IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

sabato 7 maggio 2016

ENIGMI ARCHEOLOGICI DEL PACIFICO: L'ISOLA NECKER ED I CATACLISMI COSMICI


di:  Marco La Rosa

“Cercare informazioni in rete su questo grande “scoglio”, più che vera e propria isola dell’arcipelago hawaiano, è praticamente un’impresa. Per lo più, vi compaiono informazioni su un’omonima isola caraibica paradiso di miliardari e, coincidenza curiosa (o forse no ?) , diverse informazioni sui siti megalo-preistorici della valle del fiume Neckar, affluente della riva destra del Reno. La parola “Neckar”  per alcuni deriva dal latino nectar (nettare) e dal greco nèktar, da nèkros morte e da terèo proteggere, quindi proteggere dalla morte; il nettare era anche definito bevanda divina. Ma forse più precisamente da  “nec carus” = “non tanto caro” (non tanto apprezzato ?). Il nome quindi, fu probabilmente mutuato da qualche erudito navigante europeo (forse di origini teutoniche e magari proveniente dalla suddetta zona renana)  che tradusse al meglio l’idioma polinesiano con il quale veniva chiamata, guarda caso, l’isoletta in questione. Era dunque il ricordo di un fatto od un evento funesto (quindi non tanto caro) accaduto in un remoto passato e del quale si era perpetuata la memoria attraverso il mito?
Ciò detto, vado a spiegare perché parlo di mistero. Mistero fino ad oggi, nonostante questo grande scoglio sia stato oggetto di studio ed anche menzionato da Hertha von Dechend nel “Mulino di Amleto”, saggio sul mito e sulla struttura del tempo, scritto insieme al grande Giorgio de Santillana…”

LEGGI L’ARTICOLO IN ESCLUSIVA SUL N. 19 DI “ARCHEO MISTERI MAGAZINE” DI MAGGIO 2016


IN EDICOLA ED IN LIBRERIA

giovedì 5 maggio 2016

LA MEMORIA "PRIONICA" DELLE PIANTE



SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

Anche le piante hanno un meccanismo che permette di ricordare gli eventi salienti della loro esistenza, dall'esposizione alla siccità o al freddo fino alle aggressioni da parte di agenti patogeni. Questa memoria è conservata in modo diffuso da proteine che hanno le stesse caratteristiche dei prioni(red)
Alcune proteine prioniche permettono alle piante di memorizzare le condizioni ambientali in cui hanno vissuto. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori del Whitehead Institute for Biomedical Research a Cambridge, in Massachusetts, che firmano un articolo pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences".

                                  Fiore di Arabidopsis thaliana.

Anche le piante formano dei "ricordi", ossia tengono traccia delle loro precedenti esposizioni a siccità, calore, freddo prolungato, agenti patogeni, oltre che della lunghezza del giorno. La memoria di questi eventi permette alla pianta di distinguere, per esempio, l'improvviso crollo della temperatura di una sola nottata dalla prolungata esposizione al freddo invernale che, grazie alla stabilità di questa memoria, promuove la fioritura in primavera. Ma non solo: se esposto al freddo, un callo vegetale - una massa di tessuti indifferenziati - si sviluppa in una nuova pianta che si comporta come se avesse passato un inverno rigido, senza averlo mai realmente sperimentato. Ciò dimostra che la memoria delle piante viene trasmessa per via epigenetica, ossia attraverso proteine che influenzano l'espressione dei geni. Il fenomeno è, in un certo senso, simile a quello del cosiddetto potenziamento a lungo termine delle sinapsi neuronali che permette la conservazione dei ricordi nel cervello degli animali, e che - come è stato dimostrato di recente - coinvolge delle proteine che hanno caratteristiche simili a quelle dei prioni. Grazie alla conoscenza della sequenza di DNA che codifica per una proteina prionica presente nei lieviti, Susan Lindquist e colleghi hanno passato al setaccio l'intero genoma di Arabidopsis thaliana per identificarne le regioni che mostravano una certa somiglianza con quella sequenza. In questo modo gli autori hanno  identificato 474 proteine potenzialmente prioniche, che hanno poi vagliato sulla base di considerazioni strutturali e di test in vitro. In questo modo sono riusciti a isolare una proteina, la luminidependens (LD), che è coinvolta nella fioritura e mostra le caratteristiche delle proteine prioniche, come la capacità di autoreplicarsi. Secondo gli autori la conformazione di luminidependens e alcuni test in vitro suffragano l'ipotesi che si tratti di una proteina prionica -  la prima mai individuata in una pianta - che media le memorie di Arabidopsis, o quanto meno quelle che hanno a che fare con il processo di fioritura.

