IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

venerdì 16 giugno 2017

TRANSUMANESIMO, SINGOLARITA' TECNOLOGICHE E ...ALIENI


 
Voglio proporvi l’articolo che segue, poiché l’argomento è direttamente correlato all’intervento che ho tenuto quest’anno al “18° Simposio Mondiale sull’esplorazione dello spazio e la vita nel cosmo”, che si è tenuto a San Marino il 13 Maggio scorso. Il mio commento lo trovate in calce alla notizia.

da:


Il Paradosso di Fermi inquieta astrofisici e astrobiologi. L’affermazione- attribuita al grande fisico italiano- suona più o meno così: se davvero l’universo infinito pullula di vita, dove sono tutti gli altri? Perché non vediamo e non sentiamo la presenza di altre civiltà oltre la nostra? Di volta in volta, gli studiosi hanno cercato una risposta a questa domanda non certo trascurabile. E sono arrivati a diverse ipotesi.

SE ESISTONO, DOVE SONO LE ALTRE FORME DI VITA INTELLIGENTE?

Una delle ultime è stata formulata da tre ricercatori- due neuroscienziati esperti di intelligenza artificiale di Oxford, Anders Sandberg e Stuart Armstrong, e un astronomo dell’Osservatorio di Belgrado, Milan Ćirković- in un articolo già postato online su ArXiv.org, ma accettato per la pubblicazione anche sulla rivista scientifica Journal of the British Interplanetary Society. La loro è un’idea piuttosto bizzarra.

Per spiegare il silenzio che ci circonda, hanno infatti immaginato che le civiltà più evolute del cosmo si siano volutamente auto-ibernate, in attesa che l’universo raggiunga la temperatura ideale per svolgere una serie di attività e di processi che noi al momento possiamo solo sognare. Adesso- hanno spiegato sul loro blog- la radiazione cosmica di fondo rende l’universo più caldo di 3 gradi Kelvin, ma con l’espansione dell’universo questa temperatura andrà diminuendo esponenzialmente. E ci saranno le condizioni ideali per organismi non più biologici. Questa è infatti la premessa del ragionamento dei tre ricercatori: l’evoluzione porta in direzione dell’ intelligenza artificiale, dei circuiti a scapito dei neuroni. Già in parte accade qui, sulla Terra: anche noi stiamo progettando e costruendo parti del corpo artificiali- protesi, organi e così via…- da collegare al nostro cervello attraverso microchip. Eppure esistiamo come civiltà tecnologica da un tempo irrisorio. A che punto potrebbero essere arrivati altri esseri con una storia evolutiva più antica di migliaia, se non di milioni di anni? Potrebbero già aver abbandonato il corpo fatto di cellule deperibili, a favore di una struttura sintetica molto più resistente.

L’EVOLUZIONE PORTA VERSO L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Sandberg, Armstrong e Ćirković ipotizzano che civiltà molto più avanzate della nostra abbiano trovato il modo di liberarsi dei corpi biologici, inefficienti e destinati a morire, trasferendo le loro menti in un corpo robotico, come noi carichiamo i dati in un computer. Ma le macchine lavorano meglio a determinate temperature: ecco perché- in presenza di un universo troppo caldo- queste creature iper evolute potrebbero aver scelto la strada del letargo forzato. “C’è un costo termodinamico per eseguire l’elaborazione delle informazioni che dipende dalla temperatura: in linea di principio, il processo diventa 10 volte più efficiente se il computer è 10 volte più freddo, misurato in gradi Kelvin” , hanno spiegato. E visto che tra qualche milione di anni il cosmo in espansione dovrebbe raffreddarsi, questi alieni post-biologici potrebbero aver deciso di mettersi in modalità “risparmio energetico” per evitare le condizioni attuali.  Se una civiltà tanto evoluta vuole massimizzare l’elaborazione dei dati, non dovrebbe farlo ora, ma attendere un futuro nel quale potrà farlo incredibilmente meglio, 10 alla trentesima volte di più!” L’idea dei tre studiosi può apparire uno scherzo, una provocazione e forse in parte lo è, visto che loro stessi hanno ammesso che la spiegazione più probabile della mancanza di segnali da parte di altre creature intelligenti nello spazio è che semplicemente non esistono. Ma hanno giustificato il loro studio così: ”Se non metti alla prova anche le ipotesi meno preferite, non fai vera scienza.” Non solo, questo modo di pensare ci può dare un’importante visione delle nostre possibilità e di quello che potrebbe essere il nostro futuro nell’universo.

