di: Marco La Rosa
QUESTO PASSAPAROLA E’ UN CLASSICO ESEMPIO DI COME OGGI L’INFORMAZIONE,
SEMPRE PIU’ SPESSO, SIA “VEICOLATA” IN
MODO APPROSSIMATIVO OPPURE DISTORTO.
RITORNIAMO SEMPRE DA
CAPO. “LA LINGUA BATTE DOVE IL DENTE DUOLE”. SE NON FACCIAMO NOI STESSI IN
PRIMA PERSONA, LA FATICA DI “IMPARARE” A DISCERNERE TRA BUGIA E
VERITA’, CADREMO SEMPRE NELLE STESSE TRAPPOLE.
LE TRAPPOLE DEI MEDIA CHE SONO “PILOTATI” DAI POTERI E DAGLI
INTERESSI FORTI, CHE NON HANNO INTENZIONE DI FARE EMERGERE LA VERITA’, MA
GIOCANO A FORNIRE “ILLUSIONI”, PERCHE’ DI ESSE SI NUTRE OGGI LA
NOSTRA SOCIETA’.
IL POST DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI, E’ GIUSTAMENTE STRUTTURATO
A FARCI CAPIRE, COME DIETRO UN’APPARENTE FACCIATA PULITA E BELLA, CI SIA INVECE
LA MENZOGNA E L’IMBROGLIO.
COME SCRIVEVA MATTEO NEI GIORNI SCORSI:
”SE BUTTIAMO LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO, DOPO…DOVREMO PULIRE PIU’ A LUNGO E PIU’
IN PROFONDITA’”.
BUONA LETTURA
“Ciò
che ci dicono ma soprattutto ciò che non ci
dicono sulle banche europee”.
Di: Sergio Di Cori Modigliani
Mentre,
poco a poco, la crisi si allarga, e l’Italia prosegue nei suoi
consueti teatrini da quattro soldi, Berlusconi, Dell’Utri, i marò in India, e la insostenibile
prosopopea del governo Monti, si cominciano a comprendere sempre di più le attuali strategie in atto.
Dal punto
di vista della comunicazione politica il Paradosso della Surrealtà si sta imponendo alla grande. I dati sul lavoro, sull’occupazione, sullo stato negativo dell’economia, sul crollo dei consumi, sulla chiusura di ogni
prospettiva di un futuro virtuoso a breve, sottolineati dal deterioramento
progressivo del sistema bancario, sono un termometro fin troppo chiaro del
nostro stallo. Eppure, sui media mainstream, si continuano a leggere deliranti
accuse contro il M5s, accusato di essere ormai diventato il responsabile dell’attuale ingessamento; i giovani neo-eletti sarebbero i veri
responsabili della crisi perché il M5s si rifiuta di avallare
questo stato di cose, e si rifiuta di votare un governo che –è ormai chiaro a tutti- non ha né intenzioni né possibilità né volontà di affrontare la crisi. Nessuno parla più di lavoro, di occupazione, di investimenti, di
allargamento del mercato, di innovazione, di energia; nessuno propone una idea,
un programma, una potenziale soluzione, un progetto di ripresa, manipolando l’opinione pubblica al punto tale di mistificazione da far
credere alla gente che (come ha detto Bersani) “sia
necessario a questo punto un vero miracolo”.
Ma di
quale miracolo parla?
E’ un trucco mediatico.
In tal
modo, si riesce, con infantile abilità, a sottrarsi a qualsivoglia domanda perché l’idea del “miracolo” impone in maniera subliminale
l’accettazione della sacralità del momento, e introduce l’idea
sottostante che non si tratti di trovare soluzioni –cioè applicare sul campo idee che
funzionino per tutti- perché “magicamente” si dà per scontato che la nazione è
in coma e quindi ci si salva soltanto con “un miracolo”. Nessuno tra gli esponenti politici dei partiti, autori di
questa catastrofe, si è assunta la benché minima responsabilità rispetto a ciò che hanno fatto negli ultimi venti anni. Sarebbe meglio
dire, di ciò che NON hanno fatto. Ciò che ci stanno dicendo è
che “siamo oltre la fine, non
esiste nessuna possibilità di risolvere l’attuale crisi” (altrimenti non si parlerebbe
di “miracolo”) e, secondo loro, soprattutto per la non volontà di M5s di appoggiare i miracolisti. E sui social networks
dilaga la consueta chiacchiera sul perché siano degli incompetenti.
