Migliaia di enormi giare giganti
di pietra sono sparse per la pianura di Khouang Xien, nel Laos, formando una
delle collezioni archeologiche più bizzarre ed enigmatiche del pianeta, con
formazioni che vanno dal singolo vaso a raggruppamenti di diverse centinaia.
Spesso definita come la versione
sud-est asiatica di Stonehenge, la Piana delle Giare non smette di affascinare
e interrogare archeologi e scienziati fin dalla sua scoperta nel 1930. “La
Piana delle Giare è uno dei più grandi misteri archeologici del mondo”, spiega
il dottor Dougald O’Reilly della School of Archaeology and Anthropology,
Australia. “Sorprendentemente è stata condotta poca ricerca sul posto, a causa
di conflitti nella regione. La zona dei vasi megalitici è ancora disseminata di
ordigni inesplosi”. Tra il 1953 e il 1973, infatti, nel Laos è stato combattuto
un conflitto che coinvolse diverse fazioni dell’aristocrazia del Laos, che già
dalla fine del XVII secolo si contendevano il controllo del potere. Fu
conosciuta anche come Guerra Segreta, per il ruolo che vi ebbero gli Stati
Uniti, costretti ad agire nell’ombra nel Laos dopo che la Conferenza di Ginevra
del 1954 ne sancì l’indipendenza e ne dichiarò la neutralità nel vicino
conflitto vietnamita. L’aviazione militare statunitense sganciò più di 2
milioni di tonnellate di bombe a grappolo sul territorio laotiano (molte delle
quali rimasero inesplose), la più grande serie di bombardamenti dai tempi della
seconda guerra mondiale. Mentre gran parte della storia recente della Piana
delle Giare è nota, il passato remoto del sito rimane un enigma per gli
archeologi. Le indagini sulla Piana sono cominciate nel 1930. Gli archeologi
del tempo ritennero che gli enormi vasi megalitici fossero associati a pratiche
di sepoltura preistoriche, ipotesi che si rafforzò successivamente, quando un
gruppo di archeologi giapponesi rinvenne resti umani e oggetti di sepoltura
intorno ad alcune giare di pietra. Si pensa che la Piana risalga al 500 a.C.,
rappresentando un interessante sito per lo studio della preistoria nel sud-est
asiatico. I ricercatori hanno individuato almeno 90 raggruppamenti, con un
numero di giare che varia dal singolo vaso fino a 400. Le giare variano in
altezza e diametro, con dimensioni comprese tra 1 e 3 metri, tutte scavate
direttamente nella roccia. La maggior parte delle giare presenta un coperchio
in pietra. Ciò lascia presumere che tutti i vasi ne dovevano avere uno. Esse
non sono decorate, ad eccezione di un singolo reperto individuato nel sito
numero 1. Questo vaso presenta un bassorilievo antropomorfo che è stato
definito ‘Uomo Rana’. I ricercatori hanno intravisto un parallelismo con le
pitture rupestri della roccia di Huashan, nel Guangxi, in Cina. I disegni,
databili tra il 500 a.C. e il 200 a.C., rappresentano grandi esseri umani con
le braccia alzate e le ginocchia piegate. Le giare sono state scolpite in
diversi materiali rocciosi, quali l’arenaria, il granito e la pietra calcarea.
La maggior parte dei vasi in arenaria è stata prodotta con una tecnica di
modellazione molto avanzata, ma comunque compatibile con le conoscenze dell’età
del ferro. Tuttavia, rimane l’enigma della modellazione del granito, materiale
notoriamente molto difficile da lavorare e praticamente impossibile da
modellare con uno scalpello in ferro.
Ipotesi scientifiche e leggende:
Buona parte degli archeologi
ritiene che la Piana delle Giare sia stata creata e utilizzata come luogo di
sepoltura, soprattutto per i ritrovamenti di corpi umani attorno ai vasi e di
varie suppellettili funerarie. Secondo l’ipotesi del professor Eiji Nitta,
docente all’Università di Kagoshima che ha condotto le indagini nel 1993, le
giare non sono altro che un monumento funerario simbolico per contrassegnare le
sepolture circostanti.
Anche l’archeologa Julie Van Den
Bergh ritiene che la Piana delle Giare sia stato un sito adibito a pratiche
funerarie. Ma, a differenza di Nitta, la Van Den Bergh ritiene che le giare
potessero fungere da ‘vasi di disidratazione’ dei cadaveri. Solo in un secondo
momento venivano sepolti attorno ad essi. Ma non tutti sono d’accordo su questa
ipotesi. Perchè creare dei vasi in pietra così elaborati da richiedere
tantissime ore di lavoro? E come spiegare la tecnica di lavorazione così
sofisticata? Alcuni ricercatori ritengono che i vasi in pietra sono molto più
antichi e che fungessero da deposito per alimenti o altri materiali. Solo molto
tempo dopo sono state riutilizzate dalle popolazioni locali come strumento
funerario. Ma anche in questo caso non vi sono conferme a questa ipotesi. Un
altra spiegazione possibile è che le giare servissero per raccogliere l’acqua
piovana dei monsoni per dissetare le carovane di viaggiatori lungo il loro
cammino. Dato che in quelle zone le piogge sono solo stagionali, le giare
rappresentavano uno preziosa riserva d’acqua prontamente disponibile sui
sentieri commerciali. Le carovane accampate attorno alle giare nel corso del
tempo potrebbero aver messo oggetti votivi come offerta, accompagnandoli con
preghiere per la pioggia. Ma potrebbe anche trattarsi di semplici oggetti
smarriti. Sono interessanti, inoltre, le leggende tramandate dalle popolazioni
del Laos, secondo le quali una razza di giganti abitava la zona ed era
governata da un re chiamato Khun Cheung. A seguito di una vittoria ottenuta in
battaglia contro un suo acerrimo nemico, Khun Cheung avrebbe ordinato di creare
le giare per produrre enormi quantità di ‘lau hai’ (‘lau’ significa alcool,
presumibilmente ‘birra di riso’) e celebrare degnamente la sua vittoria. Un
altra tradizione locale tramanda che le giare sono state modellate utilizzando
materiali naturali come l’argilla, la sabbia, lo zucchero e prodotti di origine
animale, in una sorta di ‘cemento’ modellabile. La gente del posto ritiene che
la grotta indicata come ‘sito numero 1′. in realtà fosse un forno dove venivano
prodotte le giare.
La situazione attuale:
Il governo del Laos sta prendendo
in considerazione l’applicazione dello status di ‘Patrimonio mondiale
dell’UNESCO’ per la Piana di Giara, anche per facilitare il reperimento di
finanziamenti destinati allo sminamento dell’area. La grande quantità di
ordigni inesplosi, soprattutto delle bombe a grappolo, limita fortemente la
libera circolazione dei ricercatori e dei turisti. Attualmente, per visitare il
sito è necessario attenersi ad un percorso sicuro segnalato dai curatori
dell’area archeologica.
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