I topi CopyCat sfidano Mendel
Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)
Dopo essersi dimostrato efficace
negli insetti, ora lo stratagemma del gene drive ha funzionato anche nei
mammiferi, per la precisione in topi a cui è stato disattivato un gene
responsabile della pigmentazione del pelo e che dunque sono diventati albini, e
che hanno trasmesso questa caratteristica a ben oltre la metà della loro prole.
All’apparenza sono dei semplici animali di laboratorio, ma al buio il loro
mantello si illumina. In quel bagliore rossastro c’è la prova che tanti
attendevano: con l’aiuto di CRISPR, anche i topi possono derogare alle leggi di
Mendel. Lo stratagemma dei drive genetici si era già dimostrato efficace negli
insetti, ma non era scontato che funzionasse con i mammiferi. Tra le due classi
di animali c’è una divergenza evolutiva profonda e le differenze nei meccanismi
dell’ereditarietà sono notevoli. I dati dell’Università della California a San
Diego, già annunciati sulla piattaforma di pre-pubblicazione bioRxiv, oggi
ricevono la benedizione di "Nature". La ricetta messa a punto da
Kimberly Cooper e colleghi ha ancora bisogno di molteplici aggiustamenti, ma il
debutto della tecnologia è ormai ufficiale. Supponiamo di voler favorire la
trasmissione di una certa mutazione, responsabile di una caratteristica
desiderata, da una generazione all’altra. Le leggi della genetica classica
prevedono che soltanto la metà dei figli potrà ereditarla. Per aumentare le chance è necessario truccare i dadi delle probabilità,
sfruttando l’effetto traino di elementi genici capaci di auto-propagarsi.
Ma come funzionano questi drive genetici, o gene drive? I ricercatori hanno
preso di mira un gene responsabile della pigmentazione del pelo (tirosinasi),
perché i suoi effetti sono facili da riconoscere. Lo hanno disattivato causando
un’interruzione al suo interno, e in questo modo hanno ottenuto dei topi
albini. Il pacchetto usato come interruzione è detto CopyCat ed è costituito a
sua volta da due elementi: un identikit dello stesso gene bersaglio (RNA guida)
e un gene per la fluorescenza. In un mondo pienamente mendeliano, se un topo
così attrezzato si accoppia con un esemplare normale, si ottiene una prole
scura. Infatti possedere un solo gene per l’albinismo non basta, per avere il
colore bianco ne servono due. Ma la progenie può diventare candida e
fluorescente se il progenitore nero viene equipaggiato con l’ingrediente base
della tecnica CRISPR (Cas9). In pratica un genitore mette l’identikit del
bersaglio, mentre l’altro genitore fornisce l’enzima che lo deve colpire. Una
volta trovato il gene desiderato, le forbici molecolari di CRISPR lo tagliano,
permettendo l’inserzione del pacchetto CopyCat. È così che si innesca
l’auto-propagazione, generazione dopo generazione. Possiamo chiamarla genetica attiva, o reazione molecolare a catena. Il
risultato comunque è che innesca un’ereditarietà super-mendeliana, producendo
cuccioli albini e fluo, pronti a mettere al mondo figli simili a loro. Per
ora lo stratagemma funziona soltanto se la Cas9 viene inserita nelle femmine, e
a patto che il sistema CRISPR venga attivato al momento giusto. In teoria
l’approccio dovrebbe raggiungere un’ereditarietà del 100 per cento,
trasmettendo la caratteristica desiderata a tutti i nuovi nati, ma questo
esperimento supera di poco il tetto del 70 per cento. Come scrivono gli autori
dello studio, probabilmente, sia l’ottimismo che le preoccupazioni per le
possibili applicazioni sono premature. Ma non è mai troppo presto per iniziare
a pensare al futuro. “È probabile che la tecnologia dei drive genetici
continuerà a migliorare, e sembra certo che il dibattito su come procedere si
intensificherà ulteriormente”, ci ha detto Bruce Conklin, che è stato chiamato
da "Nature" a commentare le prospettive del filone di ricerca
nascente. Quanto agli scenari futuribili, eccone alcuni. “Se si troverà il modo di rendere i drive efficienti nei mammiferi,
potrebbero essere usati per contenere specie invasive o agenti patogeni”,
sostiene Conklin. L’impiego più discusso è quello delle estinzioni programmate:
la genetica potrebbe essere usata al posto di trappole e veleni, ad esempio per
eradicare i ratti che hanno invaso delicati ecosistemi insulari e minacciano la
sopravvivenza delle specie native. Ma è possibile ipotizzare anche applicazioni
meno controverse. Ad esempio si può
immaginare di bloccare la trasmissione della peste, rendendo resistenti i
roditori che ne costituiscono il serbatoio naturale. L’utilizzo più realistico nel breve termine, però, è un altro. I drive
genetici potrebbero accelerare lo sviluppo di modelli animali, utili per
studiare le malattie complesse che colpiscono l’uomo. Basti pensare che, per
combinare in un unico animale tre geni con entrambe le copie mutate, attraverso
gli incroci, a partire da genitori con una sola copia mutata, servirebbero
circa 150 tentativi. La speranza è che, con questi trucchi biotech, si possano
ridurre i tempi, i costi e il numero di esemplari necessari per la ricerca
biomedica.
Da:
http://www.lescienze.it/news/2019/01/24/news/crispr_gene_drive-4268142/?ref=nl-Le-Scienze_25-01-2019
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