Universo: scoperta la vera età
del cosmo?
Quanti anni ha l’Universo? Gli
scienziati hanno tentato più volte di tirare le somme basandosi sullo studio
della cosiddetta costante di Hubble. Tale valore è stato preso in
considerazione per determinare la lontananza delle galassie con buona
approssimazione. Tale concetto è stato ultimamente ripreso, in considerazione
di un valore sovrastimato che ha concorso ad attribuire più anni del dovuto. A
quanto pare l’Universo è giovane. Questo è quanto emerge da due recenti studi
pubblicati all’interno dell’autorevole rivista Science dal gruppo
dell’Università australiana del Queensland cui partecipano attivamente Tamara
Davis – coordinatrice del gruppo – e Inh
Jee dell’Istituto tedesco Max Planck per l’Astrofisica.
Universo: non è nella “terza
età”, in realtà è molto più giovane di quanto dia a credere
Gli autori della ricerca spiegano
che “Il valore della costante di Hubble è risultato essere un tantino più alto
rispetto a quello standard”. Tale fattore ha influenzato i calcoli numerici
applicati con la tecnica della lente gravitazionale previsto dalla Teoria della
Relatività generale di Einstein. Secondo l’enunciato, una galassia massiccia
distorce la luce proveniente da un altro oggetto posto alle sue spalle e la
amplifica, permettendo di osservarlo meglio. Salvatore Capozziello, insegnante
di cosmologia e Relatività Generale all’Università Federico II di Napoli ci
spiega: “La costante di Hubble ci dà informazioni sulle dimensioni e l’età
dell’universo. Se il suo valore misurato aumenta, vuol dire che l’universo è
più giovane di quanto crediamo”.Oltre il sistema di misura di Hubble, dovuto
all’astronomo americano Edwin Hubble che studiando le galassie formulò la
teoria secondo cui i corpi celesti si allontanavano dal nostro, esiste anche
una misura diretta che non prevede l’uso di satelliti. Si tratta di calcolare
quanto velocemente si allontanano da noi oggetti astrofisici di cui possiamo
misurare la distanza, come le supernove. Le due misure sono appunto
discordanti. Tale discordanza suggerisce una prospettica diversa sull’universo.
Si parla di visione incompleta. I cosmologi cercano di minimizzare l’errore
spingendo su due ipotesi a monte di quelle che sono le dichiarazioni di
Capozziello. “Questo risultato potrebbe essere la spia di una nuova fisica, il
segno che c’è qualcosa che ancora ci sfugge. Da un lato l’esistenza di nuove particelle,
come fotoni dotati di massa; dall’altro la discrepanza tra le misure potrebbe
essere spiegata con estensioni su larga scala della Relatività generale. Uno
scenario che ritengo più probabile”.
Forse, misure più attendibili potrebbero giungere per mezzo dei nuovi
segnali di onde gravitazionali create dalla collisione tra coppie di “sirene
cosmiche” altrimenti note come stelle di neutroni. Corpi in cui la materia
raggiunge una densità estrema.
Lo studio continua…
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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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