Una nuova ricerca
pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences sembra aver prodotto
risultati consistenti in merito ad una controversa teoria sulla nostra storia
recente, che ha come protagonista un asteroide che si schiantò sul nostro
pianeta circa 12.900 anni fa.
L'origine di questa
teoria ha radici antiche, e nel 2007 ha avuto nuove conferme quando un team di scienziati riportò di aver
osservato diverse tracce di impatto con un ipotetico bolide celeste in alcuni
siti di importanza geologica.
Il sospetto che un
asteroide possa essersi scontrato con la Terra in periodi relativamente recenti
nasce dal fatto che in tutti i siti sono state scoperte milioni di microsfere
magnetiche. Queste microsfere, del diametro di 10-50 micrometri (meno dello
spessore di un capello umano) si trovano in centinaia di migliaia per un solo
chilogrammo di terreno prelevato da ogni scavo.
I campioni di roccia provengono
dallo strato definito Younger Dryas Boundary ("Limite Dryas
recente"), risalente ad un periodo in cui il clima terrestre sembrava
essere nuovamente precipitato in una sorta di era glaciale, e la fauna
preistorica si era improvvisamente ridotta di numero.
E' anche il periodo in
cui appaiono le prime tracce di cambiamento nella "cultura Clovis": importanti
cambiamenti sociali e ambientali nelle popolazioni primitive del Nord America.
Il Dryas recente è
definito un periodo “corto” in termini geologici, ( da 12.900 a 11.500 anni fa);
è quindi possibile datare con una certa precisione la formazione delle sfere
microscopiche, e metterle a confronto con quelle prelevate da strati geologici
precedenti o successivi.
I risultati della
ricerca del 2007 vennero messi in dubbio da uno studio pubblicato due anni
dopo, studio che citava, in almeno due siti coinvolti nella precedente ricerca,
un'assenza di microsfere magnetiche
nello strato del Dryas in questione.
La nuova
pubblicazione, invece, sembra smentire i risultati del 2009, apparentemente
basati sul un difetto di metodo. "Il
nostro studio replica in piccola parte la ricerca del 2007 usando gli stessi
limiti restrittivi, e i nostri risultati sono convergenti. Rimane ancora molta ricerca per confermare o
smentire l'ipotesi [del meteorite]" spiega Malcolm LeCompte della
Elizabeth City State University, a capo del team di ricerca.
"Abbiamo analizzato le microsfere con un SEM
(microscopio elettronico a scansione), ottenendo immagini ad alta risoluzione.
Abbiamo anche utilizzato i raggi-X per scoprire da quali elementi erano
composte" ha dichiarato Charles Mooney, manager del laboratorio di analisi tramite
SEM.
Le microsfere sono
composte principalmente da ferro, alluminio, silicio, e occasionalmente titanio
o cerio. La proporzione degli elementi suggerirebbe, per alcune microsfere, una
certa parentela con la crosta terrestre; per altre, invece, la composizione è
più simile alla tipica struttura di materiale meteorico.
Il dato certo è che la
loro parte superficiale si è formata attraverso enormi temperature e pressioni,
e a seguito di un rapido raffreddamento.
Se si fosse trattato
di un asteroide esploso al contatto con la nostra atmosfera, i frammenti del
bolide, colpendo la superficie della Terra, avrebbero creato temperature
superiori ai 2.000°C, più che sufficienti per far fondere gli elementi che
compongono le microsfere magnetiche. "E' compatibile con la teoria
dell'impatto, ma non regge agli occhi degli sciettici per via delle poche prove positive" sostiene
LeCompte.
Da: Antikitera.net
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