IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

LA NUOVA CONOSCENZA

GdM

mercoledì 27 maggio 2009

ODONTOIATRIA ANTE LITTERAM


I "sorrisi brillanti" di certe stars hip-hop non sono privi di precedenti. L'odontoiatria specializzata consentiva ai nativi americani di aggiungere gemme preziose ai loro denti già oltre 2.500 anni or sono, come rivela un nuovo studio. La popolazione antica dell'America del sud andava dai " dentisti" - fra i più antichi, per quanto ne sappiamo - per abbellire le loro dentature con tacche, scanalature e gemme semipreziose. Secondo un'analisi recente di migliaia di denti esaminati dalle collezioni dell'Istituto Nazionale d'Antropologia e di Storia del Messico (quale il cranio qui sopra, trovato nel Chiapas). Gli scienziati non conoscono l'origine della maggior parte dei denti nelle collezioni, che appartenevano a gente che viveva nella regione Mesoamerica, prima delle conquiste spagnole del 1500. Ma è chiaro che le persone di quasi tutti gli strati sociali - principalmente gli uomini - curavano il proprio aspetto, ha notato José Concepción Jiménez, un antropologo dell'istituto, che recentemente ha annunciato i risultati: " Non erano contrassegni di classe sociale; ma piuttosto scelte di decorazione pura, ha commentato in un'intervista. In realtà, i regnanti del tempo - come la Regina Rossa, una mummia Maya trovata in un tempio a Palenque, nel Messico - non si facevano decorare i denti . Inoltre sono state trovate altre prove precoci di odontoiatria compresa una persona che aveva ricevuto una protesi cerimoniale. Gli antichi dentisti usavano una specie di trapano - con la punta ricavata con una pietra dura quale l’ ossidiana, che è capace di perforare l'osso. " E' possibile che un certo tipo di anestetico, a base di erbe, fosse applicato prima della perforazione per attenuare il dolore, " Jiménez ha detto: “ Pietre ornamentali - giada compresa - erano attaccate con un adesivo fatto di resine naturali, come linfa di piante, mista con altri prodotti chimici ed ossa schiacciate, I dentisti ante litteram probabilmente avevano una conoscenza specializzata dell'anatomia del dente, ha aggiunto. Per esempio, sapevano perforare i denti senza intaccare la radice all'interno. " dovevano evitare di generare un'infezione o provocare la perdita di un dente o romperlo".


di John Roach
(18 Maggio 2009)
National Geographic News

lunedì 27 aprile 2009

YEMEN: ultimo custode dell'ARCA Biblica ?













Un archeologo israeliano sostiene che cinque righe, scritte su un coccio di terracotta, potrebbero essere il più antico esempio di scrittura ebraica mai scoperto. Il frammento è stato trovato da un adolescente, che scavava come volontario, circa 20 km a sud–ovest di Gerusalemme. Esso contiene segni ritenuti di un antico alfabeto, chiamato proto–cananeo o Prima Lingua.

Esperti della Hebrew University hanno detto che è stato scritto 3000 anni fa – circa 1000 anni prima dei rotoli di Qumran. L'epoca corrisponde grosso modo al momento del primo tempio, dominato dalle figure bibliche di Davide e Salomone, e pre–daterebbe lo stesso alfabeto, usato anche dalla Regina di Saba (presumibilmente sposata a Salomone), in quello che ora si chiama Yemen. Gli scritti trovati nello Yemen in questo stesso alfabeto e le loro traduzioni in ebraico antico indicavano il nascondiglio dell'Arca di Mosé in un sito vicino a Mareb (Ma'rib, nell'antico regno di Saba). Gli scienziati sono cauti e dicono che occorrono ulteriori studi per capire.

L'uso di questa lingua, all'inizio della storia dell'ebraico, spiegherebbe il motivo per cui la stessa era utilizzata anche nell'antico regno di Saba. Nella Bibbia e nel Kebra Nagast Etiope, è scritto che la regina di Saba si fosse recata a visitare Re Salomone, che si fossero sposati e avessero avuto un figlio, Menelik. Ulteriori ricerche condotte da Gary Vey e John McGovern hanno portato alla recente scoperta del palazzo della regina, nel Mareb, Yemen, con iscrizioni nello stesso alfabeto, che descrivono il trasferimento della famosa Arca dell'Alleanza a quel sito da parte del figlio di Salomone, in seguito alla distruzione di Gerusalemme. Entrambi Vey e McGovern credono che sino ad oggi l'Arca sia rimasta nello Yemen.

