Quello che segue, è un comunicato stampa in cui Google tenta di spiegare alcune "anomalie" rinvenute sui fondali marini al largo delle isole Canarie. Come molti di voi sapranno, queste isole non sono affatto nuove ai ritrovamenti archeologici piuttosto enigmatici (le piramidi scoperte da Thor Heyerdahl e la prima popolazione dei Guanchi, misterioso popolo ariano dai capelli rossi e dal cranio dolicocefalo). Qualche discrepanza geografica con il racconto di Platone, ma tutto sommato da approfondire, non certo da liquidare così banalmente.
(Marco La Rosa)
Si pensava alla scoperta archeologica più importante di sempre. Avvenuta grazie alla tecnologia, il programma Google Earth con la nuova estensione Ocean che permette di "navigare" lungo i fondali marini. Così ha fatto ieri Bernie Bamford, ingegnere aeronautico inglese di 38 anni. E alle coordinate 31° 15' 15.53"N e 24° 15' 30.53W ha trovato qualcosa che lui descrive come "quella che sembra la vista aerea di una città", un rettangolo quasi perfetto, con una griglia che sembra quella di un reticolo stradale di una città, appunto. Una struttura che sembra opera dell'uomo che si trova a circa 5,5 chilometri sul fondo di quella porzione d'oceano antistante le isole Canarie. A poco meno di mille chilometri dalla costa africana. Dove la posizionava Platone quando scriveva nel dialogo: "Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte".Le dimensioni della "scoperta" sono un po' diverse da quelle descritte dal filosofo greco - sarebbero di poco inferiori a quelle della Lombardia -, ma la suggestione ha colpito subito l'immaginario di Bamford, che ha chiamato il quotidiano Sun per avvertire i giornalisti della supposta scoperta. E il giornale l'ha subito pubblicata, sentendo in merito un esperto archeologo dell'università di New York, il professor Charles Oster. Che invece di gettare acqua sul fuoco, si è subito dimostrato interessato: "Questa scoperta merita immediatamente un'ispezione sul luogo. D'altronde la locazione dove la poneva Platone non può che lasciarci affascinati" (a sinistra una mappa di Atlantide disegnata da Bory de Saint-Vincent nel 1803).Alla fine si è rivelato un abbaglio. Ma qui a Corriere.it ne siamo rimasti affascinati e, Google Earth alla mano, siamo andati anche a noi a cercare l'isola mitologica. L'abbiamo trovata e abbiamo visto quelle schermate che potete vedere nell'animazione qui in pagina.Scriveva ancora Platone: "In tempi posteriori (...), essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte (...) tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve".Aggiornamento delle 14.30 - La società di Google ha smontato ogni possibile riferimento ad Atlantide: le immagini effettivamernte presenti in quella zona su Google Earth si riferiscono in realtà a tracce lasciate dai sonar delle barche per rilevare i fondali. Le stesse rilevazioni che appunto sono state usate per costuire le pagine di GE. Ecco lo statemente dell'azienda: "It's true that many amazing discoveries have been made in Google Earth - a pristine forest in Mozambique that is home to previously unknown species, a fringing coral reef off the coast of Australia, and the remains of an Ancient Roman villa, to name just a few.In this case, however, what users are seeing is an artifact of the data collection process. Bathymetric (or seafloor terrain) data is often collected from boats using sonar to take measurements of the seafloor. The lines reflect the path of the boat as it gathers the data. The fact that there are blank spots between each of these lines is a sign of how little we really know about the world's oceans"
Da: Il Corriere della Sera 25-02-2009
Da: Adriano Forgione
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