IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

giovedì 2 maggio 2019

2 MAGGIO 1519 - 2019: 500 ANNI DALLA MORTE DI LEONARDO DI SER PIERO DA VINCI


LEONARDO DA VINCI, quando anche l’errore è geniale: i 10 meravigliosi errori del Maestro.

Per commemorare i 500 anni dalla morte del Grande Maestro da Vinci, scegliamo di ricordare i suoi errori più clamorosi e meravigliosi, perchè “errare è umano”... ma perseverare può essere geniale.

Da:

Quando il padre, Ser Piero, fece vedere i disegni del figlio al Verrocchio, questi probabilmente gli rispose: “Se lo prendo a bottega? E lo prendo sì che lo prendo!”. E ma messer Andrea del Verrocchio ne capiva bene d’arte, alla sua bottega si formarono nomi come Botticelli, Perugino, Ghirlandaio e tanti altri, oltre, naturalmente, proprio lui, il più grande, eclettico e forse anche il più bischero di tutti –Leonardo, la mano sinistra del diavolo, come certe volte lo chiamavano i compagni. Un uomo che non ha mai avuto paura di confrontarsi con alcuna disciplina, che ha sempre osato andare oltre e che s’è n’è sempre fregato degli errori. Anzi, li ha spesso cercati – per provocazione, per sfida, ma anche per metodo e filosofia: “Voi mi considerate un uomo sanza lettere, ma siete degli stolti perché le mie cose sono date dall'esperienza non dalle parole”. E questa è la base per il metodo sperimentale che formulerà poi più compiutamente Galileo Galilei il secolo dopo – l’esperienza, la sperimentazione, che porta all’errore per definizione, ma proprio in esso v’è nascosto il segreto del progresso. Vediamo quindi questa classifica virtuale in ordine cronologico dei principali errori di Leonardo – casuali, spontanei o cercati e voluti? Che importa? Sono tutti errori stupendi.

1     1-   L’Annunciazione - tra il 1472 e il 1475


                                    Annunciazione - Galleria degli Uffizi di Firenze

Gli errori di prospettiva sono abbastanza evidenti: il braccio destro della Vergine Maria, più lontano e che quindi ci si aspetterebbe più corto, risulta invece lungo almeno quanto il sinistro e quindi sproporzionato mentre la parte bassa dei corpi dei due soggetti è più corta della parta alta. Anche il cipresso che si confonde con l’edificio sembra troppo piccolo e quindi fa sembrare l’edificio enorme. Il punto però è – e se Leonardo avesse voluto fare un esperimento di ‘anamorfismo’ prevedendo che il quadro sarebbre stato esposto in una posizione tale da essere guardato prevalentemente dal vertice in basso a destra? In quel caso tutto tornerebbe. Ma è possibile che ad appena vent’anni, ad una delle sue prime commesse ottenute a bottega dal Verrocchio, Leonardo avesse già l’ardire di sperimentare una cosa del genere? In alcuni suoi taccuini sono stati trovati appunti anche sugli adattamenti prospettici in relazione alla collocazione prevista dell’opera ma si tratta di studi posteriori ed è difficile dire. Piace notare piuttosto che contrariamente alla tradizione medioevale che aveva sempre voluto l’annunciazione collocata in un ambiente chiuso, qui viene per la prima volta scelto un ambiente esterno e grandissima, inconsueta attenzione si concentra sulla descrizione della natura. Fiori, erba, alberi e paesaggio di sfondo non sono soggetti secondari. Il messaggio è chiaro – il miracolo dell’incarnazione del divino è non solo in Maria ma nella natura tutta. Geniale in ogni caso.

2    2 -   Le macchine volanti – studi tra il 1483 e il 1486

                                    

