IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

sabato 14 settembre 2013

LA DEA TANIT, L’ALIDADA E LA TECNOLOGIA CHE VIENE DALLE STELLE.


di: Marco La Rosa

TANIT, Dea Lunare Fenicia e Punica (Cartaginese), secondo la tradizione storica ortodossa è la Madre simbolo d’amore, fertilità e fecondazione.

Iconograficamente, appare come un triangolo con barre orizzontali che supportano un disco lunare (?):


Tuttavia, queste rappresentazioni mi hanno creato dubbi quando ho accostato le incisioni attribuite al culto della Dea nell’area mediterranea, con il pittogramma sumero-accadico (di chiara origine fenicia) per il suono “RUA”:


Mauro Biglino, nel suo libro: “NON C’E’ CREAZIONE NELLA BIBBIA” a pagina 34 scrive: “Nella lingua ebraica antica …. (RUACH) indica “vento”, “soffio”, “respiro”, aria in movimento, vento di tempesta. Nell’elaborazione teologica-spiritualista ha assunto il significato di “spirito” nel senso che tutti conosciamo, un valore che in origine probabilmente non gli apparteneva (1Re 18,11-12; 2Sam 22,11; Ez 8,3; Ez 43,5).”

QUINDI, assumendo che il suono  “RU” identifichi l’oggetto dalla forma di “disco lunare”, oppure di “occhio”, che si libra sulle acque (probabile suono: “A”),  il “concetto” – “idea” che primariamente era all’origine, doveva riguardare qualcosa di “tecnologico” che si spostava (orientava ?) e  che per la natura “esotica” o “magica”,  non concepibile per popoli primitivi,  fu poi “divinizzato” ed adorato, subendo nel tempo varie stilizzazioni.

Mario Pincherle prima e Roberto Volterri poi, approfondiscono il concetto tecnologico:

“Nihil sub Scientia Novum?”

“Nihil sub sole novum., nulla di nuovo sotto il sole, recita l.Ecclesiaste (I,10) e forse aveva ragione.

La bussola-caduceo
Secondo l’amico Ingegner Mario Pincherle, già dal III secolo a.C. esistevano tutte le premesse scientifiche per far fronte a gran parte dei problemi della navigazione marittima mediante ausili di natura tecnica, indipendentemente quindi da quelli basati sulle conoscenze astronomiche, già affrontati da Eratostene.
Probabilmente tali invenzioni, forse attribuibili in primis ai Fenici, erano emigrate verso l’estremo oriente e non avevano influenzato affatto, almeno sul piano pratico, la cultura greca che ne aveva serbato il ricordo solo sul piano iconografico. In vasi attici, ma in moltissime altre raffigurazioni sia vascolari che parietali ritroviamo, ad esempio, il cosiddetto Caduceo..

 
Vediamo come collegare questo simbolo, emblema dell’armonia cosmica che nasce dall’equilibrio degli opposti, con le antiche tecnologie e con le re-invenzioni e le riscoperte…

L’Alidada, sestante fenicio

Per completare il panorama delle (quasi) impossibili invenzioni fenicio-puniche non si può non ricordare l’Alidada. Precursore dell’attuale sestante (una re-invenzione, quindi ?) l’alidada (al-idada) è raffigurata nella cosiddetta Stele di Lilibeo. (III secolo a.C.), conservata presso il Museo Nazionale di Palermo, ove è raffigurata anche la bussola-caduceo..

Dall’archeologia, l’alidada ( meglio, il suo simbolo) viene interpretata a volte come incensiere (A.M. Bisi, La cultura artistica di Lilibeo, Oriens Antiquus 1968) o, più spesso, come segno di Tanit e intesa come ....sviluppo del segno egiziano della vita, l’ankh....

 ma anche come ....combinazione del betilo o pilastro sacro e del simbolo solare, divisi eventualmente da una falce.... (E.Acquaro, Cartagine: un impero nel Mediterraneo, 1979 ).
Visto con occhio più tecnologico il simbolo ci ricondurrebbe ad uno strumento costituito da un cono girevole, imperniato su un asse solidale con un disco fisso azimutale graduato:
  


 Sul vertice del cono era imperniata un asticciola orientabile a mano, munita, verosimilmente, di due fessure traguardabili. Non ci sono, naturalmente, arrivate indicazioni su come veniva esattamente utilizzato lo strumento, ma è probabile che l’impiego potesse essere abbastanza simile a quello del moderno sestante. Basandomi su alcuni disegni pubblicati da B.Frau del G.A.R. negli anni ’80, ho tentato di ricostruire l’Alidada, che appare indubbiamente molto simile al simbolo di Tanit, e ho rielaborato anche alcune interessanti ricostruzioni dell’amico Pincherle. Dobbiamo quindi rileggere, con occhio più attento, più disincantato e tecnologico molte raffigurazioni del passato, forse troppo spesso interpretate in chiave unicamente artistica o religiosa. “

L’ipotesi è dunque intrigante.

“I popoli del mare”, erano depositari di conoscenze tecnologiche di derivazione “esotica”? il tempo ha “diluito” in modo sistematico ed inesorabile l’informazione “primordiale”, lasciando alle generazioni successive fino alla nostra, la sola possibilità di “ipotizzare”.

Ma e’ anche vero, che la nostra presunzione e i preconcetti mentali imposti, tante volte non ci fanno vedere ciò che abbiamo davanti agli occhi, come non ci fanno “ascoltare” con l’attenzione dovuta le voci del passato, che molte volte sono di una chiarezza disarmante.




Biblio:

Mauro Biglino - Non C'è creazione nella Bibbia - Uno Editori 2012
Roberto Volterri - Nihil sub Scientia Novum? - Antikitera.net



1 commento:

Unknown ha detto...

bisogna aggiungere a queste ipotesi anche quella derivata dalla ricerca di Zecharia Sitchin, cioè, l'ankh è la rappresentazione grafica dell'utero di Ninti e del fallo di Enki, la seconda, l'ankh è strumento tecnologico medico con cui Enki resuscitò Inanna sua amica Annunaki......nel primo caso, è nel secondo è strumento di guarigione.Presumibilmente da questa lettura dei testi antichi sumeri operata da Sitchin, sia il cristianesimo che gli egizi antichi e i greci-romani ecc. derivarono i loro significati più o meno simili. Sull' Ankh divenuto croce, venivano immolate le vittime-capri espiatori, chiamato anche, Albero-pianta della vita.....è da notare che la coppa delle acque - placenta, contiene al suo interno una ramificazione venosa ad Albero, immolare la vittima sull'albero-pianta (placenta-utero) della vita, potrebbe significare fare promessa,forzata o non, di non procreazione, di Verginità, cosa molto gradita agli Dei Annunaki,i quali volevano che la loro creatura frutto di inseminazione e di manipolazione genetica, non procreasse almeno in un primo tempo, poi cambiarono idea in proposito. Il triangolo del simbolo grafico della Dea Tanit, potrebbe essere lo stesso in cui è inscritto l'occhio che vede tutto dai cieli, cioè Igigi, triangolo che diventa poi simbolo massonico e cattolico, cioè, Padre (ENKI) Figlio (THOT) e Spirito Santo ( D.N.A.) il quale procede dal Padre al figlio......il discorso potrebbe continuare ma mi fermo qui.