IL PARERE DI UN IMPORTANTE
CHIRURGO: NELLE ESPERIENZE DI PRE-MORTE C’È LA PROVA DEL DISTACCO ANIMA/COSCIENZA-CORPO
Lloyd William Rudy, importante
cardiochirurgo morto nel 2012, ha riportato uno dei casi più emblematici di
esperienza di pre-morte: un paziente, dichiarato morto da almeno venti minuti,
ritorna alla vita raccontando in dettaglio tutto ciò che aveva visto. Il dottor
Rudy pensa che questo caso, insieme a molti altri, sia la prova del possibile
distacco dell'anima dal corpo al momento della morte. Nel corso degli ultimi
anni, alcuni ricercatori olandesi hanno raccolto più di 70 casi sulle
esperienze di pre-morte (Nde= Near Dead Experience), registrando i racconti di
persone che avrebbero lasciato i loro corpi e osservato scene poi descritte con
impressionante precisione.
I dettagli di ciò che hanno visto (le azioni dei
medici in ospedale, per esempio) si sono rivelate corrette, fornendo alcune
delle prove più significative sull’esistenza della “vita
cosciente dopo la morte”. Titus Rivas, Anny Dirven e Rudolf Smit hanno
pubblicato una lunga serie di testimonianze corroborate da dati medico
-scientifici in un libro in lingua olandese intitolato “Wat een stervend brein niet kan” (Ciò che un cervello morente non può
fare). Come riporta The Epoch Times, in un caso riferito dal cardio-chirurgo
di fama mondiale Lloyd W. Rudy (1934-2012), un paziente dichiarato morto da
almeno venti minuti è incredibilmente ritornato in vita. Non solo è stato
insolito il suo ritorno alla vita, ma anche il racconto del periodo in cui è
stato morto sfida tutte le spiegazioni razionali. Il dottor Rudy si è laureato
alla Scuola di Medicina dell’Università di Washington, è stato preside del “Programma Cuore” presso la Scuola di
Medicina dell’Università della Georgia ed è stato membro del primo team di
trapianti di cuore presso l’Università di Stanford. Il dottor Rudy e il suo
assistente Roberto Amado-Cattaneo, avevano eseguito un intervento chirurgico
per sostituire una valvola cardiaca infetta. L’infezione aveva causato al
paziente un aneurisma e l’uomo poteva essere tenuto in vita solo tramite un respiratore
automatico. Verso la fine dell’intervento, la situazione è precipitata e il
paziente non ha dato più cenni di vita. Rammaricati, i chirurghi hanno quindi
redatto il certificato di morte, hanno informato la moglie dell’uomo del suo
decesso e hanno spento i macchinari. «Alla fine dell’intervento, i chirurghi
avevano dimenticato di spegnere la macchina che misura alcune funzioni del
corpo quali la pressione del sangue. Inoltre, poco prima che il paziente
morisse, avevano introdotto nel suo corpo un lungo tubo con un sensore
all’estremità per rilevare con precisione determinate funzioni, come il suo
battito cardiaco», scrivono i ricercatori olandesi. «Rudy e il suo assistente
si erano già tolti i camici, i guanti e le mascherine ed erano in piedi davanti
alla porta aperta della sala operatoria. Stavano discutendo su cosa avrebbero
potuto fare e su quali farmaci avrebbero potuto somministrare al paziente per
salvarlo. Erano ormai trascorsi circa venti o venticinque minuti da quando il
paziente era stato dichiarato morto. Improvvisamente è sembrato esserci come
un’attività elettrica… Rudy e il suo assistente hanno pensato che potesse
essere l’effetto di una sorta di convulsioni post mortem , tuttavia l’attività
è aumentata fino a divenire un battito cardiaco, prima lento poi sempre più
veloce». Nessuno aveva fatto niente per rianimare il paziente da quando era
stato dichiarato morto: il risveglio era stato spontaneo. Ci sono voluti un
paio di giorni perché il paziente riprendesse conoscenza, tuttavia il recupero
è stato completo, senza alcun segno di danno cerebrale. «In passato, avevo
sperimentato alcune situazioni in cui i pazienti si erano ripresi da uno shock
lungo e profondo, tuttavia queste persone erano ancora in vita, in questo caso
invece l’uomo era morto», ricorda il dottor Amado-Cattaneo. Come con molte
persone che hanno riferito di aver lasciato il corpo durante una Nde (near dead
experience), il paziente ha descritto una luce brillante alla fine di un
tunnel. Tuttavia, sono gli avvenimenti che ha osservato all’interno
dell’ospedale che incuriosiscono coloro che cercano di verificare
scientificamente le esperienze di pre-morte.
Il paziente ha raccontato di aver
visto i dottori Rudy e Amado-Cattaneo parlare, ha descritto con precisione la
loro posizione nella stanza e il fatto che stessero con le braccia incrociate
sul petto e ha visto l’anestesista entrare nella sala operatoria. Ancor più
interessante, racconta di aver visto il monitor del computer nella postazione
di una infermiera con dei post-it attaccati e allineati uno sopra l’altro. In
effetti, l’infermiera aveva annotato sui foglietti adesivi alcuni messaggi
telefonici per il dottor Rudy e li aveva disposti proprio in quel modo. «Rudy
precisò che il paziente non avrebbe potuto vedere i foglietti degli appunti
prima dell’operazione. Ovviamente, il modo in cui i post-it erano stati
disposti sul monitor era differente da quello in cui erano collocati su altri
computer e il paziente non avrebbe potuto indovinare l’ordine in cui erano
stati attaccati», scrivono gli autori. Rudy concluse che il paziente doveva
realmente essersi trovato fuori dal suo corpo, perché altrimenti non avrebbe
potuto descrivere le circostanza in maniera così precisa. A suo avviso, la
coincidenza o la semplice preveggenza non possono essere delle spiegazioni
realistiche.
Anche il dottor Amado-Cattaneo
non riusciva a spiegarsi il fenomeno. Ha confermato che il paziente ha descritto
con precisione gli eventi e, dal momento che i suoi occhi erano tenuti chiusi
con del nastro per proteggere la cornea durante l’operazione, non poteva aver
visto niente. Le macchine che stavano monitorando i suoi segnali vitali
funzionavano perfettamente, il suo cuore si era fermato e non ha mostrato segni
di vita per almeno venti minuti. Rivas e Smit concludono affermando che la
raccolta di tali prove aneddotiche stia rendendo sempre più difficile
archiviare questo tipo di casi come semplice suggestione.
VIEDO INTERVISTA AL DR. Lloyd William Rudy
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