Il sito archeologico si trova in Mareb, Yemen, in quella che è conosciuta come la "zona vuota". Si tratta di un territorio asciutto e desolato, con dune di sabbia e chilometri di deserto. Quando il vento sposta le dune, talvolta appaiono ai beduini momentanei scorci di mura e fondazioni sepolte, subito nuovamente coperti dal tempo e da altra sabbia. Le voci che parlavano dell'esistenza di un gran muro hanno portato gli archeologi a scoprire un enorme complesso, che si è rivelato il più segreto e misterioso sito del Medio Oriente. Un gran muro in pietra alto circa 20 metri, con 5 metri di spessore, forma un ovale che protegge un ampio cortile che deve ancora essere scavato. Sul muro c'è una miriade di simboli che non si sa (ancora) come tradurre.

Nel 2001 un gruppo dell'Università di Calgary ha preso per breve tempo il controllo del sito e ha ripulito il muro dalla sabbia, rivelando l'intera iscrizione. Fotografie del muro sono arrivate in America, dove Gary Vey, editore di viewzone.com, aveva lavorato con lo stesso alfabeto per pochi anni e ne aveva con successo tradotto altri esempi, che si trovano curiosamente in Colorado e nel deserto del Negev israeliano, utilizzando un vecchio dialetto ebraico.

Il sito si è trasformato in un pericoloso avamposto d'estremisti dal settembre 2001 e nessun ulteriore intervento è stato possibile.

Gli studiosi hanno criticato il lavoro di Vey, perché un alfabeto simile era stato utilizzato in Etiopia intorno al 500 d.C. e trascritto utilizzando una forma di scrittura araba. Si dubitava che l'ebraico potesse essere utilizzato. Tuttavia, nel 2001 Vey ha tradotto correttamente porzioni delle scritte presenti sul muro, sulla base di fotografie.

I risultati hanno rivelato una prosa che descriveva la "cassa di El" e parlava di un "figlio" e di un "padre". Vey successivamente apprese che questo era un riferimento all'Arca, a Salomone e al figlio di Saba, Menelik, e per il "padre" – a Salomone stesso.

Egli traduce l'iscrizione come segue:

"... perché il figlio era consapevole della natura che era in lui ... ma la felicità del figlio fu avvelenata dalla notizia che suo padre stava morendo, la rabbia crebbe, ma al figlio fu rivelata da suo padre la collocazione della grande cassa di EL. E l'azione di grazia del bel Signore rese felice il figlio, che giurò di proteggere la cassa di EL, e di essere associato con lo spirito del Signore.

E la sua tristezza è terminata.

Il figlio costruì una camera per il bello spirito del Signore, e la coprì. Accompagnò la camera del Signore sotto terra per pregare e per ottenerne la comprensione e la tutela ... "

Anche altre foto hanno contribuito a creare il caso dell'Arca conservata nello Yemen.

Mentre gli archeologi tradizionali tentano ancora d'interpretare l'alfabeto yemenita come una forma di arabo, questa nuova scoperta di un antico artefatto del medesimo periodo nel sito di Mareb, dimostra che l'alfabeto nacque come un primo sistema di scrittura per il proto–cananeo, precursore dell'ebraico.

Indagini preliminari, dopo che il coccio è stato trovato nel mese di luglio, hanno decifrato alcune parole, compresi: giudice, schiavo e re, ma Vey e McGovern non hanno fornito chiare fotografie o copie del testo tradotto utilizzando la loro metodologia. Secondo le notizie, il testo è stato classificato come "segreto" dagli archeologi israeliani. Ma essi non ammettono i caratteri siano scritti in proto–cananeo, un precursore dell'alfabeto ebraico.

Ironia della sorte, Vey ha creato un programma di traduzione, che è disponibile al pubblico. Dice Vey: "La storia appartiene all'umanità. Niente del passato deve rimanere segreto."

Questa pietra scolpita nel museo dello Yemen è mostrata capovolta. E' stata ruotata in questa immagine usando Photoshop e tradotta utilizzando l'antica forma di ebraico. La traduzione sembra essere parte di un più ampio testo che descrive la sepoltura di Menelik con l'Arca e le condizioni che devono essere soddisfatte in futuro, prima che la camera contenente sia l'Arca sia Menelik possa essere aperta. Altre parti di questo profetico muro sono state trovate, ma rimosse e utilizzate come fondazioni di altri edifici.

