“Ombre” sull’editing genetico ? Più errori del previsto?
Le 'forbici molecolari' potrebbero essere meno precise di quanto si
pensi. Dopo l'exploit degli ultimi anni, un'ombra si allunga sulla tecnica del
Crispr/Cas9, il 'taglia e incolla' del Dna.
Un team di scienziati del
britannico Wellcome Sanger Institute ha infatti scoperto che questo strumento
di gene editing può causare alle cellule un danno genetico maggiore di quanto
ipotizzato finora. I risultati del loro studio, pubblicati su ‘Nature Biotechnology’, hanno delle
implicazioni sul fronte della sicurezza di eventuali future terapie geniche
basate sulla tecnica, poiché – fanno notare i ricercatori – il danno imprevisto
potrebbe portare a pericolosi cambiamenti in alcune cellule. La ricerca evidenzia
anche che i test standard usati per rilevare le modifiche del Dna non sono
risultati in grado di ‘intercettare’ questo danno genetico, e sulla base dei
dati raccolti gli autori invocano cautela ed esami specifici da affiancare a
qualsiasi potenziale terapia genica. Il Crispr/Cas9 è uno dei più recenti
strumenti di editing genetico. Può alterare sezioni del Dna nelle cellule,
tagliando in punti specifici e introducendo cambiamenti in quella precisa
posizione. Già ampiamente utilizzato a livello di ricerca, viene visto dal
mondo scientifico come una via promettente per creare potenziali trattamenti di
modifica del genoma per malattie come l’Hiv, il cancro o l’anemia falciforme.
Queste terapie potrebbero inattivare un gene che causa la malattia, o correggere
una mutazione. Ma, puntualizzano gli esperti, va dimostrata pienamente la
sicurezza. Studi precedenti sulla tecnica non avevano mostrato molte mutazioni
impreviste sul ‘sito target’ dell’editing genetico, ripercorrono gli autori del
lavoro, che hanno deciso di indagare ulteriormente conducendo un’analisi
sistematica completa sia sulle cellule di topo che su quelle umane. Hanno così
scoperto che il Crispr/Cas9 causava frequentemente mutazioni estese, ma a una
distanza maggiore dal punto del Dna bersaglio delle forbici molecolari. Molte
delle cellule, spiegano gli autori dello studio, avevano ampi riarrangiamenti
genetici come delezioni e inserzioni del Dna. Queste modifiche – suggeriscono –
potrebbero portare all’accensione o allo spegnimento di geni importanti, cosa
che potrebbe avere implicazioni per l’utilizzo del Crispr/Cas9 in terapie.
Alcuni di questi cambiamenti, chiariscono gli esperti, erano troppo lontani dal
sito target per essere visti con i metodi di genotipizzazione standard. “Questa
– afferma Allan Bradley, corresponding author dello studio del Wellcome Sanger
Institute – è la prima valutazione sistematica degli eventi inaspettati
derivanti dal metodo in cellule rilevanti dal punto di vista terapeutico. E
abbiamo osservato che i cambiamenti nel Dna sono stati seriamente sottostimati
prima d’ora. E’ importante che chi sta pensando di usare questa tecnologia per
la terapia genica proceda con cautela e si impegni molto attentamente nella
verifica di possibili effetti dannosi”. “Il mio esperimento iniziale consisteva
nell’utilizzare Crispr/Cas9 come strumento per studiare l’attività dei geni –
racconta il primo autore Michael Kosicki – tuttavia è diventato chiaro che
qualcosa di inaspettato stava accadendo. Una volta compresa l’estensione dei
riarrangiamenti genetici li abbiamo studiati sistematicamente, osservando
diversi geni e diverse linee cellulari terapeuticamente rilevanti, e abbiamo
dimostrato che gli effetti di Crispr/Cas9 erano reali”. Il lavoro potrebbe
avere conseguenze non solo su come viene utilizzata la tecnica a livello
terapeutico, ma rischia di reindirizzare l’interesse degli scienziati verso la
ricerca di alternative a questo metodo di editing genetico. Indipendentemente
da tutto, conclude Maria Jasin, ricercatrice indipendente del Memorial Sloan
Kettering Cancer Centre di New York non coinvolta nello studio, questo studio
“dimostra che sono necessarie ulteriori ricerche e test specifici prima che il
Crispr/Cas9 venga usato in clinica”.
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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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