Da:
http://www.lescienze.it/news/2016/02/23/news/piante_azzeramento_memoria_variazioni_ambiente_stress-2982526/

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"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
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martedì 3 maggio 2016

SANGUE E FATTORI DI INVECCHIAMENTO: IL RUOLO CHIAVE DELLA PROTEINA GDF11


SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

Esperimenti condotti nei topi svelano che uno o più fattori nel sangue giovane invertono gli effetti dell'invecchiamento: IL RUOLO CHIAVE DELLA PROTEINA GDF 11

Dopo quella che consente di proteggere la chioma dall'alopecia un'altra “cura del vampiro” promette di rivoluzionare il mondo della medicina. Tre diversi studi pubblicati sulle prestigiose riviste scientifiche Nature Medicine e Science hanno infatti dimostrato che nei topi il sangue di individui giovani contiene fattori che aiutano gli animali più anziani a migliorare molti dei problemi mentali e fisici associati all'invecchiamento. In particolare, gli effetti ringiovanenti riguardano la memoria, la forza muscolare, la resistenza e l'olfatto. Non solo, i risultati ottenuti nelle tre ricerche suggeriscono che il sangue “giovane” potrebbe aiutare a capovolgere letteralmente la progressione del declino cognitivo associato a patologie tipiche dell'invecchiamento, ad esempio l'Alzheimer. Lo studio pubblicato su Nature Medicine, condotto dai ricercatori dell'Università della California di San Francisco e dell'Università di Stanford, ha previsto di collegare fisicamente i sistemi circolatori di topi anziani a quelli di topi più giovani. Il collegamento ha fatto sì che negli animali più anziani comparissero poco alla volta più connessioni fra le cellule cerebrali e che venissero prodotte proteine associate alla capacità del cervello di riorganizzarsi dopo aver acquisito nuove informazioni. Non solo, gli autori hanno dimostrato che l'iniezione di plasma sanguigno ottenuto da topi giovani migliora la memoria dei topi più anziani, aumentando, ad esempio, la loro capacità di trovare una piattaforma per riposare all'interno di un labirinto acquatico. Il fatto che scaldare il plasma prima dell'iniezione eliminasse gli effetti osservati ha portato ad ipotizzare che il fattore responsabile di questi benefici fosse una o più proteine, molecole sensibili alle alte temperature. In effetti in uno degli altri due studi, entrambi pubblicati su Science, un gruppo di ricercatori di Harvard ha dimostrato che per ringiovanire i muscoli di topi anziani basta connettere il loro apparato circolatorio a quello di animali giovani o iniettando loro una singola proteina tipica del sangue dei topi più giovani. La proteina in questione è GDF11, già nota agli esperti perché in grado di contrastare la dilatazione cardiaca associata allo scompenso cardiaco; questo nuovo studio porta ora ad associarla alla riparazione del Dna delle cellule staminali di muscoli, al ringiovanimento delle fibre muscolari e dei mitocondri (le “centrali energetiche” della cellula) e all'aumento della forza muscolare e della resistenza nella corsa. Non solo, GDF11 ha effetti ringiovanenti anche sul cervello. “Ciò – ha sottolineato Amy Wagers, fra i responsabili dello studio – significa che questa proteina agisce davvero in modo coordinato su più tessuti”. La scoperta accende quindi la speranza di poter mettere appunto terapie farmacologiche che agiscano su un punto comune a diversi disturbi associati all'invecchiamento, incluse la debolezza muscolare, la degenerazione del sistema muscolare e le malattie cardiache. Infine, l'ultimo studio, anch'esso condotto all'Università di Harvard, ha analizzato l'effetto di trasfusioni di GDF11 ottenute collegando il sistema circolatorio di un topo giovane con quello di un topo anziano. E' stato così scoperto che il sangue “giovane” migliora la circolazione nella zona subventricolare – un'area del cervello associata alla percezione degli odori – stimolando così la produzione di nuove cellule nervose e migliorando di conseguenza l'olfatto ridotto dall'invecchiamento. Per di più il miglioramento del flusso del sangue è stato osservato anche nel resto del cervello. Per ringiovanire bisogna quindi sperare di trovare un donatore di sangue giovane? In realtà Bradley Wise, direttore della Neurobiology of Aging Branch at the National Institute on Aging, frena gli entusiasmi spiegando che è troppo presto per raccomandare trasfusioni di sangue umano per migliorare la salute degli anziani. Secondo l'esperto è probabile che eventuali trattamenti che dovessero essere messi a punto a partire da questi studi si basino su singoli fattori presenti nel sangue o loro analoghi. “La grande domanda – sottolinea Wise – è: quali sono questi fattori?”
  