Molti testi si riferiscono alla "madre" – la Regina di Saba stessa (il cui nome non viene mai usato) – e descrivono il suo dilemma quando fu incaricata da suo figlio, di seppellirlo sotto la sabbia per un periodo di tempo indeterminato, al fine di nasconderli ai i nemici, che avevano saccheggiato il tempio d'Israele (ed erano diretti a Mareb) e alle future nazioni del male, fino al momento in cui il mondo non fosse pronto per la pace e l'amore. I testi descrivono come ella avesse inizialmente costruito la camera sotterranea in modo che potesse essere smontata rapidamente per salvare suo figlio (a secco, senza malta). Curiosamente, il testo descrive l'installazione di uno "spioncino" segreto da cui avrebbe potuto spiare il figlio per controllare la sua sicurezza. Descrive anche come la camera è rimasta sotto silenzio per un lungo periodo di tempo, come un verme venne fuori e di come dovette decidere se aprirla prematuramente o no per salvare il figlio – o avere fede nella sua profezia che l'Arca l'avrebbe preservato, non importa quanto tempo fosse rimasto sepolto.

Alla fine la regina optò per la fede e costruì un ambiente migliore, una camera ancora più fortificata intorno alla vecchia, ed eresse il grande muro come una barriera contro l'eventuale rottura della grande diga di Mareb e poi coprì e nascose l'intera struttura sotto la sabbia. Quindi spostò il proprio regno in Etiopia e cambiò il valore fonetico della lingua (adottando l'himyaridico) in modo che il figlio e l'Arca rimanessero nascosti – anche se fossero state scoperte le antiche costruzioni. Una copia dell'Arca (la "cassa di El"), fu anche costruita, come un "falso" fuorviante, e ancora oggi si trova in Etiopia.

L'archeologo di fama Yosef Garfinkel ha identificato la scrittura come ebraica, a causa di un verbo di tre lettere che significa "fare", che era usato solo in ebraico. "Questo ci porta a credere che questo sia ebraico, e che questa sia la più antica iscrizione in ebraico mai trovata", ha detto.

Il coccio e altri reperti sono stati trovati nel sito di Khirbet Qeiyafa, che domina la valle di Elah, dove la Bibbia dice che l'ebreo David combatté contro il gigante filisteo Golia. Il signor Garfinkel ha detto che i risultati potrebbero gettare una luce significativa sul periodo di regno di re David.

"La cronologia e la geografia di Khirbet Qeiyafa creano un unico punto d'incontro tra la mitologia, la storiografia e l'archeologia del re Davide ... La differenziazione tra gli scritti, e tra le lingue in questo periodo, rimane poco chiara". Ma i suoi colleghi della Hebrew University hanno detto che gli Israeliti non erano gli unici ad utilizzare i caratteri proto–cananei, il che pertanto rende difficile provare che si trattasse di ebraico e non di una lingua simile, parlata nella zona al momento.

L'archeologo della Hebrew University Amihai Mazar ha definito l'iscrizione come il più lungo testo proto–cananeo mai trovato.

Entrambi Gary Vey e John McGovern, che hanno speso anni per la localizzazione e la traduzione dei testi proto–cananei (che loro chiamano "Prima lingua"), sono in disaccordo, e citano lunghi scritti sul cosiddetto "Palazzo di Saba" nello Yemen e testi molto antichi in altre parti del mondo. I loro risultati su questa antica scrittura possono essere trovati alla pagina: http://www.viewzone.com/expo2002.html

da: La Porta del Tempo

Viewzone Magazine

link: http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=233

sabato 18 aprile 2009

NUOVE RIVELAZIONI SULLA SINDONE







dal blog di Adriano Forgione:

Per i credenti è il telo di Gesù Cristo, miracolosamente segnato con la sua immagine. Ma la Sindone di Torino è stata considerata un falso medievale dal 1988, quando il C-14 ne dichiarò un'età di circa 1000 anni. Ora uno degli scienziati che per primo ha studiato il Telo durante quegli esami, ancora contestati, afferma che la Sindone potrebbe essere autentica.

