di Marco La Rosa
Dalla primavera del 1995, quando le prime timide notizie venivano divulgate circa il filmato dell'autopsia dell'Alieno in mano al documentarista inglese Ray Santilli, sono appunto passati venti anni. Nonostante tutte le indagini possibili ed immaginabili che si sono svolte a tal proposito, ancora oggi non è stata messa la parola "FINE". Fine significa aver fatto piena e completa chiarezza per stabilire una volta per tutte: è una truffa, un imbroglio oppure no, qualcosa di vero alla fine c'è? Sostanzialmente ancora oggi nel 2015, pare che nonostante tutto, quel furbacchione di Ray Santilly qualcosa di "autentico" abbia avuto (e forse ha ancora) in mano. Deciderà di svelarlo prima o poi? Fino ad ora questa faccenda, prima confermata, poi negata e poi ancora riammessa, gli ha fruttato sicuramente molto denaro ed è certo che Santilli continuerà a "mungere la vacca" fino a che avrà latte...non credo la vorrà vendere prima. La mia sensazione è che qualcosa stia bollendo in pentola, come si suol dire, un inaspettato colpo di coda con qualcosa di tangibile che per oscure (o invece molto chiare per i veri addetti ai lavori) ragioni non è mai stato mostrato prima ?
Siamo comunque alla vigilia di altre (forse) sensazionali rivelazioni, infatti il 5 Maggio prossimo, come già divulgato nel post:
"all’interno di un evento che andrà in onda dal New Mexico in diretta streaming mondiale, verranno divulgate alcune inedite immagini che ritrarrebbero una o più creature umanoidi simili a quelle rinvenute nelle immediate vicinanze dell’UFO, che nel 1947, si schiantò a Roswell. Descritte dal alcuni ricercatori come le “slides di Roswell” le immagini sviluppate con tecnologia Kodachrome sono state autenticate da un gruppo di scienziati esperti che ha confermato l’origine e l’autenticità delle diapositive."
A suo tempo, anche il sottoscritto ha indagato a fondo sulla vicenda del Santilli Footage con un' analisi approfondita sulle dichiarazioni del fantomatico cineoperatore Jack Barnett. Ho pensato di riproporla di seguito, perchè ritengo che ancora oggi dopo oltre diciotto anni dalla sua prima pubblicazione sul web e poi su UFO Notiziario del CUN, ( N. 2 Giugno 1999: Jack Barnett: marionetta e finto traditore - pag. 28-29-30)
sia ancora attuale e metta in evidenza alcuni aspetti che sono sempre parsi marginali, ma alla luce delle dichiarazioni dei testimoni della vicenda, gli aspetti prettamente tecnici siano probativi di "cover-up" e "debunking" allo stesso tempo da parte di qualcuno che ovviamente doveva restare (ed è restato fino ad ora) nell'ombra. Quando tra il 1995 e il 1997 feci tutte le ricerche che portarono alla composizione della mia teoria, mi scontrai (amichevolmente) con Bob Shell, il fotografo-analista americano che venne chiamato in causa per avvallare o meno, le dichiarazioni di Jack Barnett. Con lo stesso Shell però convenimmo subito che alcuni dettagli "particolari" riguardo la pellicola meritavano più approfondite analisi.
foto: da sinistra Bob Shell, al centro il fisico americano-canadese Stanton Terry Friedman e Marco La Rosa (coperto al fianco di Friedman è seduto Maurizio Baiata- 5° Congresso Mondiale sugli oggetto volanti non identificati e fenomeni connessi - S. Marino 1997).