Al momento i ricercatori di Harvard pensano di continuare i loro studi su GDF11 per capire se è l'unico elemento responsabili degli effetti ringiovanenti. “Scommetto – commenta Wagers – che sarà più di una proteina a dar conto dell'invecchiamento”.

Da:

http://salute24.ilsole24ore.com/articles/16644-con-il-sangue-giovane-si-puo-arrestare-l-invecchiamento

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venerdì 29 aprile 2016

QUANDO MARTE ERA UN SATELLITE DELLA TERRA!


Nuove teorie astronomiche fanno luce sulle oscure mitologie dei popoli antichi.

Intervista al  Prof. Emilio Spedicato dell’Università di Bergamo.

di Marco La Rosa

“Straordinaria alternativa alle teorie di Robert Bauval e Adrian Gilbert, sul fatto che le tre piramidi di Giza siano disposte come le tre stelle della Cintura di Orione. L’idea del Prof. Spedicato mostra invece che l’ allineamento con tre vulcani di Marte è matematicamente più preciso e stronomicamente giustificabile. Tali vulcani erano visibili dalla Terra fra circa il 7000 e il 700 a.C., quando, seguendo le idee di Patten, Ackerman e appunto di Spedicato, Marte passava ogni 54 anni vicino al nostro pianeta. Questa nuova “proposta”  è confermata, tra l’altro, dall’etimo di piramide e dall’ esistenza di 54 nicchie votive o cerimoniali nella Grande Galleria della piramide detta di Cheope”.