In un video girato poco prima della sua morte nel 2005, Raymond Rogers, presenta prove che mostrerebbero l'autenticità della Reliquia situandola tra i 1300 e i 3000 anni fa. Il Dott. Rogers ha affermato: “Io non credo nei miracoli che sfidano le leggi della natura. Dopo l'inchiesta del 1988 pensavo di aver chiuso con il sudario, ero certo che fosse un falso. Ma ora sono giunto alla conclusione che c'è una buona possibilità che quello possa essere davvero il pezzo di stoffa usata per seppellire il Gesù storico”.
Parlando poco prima della sua morte per cancro nel 2005, il dottor Rogers ha detto di aver comparato il pezzo di stoffa della Sindone analizzato nel 1988 con altri pezzi di stoffa del Sacro Telo, identificando il campione analizzato come un frammento di tessuto impiegato per la riparazione del Sudario dopo che era stato danneggiato da un incendio. Le analisi chimiche hanno dimostrato che il pezzo-campione di dimensioni contenute conteneva cotone ed era stato trattato e tinto in modo che corrispondesse al telo del Sudario originale, di lino.

Dunque il frammento analizzato da Rogers proverrebbe dalla riparazione post-incendio delle monache clarisse del 1537. Il Dott. Rogers ha dichiarato: “Le fibre di cotone sono state rivestite abbastanza pesantemente di colorante, in modo da farle corrispondere al lino durante una riparazione. Ho concluso, dunque, che la zona del Sudario da cui furono prelevati i campioni, fu manipolata con abilità da qualcuno. Si tratta di materiali diversi utilizzati nel Sudario, per cui l'età che abbiamo prodotto al C-14 è imprecisa. Siamo sicuri che quella non era la stoffa originale della Sindone di Torino.Il campione analizzato al radiocarbonio ha proprietà chimiche completamente diverse dal tessuto principale della Sindone”.

Una notizia esplosiva che conferma quanti sbagli furono realizzati durante le analisi del 1988. Ciò si inserisce nelle tracce che indicano la presenza della Sindone ben prima della sua apparizione ufficiale a Lirey, in Francia nel XIV secolo. Ultima su tutte, la scoperta da parte della storica dell'Archivio Segreto Vaticano, Barbara Frale, di documenti che confermano la presenza della Sindone tra i tesori dei Templari.

Scritto da Adriano Forgione
Immagini: Reuters

martedì 17 marzo 2009

ALLUNGAMENTO DEL CRANIO, I MISTERI DI UN RITO ANTICO.








Marco La Rosa

Sono stati ritrovati in una foresta siberiana da una squadra di archeologi dei teschi dalla forma allungata risalenti al quarto secolo dopo Cristo. La spiegazione più credibile secondo gli studiosi è che "antiche comunità deformassero di proposito i crani dei bambini, nell'intento di incrementare le loro abilità mentali".
Simili rinvenimenti tuttavia, dicono gli studiosi, sono stati effettuati in precedenza in aree molto distanti del pianeta come in Sud America e più vicino a noi nell’isola di Malta e in tombe egizie di epoca “amarniana”. Resta dunque il mistero di come simili pratiche possano essersi diffuse in comunità che non sono (apparentemente) mai entrate in contatto tra loro. Ma qui ad Asylum, dicono gli scopritori: “ siamo più prossimi a ritenere che queste scoperte siano una traccia inequivocabile della realtà storica dei cereani di Star Wars”.
Al di la di queste fantasiose (?) teorie, la caratteristica dolicocefala di questi rinvenimenti antropologici, non può non ricondurci agli antichi scritti che spiegavano questo rito dell’allungamento del cranio, con la necessità di imitare o ancora meglio assomigliare nelle fattezze agli “Antichi Dei” creatori, venuti dal cielo.
Epigraficamente e artisticamente, possiamo riscontrare questa consuetudine principalmente nel regno del Faraone Amenofi IV (Akenaton) XVIII Dinastia 1353-1335 A.C.
Akenaton, chiamato anche il Faraone eretico tentò, per breve tempo di instaurare in Egitto il primo culto monoteista.

Fonti: La Porta del Tempo
Adriano Forgione

Per vedere Il video del reportage dei crani siberiani: http://video.yahoo.com/watch/4565758/12224414

venerdì 6 marzo 2009

PIRAMIDI EUROPEE....ANCHE IN GERMANIA !