In quell'occasione, per altro, ribadii la mia ferma convinzione che la versione raccontata dal fantomatico cineoperatore Barnett, circa il procedimento di sviluppo della pellicola, non quadrava assolutamente. Lungi quindi dall'essere, ancora oggi, tutto chiarito, vi invito a leggere prima della mia breve inchiesta tecnica, il punto più aggiornato sulla questione scritto dall'amico giornalista e ricercatore Maurizio Baiata, che sicuramente è uno dei più qualificati (se non il più qualificato) a parlare del Santilli Footage:
sia ancora attuale e metta in evidenza alcuni aspetti che sono sempre parsi marginali, ma alla luce delle dichiarazioni dei testimoni della vicenda, gli aspetti prettamente tecnici siano probativi di "cover-up" e "debunking" allo stesso tempo da parte di qualcuno che ovviamente doveva restare (ed è restato fino ad ora) nell'ombra. Quando tra il 1995 e il 1997 feci tutte le ricerche che portarono alla composizione della mia teoria, mi scontrai (amichevolmente) con Bob Shell, il fotografo-analista americano che venne chiamato in causa per avvallare o meno, le dichiarazioni di Jack Barnett. Con lo stesso Shell però convenimmo subito che alcuni dettagli "particolari" riguardo la pellicola meritavano più approfondite analisi.
foto: da sinistra Bob Shell, al centro il fisico americano-canadese Stanton Terry Friedman e Marco La Rosa (coperto al fianco di Friedman è seduto Maurizio Baiata- 5° Congresso Mondiale sugli oggetto volanti non identificati e fenomeni connessi - S. Marino 1997).
In quell'occasione, per altro, ribadii la mia ferma convinzione che la versione raccontata dal fantomatico cineoperatore Barnett, circa il procedimento di sviluppo della pellicola, non quadrava assolutamente. Lungi quindi dall'essere, ancora oggi, tutto chiarito, vi invito a leggere prima della mia breve inchiesta tecnica, il punto più aggiornato sulla questione scritto dall'amico giornalista e ricercatore Maurizio Baiata, che sicuramente è uno dei più qualificati (se non il più qualificato) a parlare del Santilli Footage:
Il filmato dell’Autopsia Aliena – Dopo 18 anni ancora nessuna verità
http://mauriziobaiata.net/2013/07/07/il-filmato-dellautopsia-aliena-18-anni-dopo-ancora-nessuna-verita/
Jack Barnett: marionetta e finto traditore
di Marco La Rosa
Assodato ormai che l’autopsia del "Santilli footage" non può essere considerata un falso ben architettato, esistono invece notevoli incongruenze, a mio avviso, nella testimonianza-intervista rilasciata da colui che asserisce di esserne stato il fantomatico cineoperatore.Innanzitutto egli sostiene di aver preso ordini diretti dal Gen. McMullen e di essersi recato, con altro personale militare, sul luogo dell’UFO-crash nei pressi di Soccorro (New Mexico) e di avere filmato tutte le fasi di recupero dell’oggetto volante, nonché la rimozione dei frammenti e le successive autopsie degli umanoidi rinvenuti sul luogo dell’incidente. L’attrezzatura adoperata sarebbe stata "presa in carico" a Washington D.C. : cinepresa Bell & Howell-70 dotata di torretta a 3 obiettivi e svariate bobine di pellicola 16 mm. <> (almeno un centinaio; forse più, in quanto una bobina aveva una durata di minuti 2,5). Come conseguenza di tale operazione, Barnett deve sicuramente aver firmato un registro per ritirare il materiale, che da quel momento passava sotto la sua diretta responsabilità. Non dimentichiamo, a tal proposito, la fiscalità dei depositi militari per qualsiasi tipo di materiale custodito e minuziosamente inventariato, il che prevedeva, non trattandosi di vettovagliamento, la riconsegna dello stesso numero di pezzi terminata la missione, con scarico su altro apposito registro, non necessariamente dello stesso deposito di partenza. Altro elemento importante da sottolineare è che il Gen. McMullen, avendo personalmente dato un’ "insolito" ordine, non di competenza di un così alto ufficiale, ma routine normalmente espletata dagli ufficiali subordinati (coordinanti le squadre di soccorso e recupero), era sicuramente e "impazientemente" interessato a visionare e custodire i filmati, essenziali per successivi studi e comparazioni, nonché per addestramento di squadre specializzate in "recupero, ricovero e smaltimento" (effettivamente istituite in seguito).