L’ARTICOLO IN ESCLUSIVA SUL BIMESTRALE N. 525 MAGGIO- GIUGNO 2016 DEL GIORNALE DEI MISTERI


IN EDICOLA ED IN LIBRERIA


martedì 26 aprile 2016

IL GENIO PRECURSORE DI GIUSEPPE CALLIGARIS


Catene lineari del corpo e dello spirito

di  ASCLEPIO

Il neurologo italiano Giuseppe Calligaris (1876-1944), vero genio dimenticato, è stato l’autore di sorprendenti scoperte – sorprendenti per il loro intrinseco significato, ma anche per la vastità di applicazioni e infine per la coerenza e l’organicità del quadro generale –  nel campo della medicina olistica e non convenzionale. È anzi sorprendente che solo in tempi relativamente recenti, in Italia, si siano riscoperti gli studi di questo nostro connazionale, forse più stimato all’estero che in patria, anche a fronte del grande interesse che invece nel campo della medicina non-convenzionale è stato rivolto a studiosi stranieri. Fortunatamente, come diremo i suoi studi sono stati ripresi, ed anche ampliati in un sistema di trattamento psicosomatico ad opera di due ricercatori e sperimentatori italiani che hanno trovato il modo di adattare in un modello operativo le sue scoperte teoriche. Già dalla sua tesi di laurea dal titolo Il pensiero che guarisce (1901) incentrata sul potere di autoguarigione della suggestione, il giovane Calligaris legò il suo interesse di neuropsichiatra alla ricerca psicosomatica, un tema che avrebbe sviluppato nelle sue successive e sorprendenti ricerche. Malgrado i suoi brillanti meriti accademici (fu ordinario alla Sapienza) e le sue pubblicazioni di alto rigore, una dei quali, Il sistema motorio extrapiramidale (1927) fu adottata come testo universitario per molti anni a seguire, le sue scoperte e le pubblicazioni “di frontiera” gli valsero l’ostilità, anche ingiusta e preconcetta, della comunità di allora. Questo suo isolamento fu anche la causa dell’oblìo in cui caddero le sue ricerche per diversi decenni, almeno in Italia. Visse negli anni in cui la neurologia e la neuropsichiatria cominciavano a delineare il loro statuto scientifico. Ma i suoi studi andarono molto oltre il paradigma della medicina su base meccanicista, del resto implicavano un sistema di relazioni energetiche di tipo sottile. Erano anche gli anni in cui il neurologo inglese H. Head spiegava il “dolore riferito” e, attraverso le zone di Head, descrisse la proiezione cutanea dei riflessi viscero-sensitivi (convergenza di innervazioni  viscerali e di particolari aree cutanee sugli stessi metameri spinali);  e in cui il dott. W. Fitgerald indicava delle zone longitudinali della pelle, dette dermatomeri,come base per trattamenti antalgici e con la sua assistente Eunice Ingham poneva le basi della  riflessologia plantare.  Ma il lavoro di Calligaris andò molto oltre per portata e soprattutto per implicazioni teoriche, dato che si basava per lo più su relazioni sottili, legate al corpo eterico e non riconducibili a spiegazioni neurologiche – anche se, va detto, Calligaris non azzardò mai interpretazioni esplicite in questo senso ma si limitò a registrare empiricamente ogni corrispondenza. Fu questo fatto che gli valse l’ostilità del mondo scientifico così come l’aver mostrato di poter eseguire, attraverso le sue scoperte, determinati esperimenti di parapsicologia (o di metapsichica come si diceva all’epoca), esperimenti peraltro abbastanza eclatanti ed eseguiti in presenza di numerosi osservatori, che impressionarono persino lo yogi indiano Yogananda, in una sua visita in Italia nel 1934, in cui poté assistere ad un fenomeno di remote viewing attraverso un muro indotto da Calligaris su un suo paziente, come Yogananda stesso ci riferisce nella sua Autobiografia di uno yogi. Del resto questi suoi studi attirarono l’interesse di diverse intelligence militari: i suoi appunti furono trafugati dagli austro-tedeschi che avevano occupato il Veneto durante la Prima Guerra Mondiale, e infine dagli americani durante la Seconda Guerra Mondiale (e non è un caso se Germania e Stati Uniti sono i Paesi in cui si sono sviluppate scuole di medicina complementare, seppure semplicistiche, ispirate alle sue scoperte). Nelle sue opere principali (che contano più di sedici volumi),  Le Catene lineari del Corpo e dello Spirito (1928),  La Fabbrica dei sentimenti (1932), Le meraviglie dell’autoscopia (1933), Le meraviglie dell’eteroscopia (1934), Telepatia e telediagnosi (1935), Le immagini dei vivi e dei morti richiamate dalle loro opere (1935), L’Universo rappresentato sul corpo dell’uomo (1937), Le meraviglie della Metapsichica (1940), Nuove ricerche sul cancro (1940), Le meraviglie della Metafisiologia (1944) è esposto il quadro coerente ed organico di una fisiologia sottile che si articola su linee energetiche disposte in modo reticolare lungo la superficie del corpo umano. Nel cercare di spiegare la correlazione fra aree cutanee ad alterata sensibilità e danni alla corteccia cerebrale (correlazioni spesso non spiegabili sulla base delle ipotesi meccanicistiche della neurologia) Calligaris si imbatté nell’osservazione che la stimolazione cutanea (che lui definiva “carica”) lungo percorsi lineari generava sempre determinati riflessi fisici e sensazioni soggettive (” di repère “) e al contempo anche l’attivazione di determinati sentimenti.L’individuazione di queste strutture permette di dare indicazioni certe e soprattutto ripetibili dello stato psico-fisiologico dell’individuo. Queste prime scoperte furono poi ampliate da Calligaris in tutto il corso della sua vita; il suo interesse fu soprattutto per la mappatura e la ricerca di base, non pensò a svilupparne le potenzialità terapeutiche: la maggior parte delle sue ricerche hanno puntato ad evidenziare riscontri di tipo psicologico (attivazione di emozioni e sentimenti) e parapsicologico (attivazione di esperienze e facoltà extra-sensoriali). A tal proposito va detto che Calligaris non avanza mai nessuna interpretazione su base “occultistica” ma semplicemente da medico e da scienziato si è limitato alla registrazione di eventi e condizioni sperimentali ripetibili. Tuttavia la sua familiarità con concetti come “aura” “campo aurico”, “chiaroveggenza” ed altri, testimonia una conoscenza del lessico della metapsichica del tempo e della terminologia esoterico-occultistica. Dalle scarse indicazioni biografiche nulla sappiamo di quale milieu possa aver costituito il suo retroterra formativo, né di come fosse pervenuto a certe straordinarie e circostanziate scoperte. Mia personale convinzione è comunque che avesse avuto contatti con la corrente della Teosofia, sebbene prove diretta al momento non si conoscano. Rileviamo però che un suo allievo e collaboratore, Edoardo Bratina (1913-1999) è stato segretario della Società Teosofica. Un ultimo riferimento alla storia di queste scoperte: sono stati due studiosi italiani, Flavio Gandini e Samantha Fumagalli, a riscoprire di recente il lavoro di Calligaris e farlo conoscere in Italia. Il loro grande merito è stato non solo quello di aver portato avanti la sperimentazione ma sopratutto di aver creato un sistema operativo in grado di tradurre gli studi di Calligaris in un metodo di medicina olistica, con possibilità di intervento ed applicazione concreti nel campo della psicosomatica, denominato come Dermoriflessologia®.
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venerdì 22 aprile 2016