Il pubblico meno informato ma anche gli esperti, potranno essere sorpresi da questo fatto, ma ci sono buone ragioni per credere che in Germania esistano piramidi, secondo i più recenti risultati di indagini archeologiche.
Si tratta dei maggiori monumenti della cultura megalitica del continente europeo. La loro dimensione è superiore a tutte le piramidi a gradoni di pietra della Bretagna, chiamate "cairns": manufatti preistorici costruiti in pietra a secco con una o più camere di sepoltura, o costruzioni con coperture a mensola. Il più famoso esempio è il "Cairn di Barnenez".
Cairns in Europa
I Cairns sono comuni anche in Gran Bretagna con la stessa denominazione. In genere, la diffusione di queste tombe megaltiche (mega = grande, Lith = pietra) parte dal nord Africa e raggiunge le isole Baleari, la Spagna, Francia, Gran Bretagna, Scandinavia, Germania settentrionale e la Polonia. Solo nel sud della Germania vi è un vuoto nella mappa di diffusione. Quello di CARNAC, ritenuto il più grande monumento megalitico, è convenzionalmente datato circa 4000 a.C. Ora potete trovare toponimi nella Germania meridionale, che suggeriscono o indicano Cairns, come Kirnach nella Foresta Nera vicino a Villingen-Schwenningen, con uno dei più grandi tumuli dei Celti (diametro di 100 m, altezza di 6 m) . Si tratta di una costruzione di terra e di pietra, ha un nucleo centrale con una camera di sepoltura retta da tronchi di quercia.
La diffusione dei Cairns tedeschi
In Germania meridionale si trova anche la piramide a gradoni di pietra, più alta del continente, una delle tante altre che sono state scoperte nel 1990. La maggiore diffusione la troviamo a sud di un villaggio chiamato Kürnbach, nella zona di transizione tra una regione chiamata Kraichgau e la montagna di Stromberg, a metà strada tra Karlsruhe sul fiume Reno e Bietigheim-Bissingen sul fiume Neckar, nei dintorni di un piccolo paese chiamato Bretten. Sono molto simili ai Cairns della Gran Bretagna. Essi sono raggruppati in necropoli, come ad esempio i tumuli di pietra di Schmie vicino al famoso e meglio conservato monastero a nord delle Alpi: Maulbronn.
Confronto con i cimiteri etruschi
Gli "Halden" di Schmie sono paragonabili ai luoghi di sepoltura degli Etruschi, come la necropoli di Cerveteri a nord di Roma. Questa nuova scoperta, di tumuli di pietra in Germania, presenta però la caratteristica peculiare dell’altezza, mentre a Cerveteri la necropoli è scavata nella roccia di tufo, ma estesa in larghezza.


Di: Walter Haug, Wössinger Str. 100, D-75045 Walzbachtal
07203/6278 mail: starrocker@geocities.com
(4 Febbraio 2009)

lunedì 2 marzo 2009

LA PIRAMIDE BOSNIACA
















L'Istituto per i materiali dell'Università di Zenica, Bosnia-Erzegovina, ha pubblicato i primi risultati dei campioni di scavo prelevati nella valle delle piramidi bosniache, come ha riferito la "Fondazione dell Parco Archeologico per la Piramide del Sole Bosniaca" che ha raccolto i campioni e li ha inviati per le analisi.
"I costruttori delle piramidi bosniache fabbricavano il materiale da costruzione e poi lo usavano per realizzare varie forme architettoniche. Hanno usato varie dimensioni di inerti, usando la pezzatura di ghiaia che era disponibile in quantità al momento. Conoscevano le proprietà leganti dei materiali naturali, in particolare della creta, la sua elasticità, igroscopicità, e che la creta tritata, poco cotta e impastata con acqua possiede proprietà leganti ", ha concluso Muhamed Pasic, professore presso l'Istituto per i materiali.
Essi inoltre utilizzavano una calce idrata al fine di legare gli inerti di ghiaia. Sapevano produrre calce con usando calcite e dolomite. Il materiale da costruzione delle antiche culture era un miscuglio di ghiaia effettuato presso la cava, legato con cemento ed acqua, e poi versato in lastre, per realizzare la Piramide del Sole.
La ghiaia con cui hanno fatto la piramide ci ricorda il nostro calcestruzzo di cemento uscito da una betoniera, ma il risultato ha una durezza superiore, di oltre 100 Mpa.
f p = 116, 0 ; 133, 8 i io 94, 0 Mpa
Il volume di massa (Vm) e la densità (ρ) di questo materiale artificiale, duro e compatto, mostra i seguenti risultati: V m = 2, 68 kg/dm 3 ρ = 2, 71 g/cm 3 Poiché non vi è praticamente alcuna differenza tra il volume e la densità (0, 03) ciò è ulteriore conferma dell'artificialità dei blocchi di cemento, quasi privi di porosità.
Composizione chimica del materiale da costruzione artificiale dalla Piramide del Sole, Visoko
C ONTENUTO in %
g.ž. SiO 2 CaO MgO Fe 2 O 3 MnO Al 2 O 3 TiO 2 Na 2 O K 2 O Totale
39, 97 13, 10 32, 20 9, 96 1, 61 0, 03 2, 45 0, 06 0, 09 0, 39 99, 86
Questo materiale con la durezza di oltre 100 Mpa ha proprietà migliori rispetto a qualsiasi altro calcestruzzo industriale, fatto oggi in Bosnia. Tale calcestruzzo è fatto solo su richiesta.
Con questi materiali leganti (argilla poco cotta e carbonato di Dolomite / CalcIte) sono stati fatti strumenti in speciali stampi e poi utilizzati per tagliare lastre di pietra arenaria sagomata, trovate sulle piramidi del Sole e la Luna.

