I POPOLI PRECOLOMBIANI USAVANO IL MAGNETISMO: LA SCIENZA CONFERMA
segnalato da:
DR. GIORGIO PATTERA E CRISTIAN VITALI
Da:
La prima prova certa che
anticamente si conoscesse il fenomeno del magnetismo è del VI secolo a.C.,
quando il filosofo greco Talete di Mileto descrisse l’attrazione tra una
calamita di magnetite e frammenti di ferro. Tuttavia, ci sono alcune prove che
dimostrerebbero come l’uomo fosse a conoscenza del magnetismo in Mesoamerica
ancor prima di allora: una tavoletta magnetica, portata alla luce nel sito
Olmeco di San Lorenzo, nel Messico meridionale, datata tra il 1400 e il 1000
a.C.; una forte anomalia magnetica sul muso di una scultura animale a Izapa,
che suggerisce l’inclusione intenzionale durante la sua realizzazione; e un
energico magnetismo registrato sulla superficie di un gruppo di sculture
panciute a Monte Alto, in Guatemala, note come “potbellies”, letteralmente
"stomaco a pentola". Ciò che cattura l’attenzione è che tali pietre
magnetiche sembrano essere sistematicamente collocate nelle medesime parti del
corpo delle varie sculture. Tuttavia sino a oggi non era ancora stata eseguita
nessuna indagine scientifica completa. Un gruppo di ricercatori di Harvard, di
Yale e del MIT, insieme a altre istituzioni, le ha recentemente esaminate con
apparecchiature di misurazione magnetica più precise. In un articolo del
“Journal of Archaeological Science” intitolato “Conoscenza del magnetismo
nell’Antica Mesoamerica: misure di precisione delle sculture di porcellana di
Monte Alto, Guatemala”, gli studiosi hanno annunciato un risultato piuttosto
sorprendente: “significative anomalie del campo magnetico sono state scoperte
in stretta associazione con due particolari regioni corporee: l’ombelico e la
tempia destra, poco sopra l’orecchio”. Un indizio importante che fa supporre
una disposizione intenzionale della magnetite durante la lavorazione delle
sculture, confutando le osservazioni di Malmström del 1997. Inoltre, l’analisi
dei modelli magnetici ha confermato che il magnetismo è stato causato da “una
corrente elettrica indotta, probabilmente da un fulmine che ha colpito la
superficie della pietra prima della fabbricazione degli artefatti”. Secondo i
ricercatori, la “collocazione apparentemente intenzionale in precisi punti
anatomici e la presenza di pietre magnetizzate in precedenza” implica che gli
scultori avessero conoscenza del magnetismo e avessero una sorta di metodo,
oltre a strumenti che permettessero loro di rilevare la presenza dei campi
energetici anomali. Quali potevano essere quegli strumenti? Le misurazioni dei
campi magnetici sulle sculture hanno mostrato che le aree anomale erano
“sufficienti a deviare visibilmente l’ago della bussola magnetica sospeso entro
un raggio di circa 10 centimetri dalla superficie”. Gli studiosi hanno anche
catalogato un esiguo numero di artefatti mesoamericani, “che potrebbero essere
stati utilizzati come compasso magnetico per rilevare le anomalie presenti
nelle pietre poi utilizzate per le sculture di Monte Alto, sebbene non siano
state rinvenute nello stesso sito”. Inoltre, la loro presenza in diverse zone
della Mesoamerica fa da apripista alla teoria “che gli abitanti del tardo
Preclassico delle coste del Pacifico fossero consapevoli delle proprietà
energetica delle pietre. La cosa più curiosa è che la tavoletta di San Lorenzo
è stata in grado di allinearsi ai campi magnetici della Terra con
l’approssimazione di un grado”. Un tale dispositivo avrebbe prontamente
indicato le posizioni e le morfologie delle rocce magnetizzate. “Tra l’altro -
sottolineano i ricercatori - diversi manufatti simili, ricchi di ferro e con
poteri magnetici, sono stati trovati ovunque in Mesoamerica. Si tratta di
schegge di magnetite ed ematite che possono potenzialmente essere utilizzate
come pietre per indicare la direzione dei campi energetici. Oggetti che sono
stati recuperati da diversi siti nel sud del Messico, suggerendone la fabbricazione
e il commercio durante la transizione tra il Tardo e Medio Periodo
Preclassico”.
Inoltre, gli studiosi dicono che
potrebbero essere stati utilizzati anche per disegnare i fulmini presenti sui
petroglifi di Petroglyph Lake, nell’Oregon, sulle Providence Mountainsin
California, e a Grimes Pointin Nevada (USA), estendendo la possibilità della
conoscenza del magnetismo a tutto il continente nordamericano. Va notato,
tuttavia, che non tutte le sculture rilevate dal gruppo di ricerca hanno
mostrato anomalie magnetiche. Il che lascia supporre che le caratteristiche
magnetiche delle rocce potrebbero non essere state la motivazione primaria
nella scelta del materiale da scolpire. I ricercatori ritengono, però, che “una
volta riscontrata l’anomalia magnetica su un masso preselezionato, gli scultori
avrebbero dato un preciso orientamento e un posizionare specifica a quelle
rocce, e solo a quelle”. Nel complesso, le loro misurazioni delle anomalie
magnetiche sul gruppo di sculture testate, dimostrano “una solida evidenza che
la conoscenza del magnetismo esisteva nelle Americhe nella seconda metà del
primo millennio a.C.”.
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