Come si spiega allora l’affermazione di Barnett "...Trattenni tutte le pellicole perché non avevo nessuno cui raccordarmi...". Non vale la scusa dell’estrema confusione, dovuta al fatto che in quel periodo i vari reparti dell’esercito erano sul punto di separarsi per una nuova riorganizzazione: lo strettissimo controllo effettuato dai "burattinai" su tutte le persone civili e militari che ebbero a che fare con la vicenda Roswell ne è una prova lampante; impossibile pertanto a Barnett poter gestire senza controllo materiale così importante. Altra affermazione palesemente contraddittoria è quella riguardante la fase di sviluppo della pellicola ed è proprio quella che ora andremo a verificare. <fui io stesso a sviluppare il film quando ritornai alla base>, dice Barnett; non è chiaro poi se venga anche affermato: <Parte di esse le sviluppai a casa>.
Tutto ciò è altamente improbabile, se non impossibile, in quanto un cineoperatore normalmente non aveva compiti di sviluppo; in particolare, per il tipo di pellicola usata nel nostro caso (Cine Kodak Super XX Panchromatic - Direct positive process), il processo non è assolutamente praticabile con il metodo dei secchi o delle vaschette, secondo quanto illustrato da Bob Shell al 5° Simposio Internazionale di San Marino. Lo stesso Shell, da me intervistato su questo punto, ha ribadito che > e che pertanto la mia perplessità <non aveva senso> (letteralmente). Su ciò dissento vivamente, illustrando con l’ausilio di manuali "Kodak" come dovevano essere trattate, dopo le riprese, le pellicole utilizzate da Barnett, punto che lo stesso non ha mai chiarito.
LO SVILUPPO:
TRATTAMENTO POSITIVO DIRETTO. Direct Positive (Reversal) Pocessing.
Alcune emulsioni fotografiche possono essere trattate in modo da produrre, senza una fase intermedia di stampa o di duplicazione, un’immagine aventi gli stessi rapporti di brillanza e le stesse relazioni tonali del soggetto originale. Cioè l’emulsione esposta al soggetto produce direttamente, al termine del trattamento, un’immagine positiva. Non esiste pertanto un negativo dal quale si possano stampare positivi e per ogni copia ricavata con questo metodo deve essere esposto un separato fotogramma (se è necessario stampare un elevato numero di copie può essere conveniente riprendere il soggetto originale su una pellicola negativa, oppure ricavare un negativo intermedio dall’immagine positiva). Un metodo per produrre direttamente un’immagine positiva è il trattamento di inversione, le cui fasi principali sono le seguenti :
Il materiale sensibile viene esposto a un soggetto o ad un’immagine positiva ;
Un primo sviluppo produce nell’emulsione un’immagine negativa ;
L’immagine negativa viene sbiancata in un bagno che elimina dall’emulsione l’argento metallico lasciando gli alogenuri d’argento residui ;
La parte non esposta e non sviluppata dell’emulsione, che corrisponde ad un’immagine positiva del soggetto, viene resa sviluppabile mediante esposizione a luce bianca (colpi di luce mirata e non necessariamente uguale per tutta la pellicola) oppure per via chimica ;
L’immagine positiva viene sviluppata e fissata.
Nelle pellicole da invertire le esposizioni sono più critiche che in quelle da trattare come negative, poiché le possibilità di effettuare correzioni durante il trattamento sono molto ridotte.
TRATTAMENTO DI INVERSIONE. Reversal Processing.
