IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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venerdì 21 settembre 2018

COME ADDORMENTARE LE CELLULE "MALATE"



Sviluppato un nuovo farmaco che “addormenta” i tumori

La nuova tipologia di medicinale può indurre la senescenza cellulare, senza causare gli effetti collaterali tipici delle terapie convenzionali.

Un team di ricercatori di Melbourne ha annunciato di aver scoperto una nuova tipologia di farmaco anti-cancro che può indurre la senescenza cellulare, senza però gli effetti collaterali dannosi causati dalle terapie convenzionali. Stando a quanto anticipato dagli scienziati, che hanno visto i risultati del proprio lavoro pubblicati sulle pagine di Nature e di altre prestigiose riviste, la nuova classe di farmaci funziona mettendo “le cellule del cancro a dormire”. Le cellule, di fatto, smettono di crescere, e si arresta anche il processo di diffusione. Il tutto avviene senza danneggiare il DNA. La ricerca, condotta dal professore associato Tim Thomas e dalla collega Anne Voss del Walter and Eliza Hall Institute, dal professor Jonathan Baell dell’Istituto di scienze farmaceutiche Monash e dal dottor Brendon Monahan del Cancers Therapeutics CRC, aveva come obiettivo quello di indagare sulla possibilità di bloccare il cancro attraverso l’inibizione delle proteine KAT6A e KAT6B.
La nuova classe di farmaci è stata la prima a colpire le proteine ​​KAT6A e KAT6B, entrambi note per svolgere un ruolo importante nella guida del cancro. KAT6A si trova al numero 12 della lista dei geni più comunemente amplificata nei tumori. “All’inizio - ha detto il professor Thomas - abbiamo scoperto che KAT6A geneticamente impoverita quadruplicava l’aspettativa di vita nei modelli animali di tumori del sangue chiamati linfoma. Armati della consapevolezza che KAT6A è un importante motore del cancro, abbiamo iniziato a cercare modi per inibire la proteina”. I composti presi in esame dai ricercatori si erano già mostrati efficaci nei test preclinici. “Questa nuova classe di farmaci antitumorali - ha spiegato ancora il ricercatore - è stata efficace nel prevenire la progressione del cancro nei nostri modelli di cancro preclinico. Siamo estremamente entusiasti del potenziale che essi rappresentano come un’arma completamente nuova per combattere il cancro. Il composto è stato ben tollerato nei nostri modelli preclinici ed è molto potente contro le cellule tumorali, mentre sembra non influenzare negativamente le cellule sane”.

Niente effetti collaterali né danni al Dna

Tra le terapie standard per il cancro e questa nuova classe di farmaci esiste una differenza fondamentale. La chemioterapia e la radioterapia funzionano causando danni irreversibili al DNA. Le cellule tumorali non sono in grado di riparare questo danno e muoiono. Il problema è che tali terapie non possono essere “mirate” e causano pertanto significativi danni anche alle cellule sane, con noti effetti collaterali a breve termine, come nausea, affaticamento, perdita di capelli e suscettibilità alle infezioni, nonché effetti a lungo termine come infertilità e aumento del rischio di altri tumori in via di sviluppo. La nuova classe di farmaci anti-cancro, invece, “mette semplicemente le cellule tumorali in un sonno permanente”. “Questa nuova classe di composti - ha commentato il professor Voss - impedisce alle cellule tumorali di dividersi disattivando la loro capacità di” innescare “l’inizio del ciclo cellulare. Il termine tecnico è la senescenza cellulare: le cellule non sono morte, ma non possono più dividersi e proliferare”.

Al via la sperimentazione clinica

“C’è ancora molto lavoro da fare per arrivare a un punto in cui questa classe di farmaci potrebbe essere testate sull’uomo - ha spiegato ancora il ricercatore -. Tuttavia la nostra scoperta suggerisce che questi farmaci potrebbero essere particolarmente efficaci come un tipo di terapia di consolidamento che ritarda o previene le ricadute dopo il trattamento iniziale. La possibilità di offrire ai medici un altro strumento che potrebbero utilizzare per ritardare in modo sostanziale la recidiva del cancro potrebbe avere un grande impatto per i pazienti”. Il team di scienziati è ora al lavoro per avviare la sperimentazione su gruppi di volontari. “In questo progetto abbiamo incontrato molti ostacoli - ha concluso il professor Baell - ma con perseveranza e impegno siamo riusciti a sviluppare un composto potente, preciso e pulito che sembra essere sicuro ed efficace nei nostri modelli preclinici. I nostri ricercatori stanno ora lavorando allo sviluppo di un primo farmaco da testare sull’uomo”.


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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs







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