Roma, 17 lug. (askanews) - Un
nuovo studio numerico, risultato di una collaborazione tra la Sapienza
Università di Roma e la Princeton University, ha dimostrato per la prima volta
l'esistenza di due diverse forme di acqua, ovvero di due distinte fasi liquide
che a bassissime temperature si separano, galleggiando l'una sull'altra. Il
lavoro, pubblicato sulla rivista Science, apre nuove strade alla comprensione
dei misteri legati al liquido della vita.
Ogni liquido assume la forma del
contenitore che lo accoglie. Sappiamo che è così perché riusciamo a osservarlo
direttamente con i nostri occhi. Eppure questa affermazione vale solo a livello
macroscopico. A livello molecolare infatti ogni liquido ha una forma propria
determinata dalla posizione spaziale in cui si dispongono le molecole che lo
compongono.
L'acqua, il liquido della vita,
potrebbe invece essere differente e avere, non una, ma bensì due forme
molecolari diverse: una forma in cui localmente ogni molecola è circondata da
quattro altre molecole disposte con una geometria tetraedrica (ordinata) e con
le quali forma dei legami particolarmente intensi (i legami idrogeno), e una in
cui la struttura tetraedrica invece è significativamente distorta, ovvero una
configurazione più disordinata, in cui alcune molecole formano solo tre o
cinque legami idrogeno.
La competizione tra queste due
strutture spiegherebbe le anomalie dell'elemento più prezioso e abbondante
della Terra: l'acqua infatti ha un comportamento che differisce da quello di
tutti gli altri liquidi esistenti in natura. Per esempio come solido ha una
densità inferiore che come liquido (si spiega così il galleggiamento del
ghiaccio), ha un calore specifico molto alto (è in assoluto il liquido che
impiega più tempo per riscaldarsi), ha una tensione superficiale elevata (le
gocce d'acqua rimangono integre su molte superfici, come sulle foglie delle
piante, e non si espandono come gli altri liquidi).
Nonostante i molteplici lavori,
teorici e sperimentali condotti negli ultimi venti anni, non sono state
prodotte prove definitive del ruolo giocato da queste due strutture all'interno
dell'acqua.
Un nuovo studio pubblicato sulla
rivista Science fornisce una prova inequivocabile, basata sui più accurati
modelli oggi disponibili, che l'unicità dell'acqua dipenda proprio dalla non
univocità della sua forma. Il lavoro, frutto della collaborazione scientifica
fra Francesco Sciortino del Dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma e il
team di Pablo Debenedetti della Princeton University (USA), ha
dimostrato per la prima volta che a temperature bassissime la
"competizione" tra le due strutture genera due fasi liquide ben
distinte, con diversa densità e che il passaggio tra le due "acque"
costituisce una vera e propria transizione di fase, esattamente come avviene,
ad esempio, da una fase solida a una gassosa.
In particolare, i ricercatori
hanno visto che al di sotto della temperatura di circa -180 gradi Kelvin,
l'equivalente di -90 gradi Celsius, dove l'acqua è metastabile rispetto al
ghiaccio, la densità del liquido comincia a oscillare fra due valori:
liquido a bassa densità e liquido ad alta densità.
"Come il ghiaccio che
galleggia sull'acqua - spiega Francesco Sciortino - sotto i 180 gradi Kelvin,
l'acqua di bassa densità galleggia sopra l'acqua di alta densità. Abbiamo
dimostrato, con modelli alquanto accurati, un punto critico per la transizione
liquido-liquido: la prova teorica che serviva per convincere la comunità
scientifica che è possibile avere un sistema puro (una sola componente) con più
di una fase liquida".
Per raggiungere questi risultati
sono state necessarie simulazioni estremamente lunghe di sistemi
particolarmente grandi, un vero tour-de-force numerico che ha richiesto una
enorme quantità di risorse di calcolo, sia a Roma che a Princeton. Gli autori
infatti hanno risolto le equazioni del moto che descrivono l'evoluzione del
liquido per ben 100 miliardi di volte di seguito coprendo così un intervallo
temporale di circa 100 microsecondi, per osservare la transizione tra i due
liquidi che avviene sulla scala di decine di microsecondi, prima che l'acqua
cristallizzi.
"Grazie a questo lavoro -
conclude Sciortino - disponiamo di un modello e di dati numerici accurati che
ci consentiranno in futuro di osservare la struttura molecolare su scala
subnanometrica, per dimostrare sperimentalmente questa transizione di fase e
per scartare scenari termodinamici rivelatisi inadeguati a coglierne
l'esistenza".
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