Questo è ciò che ci dicono.
Ed è la teatralità surreale.
Poi, c’è la parte reale, quella vera.
Alcune
minuzie sostanziose si possono leggere su Il Sole 24 ore, che ieri al
pomeriggio annunciava l’imminente fallimento di
Bankia, il quarto colosso finanziario della Spagna, che aveva ricevuto intorno
a 40 miliardi di euro di aiuti dalla BCE nel biennio 2011-2012, ma che a
febbraio del 2013 aveva candidamente comunicato di avere un “buco non previsto” di 19 miliardi di euro.
Presenterà domanda per averne 25 entro
venti giorni. Di questa cifra, la quota parte italiana corrisponde a 4,5
miliardi, di cui noi ci dovremo far carico. Sarà
il primo provvedimento che il prossimo governo dovrà prendere. Ecco l’articolo comparso sul
quotidiano di Confindustria, in rete trovate una valanga di link europei su
questo argomento:
A Madrid
crolla Bankia (-44%), le azioni puntano al ribasso verso 1 centesimo
Le azioni
della banca spagnola Bankia affondano in borsa del 41% a 0,148 euro, dopo che
l'istituto venerdì scorso le ha valutate 0,01
euro, nell'ambito della ristrutturazione imposta da Bruxelles. Bankia si
appresta a ricevere un'iniezione di capitali dall'Europa di 10,7 miliardi di
euro. Il titolo è crollato del 46% in apertura
di contrattazioni e ha toccato una perdita massima del 52%. Le azioni si
avvicinano avvicinandosi alla quota di 0,01 euro stabilita dal fondo di
ristrutturazione Frob che ha tagliato l'attuale valore nominale di 2 euro. Una
decisione che diluirà ulteriormente i 400.000
azionisti del gruppo nella prossima conversione dei bond sottoscritti dal Frob
con i fondi europei cui seguirà un aumento di capitale per
complessivi 15 miliardi di euro. I titolari di obbligazioni del gruppo
subiranno invece perdite del 36-38 per cento. L'agenzia Standard and Poor's ha
tagliato il rating di Bankia di un gradino a BB- con prospettive negative dopo
che il fondo statale di ristrutturazione bancaria (Frob), ha tagliato il valore
nominale delle azioni nell'ambito del piano di ristrutturazione del gruppo
diluendo così ancor più gli attuali azionisti . È
quanto si legge in una nota.
L'istituto
- che ha chiuso il 2012 con una perdita record di 19,2 miliardi di euro - ha
ricevuto nella primavera del 2012 un sostanzioso maxi-salvataggio europeo.
Anche il
Banco Santander ha annunciato di aver bisogno di soldi, e sta preparando la
richiesta per avere dalla BCE circa 50 miliardi di euro. E di questi, la nostra
quota parte sarà all’incirca altri 10 miliardi che il nostro Tesoro dovrà mettere a disposizione. Questo ha comportato un ulteriore
crollo delle azioni di MPS in borsa che hanno raggiunto la cifra di 0,19 euro,
praticamente spazzatura. Un mese fa –ed era al centro della bufera-
era quotata 0,25. Nessuna notizia sui giornali, della banca senese non se ne
parla più, come se il “problema” fosse stato risolto: l’hanno congelato in attesa che Bersani faccia il governo e
provveda a, diciamo così, “rimuovere l’ostacolo con qualche astuzia
miracolistica”. Ma i mercati se ne fregano
dei miracoli, e gli investitori stanno vendendo.
Banche
banche banche.
E’ l’unico aspetto della realtà di cui si occupa l’attuale governo ancora in
carica.
Una
settimana fa, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, aveva lanciato
un allarme ultimatum a Mario Monti “Siamo vicini alla fine, non
rimane più tempo; ci attendiamo che il
governo intervenga immediatamente per risolvere l’angoscioso
problema dei 70 miliardi di credito che le imprese vantano dalla pubblica
amministrazione: va fatto subito”.
