di: Marco La Rosa
Il post precedente relativo a questo davvero intrigante
argomento, è stato uno dei più letti di sempre.
Segno che nell’immaginario collettivo i miti e le leggende
antiche hanno una sorta di legame ancestrale, come qualcosa che è attecchito in
profondità e si tramanda di generazione in generazione a livello biologico.
Non ci crediamo, ma ci crediamo. Non possiamo fare a meno di
essere affascinati. Lo sapeva bene P.T. Barnum,
che nel XIX secolo fondò uno dei più famosi circhi
itineranti dell’America del nord. Negli anni ’40 di quel secolo, i cosiddetti
“fenomeni da baraccone”, la facevano da padrona. L’uomo più piccolo, i gemelli siamesi, il
gigante, la sirena delle Fiji ecc…
Molte delle suddette attrazioni erano però, abili falsi. La
Sirena delle Fiji per esempio era uno dei tanti scheletri di scimmia cuciti in
coda di pesce. Ma intorno al 1864, sul finire della guerra civile, Barnum venne
a conoscenza di un altro circo itinerante, che esponeva la “vera Sirena”.
L’abile impresario, riuscì ad acquistarla per esporla nel suo grande museo di
New York, allestito appositamente per essere inaugurato il 15 Luglio 1865,
proprio poco dopo la fine della guerra.
Due giorni prima dell’inaugurazione un furioso incendio, uno
dei peggiori che la città di New York ricordi, distrusse completamente il museo
Barnum. Seguì l’oblio quasi completo
sulla “vera sirena”.
Nel 2010, in occasione del
bicentenario di Barnum, i ricercatori incaricati dell’allestimento di
una retrospettiva commemorativa, scovarono negli archivi nazionali dei negativi
in vetro che ritraevano il palco del circo barnum e le sue numerose attrazioni,
compresa la “vera sirena”.
Come è evidente constatare, le immagini della locandina
relativa alla pubblicità del nuovo museo Barnum ed i negativi ritrovati,
raffigurano la “Sirena” in modo sorprendentemente somigliante all’essere visto,
ritrovato e ricostruito nelle fattezze nel 2007, dalla squadra dei biologi marini (allora in servizio al NOA) Brian
McCormick, Paul Robertson e Rebecca Davis.
Ma le nuove sorprese non finiscono qua.
Il 6 Marzo 2013, proprio pochi mesi fa, un batiscafo per la
mappatura del fondale oceanico, con a bordo il geologo marino Danese Torsten Schmidt,
riprende con
due telecamere distinte, una creatura del tutto simile a quella che abbiamo
appena descritto.
Facciamo allora, un piccolo passo indietro.
Nel 2010, una delle tante squadre
internazionali assunte dalla Società Geologica Islandese (IGS), per effettuare
prospezioni geologiche e prelevamento di campioni dal fondale marino, allo
scopo di trovare siti idonei alle trivellazioni per gas e petroli, captò al
largo delle coste dell’Isola di Jan Mayen, nel mare di Norvegia, un “richiamo” insolito che venne in un primo
momento attribuito alle balene pilota. Bisogna precisare, che già da tempo la
squadra di Schmidt, si atteneva al “protocollo internazionale di ascolto dei
mammiferi marini “, proprio per verificare che nelle vicinanze del sommergibile
non si trovassero cetacei , i quali sarebbero stati messi in serio pericolo dal
sonar per le prospezioni. Al fine quindi di preservare tali specie, il
protocollo di sicurezza prevede turni di ascolto ad intervalli di 60 minuti.
Dopo questa prima esperienza, un
membro dell’equipaggio, si ricordò della vicenda di McCormick e Robertson, quindi visionò insieme agli altri il primo documentario mandato in onda da Animal
Planet sulle sirene.
Ovviamente compresero subito che il
richiamo che avevano registrato quella prima volta era il famoso “bloop” e non
il richiamo delle balene pilota.
Contattato il governo Islandese per richiedere
un’autorizzazione allo studio più approfondito, ottennero solo di essere
redarguiti e minacciati, nonché vincolati alla segretezza.
Non si diedero per vinti, e per
sette mesi consecutivi ad ogni immersione, prima dell’utilizzo del sonar,
ascoltarono e trasmisero il segnale “bloop”.
Il fatidico 6 Marzo di quest’anno,
al largo delle coste della Groenlandia, ad una profondità di circa 1000 metri
sentirono e videro questo:
Dott. Torsten Schmidt: “L’ho guardato ed ho capito subito che
avevo di fronte un’altra intelligenza. Un’altra specie come la nostra. In
Danimarca le sirene fanno parte delle nostre leggende da sempre,
perfino i
vichinghi parlano di un popolo del mare… la Groenlandia fa ancora parte del
Regno di Danimarca e gli Inuit che vivono laggiù raccontano le stesse storie.”
“Dopo
questo ci siamo rivolti al governo
Danese che ha giurisdizione sulla Groenlandia. Il 27 Marzo 2013 la Groenlandia
ha bloccato tutte le nuove licenze per le trivellazioni petrolifere.” (CFR. – THE GUARDIAN –WEDNESDAY 27 MARCH
2013- 18,47 EDT – TERRY MACALISTER).
IN
CONCLUSIONE… queste testimonianze, questi documenti, evidenziano qualcosa che
non si può liquidare “cialtronamente” come falso o inventato. Molti ci hanno
provato, sull’onda del “debunking” finalizzato al “cover up”. Non ci sono
riusciti.
Non
abbiamo ancora certezze, ma le prove documentali portate a suffragio fino ad ora, richiedono per lo meno un ulteriore approfondimento. Vale la pena continuare ad indagare perché comunque
oggi, le acque sono sicuramente meno “torbide”.
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DI MARCO LA ROSA
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