Notizie di astrobiologia dal Dott. Miguel Lunetta
Per la prima volta scienziati europei
impegnati nella missione NASA/ESA Cassini hanno trovato sale di sodio nei
granelli di ghiaccio dell'anello più esterno di Saturno. E' la luna Enceladus
che "riempie" tale anello, grazie ai pennacchi di materiale gassoso che si sprigionano dalla sua
superficie . La cosa importante è che la presenza di sale nelle concentrazioni
individuate indica che Encedalus ha al suo interno una grande riserva d'acqua
liquida, forse addirittura un oceano intero sotto la sua superficie.
La sonda NASA Cassini scoprì nel 2005 la presenza di
ghiaccio ed acqua su Enceladus. Tale anomalia è collocata in fratture vicine al
suo polo sud, dove sbuffi continui espellono vapore e piccoli pezzetti di
ghiaccio, alcuni dei quali sfuggono la gravità della piccola luna e vanno a formare
l'anello più esterno di Saturno (E-ring).
Lo strumento Cosmic Dust Analyzer a bordo di Cassini ha
esaminato la composizione di questi pezzetti di ghiaccio trovando al loro
interno sale di sodio. "Riteniamo che il materiale salato all'interno di
Encedalus sia stato asportato dall'acqua" ha dichiarato Frank Postberg,
scienziato del Cosmic Dust Analyzer di Cassini al Max Planck Institute for
Nuclear Physics in Heidelberg, Germania. Postberg è l'autore principale di uno
studio che è stato pubblicato il 25 giugno 2009 nella rivista Nature.
Gli scienziati che lavorano al Cosmic Dust Analyser sono
arrivati alla conclusione che l'acqua deve essere presente perché questo è
l'unico modo per avere disciolte quantità significative di minerali per
arrivare ai livelli di sale riscontrati. Di contro il processo di sublimazione
ed il rilascio di vapore direttamente da ghiaccio solido, si ritiene che non
possa spiegare la presenza di sale.
Pertanto:
A questo punto se assumiamo che la sorgente liquida di
Encedalus sia un oceano di acqua salata e teniamo conto (1) del calore misurato
in superficie vicino al polo sud della luna, (2) dei composti organici trovati
negli pennacchi allora possiamo arrivare alla conclusione che è possibile che
esista un ambiente favorevole sulla luna di Saturno per la formazione dei
precursori della vita.
Continua Postberg: "Le nostre misurazioni implicano che
oltre al sale i granelli contengono anche carbonati come la soda; entrambi i
componenti [sono presenti] nelle concentrazioni che vanno d'accordo con le
composizioni previste per la presenza di un oceano su Encedalus".
Tuttavia c'è un altro studio pubblicato sempre su Nature,
secondo il quale altri ricercatori impegnati in osservazioni - da Terra - del
vapore presente nei pennacchi di Encedalus, non hanno trovato tracce di sodio.
Questo può voler dire che se gli sbuffi provengono da un
oceano d’ acqua mentre l'evaporazione del sodio deve avvenire lentamente dalle
profondità della luna per poi uscire come una violenta eruzione tipo geyser
verso lo spazio esterno. Sascha Kempf, scienziato del Cosmic Dust Analyzer di
Cassini al Max Planck Institute for Nuclear Physics ha dichiarato: "Il
ritrovamento di sale nei pennacchi è prova dell'esistenza di acqua liquida al
di sotto della superficie. La presenza o meno di sodio fornisce suggerimenti su
come potrebbe essere la riserva d'acqua".
La sonda Cassini effettuerà due nuovi passaggi ravvicinati
(flyby) a Encedalus il prossimo novembre, un'altra importante occasione per
raccogliere nuovi dati.
Jean-Pierre Lebreton, scienziato ESA del progetto Huygens
dice: "La scoperta dei pennacchi su Encedalus è fino ad ora uno dei
risultati top della missione Cassini-Huygens. Questi nuovi risultati sono un
invito per Cassini a compiere ulteriori analisi in situ sulla loro composizione;
inoltre essi stimolano il nostro appetito per ulteriori investigazioni e per
sapere se Encedalus è abitabile".
Fonte dati, ESA, NASA.
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