Il trattamento di inversione forma direttamente un’immagine positiva, cioè una riproduzione simile al soggetto originale. E’ usato per ottenere trasparenze positive in bianco e nero, riproduzioni positive al tratto per arti grafiche, nonché pellicole cinematografiche, diapositive e stampe a colori. Per ottenere un negativo di elevata qualità di norma è opportuno un accurato controllo dell’esposizione e dello sviluppo, tuttavia alcune variazioni in queste fasi non impediranno di ricavare dal negativo stampe accettabili, poiché le possibilità di variare l’esposizione di stampa permettono di correggere alcuni errori (non tutti) dei negativi. In altri termini, esiste una notevole latitudine nell’esposizione, nello sviluppo e nell’uso della maggior parte dei materiali negativi.
La situazione è diversa nel caso del trattamento di inversione, poiché si può ottenere un’immagine di elevata qualità soltanto se l’esposizione e il primo sviluppo sono equilibrati ; qualsiasi allontanamento da quest’equilibrio peggiorerà la qualità dell’immagine. A causa di questa dipendenza dall’equilibrio esposizione - sviluppo e a causa delle possibilità di decadimento dell’immagine nelle altre fasi del procedimento, il trattamento di inversione richiede controlli molto accurati."
Come spiegarsi dunque l’utilizzo da parte di Barnett di questo tipo di pellicola, così "severa" sia in fase di esposizione che di sviluppo, quando le normali procedure utilizzate dai cineoperatori militari (vedi combat-film) prevedevano l’utilizzo soprattutto di pellicole con successivo sviluppo di negativo ? Eppure la situazione così speciale ed insolita che gli era stato chiesto di documentare presentava molti aspetti difficili da gestire per ripresa ed esposizione.
Forse erano presenti "altri" cineoperatori con pellicole di diverso tipo ?
TRATTAMENTO SPECIFICO DELLE PELLICOLE CINEMATOGRAFICHE KODAK 16 MM IN BIANCO E NERO.
Le pellicole cinematografiche in lunghezza sino a 30 metri possono essere trattate su grandi rocchetti a spirale, oppure su un’apposita apparecchiatura a telai da usare in vasca.
AGITAZIONE: I metodi di agitazione raccomandati variano in funzione del tipo di attrezzatura impiegata.
Grandi rocchetti a spirale : si immerga il rocchetto nella soluzione impartedogli una rotazione sufficiente a farlo ruotare di ½ o 1 giro. Si sollevi e si abbassi il rocchetto circa di 1 centimetro (mantenendolo immerso nella soluzione) per i primi 15 secondi, battendolo sul fondo della tank per staccare dalla pellicola le bolle d’aria. Si agiti la pellicola ogni minuto sollevando il rocchetto fuori dalla soluzione, inclinandolo approssimativamente di 30° per farlo scolare per 10-15 secondi e immergendolo nuovamente con un vigoroso movimento di rotazione sufficiente a farlo ruotare di ½ o 1 giro entro la soluzione. Si alterni il senso di rotazione ogni minuto. Appena prima del termine del tempo di sviluppo, si faccia ruotare il rocchetto per 15 secondi.
Telaio e vasca : Si agiti la pellicola per 5 secondi sotto la soluzione subito dopo l’immersione. A intervalli di un minuto si sollevi il telaio completamente fuori dalla soluzione, lo si faccia sgocciolare per alcuni secondi e lo si immerga nuovamente. Con questa agitazione il tempo di sviluppo a 20° C sarà approssimativamente di 9 minuti. Con la minore agitazione normalmente impiegata nelle apparecchiature dei laboratori industriali il tempo di sviluppo sarà invece di circa 11 minuti.
E’ pertanto verosimile poter lavorare in questa maniera con i secchi di alluminio mostrati da Bob Shell ?