LIQUIDO DI SPIN QUANTISTICO: RILEVATO UN NUOVO "STATO" DELLA MATERIA GIA' PREVISTO NEL 1973


SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

Un nuovo stato della materia, mai visto prima, conoscerlo avvicina i futuri computer quantistici.



Rappresentazione grafica di un liquido di spin quantistico (fonte: Genevieve Martin, Oak Ridge National Laboratory)


E' stato osservato per la prima volta un misterioso nuovo stato della materia previsto circa 40 anni fa. Si chiama liquido di spin quantistico e porta le particelle che attualmente sono considerate i mattoni della materia, gli elettroni, a "rompersi in frammenti" e ad avere struttura magnetica mai vista in natura. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Materials, promette di avvicinare la realizzazione dei futuri computer quantistici, enormemente più potenti dei computer attuali.  Questo bizzarro stato della materia era stato previsto nel 1973 dal Nobel Philip Warren Anderson. Adesso è riuscito a osservarlo il gruppo di ricerca internazionale coordinato dagli Stati Uniti, con gli Oak Ridge National Laboratory. "Finora la fase della materia predetta da Anderson non era mai stata riprodotta sperimentalmente ed è un risultato importante perchè è stato osservato un fenomeno diverso da qualsiasi altro presente in natura", ha commentato il fisico Pasquale Calabrese, della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste. Un primo passo importante in questa direzione, ha proseguito l'esperto, era stato fatto negli ultimi anni dalle università europee di Cambridge e Dresda, che hanno avuto il merito di individuare dove andare a cercare il nuovo fenomeno. Il materiale nel quale è stato visto per la prima volta si chiama cloruro di rutenio (RuCl3) ed è sottilissimo al punto da avere solo due dimensioni. Mentre tutti i materiali finora noti tendono a formare strutture ordinate, in un liquido di spin quantistico le cose funzionano diversamente: anche se il materiale viene raffreddato fino ad avvicinarsi allo zero assoluto, le barre magnetiche che lo compongono continuano a formare una sorta di 'zuppa' caotica: non si allineano mai e ognuna fa quello che vuole. Questo materiale potrebbe quindi essere alla base dei futuri computer quantistici topologici, che utilizzano particelle che possono muoversi in due sole dimensioni spaziali.


Da: http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/fisica/2016/04/05/un-nuovo-stato-della-materia-mai-visto-prima-_5b8ee18f-473c-4486-b90a-218dbbec5c3e.html

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martedì 19 aprile 2016

QUINTA DIMENSIONE: "QUANTUM MEDICINE"...tra prove e testimonianze in diretta


LA COMUNICAZIONE tra le CELLULE E CON L’AMBIENTE ESTERNO:
ESPERIMENTI E DIMOSTRAZIONI “LIVE” NELLA REALTA’ DELLA FISICA QUANTISTICA.

di Marco La Rosa & Giorgio Pattera    
                                      
“A chi nulla trattiene in sé, la ragione delle cose appare chiara. Egli si muove come l’acqua, sta quieto come uno specchio, risponde come un’eco…” (da: “Il cavo e il vuoto. Storie taoiste”)

  “…Tutte le cose hanno un campo o “aura” (che non è il campo elettrico). Tale campo dipende dalla massa dell’oggetto, cioè dalla sua quantità di etere che lo costituisce. Il “di più” di etere che si misura dipende solo dalla carica di energia “vitale” (prana o orgone) che lo compenetra. Per es., una mela matura appena colta, a parità di massa e volume rispetto ad un corpo non organico, ha sempre un campo più ampio e “vivo”. (Marco Vecchi – OmPhi Labs)   
             
