvisto di un gene per la resistenza alla tetraciclina, anche questo trasposone coniugativo diffonde la farmaco-resistenza.

…per concludere possiamo asserire che i cosiddetti “superbatteri” sono un effetto “antropico” che si può trasmettere attraverso le precipitazioni  atmosferiche?

LA NOSTRA RISPOSTA E’, OVVIAMENTE,  SI’…!


Appendice n.1

ESPERIMENTI SULLA POPOLAZIONE: LE CONFESSIONI DEL GOVERNO INGLESE

Un documento ufficiale del governo britannico rivela l’uso di armi biologiche sulla popolazione, tra il  1940 e il 1979. Ci sono oltre 100 esperimenti sotto copertura dei servizi descritti in gran dettaglio nelle 60 pagine del report. Le armi vanno dei germi patogeni a quelle che potremmo definire “scie chimiche primordiali”. Come riporta il Guardian: “Tra il 1955 e 1963 aerei volarono da nord-est dell’Inghilterra alla Cornovaglia, lungo le coste sud e ovest, rilasciando grandi quantità di solfuro di zinco-cadmio sulla popolazione”. Il personale militare venne addestrato per rispondere che i test erano parte di un progetto di ricerca sul clima e l’inquinamento. In certe aree le famiglie con bambini deformi dalla nascita stanno chiedendo un’inchiesta pubblica.
Tra i microorganismi ci sono l’escherichia coli e il bacillo globigii che mima l’antrace, diffusi su più di un milione di persone, tra il 1961 e il 1968; nel 1956 dei batteri vennero anche rilasciati nella metropolitana di Londra, sulla Northern Line, tra Colliers Wood e Tooting Broadway.
Alla domanda se esperimenti di questo tipo sono ancora in corso, non si sono avute risposte ufficiali, se non un timido: “Non è nostra policy discutere della ricerca in corso” da parte di Sue Ellison, portavoce a Porton Down, dove sono state condotte le ricerche.
Chi ci dice allora che le scie chimiche di cui tanto si parla non siano un esperimento di massa sulla popolazione? Chi può dimostrare che non è così? Solo in Italia ci sono state otto interrogazioni parlamentari sull’argomento e gli indizi sono davvero molti. Ma forse l’oscura verità verrà a galla soltanto tra altri 40 anni.
Fonte:
http://www.guardian.co.uk/…

Appendice n.2

Affiora la prova forense che il superbatterio e.coli in Europa è stato ingegnerizzato per provocare decessi

di Mike Adams, the Health Ranger

NaturalNews.com

e-coli (NaturalNews) Anche se la gara per dare la colpa ai vegetali è attualmente in corso in tutta l'UE, dove un ceppo di E. Coli super resistente sta facendo ammalare pazienti e riempendo gli ospedali in Germania, praticamente nessuno sta parlando di come l'E.coli è magicamente diventato resistente a otto diverse classi di farmaci antibiotici e poi, improvvisamente, è apparso nella catena alimentare.  
Questa particolare variante dell'E.coli è un membro del ceppo O104, e i ceppi O104 non sono quasi mai (normalmente) resistenti agli antibiotici. Per acquisire tale resistenza, devono essere ripetutamente esposti agli antibiotici al fine di fornire la "pressione di mutazione" che li spinga verso l'immunità completa al farmaco. Quindi, se siete curiosi di conoscere le origini di tale ceppo, potete in sostanza  analizzare in dettaglio il codice genetico dell'E.coli e  determinare con sufficiente precisione a quali antibiotici è stato esposto durante il suo sviluppo. Questo passo è stato fatto, e quando si guarda la decodificazione genetica di questo ceppo O104 che ora minaccia i consumatori di prodotti alimentari in tutta l'UE, emerge un quadro affascinante di come è stato generato.

Continua…

Appendice n. 3

Adriana Poli Bortone e la Xylella causata dalle scie chimiche

Adriana Poli Bortone, ex ministro delle Politiche Agricole, ex sindaco di Lecce ed ex vicepresidente della Camera dei deputati (!), ha scritto sul suo profilo Facebook che la diffusione della Xylella potrebbe essere stata causata dalle «scie chimiche che gli USA usano sul suolo italiano»

continua…

Appendice n. 4

CITTADINI CHIAMANO IL 118 NAUSEA E VOMITO DOPO LA PIOGGIA


Sempre più persone sono affette da nausea,vomito e diarrea subito dopo la pioggia,specialmente nei giorni scorsi.Si tratta di un batterio che arriva dal cielo.Per capire di cosa si tratta basta un semplice ragionamento: se ogni giorno vengono diffuse in tutto il mondo nell’atmosfera tonnellate di elementi chimici e di agenti patogeni, è inevitabile che, con le precipitazioni nevose e piovose, questi veleni cadano, prima o poi, al suolo per diventare possibili focolai di patologie. Nel nostro caso, l’agente patogeno molto diffuso nell’atmosfera, soprattutto negli ultimi anni è l’ Escherichia coli. Questa particolare variante dell’E.coli è un membro del ceppo O104. I ceppi O104, in condizioni normali non sono pressoché mai resistenti agli antibiotici. Per acquisire tale resistenza, devono essere ripetutamente esposti agli antibiotici al fine di fornire la “pressione di mutazione” che li spinga verso l’immunità completa al farmaco. Analizzando il codice genetico dell’E.coli si è visto che esso resiste ad otto antibiotici, ai quali è stato intenzionalmente esposto, in fasi diverse, durante il suo sviluppo in laboratorio farmaceutico. Quando gli scienziati del Robert Koch Institute, in Germania, hanno decodificato la struttura genetica del ceppo O104, hanno accertato che esso è resistente a tutte le classi e combinazioni di antibiotici:

• penicilline
• tetraciclina
• acido nalidixico
• trimetoprim-sulfamethoxazol
• cefalosporine
• amoxicillina / acido clavulanico
• piperacillina-sulbactam
• piperacillina-tazobactam

Ma a che scopo si diffonde questo batterio nell’aria?
Come riferisce l’autorevole sito Naturalnews in questo articolo shock,
l’Escherichia coli è quindi un patogeno creato in laboratorio (modificato geneticamente), e poi successivamente liberato con il supporto della bioingegneria per danneggiare l’agricoltura, in primis quella biologica, per implementare il Codex alimentarius, il quale prevede il trattamento con raggi gamma di frutta e verdura e per convincere le persone a “premunirsi” di vaccini, visto che il batterio, come sopra descritto, è resistente a qualsiasi tipo di antibiotico. Esiste una sola espressione per definire questo crimine: bioterrorismo governativo!
Come si contrae l’ Escherichia coli?
Il virus presente nell’ atmosfera, molto spesso, come accade per molte altre sostanze, viene veicolato dalle goccioline di pioggia ed è molto contagioso e facile da prendere. Molte delle persone che lo hanno contratto, molto probabilmente si sono bagnate con la pioggia contaminata, o hanno consumato ortaggi bagnati con tale acqua, oppure hanno bevuto acqua contaminata.


Bibliografia:

Frederick Griffith; Jeffrey Miller; David Suzuki. Genetica. Principi di analisi formale. Bologna, Zanichelli, 1996. ISBN 88-08-09452-9
Peter J. Russel, Genetica, Napoli, Edises, 2002. ISBN 88-7959-284-X

M. Willey, M. Sherwood, J. Woolverton, Prescott 1, microbiologia generale, McGraw-Hill
Wikipedia


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