“Vaccino anti HPV, vi spiego
perché è inutile”
di: Gioia
Locati
Abbiamo intervistato Michele
Grandolfo, l’epidemiologo che, nel 2006 – quando il governo italiano decise di
promuovere la vaccinazione antipapilloma virus sulle bambine – era dipendente
dell’Istituto superiore di sanità (ora è in pensione).
Con Michele Grandolfo, che è
stato per decenni dirigente di ricerca al Centro nazionale di Epidemiologia,
Sorveglianza e Promozione della salute dell’ISS (Istituto superiore Sanità),
abbiamo parlato dell’utilità di far vaccinare le bambine o le giovani donne.
G.L.: È vero che sconsigliò il
ministro Livia Turco dal comprare i costosi vaccini e dal promuovere una
campagna simile?
M.G.: “Non parlai con lei
direttamente, ma misi per iscritto il mio pensiero di epidemiologo
dell’istituto in una relazione richiestami da una sua consulente”.
G.L.: Qual era il suo pensiero? E
ci dica se, negli anni, è cambiato.
M.G.: “La vaccinazione contro il
papilloma virus non aveva senso nel 2006 e non ha senso oggi per svariati
motivi. Primo: l’efficacia dei vaccini in commercio è stata testata solo
considerando la riduzione delle displasie gravi e non del tumore del collo
dell’utero”.
G.L.: Cosa significa?
M.G.: “Le displasie gravi sono le
lesioni che possono portare al cancro ma in tempi molto lunghi. Spesso le
displasie regrediscono da sole, per questo si preferisce aspettare a
rimuoverle. Per sapere se questi vaccini prevengono veramente i tumori bisogna
attendere 30 o 40 anni”.
G.L.: Ma allora l’efficacia di
cui si parla è solo teorica?
M.G.: “Sì”.
G.L.: E tutta l’informazione,
sull’anti HPV?
M.G.: “È stata sempre
ingannevole, le autorità competenti hanno la responsabilità e l’obbligo di
intervenire”.
G.L.: Ma lei è stato in passato
il consulente di riferimento per le strategie vaccinali.
M.G.: “Come può un ministro della
Salute dare retta a un solo epidemiologo quando la stragrande maggioranza del
mondo accademico sostiene a spada tratta l’utilità della vaccinazione?”.
G.L.: Per prima cosa non si sa il
vaccino serve allo scopo, e poi?
M.G.: “Purtroppo si è visto che
in Australia le giovani vaccinate sono meno propense a fare il pap test.
Cliccate qui. Direi che questo è un effetto perverso gravissimo perché il pap
test è l’unico mezzo efficace per prevenire il tumore del collo dell’utero. È
grazie al pap test che incidenza e mortalità di questo cancro si sono ridotte
progressivamente (al momento 2 decessi ogni centomila donne). Consideriamo che
chi è vaccinato deve fare comunque il pap test, ma se questo strumento è già
adeguato non si capisce perchè i sistemi sanitari scelgano di spendere tanti
soldi in vaccini di cui si sa pochissimo. E poi bisogna considerare anche un
altro aspetto: la donna vaccinata si sente inconsciamente protetta dalle
malattie a trasmissione sessuale e tende a non prendere le adeguate precauzioni
per evitarle (ad esempio non usando il preservativo)”.
G.L.: È vero che inibendo alcuni
ceppi si rischia di dare più spazio ad altri ceppi oncogenici di virus?
M.G.: “Sì. È il rimpiazzamento
ecologico dei ceppi circolanti, è un
rischio reale, già evidenziato in altre circostanze: la vaccinazione di alcuni
ceppi lascia spazio ad altri implicati nello sviluppo tumorale. I virus
conquistano nuovi spazi e non tutti circolano con la stessa intensità. Se devio
un’eruzione vulcanica non so più dove la lava va a finire. Gli addetti ai
lavori lo sanno e avrebbero dovuto tenerne conto…!”
G.L.: Ma allora questo
ragionamento va fatto per tutti i vaccini…
M.G.: “Certo. Infatti, Sabin
coprì la popolazione con tutti i ceppi di polio il più velocemente possibile
per non lasciare i ‘suscettibili’, le persone che avrebbero potuto ammalarsi”.
G.L.: Se una bambina si vaccina a
12 anni per quanti anni è protetta?
M.G.: “Perché questo vaccino sia
efficace dovrebbe garantire un’immunità per 30 o 40 anni ma è difficile da
sostenere un’ipotesi simile con un vaccino ingegnerizzato (i vaccini formati da
parti antigeniche non vitali hanno una capacità ridotta di stimolare il sistema
immunitario). E non ci sono ancora studi a riguardo”.
G.L.: Insomma, ci hanno
presentato un vaccino dalla portata stratosferica, il “primo contro un cancro”
e poi non si sa ancora nulla?
M.G.: “È così, purtroppo. Per
promuovere una vaccinazione di massa occorre informare in maniera capillare la
popolazione ma si documentano le persone quando gli studi ci sono, sennò è solo
marketing”.
G.L.: Perché oggi si raccomanda
il test per verificare la presenza del virus HPV alle giovani?
M.G.: “Dico subito che questo
esame non deve sostituire il pap test. Perché il 70% delle donne durante la
vita si infetta con un ceppo di papilloma ma non se ne accorge nemmeno, il suo
corpo lo combatte. Mentre il pap test segnala subito le eventuali lesioni, il
test di cui mi ha chiesto segnala solo la presenza del virus”.
G.L.: Allora, in prima linea, non
serve a niente.
M.G.: “Esatto. A meno che non si
voglia incoraggiare a fare il vaccino anche le 30-40 enni che risultano
negative al test del virus”.
Concludiamo con due notizie
di cronaca.
L’interrogazione parlamentare:
È di ieri la notizia che alcuni
senatori del gruppo misto (primo firmatario Maurizio Romani) hanno presentato
un’interrogazione al ministro della Salute chiedendo di sospendere la
vaccinazione antipapilloma “in attesa sia dei risultati che potrebbero emergere
dagli studi sulle reazioni avverse al vaccino avviati in altri Paesi sia del
completamento della sperimentazione, secondo i tempi stabiliti dalla procedura
ordinaria”. (In Finlandia non è stata accolta la proposta di vaccinare tutte le
adolescenti ma è partita una sperimentazione di fase III che si concluderà nel
2020: a 12mila ragazze è stato dato il vaccino, ad altrettante un placebo).
Lo studio dell’Ema:
L’Agenzia europea dei medicinali
(Ema) ha appena avviato un’indagine sul rapporto tra la vaccinazione
antipapilloma e due patologie, la sindrome da dolore regionale complesso
(Crps), una condizione di dolore cronico agli arti, e la sindrome da
tachicardia posturale ortostatica (Pots), in cui la frequenza cardiaca aumenta
in maniera anomala dopo che ci si siede o ci si alza. Entrambe le malattie
potrebbero essere correlate al vaccino.
Ps. Però:
Sergio Pecorelli, presidente Ema
è stato consulente sia della Sanofi Pasteur che della GlaxoSmith, le due big
pharma produttrici dei vaccini.
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