Per approfondimenti: www.piramidasunca.ba / it o http://www.icbp.ba/

(3 Febbraio 2009)
Da: La Porta del Tempo

giovedì 26 febbraio 2009

LE ISOLE CANARIE E ATLANTIDE







Quello che segue, è un comunicato stampa in cui Google tenta di spiegare alcune "anomalie" rinvenute sui fondali marini al largo delle isole Canarie. Come molti di voi sapranno, queste isole non sono affatto nuove ai ritrovamenti archeologici piuttosto enigmatici (le piramidi scoperte da Thor Heyerdahl e la prima popolazione dei Guanchi, misterioso popolo ariano dai capelli rossi e dal cranio dolicocefalo). Qualche discrepanza geografica con il racconto di Platone, ma tutto sommato da approfondire, non certo da liquidare così banalmente.
(Marco La Rosa)


Si pensava alla scoperta archeologica più importante di sempre. Avvenuta grazie alla tecnologia, il programma Google Earth con la nuova estensione Ocean che permette di "navigare" lungo i fondali marini. Così ha fatto ieri Bernie Bamford, ingegnere aeronautico inglese di 38 anni. E alle coordinate 31° 15' 15.53"N e 24° 15' 30.53W ha trovato qualcosa che lui descrive come "quella che sembra la vista aerea di una città", un rettangolo quasi perfetto, con una griglia che sembra quella di un reticolo stradale di una città, appunto. Una struttura che sembra opera dell'uomo che si trova a circa 5,5 chilometri sul fondo di quella porzione d'oceano antistante le isole Canarie. A poco meno di mille chilometri dalla costa africana. Dove la posizionava Platone quando scriveva nel dialogo: "Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte".Le dimensioni della "scoperta" sono un po' diverse da quelle descritte dal filosofo greco - sarebbero di poco inferiori a quelle della Lombardia -, ma la suggestione ha colpito subito l'immaginario di Bamford, che ha chiamato il quotidiano Sun per avvertire i giornalisti della supposta scoperta. E il giornale l'ha subito pubblicata, sentendo in merito un esperto archeologo dell'università di New York, il professor Charles Oster. Che invece di gettare acqua sul fuoco, si è subito dimostrato interessato: "Questa scoperta merita immediatamente un'ispezione sul luogo. D'altronde la locazione dove la poneva Platone non può che lasciarci affascinati" (a sinistra una mappa di Atlantide disegnata da Bory de Saint-Vincent nel 1803).Alla fine si è rivelato un abbaglio. Ma qui a Corriere.it ne siamo rimasti affascinati e, Google Earth alla mano, siamo andati anche a noi a cercare l'isola mitologica. L'abbiamo trovata e abbiamo visto quelle schermate che potete vedere nell'animazione qui in pagina.Scriveva ancora Platone: "In tempi posteriori (...), essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte (...) tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve".Aggiornamento delle 14.30 - La società di Google ha smontato ogni possibile riferimento ad Atlantide: le immagini effettivamernte presenti in quella zona su Google Earth si riferiscono in realtà a tracce lasciate dai sonar delle barche per rilevare i fondali. Le stesse rilevazioni che appunto sono state usate per costuire le pagine di GE. Ecco lo statemente dell'azienda: "It's true that many amazing discoveries have been made in Google Earth - a pristine forest in Mozambique that is home to previously unknown species, a fringing coral reef off the coast of Australia, and the remains of an Ancient Roman villa, to name just a few.In this case, however, what users are seeing is an artifact of the data collection process. Bathymetric (or seafloor terrain) data is often collected from boats using sonar to take measurements of the seafloor. The lines reflect the path of the boat as it gathers the data. The fact that there are blank spots between each of these lines is a sign of how little we really know about the world's oceans"
Da: Il Corriere della Sera 25-02-2009
Da: Adriano Forgione