CONTROLLO DEL TRATTAMENTO DI INVERSIONE:
Per ottenere immagini positive dirette non può essere usata un’unica serie di soluzioni di trattamento per tutti i materiali fotografici e cinematografici. Ogni procedimento deve essere previsto in particolare per un determinato materiale, sia per quanto riguarda la composizione delle soluzioni, sia per i tempi di trattamento. Per applicazioni in bianco e nero sono fabbricate alcune speciali emulsioni invertibili e il trattamento consigliato dal fabbricante va scrupolosamente seguito.
Anzitutto l’esposizione deve essere corretta. Un’esposizione eccessiva produce un’immagine "leggera", nella quale si perdono i dettagli delle alte luci ; poiché l’immagine positiva viene formata dagli alogenuri d’argento lasciati nella pellicola dopo lo sviluppo dell’immagine negativa, è evidente che una sovraesposizione provocherà una eccessiva asportazione dell’argento necessario per l’immagine positiva. Analogamente, un’esposizione insufficiente lascerà troppo argento per l’immagine positiva, che pertanto apparirà eccessivamente scura.
Il primo sviluppo è critico ed è perciò essenziale che le istruzioni per il tempo di sviluppo e l’agitazione siano strettamente seguite. Sovrasviluppo e sottosviluppo forniscono risultati simili alla sovraesposizione e alla sottoesposizione. A causa delle differenze nell’agitazione effettiva, il tempo di trattamento ad una particolare temperatura potrà variare leggermente in funzione del sistema di trattamento.
A mio avviso, quanto sopra esposto porta ad una sola conclusione, peraltro già ribadita da altri: e cioè che il fantomatico Jack Barnett, non essendo stato in grado di gestire il lavoro di sviluppo nella maniera dallo stesso raccontata, altri non sia che una pedina manovrata ad hoc per divulgare materiale prevalentemente "autentico" (ma in realtà non custodito, a casa o in altro luogo, per più di 40 anni dallo stesso cameraman), al fine di studiare le reazioni dell’opinione pubblica messa di fronte ad una realtà che, "rivelata" in modo graduale e velato, a guisa di "vaccinazione", verrebbe assorbita senza particolari traumi, lasciando intatte le fondamenta dei poteri sia politico-economici che psicologico-religiosi.
CITAZIONI, FONTI BIBLIOGRAFICHE E CONSULENZE.
Notiziario UFO n° 12 (1997) "Ho tradito il mio paese" - di Maurizio Baiata.
Notiziario UFO n° 5 (1996) " E se non fosse un originale ?" di G. Lollino.
Notiziario UFO n° 5 (1996) "L’uomo senza volto" di Maurizio Baiata.
Notiziario UFO Settembre - Ottobre 1995 "La Nuova Realtà" Baiata-Pinotti.
Notiziario Ufo n° 7 (1996) "Santilleide" di M : Hesemann.
Notiziario UFO n° 6 (1996) " E la Kodak sta a guardare" di G. Lollino.
Notiziario UFO n° 3 (1995) "La Pellicola è del 1947" di Bob Shell.
Notiziario UFO n° 8 (1996) "La tela del ragno" di Forgione-Barbato.
Enciclopedia della Fotografia e della Cinematografia (1978) Kodak.
Feininger "La nuova tecnica fotografica" (Garzanti 1966)
Hedgecoe "Scuola di fotografia" (Mondadori 1991)
I. Bradshaw "Fotografia" (Rizzoli 1987)
Giuseppe La Rosa - Cineprese anni 1938-1970 - Tecniche di ripresa con cineprese a caricamento a molla. (Cons. CUN Sede di Parma - Resp. Tecnico CUN Sede di Parma).
Dott. Italo Preti - Documentarista, critico e storico cinematografico. (Cons. CUN Sede di Parma).
Graziano Fantuzzi - Fotografo e tecnico luci in cinematografia. (Cons. CUN Sede di Parma).
Gianmaria Pacchiani - Regista. (Cons. CUN Sede di Parma).
MEGAFILM - audiovisivi e documentari (PARMA). (Cons. CUN Sede di Parma).
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