                                 Ala meccanica, esperimento - Manoscritto B, Parigi, Institut de France

La vite aerea (elicottero di Leonardo), le ali battenti meccaniche e il paracadute. Di questi solo l’ultima invenzione avrebbe funzionato sul serio. La vite aerea avrebbe avuto bisogno di una spinta motore enorme e sarebbe stata comunque inpossibile da pilotare mentre le ali battenti non sarebbero mai state azionabili dalla sola forza umana. Leonardo questo lo sapeva, infatti tutta la sua attenzione era concentrata sul creare dei sistemi di leve meccaniche capaci di moltiplicare la forza umana per far battere le ali. L’errore fu non capire il concetto di ‘portanza’. Il deltaplano, realizzato però solo tre secoli e mezzo dopo, avrebbe fatto al caso suo. Un’ala rigida, piuttosto di due mobili, capace di sfruttare la differenza di pressione dell’aria tra la superficie superiore e inferiore. La giusta velocità avrebbe permesso di spiccare il volo. Era ad un passo, se solo avesse osservato come volano gli albatros invece dei nibbi, forse ce l’avrebbe fatta. Resta però il fatto che fu il primo a capire che l’uomo un giorno avrebbe volato e che l’aria è un fluido comprimibile con il quale saremmo stati in grado di interagire.

3. Il carro armato – progetto del 1485

           Carro coperto - disegno e ricostruzione (dal codice Arundel, British Library di Londra)

 “Posso costruire, poi, carri coperti, sicuri e inattaccabili, i quali col fuoco dei propri cannoni potranno penetrare tra i nemici senza che questi, per quanto numerosi, possano attaccarli. Dietro il carro potranno seguire le fanterie, in gran numero, illese e senza incontrare ostacoli...” questo un estratto del ‘curriculum’ che spedì a Ludovico il Moro nel 1482. A Leonardo iniziava a stare stretta Firenze e Milano sembrava una piazza meno legata ai classicismi e più aperta all’innovazione. Poi andrà a finire che gli starà stretta anche Milano, poi Mantova, Venezia, Roma. Classico ‘cervello in fuga’ si direbbe oggi. Il progetto di carro coperto, il carro armato di Leonardo, che presentò a ‘Il Moro’ però era sbagliato. Le ruote risultavano collegate due a due allo stesso albero trasmissione in modo errato tanto che il movimento sarebbe stato contrapposto e il carro non si sarebbe mosso. Però molti studiosi sono pronti a giurare che quel progetto fosse sbagliato volutamente. Si trattava di ‘segreto militare’ e quella volta non c’erano le password per difendere i file. Presentare un progetto con dei particolari volutamente ‘alterati’ era l’unica garanzia per non far cadere in mani nemiche informazioni sensibili e progetti pericolosi veramente realizzabili. Quel carro mobile avrebbe avuto comunque dei limiti di movimento abbastanza evidenti – le ruote fisse ne avrebbero limitato moltissimo l’utilità. L’idea però era validissima. La guerre mondiali avrebbero dimostrato l’importanza dei carri armati per le operazioni di terra. 4 secoli dopo.

4. Monumento equestre a Francesco Sforza – tra il 1482 e il 1493

                Studi per la stata equestre (Biblioteca Nacional, Madrid e Castello di Windsor)

Con la commessa del Duca di Milano per commemorale il padre andò proprio male.  Sarebbe dovuta essere la più grande statUa equestre al mondo. Non solo, volevano un cavallo rampante nell’atto di abbattersi sul nemico. Leonardo preparò con minuzia i disegni immaginando un cavallo perfetto studiando i migliori destrieri dell’epoca ma la realizzazione materiale dell’opera fu un vero incubo. La pretesa di un’opera gigantesca da 100 tonnellate di bronzo fece alla fine propendere per un cavallo al passo piuttosto che rampante dal momento che gestire equilibratura e baricentro non sembrava realistico. Quanto alla fine il modello in creta fu pronto ci si rese conto che le 100 tonnellate di bronzo per la fusione non erano più disponibili perchè utilizzate per fare i cannoni per difendersi dai francesi. I francesi arrivarono comunque in città nel 1499 e quando trovarono il modello del cavallo i soldati ci giocarono al bersaglio con le balestre. Tirava una brutta aria, Leonardo se n’era andato da Milano poco prima.

