Attualmente i trattamenti contro
la sclerosi multipla riescono a rallentare la progressione della malattia, ma
non sono in grado di curare i danni da essa provocati. Per questo motivo è di
importanza fondamentale un recente studio dell’Università Statale di Milano,
coordinato da Maria Pia Abbracchio, che a quanto pare è giunto
all’identificazione di una popolazione di cellule progenitrici, presenti nel
cervello adulto e in grado di contribuire alla riparazione del tessuto
cerebrale se attivate da un danno neurodegenerativo; tuttavia la loro
potenzialità riparativa viene completamente azzerata da eventuali forti
infiammazioni a carico del tessuto circostante. Nella sclerosi multipla si
verificano, a seguito di processi infiammatori, un danno e una perdita di mielina
- la sostanza che costituisce la guaina midollare delle fibre nervose - in più
aree del sistema nervoso centrale; inoltre si va incontro alla distruzione
degli oligodendrociti, le cellule specializzate nella produzione di mielina.
Nel cervello adulto sono ancora presenti cellule progenitrici - i precursori
oligodendrocitari - capaci di differenziarsi ad oligodendrociti maturi, le
cellule che producono appunto la guaina mielinica la quale, avvolgendo
strettamente i prolungamenti dei neuroni, permette di fatto la propagazione
degli impulsi nervosi da una cellula all'altra.
In studi precedenti, effettuati dallo stesso team di ricercatori, era
emerso che un gruppo di cellule progenitrici porta sulla superficie della
membrana un recettore capace di promuovere la loro maturazione a cellule
produttrici di mielina, consentendo così la ricostruzione della guaina in
malattie neurodegenerative come la sclerosi multipla. In quest’ultimo studio si
dimostra, per la prima volta, che alcune cellule progenitrici possono generare
cellule mature mielinizzanti, ma che questa loro capacità dipende dalle
condizioni dell'ambiente circostante: se nel tessuto cerebrale sono presenti
molecole proinfiammatorie in grande quantità, allora il processo di maturazione
di queste cellule è completamente inibito. Negli ultimi anni sono stati
sviluppati diversi farmaci immunomodulanti e anti‐infiammatori che riescono a
tenere sotto controllo i sintomi della sclerosi multipla, senza però riuscire a
curare le lesioni della mielina. La combinazione di questi farmaci con molecole
pro‐mielinizzanti, attualmente in sviluppo nel laboratorio della professoressa
Abbracchio, consentirà di combattere in maniera più efficace non solo questa
malattia ma anche altre sindromi neurodegenerative.
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DI MARCO LA ROSA
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