del Dr. Giorgio Pattera
giorgio.pattera@alice.it
giorgio.pattera@alice.it
Parma, 6 luglio 2014
Questa studio serve a dimostrare che gli ufologi, quelli seri (pochi),
non gridano sempre "all'UFO, all'UFO", ma sanno distinguere il grano
dal loglio: lo dimostrano e lo scrivono... a differenza dei negazionisti
(prezzolati) che starnazzano, ma “non sanno distinguere il ramo da una
foglia" (come cantava Ivan Graziani in “Pigro”). Dunque, sarebbero queste
le persone che sorvegliano lo spazio aereo italico? Sono questi gli
"esperti" addetti alla tutela della sicurezza nazionale? Sono questi
i militari che studiano i resoconti degli avvistamenti OVNI e ne redigono la
catalogazione? Possibile che un Comandante con 20.000 ore di volo (e con lui i
tecnici della fotografia, che senz'altro l'A.M.I. detiene nei suoi quadri) NON
sappia distinguere un riflesso lenticolare da un UFO (di cui proprio la stessa
Aeronautica NEGA L'ESISTENZA)? Viene quindi il sospetto (vòlto ben presto in
certezza) che anche nella fattispecie si possa applicare la massima latina:
"Excusatio non petita, accusatio manifesta"... USTICA DOCET !...
Ma veniamo ai fatti.
Nella prima pagina della rivista
“AERONAUTICA” (n.°4, aprile 2007), capitatami fra le mani per caso, osservo una
fotografia corredata da un titolo tanto intrigante quanto sorprendente,
considerato l’ambito editoriale che la supporta ed il target di lettori cui si
rivolge: “E’ un … UFO?” (cito testualmente).
La foto in oggetto, come indicato
nel testo della didascalia a lato della stessa, è stata scattata con un
telefono cellulare da un Comandante dell’A.M.I. di provata esperienza
(all’epoca, 20.000 ore di volo) alle 12.15 del 9 marzo 2007 in Val di Fassa, a
2.100 m. di altitudine.
Nel fotogramma appaiono
rispettivamente (da sx a dx): una cresta innevata, la cima d’un monte e, in
minima parte coperto da quest’ultimo, il disco solare. Ma il particolare
interessante, che ha chiamato in causa, anche se con l’interrogativo finale, il
tanto discusso acronimo anglofono, consiste in quell’immagine di color
giallo-verde che si osserva sul lato sinistro del frame, a 2/3 del lato minore
dal basso, sopra la cresta innevata (in posizione “h.21.50” circa) e che, per
dare l’idea, ricorda “l’esombrella” d’una medusa o un “calice” a stelo corto,
inclinato di 45° a sx.
A questo punto, il testo prosegue
con le dovute considerazioni, prendendo in esame le varie ipotesi
interpretative: escluso il parapendio (che mi trova concorde: si sarebbe notato
al momento dello scatto, dato il suo lento movimento; senza contare l’eccessiva
altitudine di lancio, la strana foggia e l’aspetto “traslucido” del
particolare) ed esclusa anche “l’ipotesi che possa trattarsi d’un riflesso,
scartata da vari esperti”, non resta che interrogarsi: “dato che sono visibili anche
tre globi luminosi, è un UFO?”.
Non è dato sapere quali “esperti”
ed in base a quali argomentazioni abbiano potuto escludere “sic et simpliciter”
l’ipotesi “riflesso”, che invece (a mio modesto parere, ché nessuno possiede la
verità…) ritengo essere la probabile, se non l’unica, interpretazione
possibile.
In base a che cosa?
Lo vedremo subito, grazie a
basilari concetti di fisica ottica, ad una minima conoscenza della struttura
d’un obiettivo e, soprattutto, all’esperienza maturata in quasi 35 anni di attività
foto-amatoriale, sia analogica che digitale.
Prima di addentrarci nei dettagli, ritengo sia utile fare
alcune doverose premesse.