Quello che abbiamo presentato è il risultato delle ricerche dei tanti pionieri che ci hanno preceduto nello studio dell’etere (o energia del punto zero). Abbiamo avuto la possibilità, grazie a OmPhi Labs, di testare nel corso di tutto il 2014 e buona parte del 2015, una serie di apparecchiature ideate e studiate appositamente per la generazione, misurazione, dimostrazione ed utilizzazione dell'energia del campo ZPE (zero-point energy). In parallelo, abbiamo utilizzato anche l’Orgono-tester di Wilhelm Reich, perfezionato dal Dr. Giorgio Pattera nei suoi numerosi esperimenti, così che siamo stati in grado di far visualizzare e confermare su schermo i grafici dell’ energia “eterica”che via via andavamo misurando, secondo il pensiero:                     

L’ETERE INTERAGISCE CON GLI ESSERI VIVENTI, CHE SI SCAMBIANO INFORMAZIONI ANCHE IN MODO NON LOCALE PER EFFETTO DELL’ENTAGLEMENT QUANTISTICO.

Gli esseri viventi e le piante, per esempio, si scambiano informazioni (salute, benessere, ecc…) e comunicano tra loro attraverso l’ambiente, anche e soprattutto in modo tecnicamente definito “non locale”, cioè con comunicazione istantanea senza mediatori. Abbiamo quindi dimostrato che tutto ciò è riscontrabile, anche rivisitando in chiave più moderna gli esperimenti effettuati con il “poligrafo”, negli anni ’70 del secolo scorso, dal Dr. Cleve Backster; abbiamo dimostrato l’influenza dell’etere sullo sviluppo di lieviti (Saccaromyces cerevisiae); fatto sperimentare al pubblico presente l’efffetto CSE (effetto cavità strutturale) scoperto dall’entomologo russo Victor Grebennikov, attraverso dei proiettori PDF da noi realizzati. Il Dr. Pattera inoltre ha presentato e fatto dimostrazioni con il nuovo metodo diagnostico denominato: BIOSCANNER, il quale consiste in una sonda che, emettendo un campo elettromagnetico di esigua potenza, effettua un’analisi non invasiva dei tessuti consentendo di rilevare la presenza di stati patologici (tra cui di particolare importanza le formazioni tumorali), e in un ricevitore che, mediante un programma software dedicato, consente di visualizzare l’interazione della sonda emettitrice con i tessuti e di registrare i test effettuati.
Dobbiamo ringraziare “Spazio Tesla” nelle persone di Alberto Negri e Laura Groppi per la magistrale organizzazione dell’evento che ha avuto una straordinaria risposta di pubblico, nonché tutti gli altri relatori e gli operatori di Bio-tecnologie che hanno partecipato contribuendo all’arricchimento reciproco in termini di collaborazione e conoscenza.

                                   L.E.M.: ESPERIMENTO EFFETTO BAXTER -1-
                                         ESPERIMENTO EFFETTO BAXTER -2-
                        ORGONOTESTER PER DOPPIO CONTROLLO EFFETTO BAXTER
GRAFICI SEGNALE DI RITORNO DALLA PIANTA STIMOLATA (EFFETTO BAXTER)
MARCO LA ROSA E GIORGIO PATTERA - ESPERIMENTO "CSE" (CAVITY STRUCTURAL EFFECT) - STAND OmPhi Labs
     
                    INFLUENZA DELL'ETERE SULLO SVILUPPO DI LIEVITI - INIZIO-
INFLUENZA DELL'ETERE SULLO SVILUPPO DI LIEVITI - RISULTATO DOPO 90 MINUTI)
               MARCO LA ROSA E GIORGIO PATTERA: PRESENTAZIONE DEI RISULTATI
PRESENTAZIONE RELAZIONI


                                                     COMPONENTI BIOSCANNER

                                        STAND PER DIMOSTRAZIONI BIOSCANNER

... e le prime immagini con alcune testimonianze dal sito di SPAZIO TESLA:

http://www.spaziotesla.it/primo-piano/340-quinta-dimensione-le-prime-immagini.html

PER CHI FOSSE INTERESSATO A RIPRODURRE I SEMPLICI ESPERIMENTI DI "EVIDENZA DELL'ETERE" O "CAMPO ZPE", CHE ABBIAMO PRESENTATO PUO' RICHIEDERE INFORMAZIONI PRESSO:


oppure scrivendo a:

lrmarco@libero.it



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