21 giugno 2012 – Discorso di Evo Morales durante la Seduta Plenaria al
Summit ONU RIO+20
“ I popoli del Sud oggi festeggiano il nuovo anno Andino
Amazzonico, festeggiano l’Inti Raimy, in quechua Festa del Sole, l’Inca Cuti,
in Aymara il ritorno del padre sole, l’orologio cosmico che ci indica i secoli
della Madre Terra. Oggi anche in Bolivia è festa, festeggiamo l’anno nuovo
andino amazzonico. Voglio fare gli auguri a tutti i popoli del sud,
specialmente al movimento indigeno, ai popoli originari.
Vent’anni fa, al Vertice della Terra realizzato qui in
Brasile, si poneva una riflessione profonda sulla vita e sull’umanità prendendo
in considerazione il nostro pianeta terra. Ricordo il grande messaggio di un
uomo saggio, Fidel Castro, presidente e Comandante della Cuba Rivoluzionaria
che ci diceva «ammazzate la fame, non l’uomo, pagate il debito ecologico, non il
debito estero». Adesso ci rendiamo conto che quest’uomo aveva ragione,
quando affermiamo che bisogna condannare il debito del sistema capitalista,
giacchè noi Paesi cosiddetti poveri, o in via di sviluppo, sentiamo che il
debito dei paesi capitalisti è impagabile.
In questa conferenza è importante fare profonde riflessioni
tenendo presenti le generazioni future. Si discute sulla cosiddetta Economia
Verde che, secondo il sentimento dei movimenti sociali del mondo, e
specialmente del movimento indigeno, è il nuovo colonialismo per sottomettere i
nostri popoli e i governi anticapitalisti.
L’ambientalismo dell’economia verde è un nuovo colonialismo
con doppia faccia, da una parte è un colonialismo della natura, dato che
commercializza le risorse della vita e dall’altro è un colonialismo dei paesi
del Sud, che portano sulle loro spalle la responsabilità di proteggere
l’ambiente distrutto dall’economia capitalista industriale del Nord.
Questo cosiddetto
ambientalismo commercializza la natura convertendo ogni albero, ogni pianta,
ogni goccia d’acqua e ogni essere della natura, in una merce sottomessa alla
dittatura del mercato che privatizza la ricchezza e socializza la povertà.
L’economia verde usurpa la creatività della natura, che è
patrimonio comune di tutti gli esseri vivi esistenti, con il fine di
espropriarla per il tornaconto privato giustificato con la stessa scusa della
tutela della natura. È una strategia imperialista che quantifica le nostre
risorse naturali: ogni fiume, ogni lago, ogni pianta ogni prodotto naturale
viene tradotto in denaro, per il profitto aziendale e la loro privata
appropriazione. Nel conferire una redditività economica alla natura, la fonte
di vita di tutte le generazioni si converte in un bene privato per il beneficio
di alcune persone. Tale redditività è solamente una delle realizzazioni del
capitalismo distruttore.
Ma l’ambientalismo
del capitalismo, l’economia verde, è anche un colonialismo depredatore perché
permette che gli obblighi che hanno i paesi sviluppati di preservare la natura
per le generazioni future, siano imposti ai paesi chiamati in via di sviluppo,
mentre i primi si dedicano in modo implacabile a distruggere l’ambiente. I
paesi del Nord si arricchiscono grazie a un’orgia depredatoria delle fonti
naturali della vita e ci obbligano, noi paesi del Sud, ad essere i loro
guardaboschi poveri.
Hanno la pretesa di eliminare la nostra sovranità sulle
nostre risorse naturali, limitando e controllando l’uso e lo sfruttamento delle
nostre stesse risorse. Vogliono creare meccanismi d’intromissione, per erigere,
monitorare, giudicare e controllare le nostre politiche nazionali. Hanno la pretesa
di giudicare e castigare l’uso delle nostre risorse con argomenti
ambientalisti.
Vogliono uno Stato
debole, con istituzioni deboli, sottomesse, senza organizzazione, che gli
regali le risorse naturali, come è sempre successo nella storia. Per questo
è così importante una profonda riflessione in questa conferenza internazionale,
su come il capitalismo dell’economia verde promuove la privatizzazione e la
commercializzazione della biodiversità e il traffico delle risorse genetiche.
La biodiversità per l’Economia Verde non è Vita è un affare, per questo arrivo
alla seguente conclusione: in questa conferenza, per il capitalismo la vita non
è un diritto ma soltanto un affare e utilizza l’ambiente con fini
colonizzatori.
Cari presidenti, non
è possibile che la cosiddetta civilizzazione di 200 o 300 anni possa
distruggere la vita armoniosa nella quale hanno vissuto i popoli indigeni per
più di 5000 anni, questa è la profonda differenza tra l’occidente e i paesi del
sud, specialmente con i movimenti sociali che vivono in armonia con la Madre
Terra.
