Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)
Analizzando il Dna di 51 specie
di rettili della Nuova Guinea alcuni ricercatori statunitensi hanno scoperto
che la rara caratteristica del sangue verde si è evoluta quattro volte
indipendentemente, ma quali siano i vantaggi è ancora poco chiaro. Di che
colore è il sangue? Rosso, diremmo istintivamente. Ma per alcuni animali non è
così. È il caso di alcune specie di scincidi (un tipo di lucertola)
della Nuova Guinea, cosiddetti a sangue verde per via dell’elevatissima
concentrazione di biliverdina, una caratteristica già di per sé davvero strana
data la tossicità di questo pigmento. Tuttavia, per i ricercatori della
Louisiana State University (Lsu) c’è un altro fatto ancora più sorprendente: le
sei specie conosciute di scinchi a sangue verde non sono così strettamente
imparentate tra loro, ma il tratto si sarebbe evoluto 4 volte
indipendentemente. Anche se non è del tutto chiaro quali vantaggi ne traggano i
rettili, studiare come si siano adattati a concentrazioni di biliverdina letali
potrebbe aiutare a sviluppare approcci non convenzionali a determinati problemi
di salute per altri animali (essere umano compreso) . Sangue, lingua, muscoli e
persino ossa di un bel verde lime brillante: è il tratto distintivo di 6 specie
di scincidi della Nuova Guinea, lucertole che possiedono una concentrazione di
biliverdina, il pigmento verde derivato dalla degradazione dell’emoglobina dei
globuli rossi, 40 volte maggiore al livello considerato letale nell’essere
umano. Sono gli animali con la più alta concentrazione di biliverdina nel
sangue noti alla scienza e gli esperti ancora non sanno dire in che modo
riescano a non esserne intossicati. Nell’essere umano la biliverdina viene
convertita in bilirubina e diventa una componente della bile. Un eccesso di
biliverdina o di bilirubina nel sangue è causa di ittero, una condizione
pericolosa che può portare seri danni all’organismo. Per capirne di più su
questa straordinaria caratteristica, un team di ricercatori della Lsu guidati
da Chris Austin ha esaminato il dna di 51 specie di scincidi, tra cui sei
specie dal sangue verde (due delle quali non erano mai state osservate prima).
Ciò che ne è emerso è che, contrariamente a quanto inizialmente ipotizzato, le
specie di scinchi a sangue verde non sono così strettamente imparentate tra
loro, non discendono cioè da un unico antenato a sangue verde. Anzi, è più
probabile che il progenitore comune fosse a sangue rosso e che la caratteristica
del sangue verde si sia evoluta successivamente e in maniera separata in 4 rami
diversi del gruppo. Per gli scienziati questo significa che in qualche modo il
sangue verde conferisce un vantaggio evolutivo alle specie, ma quale sia è
ancora un mistero. Dai primi test di Austin non sembra infatti che sia un
estremo meccanismo di difesa: nessun effetto negativo è stato osservato nei
predatori che si nutrono di scinchi a sangue verde. Studi precedenti avevano
messo in luce proprietà antiossidanti della biliverdina, per esempio, ma non
tutti sono convinti di questa spiegazione. Susan Perkins, parassitologa
all’American Museum of Natural History e co-autore dello studio pubblicato su
Science Advances, ha una sua teoria: “Come parassitologa, gli scinchi dal sangue
verde della Nuova Guinea mi affascinano perché un analogo prodotto del fegato,
la bilirubina, è noto per essere tossico per il plasmodio della malaria umana.
Continuando il lavoro con Austin potremo valutare il potenziale effetto della
biliverdina sul plasmodio della malaria e su altri parassiti che infettano
queste lucertole”.
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