Parte del metano rintracciato nei
geyser del satellite potrebbe essere prodotto da batteri. L'ambiente
ricostruito in laboratorio.
Si fa sempre più plausibile
l'ipotesi della presenza che microrganismi possano vivere sulla luna più
affascinante e misteriosa di Saturno, Encelado. Parte del metano rintracciato
nei suoi geyser potrebbe infatti essere prodotto da batteri: la capacità dei
microrganismi di sopravvivere e proliferare in quelle particolari condizioni
ambientali è dimostrata dalla simulazione coordinata dall'Università di Vienna
e pubblicata sulla rivista Nature Communications.
Encelado è da tempo sotto i
riflettori come uno dei principali target per la ricerca di vita
extraterrestre: sotto la sua crosta ghiacciata nasconde un immenso oceano
d'acqua, al polo Sud presenta attività idrotermale e contiene diverse sostanze
(come metano, anidride carbonica, idrogeno molecolare e ammoniaca) che
potrebbero essere sfruttate o prodotte da microrganismi.
CONDIZIONI RIPRODOTTE IN
LABORATORIO.
I ricercatori hanno quindi pensato di simulare
in laboratorio le stesse condizioni ambientali che dovrebbero essere presenti
su Encelado per provare a far sviluppare in questo ambiente tre ceppi di
batteri metanogeni, capaci cioè di produrre metano usando idrogeno e anidride
carbonica come materie prime. I risultati dimostrano che il Methanothermococcus
okinawensis, in particolare, è capace di proliferare e produrre metano anche in
presenza di sostanze (come ammoniaca, formaldeide e monossido di carbonio) che
normalmente inibiscono la crescita dei batteri metanogeni.
IDROGENO SUFFICIENTE A
"NUTRIRE" I BATTERI.
Inoltre, lo studio dimostra che i fenomeni di
alterazione delle rocce che formano il 'cuore' di Encelado potrebbero generare
una quantità di idrogeno gassoso sufficiente a 'sfamare' i batteri metanogeni.
Per calmare i facili entusiasmi, però, gli stessi ricercatori ricordano che il
metano non è sempre una 'spia' della vita, perché può essere prodotto anche da
processi geochimici.
LE PROSPETTIVE DI RICERCA.
Di sicuro c'è che lo studio ha dato preziosi
indizi su cosa cercare alle prossime missioni spaziali targate Nasa e Agenzia
Spaziale Europea (Esa). «Si parla già di un lander che potrebbe raccogliere e
analizzare materiale su Europa, oltre che di sonde che potrebbero sorvolare
Encelado», ha spiegato l'astrobiologa Daniela Billi, dell'Università di Roma
Tor Vergata. Nell'attesa che queste missioni vengano lanciate, probabilmente
fra una decina di anni, studi simili «aumentano il nostro interesse verso
Europa ed Encelado, che paradossalmente si trovano fuori dalla fascia di
abitabilità. Se dovessimo scoprire forme di vita sotto la loro superficie,
cambierebbe anche il nostro modo di cercare la vita sui pianeti esterni al
Sistema solare, dove per ora studiamo solo l'abitabilità superficiale».
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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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