Neppure
48 ore dopo, Mario Monti aveva riunito il consiglio dei ministri e aveva
proposto un decreto, presentandolo così alla stampa “Il governo è pronto a elargire 40 miliardi
di euro dei 70 dovuti in due anni, a partire dal prossimo autunno”. Squinzi aveva protestato sostenendo che 40 erano pochi e
le aziende non potevano aspettare fino a ottobre, pena il fallimento di altre
70.000 medie e piccole imprese e la perdita di almeno altri 400 mila posti
lavoro. Monti aveva preso un altro giorno di tempo e poi si era di nuovo
presentato alla stampa, sorridente e soddisfatto, dichiarando “di aver compreso in pieno la giusta preoccupazione di
Confindustria e di essere venuto incontro alle richieste del dott. Squinzi”. Il governo si impegnava a sbloccare subito 40 miliardi,
una bella boccata di ossigeno per le imprese in difficoltà.
Squinzi
ringrazia ma non esulta affatto. Tre ore dopo (curiosamente) il presidente di
Confindustria emette un comunicato ambiguo “Non
basta. Siamo delusi dal provvedimento di Monti. Il presidente del consiglio sa
che, così facendo, non si risolve
nulla. Anzi!”.
Silenzio
totale su tutta la stampa e alla tivvù.
Non una
parola da parte del PD. Tantomeno dal PDL.
Ma guarda
caso ci si mette di mezzo il M5s.
I
deputati eletti sono andati a controllare le carte e hanno scoperto l’inghippo. L’hanno anche denunciato
pubblicamente. E’ UNA TRUFFA.
Ecco l’articolo uscito oggi su gran parte dei quotidiani on line
del settentrione italiano dove raccontano cosa sta accadendo, redatto dall’ufficio stampa alla camera del movimento a cinque stelle.
Decreto
Monti sblocca 40 miliardi: il M5S scopre il trucco. Ancora soldi alle banche e
non direttamente alle aziende che vantano crediti con la Pubblica
Amministrazione.
Scritto
il 26 marzo 2013 da Movimento 5 Stelle
Denaro
alle piccole e medie imprese che vantano crediti dalla Pubblica Amministrazione
e sono sull’orlo del fallimento o nuovo
denaro alle banche amiche magari di qualche partito ? Il “trucchetto” del ministro Grilli è stato scoperto dal gruppo parlamentare del Movimento 5
Stelle alla Camera. La denuncia arriva dal minuto 6:33 della relazione
quotidiana ai cittadini sulle attività parlamentari del 25 marzo
2013 fatta dal capogruppo Roberta Lombardi . La Lombardi ricorda che all’interno della relazione di Grilli si dichiara
esplicitamente che “una parte dei pagamenti alle
imprese finirà immediatamente al sistema
creditizio” “grazie a questo si attende infatti una riduzione dei tassi
d’interesse alla clientela”…Soldi alle banche e promesse di migliori trattamenti per le
piccole e medie aziende, fatto dal governo delle banche. Promesse fatte… dagli amici della banche: i partiti, Monte dei Paschi
docet. Non ci siamo. Il Movimento 5 Stelle assolutamente favorevole a sbloccare
i pagamenti della Pubblica Amministrazione verso le aziende che vantano crediti
verso il settore pubblico, chiede che il decreto venga discusso in aula e non
nella Commissione speciale neocostituita. Nel frattempo il M5Stelle Reggio
Emilia ha chiesto ad un piccolo imprenditore del settore telematico, Maurizio
Gotta quale può essere la logica che si cela
dietro a questo ‘trucchetto’. Ecco la spiegazione da parte di questo piccolo
imprenditore. “Le imprese che hanno crediti
con la pubblica amministrazione, stufi di aspettare i soldi hanno portato le
fatture in banca per farsi anticipare i soldi. L’operazione
si chiama Factoring” spiega Gotta. “E’ plausibile che banche siano
andate a fare pressione sul Governo Monti dicendogli:’ qui abbiamo dei crediti immobilizzati da mesi/anni di
denaro che abbiamo anticipato per voi alle imprese” continua Gotta. “Il loro discorso sarà stato più o meno questo – continua il piccolo imprenditore – se li date direttamente alle imprese, queste non ce li
restituiranno, perché sono quase tutti sull’orlo del fallimento e li useranno per altre cose. Quindi
fateli avere a noi, così i nostri crediti rientrano e
le aziende non li “sprecano” per pagare stipendi, affitti ecc”. “In pratica le banche stanno
praticamente scommettendo sul fallimento della maggior parte delle imprese e
vogliono essere “creditori privilegiati”, cioè non essere coinvolti nei
fallimenti a catena” spiega Maurizio Gotta. Il
risultato finale “Quando il castelletto delle
fatture scontate in banca sarà vuoto, l’imprenditore andrà a chiedere un prestito per pagare
tasse e/o fornitori e/o fatture….e la banca gli dirà: col piffero caro imprenditore, se non mi cedi l’ipoteca sulla casa. A quel punto l’imprenditore gli risponderà
‘ ma la casa me l’ha già pignorata Equitalia perché ti ricordi che non riuscivo a pagare i contributi visto
che la PA non mi pagava….” “Il risultato finale di parte
di questa operazione promossa da Grilli è a mio avviso un circolo
vizioso in cui gli unici che vedranno i soldi sono le banche e la Pubblica
Amministrazione e mai gran parte delle aziende”
conclude Gotta.