ANCHE NOI CI TRASFORMEREMO IN ORGANISMI NON BIOLOGICI?

Ovviamente, non mancano altre possibili spiegazioni al Paradosso di Fermi, alcune delle quali trovano maggior consenso nella comunità scientifica. Non troviamo tracce di Alieni attorno a noi perché sono troppo lontani oppure perché nel frattempo si sono già estinti. O ancora, ci sono e ci osservano, senza farsi vedere però, perché ci reputano troppo inferiori o forse troppo pericolosi, come noi facciamo quando andiamo allo zoo per guardare- a debita distanza- le belve in cattività. Si rifà alla teoria dello “zoo cosmico” l’ipotesi di Evan Solomonides, studente di matematica e astrofisica alla Cornell University. Il suo calcolo è semplice: l’universo ha circa 13,8 miliardi di anni, il nostro sistema solare poco più di 4, ma i nostri antenati sono comparsi appena qualche milione di anni fa. Noi, come Homo Sapiens, siamo ancora più giovani: abbiamo 300 mila anni di storia. Agli occhi di civiltà sorte quando noi neppure esistevamo come specie, dobbiamo apparire ancora come scimpanzé. Creature primitive alle quali non hanno nulla da dire . Ma negli ultimi decenni, le nostre conoscenze sono aumentate in modo esponenziale e stiamo diventando sempre più tecnologici. E quindi più interessanti. Secondo Solomonides, nel giro di 1500-2000 anni, raggiungeremo un livello tale da diventare interlocutori degni per gli Alieni più evoluti e capteremo i loro segnali. Chissà, magari quando entreremo in contatto con loro, anche noi avremo già optato per corpi sintetici e cervelli artificiali…

da:


COMMENTO:

Senza dilungarmi dirò subito che personalmente non concordo affatto con l’ipotesi poc’anzi descritta, poiché in realtà l’Universo non sta andando verso la morte termica o verso il livellamento energetico:


di conseguenza ciò esclude che tutte o la maggior parte delle eventuali forme di vita intelligente (avanzata) nell’Universo, siano proiettate verso un’evoluzione cibernetica. Non si potrà escludere a priori che questo non possa succedere localmente; di fatto il concetto di “singolarità tecnologica” era già stato ampiamente discusso fin dall’inizio del secolo scorso: “Nella futurologia, una singolarità tecnologica è un punto, congetturato nello sviluppo di una civiltà, in cui il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani. La singolarità può, più specificamente, riferirsi all'avvento di una intelligenza superiore a quella umana (anche artificiale), e ai progressi tecnologici che, a cascata, si presume seguirebbero da un tale evento, salvo che non intervenga un importante aumento artificiale delle facoltà intellettive di ciascun individuo. Se una singolarità possa mai avvenire, è materia di discussione. Tra i primi teorici possiamo citare J. von Neumann e nel 1965 lo statistico I. J. Good descrisse un concetto anche più simile al significato contemporaneo di singolarità, nel quale egli includeva l'avvento di una intelligenza superumana: « Diciamo che una macchina ultraintelligente sia definita come una macchina che può sorpassare di molto tutte le attività intellettuali di qualsiasi uomo per quanto sia abile. Dato che il progetto di queste macchine è una di queste attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine sempre migliori; quindi, ci sarebbe una "esplosione di intelligenza", e l'intelligenza dell'uomo sarebbe lasciata molto indietro. Quindi, la prima macchina ultraintelligente sarà l'ultima invenzione che l'uomo avrà la necessità di fare. »

Ancora prima, nel 1954 lo scrittore di fantascienza Fredric Brown, nel brevissimo racconto “La risposta”, anticipava il concetto di singolarità tecnologica immaginando la costruzione di un "supercomputer galattico" al quale viene chiesto come prima domanda, dopo l'accensione, se esiste Dio; il supercomputer rispondeva "Ora sì".

Quindi il concetto di ricerca del DNA come “principio” influente sulla costante cosmologica, che a sua volta avrà bisogno continuo di “arricchimento” per arrivare alla comprensione del perché l’Universo non è affatto proiettato verso la morte termica, ci fa ben sperare che la componente biologica sarà sempre più importante ed oserei dire: FONDAMENTALE e PREDOMINANTE.

per maggiori chiarimenti vi invito alla lettura di questo riassunto:


MLR



PER APPROFONDIMENTI:






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LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs





 

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