1) – E’ sempre sconsigliabile effettuare riprese CONTRO
SOLE, in quanto l’intensa radiazione luminosa dell’astro “acceca” il sensore
della fotocamera, la quale, se si lavora in “automatico” (nel caso del
cellulare), “chiude” il tempo di esposizione per contrastare l’eccessivo
irraggiamento luminoso. Risultato: scarsa resa (sia in definizione che in
luminosità) dei particolari compresi nel campo visivo e probabilità assai
elevata di penetrazione di fasci luminosi “parassiti” che, attraversando le
lenti dell’obiettivo, raggiungono il substrato sensibile (film o SD). Questo
inconveniente, con le reflex che permettano di lavorare in “manuale”, può
essere attenuato da fotografi esperti, “ingannando” o disabilitando
temporaneamente l’automatismo del sensore.
2) – E’ comunque molto arduo analizzare fotogrammi scattati
mediante un cellulare datato (sotto i 2 MPX), causa la scarsa risoluzione
dell’immagine, il tempo di posa dettato dall’automatismo e la lunghezza focale
dell’obiettivo, super-grandangolo, decisamente inadatta. Tuttavia, nella
fattispecie, risulta evidente che il particolare (il presunto UFO) che si
osserva sopra la cresta innevata NON è un OGGETTO VOLANTE NON IDENTIFICATO,
bensì il risultato di uno dei numerosi e noti fenomeni di rifrazione luminosa,
che in fisica ottica vengono raggruppati nella definizione di “aberrazioni
ottiche”. In particolare: questo tipo di aberrazione, frutto di un curioso
“gioco a rimbalzo” attraverso le lenti dell’obiettivo della radiazione luminosa
proveniente dalla fonte di luce principale (ed in questo caso anche “violenta”,
cioè il disco solare), viene riconosciuto col termine tecnico di “ABERRAZIONE
SFERICA” (cfr. schema sottostante). E’ un’aberrazione tipica dei sistemi ottici
con lenti sferiche: queste portano alla formazione di un’immagine distorta. E’
causata dal fatto che la sfera non è la superficie ideale per realizzare una
lente, ma è comunemente usata per semplicità costruttiva.
Più specificatamente:
A conforto di quanto espresso, alleghiamo
alcuni fotogrammi realizzati in condizioni simili (sorgente luminosa principale
– sole - al centro o quasi dell’inquadratura, che “spara” nell’obiettivo) e
scattati anch'essi mediante un cellulare di marca (Nokia 5800 Xpres).
Nel primo compare, in prossimità
del margine inferiore dx del cartello in controluce, la stessa conformazione
"a calice”, di color verde brillante, con nucleo luminoso all’estremità
opposta (simile ai “globi” individuati nella foto del Comandante). La posizione
del sole (al centro dell’immagine, ma a filo orizzonte, essendo al tramonto)
giustifica la formazione dell’aberrazione sferica in posizione diagonalmente
opposta rispetto alla foto pubblicata sulla rivista, ma sempre inclinata di
circa 45°. Se si trascurano questi minimi particolari, appare pressoché
IDENTICA ! Analogo discorso anche per il colore, che dipende sempre dalla
posizione del sole: notoriamente, al tramonto, il disco solare è prossimo o
tangente la linea dell’orizzonte ed assume la tipica colorazione
arancio-infuocata o rossastra.
Negli restanti frames, altri
esempi del fenomeno dell’aberrazione ottica, sempre con il sole in posizione
(troppo !) centrale, sia alto che basso rispetto all’orizzonte, ma con i
medesimi “risultati”.
Ribadiamo il concetto che con la
ns. expertise non si vuole assolutamente mettere in discussione il contributo e
la buona fede di alcuno. Vogliamo solo dimostrare che ciò che è stato memorizzato
dalla SD, del cellulare in oggetto come da quella di tutti gli altri, non è
riconducibile ad un “oggetto”, nel senso “solido” del termine, bensì,
ripetiamo, ad un effetto di “aberrazione ottica”, con buona probabilità (anche
se l’errore è sempre dietro l’angolo) di tipo “sferico”.
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