In
Emilia, Toscana, Veneto e Friuli Venezia Giulia gli imprenditori sono
furibondi. Si sentono (giustamente) presi in giro e hanno violentemente
contestato la politica del PD accusandolo di non essere intervenuti e di non
aver approfittato dell’occasione per denunciare l’inghippo vergognoso e infantile di Mario Monti.
Risultato.
Il sondaggio di oggi nella regione Friuli Venezia Giulia, dove tra due mesi si
vota per le regionali, vede il crollo del PD, del PDL, delle liste civiche
civetta, e un’impennata del M5s del 7%
rispetto al precedente sondaggio della scorsa settimana.
Silenzio
generale.
Nessuno
ne parla.
Ciò che conta è diffondere in rete la
consueta quotidiana melassa relativa a come e perché i deputati del M5s non sanno parlare, non sanno pensare,
non sanno scrivere, non sanno assumersi le responsabilità nel gioco delle parti richiesto dai partiti.
Se non
fosse stato per loro, noi non avremmo mai saputo la verità su questi 40 miliardi.
Tant’è vero che, alla fine, si è
verificato un inatteso sostegno politico per il M5s, che vale molto più di qualunque chiacchera da bar, o da facebook, che dir si
voglia. E viene dalla Confindustria, dove gli imprenditori cominciano a mordere
il freno e dichiarano ormai apertamente che non si fidano più né di Monti né dei partiti.
Basterebbe
questo esempio per comprendere la vera posta in gioco nell’attuale momento politico, che non è affatto quello delle alleanze, e tanto meno sapere se M5s
voterà sì oppure no a un governo di non si sa chi.
Si tratta
della lotta tra chi vuole la trasparenza e chi vuole l’occultamento. Tra chi interpreta la Politica come un
momento di sintesi di interessi collettivi e chi, invece, la considera un mezzo
per gestire affari in camera caritatis, senza troppi occhi curiosi addosso.
E’ la differenza tra chi si occupa di Cosa Nostra e chi si
occupa di Casa Nostra.
Dello
stato attuale delle banche non ne vogliono parlare e hanno paura che lo faccia
il M5s, come sta facendo.
Sanno,
infatti, che la soluzione c’è, eccome se c’è. Non è un miracolo come vuole
Bersani.
E’ una scelta: si prende atto che Prodi, Berlusconi, Bersani,
Tremonti, Passera e Monti hanno affossato il sistema e si nazionalizzano le
banche più importanti in modo tale da
far gestire il credito e il debito al Ministero del Tesoro, sottoposto a
verifica da parte del parlamento. Sotto gli occhi di tutti.
L’Europa sarebbe anche contenta.
Abbiamo
il diritto come cittadini di pretendere di sapere l’intera reale situazione delle banche italiane, ma proprio
tutta. E lo vogliamo sapere subito. Non è certo un caso che da venerdì scorso i titoli dei bancari alla borsa di Milano scendono
vertiginosamente mentre nel resto delle borse europee i bancari vanno al
rialzo. Come mai siamo in controtendenza?
Cipro
docet.
Accà nisciuno è fesso.
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