Un piccolo contributo
dalla Bolivia per questa lotta è l’approvazione della Legge della Madre Terra e
sviluppo integrale per vivere, approvata due giorni fa dal Senato, il suo
obiettivo è vivere bene in sviluppo integrale attraverso l’armonia e
l’equilibrio con la Madre Terra, per costruire una società giusta, equa e
solidaria e senza povertà.
Per ottenere lo sviluppo integrale abbiamo bisogno di
realizzare in modo complementare, compatibile e interdipendente i seguenti
diritti:
1. I diritti della Madre Terra
2. I diritti dei popoli indigeni
3. I diritti dei poveri a superare la povertà
4. Il diritto del
popolo boliviano a Vivere Bene
5. Il diritto e l’obbligo dello Stato allo sviluppo
sostenibile
Non possiamo svilupparci senza toccare la Natura, ne’
svilupparci distruggendo la Natura, per questo la nostra legge propone la
complementarietà di questi diritti. Oltre a ciò la nostra Legge crea anche
l’Ente Plurinazionale di Giustizia Climatica, per gestire l’adattamento e la
mitigazione climatica e crea un Fondo Nazionale di Giustizia Climatica. Una
piccola esperienza vissuta fino ad ora in Bolivia, con lo scopo del vivere bene
del nostro popolo, è il recupero delle nostre risorse naturali. Attraverso
questo la nostra economia nazionale è migliorata sensibilmente. Vi posso
riportare tre esempi: l’impresa più grande della Bolivia, Yacimientos
Petrolíferos Fiscales Bolivianos, nel 2005 rendeva appena 300.000.000 dollari,
dopo la sua nazionalizzazione quest’anno riceverà 3.500.000.000 dollari grazie
alla lotta del popolo boliviano e alla realizzazione del suo mandato di
nazionalizzare le nostre risorse naturali.
Sappiamo di essere un piccolo paese, chiamato paese povero e
in sviluppo, le nostre riserve internazionali dell’anno 2005 erano 1700.000.000
dollari, quest’anno stiamo arrivando a 13000.000.000 di riserve internazionali.
L’investimento pubblico in Bolivia nel 2005, prima che io arrivassi alla
presidenza, era di 600.000.000 dollari, di cui il 70% erano crediti e donazioni,
quest’anno l’investimento è programmato per più di 5.000.000.000 dollari.
Potete immaginare com’è cambiata la nostra economia dopo aver recuperato e
nazionalizzato gli idrocarburi? E’ un’esperienza molto importante il recupero
delle nostre risorse naturali; con molto rispetto invito i paesi del mondo a
recuperare e nazionalizzare le proprie risorse naturali. Le risorse naturali
sono dei popoli e devono stare sotto il controllo dello Stato e non possono
essere un beneficio economico delle transnazionali.
Un’altra esperienza riguarda i servizi di base, che non
potranno essere mai un affare privato. In Bolivia ad esempio i servizi di
telecomunicazione e l’acqua erano privati, dopo essere arrivato alla
presidenza, è iniziata questa forma di recupero dei servizi di base. Lo Stato
ha il dovere di dire no alle privatizzazioni, giacchè nessuna attività delle
transnazionali ci aiuta a risolvere i problemi sociali così importanti in
Bolivia.
Care compagne e
compagni presenti, sarebbe veramente importante pensare alle generazioni
future, e possiamo farlo solamente ponendo fine ai modelli di saccheggio che
depredano e distruggono le nostre risorse naturali.
Il capitalismo non è una soluzione, mi dispiace molto che si
stia creando un seguito alla cosiddetta economia verde, dato che questa è il
nuovo colonialismo per sottomettere i popoli e i governi anti-imperialisti e
anticapitalisti, per questo vi esorto a riflettere per il bene delle future generazioni,
se vogliamo passare alla storia e se vogliamo che questo evento sia importante,
non abbiamo altra alternativa: dobbiamo approvare un documento che permetta di
porre fine alle politiche economiche, ecologiche e sociali che stanno portando
il mondo alla distruzione dell’umanità.
Presidenti vi ringrazio per la vostra attenzione, giacchè è
molto importante che tutti i popoli del mondo continuino a lavorare insieme.
Evo Morales Ayma – Presidente della Bolivia
Plenaria, Conferenza Onu Rio +20, Rio de Janeiro, 21 giugno
2012
Traduzione a cura di A Sud [www.asud.net]
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
Tratto da: La “green economy” è il nuovo colonialismo |
Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/06/29/la-green-economy-e-il-nuovo-colonialismo/#ixzz1zGiTiFi2
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la
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