5 Studi sui fossili – 1490 circa

                            Studi geologici sull'acqua - Codice Leicester (proprietà di Bill Gates)

Osservando fossili di conchiglie e altre creature marine rinvenuti in piena Pianura Padana se non addirittura su alture apenniniche o alpine, Leonardo, tra un dipinto, invenzione, messa in scena teatrale, studio anatomico, progetto e mille attività varie, trovava il tempo di appuntare nei suio taccuini anche osservazioni di geologia. Egli irrideva coloro che pensavano che quelle antiche conchiglie potessero essere arrivate fin lì grazie al Diluvio Universale raccontato dalla Bibbia. Pensava piuttosto che ci fosse una relazione tra il microcosmo dell’uomo ed il macrocosmo che questi circonda. Come nel nostro corpo si muovono i fluidi, così anche sulla terra si spostano nel tempo mari e fiumi. In realtà nel caso dei fossili marini che si trovano sulle nostre montagne non è proprio così. Non sono stati portati dallo spostamento delle acque ma, al contrario, dal sollevamento di un antico piatto fondale marino spinto dalla placca continentale africana contro quella europea. Non poteva conoscere la teoria della tettonica a zolle a quel tempo, però certo, l’interpretazione che diede lui fu la più prossima di tutte alla realtà per il suo tempo. Aveva capito che la Terra è simile ad un organismo in movimento. Geologia appunto.

6 Il cenacolo – opera iniziata nel 1495, conclusa nel 1498

                          Cenacolo - ex-refettorio convento di Santa Maria delle Grazie, Milano

Subito dopo la realizzazione (inutile) del modello in creta per la statua equestre per gli Sforza, ricevette un’altra importante commessa da Ludovico il Moro – dipingere una ‘ultima cena’ nel refettorio della Chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie, il luogo di celebrazione della casata. Una parete molto grande e anche piuttosto umida (dietro c’erano le cucine) che avrebbe richiesto la tecnica dell’affresco. Solo che l’affresco è una tecnica che richiede assoluta rapidità di esecuzione e mal si adattava a Leonardo il quale, tanto genio ma anche tanta sregolatezza, amava ripensare, rifare, correggere, aggiungere, togliere, passare un giorno intero dall’alba al tramonto senza neppure mangiare intento nel lavoro, il giorno dopo presentarsi a mezzogiorno, tirare due pennellate e poi sparire, insomma, l’affresco proprio non era per lui. Tentò quindi una tecnica mista e dipinse come su tela. Il risultato fu che dipinse esattamente quello che voleva ma l’opera, se non fosse stata subito giudicata così eccezionale e quindi meritevole di continui restauri, sarebbe andata presto persa. Errore, ma se non avesse commesso quell’errore non avrebbe potuto dipingere QUEL cenacolo.

7 Il Salvator Mundi – 1499

                                             Salvator Mundi - collezione privata, Abu Dhabi

Qui siamo di fronte all’ennesimo mistero che riguarda Leonardo. Poco prima di lasciare Milano dipinge su commissione di un misterioso privato il Salvator Mundi, un’opera che oggi è nelle mani di un collezionista di Abu Dhabi. E’ la raffigurazione di Gesù Cristo che con la destra benedice e la sinistra tiene un globo, simbolo di potere universale. Osservate bene e, prima di leggere oltre, giudicate da voi cosa c’è di strano. Ma certo, non c’è distorsione ottica nella sfera di cristallo! Qualsiasi sfera trasparente deforma le immagini ma qui il braccio e le vesti del Cristo traspaiono come dietro un vetro piatto. Il quadro più caro al mondo (Christie’s l’ha venduto nel 2017 per 450 milioni di dollari) sarebbe forse un falso come sostengono alcuni studiosi? O forse veramente Leonardo fece un errore così grossolano nonostante sappiamo per certo che al tempo aveva già compiuto degli studi sulla rifrazione e distorsione ottica? Ma perchè allora non lanciare piuttosto una terza ipotesi, finora del tutto sottovalutata – e se fosse un errore voluto? Se molti scommettono che a vent’anni avesse già il coraggio di sbagliare volontariamente la prospettiva dell’annunciazione per l’anamorfismo necessario a favorire un punto di vista angolare, perchè a 47 non avrebbe potuto osare ancora di più? Una metafora, un tentativo di dialogo diretto con l’osservatore – “Guarda la sfera” dice l’artista “Guardala bene, non è una sfera qualsiasi”.

