SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE
COTELLESSA (ENEA)
Anche le piante hanno un
meccanismo che permette di ricordare gli eventi salienti della loro esistenza,
dall'esposizione alla siccità o al freddo fino alle aggressioni da parte di
agenti patogeni. Questa memoria è conservata in modo diffuso da proteine che
hanno le stesse caratteristiche dei prioni(red)
Alcune proteine prioniche
permettono alle piante di memorizzare le condizioni ambientali in cui hanno
vissuto. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori del Whitehead Institute
for Biomedical Research a Cambridge, in Massachusetts, che firmano un articolo
pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences".
Fiore di Arabidopsis thaliana.
Anche le piante formano dei
"ricordi", ossia tengono traccia delle loro precedenti esposizioni a
siccità, calore, freddo prolungato, agenti patogeni, oltre che della lunghezza
del giorno. La memoria di questi eventi permette alla pianta di distinguere,
per esempio, l'improvviso crollo della temperatura di una sola nottata dalla
prolungata esposizione al freddo invernale che, grazie alla stabilità di questa
memoria, promuove la fioritura in primavera. Ma non solo: se esposto al freddo,
un callo vegetale - una massa di tessuti indifferenziati - si sviluppa in una
nuova pianta che si comporta come se avesse passato un inverno rigido, senza
averlo mai realmente sperimentato. Ciò dimostra che la memoria delle piante
viene trasmessa per via epigenetica, ossia attraverso proteine che influenzano
l'espressione dei geni. Il fenomeno è, in un certo senso, simile a quello del
cosiddetto potenziamento a lungo termine delle sinapsi neuronali che permette
la conservazione dei ricordi nel cervello degli animali, e che - come è stato
dimostrato di recente - coinvolge delle proteine che hanno caratteristiche
simili a quelle dei prioni. Grazie alla conoscenza della sequenza di DNA che
codifica per una proteina prionica presente nei lieviti, Susan Lindquist e
colleghi hanno passato al setaccio l'intero genoma di Arabidopsis thaliana per
identificarne le regioni che mostravano una certa somiglianza con quella
sequenza. In questo modo gli autori hanno identificato 474 proteine potenzialmente
prioniche, che hanno poi vagliato sulla base di considerazioni strutturali e di
test in vitro. In questo modo sono riusciti a isolare una proteina, la
luminidependens (LD), che è coinvolta nella fioritura e mostra le
caratteristiche delle proteine prioniche, come la capacità di autoreplicarsi.
Secondo gli autori la conformazione di luminidependens e alcuni test in vitro
suffragano l'ipotesi che si tratti di una proteina prionica - la prima mai individuata in una pianta - che
media le memorie di Arabidopsis, o quanto meno quelle che hanno a che fare con
il processo di fioritura.
Da:
http://www.lescienze.it/news/2016/02/23/news/piante_azzeramento_memoria_variazioni_ambiente_stress-2982526/
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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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