8 Battaglia di Anghiari - 1503

          Battaglia di Anghiari - copia di Paul Rubens dal cartone originale (parte centrale)

Dopo la presa di Milano da parte dei francesi Leonardo inizia un periodo errabondo tra varie città, corti e commesse varie che lo porta a tornare anche a Firenze. Ad un certo punto gli viene chiesto di dipingere un lato della parete del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. L’altro lato lo avrebbe dovuto dipingere il suo rivale di sempre, Michelangelo, con il quale non era mai andato d’accordo. Ebbene cosa credete, dopo l’esperienza del Cenacolo, con il rischio di fare una brutta figura e perdere la sfida con Michelangelo, Leonardo si mutò a più miti consigli e trattò il muro come vuole il muro, cioè con un classico affresco? E che Leonardo sarebbe stato se lo avesse fatto, No, piuttosto rispolvera l’antica tecnica dell’encausto – una tecnica pittorica amata dagli antichi romani che prevedeva una miscela di pigmenti e cera d’api che poi, una volta terminata l’opera, veniva fissato alla parete a caldo. Ebbene, Leonardo ebbe il coraggio di sperimentare, sottolineato sperimentare, per la prima volta il fissaggio di un’intera parete pigmentata con bracieri ardenti. L’operazione fallì perchè il calore non raggiunse le zone periferiche ma soltanto la parte centrale. Nel 1557 il Vasari coprì i resti dell’opera con un successivo affresco commissionatogli. Dell’opera originale non è rimasto nulla, le uniche testimonianze di come dovesse apparire l’opera ci vengono dalle copie fatte da artisti posteriori fatte sulla base del cartone originale di prova che, pure questo, andò perduto. Leonardo era così.

9 Tentativo di deviazione dell’Arno – 1504

                                               Progetti per l'Arno e Uomo Vitruviano

La deviazione dell’Arno è una vecchia idea che accompagnò Leonardo quasi per tutta la vita. Per circa 40 anni teorizzò un canale alternativo al corso naturale dell’Arno. Gli argomenti per proporre la validità dell’opera furono i più vari: impedire alluvioni, migliorare la navigabilità, migliorare il territorio di Prato e la Valdinievole. L’occasione di poter tentare i lavori sul serio arrivò solo nel 1504 quando Firenze si trovò interessata a trovare uno stratagemma definitivo per porre fine all’annosa questione con Pisa. Prendere quella città con la forza appariva impossibile e l’assedio anche risultava inutile per via dei rifornimenti fluviali che non si riuscivano a fermare. L’unica soluzione pareva essere proprio quella di Leonardo – deviare il fiume. Il Maestro aveva calcolato tutto, tranne che appena iniziati i lavori, dopo le prime palate, subito i fiorentini avrebbero rinunciato. In realtà, recenti studi dimostrano che, superato il primo dosso, il fiume avrebbe poi fatto tutto il resto da solo, proprio come previsto da Leonardo. Lo storico Ludovico Antonio Muratori due secoli dopo avrebbe scritto “Il fiume si rise di chi gli volea dar legge”, e forse proprio questo è l’indizio che ci fa capire perchè Leonardo ci tenesse tanto a questo progetto - avete presente il famoso disegno dell’Uomo Vitruviano dello stesso Leonardo? L’uomo al centro di tutte le regole geometriche e misura di tutte le cose. L’uomo che se vuole detta legge anche al fiume.

10 Studi di anatomia tra il 1508 e 1515

                                                 Studi anatomici - Codice Windsor

Al ritorno a Milano, questa volta su invito del nuovo governatore francese, si appassionò particolarmente di studi di anatomia facilitato anche dalla collaborazione dell’Università di Pavia. Anche in quel campo Leonardo fu capace di inventare qualcosa di straordinario e attuale ancora oggi – l’immagine esplosa per le illustrazioni anatomiche. Concentrando in particolare i suoi studi sul cuore scoprì e descrisse come mai prima le funzioni dell’organo e del sistema circolatorio arrivando persino a dedurre il meccanismo dell’arteriosclerosi ma, anche in questo campo commise un errore. Immaginò il cuore come una caldaia che serve a scaldare e non si rese conto che invece si tratta di una semplice pompa. Trasferitosi a Roma per via dell’instabile situazione a Milano, questa passione per l’anatomia gli costò quell’accusa di negromanzia che lo convinse alla fine ad accettare le lusinghe di Francesco I e partire per la Francia dovre riceverà una ricca pensione, un intero maniero e gli verrà dato modo di riordinare le sue carte ed i suoi codici con calma e in tutta prosperità. Morirà però due anni dopo. Cioè 500 anni fa esatti.

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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs








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