Voglio proporvi l’articolo che
segue, poiché l’argomento è direttamente correlato all’intervento che ho tenuto
quest’anno al “18° Simposio Mondiale sull’esplorazione dello spazio e la vita
nel cosmo”, che si è tenuto a San Marino il 13 Maggio scorso. Il mio commento
lo trovate in calce alla notizia.
da:
Il Paradosso di Fermi inquieta
astrofisici e astrobiologi. L’affermazione- attribuita al grande fisico
italiano- suona più o meno così: se davvero l’universo infinito pullula di
vita, dove sono tutti gli altri? Perché non vediamo e non sentiamo la presenza
di altre civiltà oltre la nostra? Di volta in volta, gli studiosi hanno cercato
una risposta a questa domanda non certo trascurabile. E sono arrivati a diverse
ipotesi.
SE ESISTONO, DOVE SONO LE ALTRE
FORME DI VITA INTELLIGENTE?
Una delle ultime è stata
formulata da tre ricercatori- due neuroscienziati esperti di intelligenza
artificiale di Oxford, Anders Sandberg e Stuart Armstrong, e un astronomo
dell’Osservatorio di Belgrado, Milan Ćirković- in un articolo già postato
online su ArXiv.org, ma accettato per la pubblicazione anche sulla rivista
scientifica Journal of the British Interplanetary Society. La loro è un’idea
piuttosto bizzarra.
Per spiegare il silenzio che ci
circonda, hanno infatti immaginato che le civiltà più evolute del cosmo si
siano volutamente auto-ibernate, in attesa che l’universo raggiunga la
temperatura ideale per svolgere una serie di attività e di processi che noi al
momento possiamo solo sognare. Adesso- hanno spiegato sul loro blog- la
radiazione cosmica di fondo rende l’universo più caldo di 3 gradi Kelvin, ma
con l’espansione dell’universo questa temperatura andrà diminuendo
esponenzialmente. E ci saranno le condizioni ideali per organismi non più
biologici. Questa è infatti la premessa del ragionamento dei tre ricercatori:
l’evoluzione porta in direzione dell’ intelligenza artificiale, dei circuiti a
scapito dei neuroni. Già in parte accade qui, sulla Terra: anche noi stiamo
progettando e costruendo parti del corpo artificiali- protesi, organi e così
via…- da collegare al nostro cervello attraverso microchip. Eppure esistiamo
come civiltà tecnologica da un tempo irrisorio. A che punto potrebbero essere
arrivati altri esseri con una storia evolutiva più antica di migliaia, se non
di milioni di anni? Potrebbero già aver abbandonato il corpo fatto di cellule
deperibili, a favore di una struttura sintetica molto più resistente.
L’EVOLUZIONE PORTA VERSO
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Sandberg, Armstrong e Ćirković
ipotizzano che civiltà molto più avanzate della nostra abbiano trovato il modo
di liberarsi dei corpi biologici, inefficienti e destinati a morire,
trasferendo le loro menti in un corpo robotico, come noi carichiamo i dati in
un computer. Ma le macchine lavorano meglio a determinate temperature: ecco
perché- in presenza di un universo troppo caldo- queste creature iper evolute
potrebbero aver scelto la strada del letargo forzato. “C’è un costo termodinamico per eseguire l’elaborazione delle
informazioni che dipende dalla temperatura: in linea di principio, il processo
diventa 10 volte più efficiente se il computer è 10 volte più freddo, misurato
in gradi Kelvin” , hanno spiegato. E visto che tra qualche milione di anni
il cosmo in espansione dovrebbe raffreddarsi, questi alieni post-biologici
potrebbero aver deciso di mettersi in modalità “risparmio energetico” per
evitare le condizioni attuali. “Se una civiltà tanto evoluta vuole
massimizzare l’elaborazione dei dati, non dovrebbe farlo ora, ma attendere un
futuro nel quale potrà farlo incredibilmente meglio, 10 alla trentesima volte
di più!” L’idea dei tre studiosi può apparire uno scherzo, una provocazione
e forse in parte lo è, visto che loro stessi hanno ammesso che la spiegazione
più probabile della mancanza di segnali da parte di altre creature intelligenti
nello spazio è che semplicemente non esistono. Ma hanno giustificato il loro
studio così: ”Se non metti alla prova
anche le ipotesi meno preferite, non fai vera scienza.” Non solo, questo
modo di pensare ci può dare un’importante visione delle nostre possibilità e di
quello che potrebbe essere il nostro futuro nell’universo.
ANCHE NOI CI TRASFORMEREMO IN
ORGANISMI NON BIOLOGICI?
Ovviamente, non mancano altre
possibili spiegazioni al Paradosso di Fermi, alcune delle quali trovano maggior
consenso nella comunità scientifica. Non troviamo tracce di Alieni attorno a
noi perché sono troppo lontani oppure perché nel frattempo si sono già estinti.
O ancora, ci sono e ci osservano, senza farsi vedere però, perché ci reputano
troppo inferiori o forse troppo pericolosi, come noi facciamo quando andiamo
allo zoo per guardare- a debita distanza- le belve in cattività. Si rifà alla
teoria dello “zoo cosmico” l’ipotesi di Evan Solomonides, studente di
matematica e astrofisica alla Cornell University. Il suo calcolo è semplice:
l’universo ha circa 13,8 miliardi di anni, il nostro sistema solare poco più di
4, ma i nostri antenati sono comparsi appena qualche milione di anni fa. Noi,
come Homo Sapiens, siamo ancora più giovani: abbiamo 300 mila anni di storia.
Agli occhi di civiltà sorte quando noi neppure esistevamo come specie, dobbiamo
apparire ancora come scimpanzé. Creature primitive alle quali non hanno nulla
da dire . Ma negli ultimi decenni, le nostre conoscenze sono aumentate in modo
esponenziale e stiamo diventando sempre più tecnologici. E quindi più
interessanti. Secondo Solomonides, nel giro di 1500-2000 anni, raggiungeremo un
livello tale da diventare interlocutori degni per gli Alieni più evoluti e
capteremo i loro segnali. Chissà, magari quando entreremo in contatto con loro,
anche noi avremo già optato per corpi sintetici e cervelli artificiali…
da:
COMMENTO:
Senza dilungarmi dirò subito che
personalmente non concordo affatto con l’ipotesi poc’anzi descritta, poiché in
realtà l’Universo non sta andando verso la morte termica o verso il
livellamento energetico:
di conseguenza ciò esclude che
tutte o la maggior parte delle eventuali forme di vita intelligente (avanzata)
nell’Universo, siano proiettate verso un’evoluzione cibernetica. Non si potrà
escludere a priori che questo non possa succedere localmente; di fatto
il concetto di “singolarità tecnologica” era già stato ampiamente discusso fin
dall’inizio del secolo scorso: “Nella
futurologia, una singolarità tecnologica è un punto, congetturato nello
sviluppo di una civiltà, in cui il progresso tecnologico accelera oltre la
capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani. La singolarità può, più
specificamente, riferirsi all'avvento di una intelligenza superiore a quella
umana (anche artificiale), e ai progressi tecnologici che, a cascata, si
presume seguirebbero da un tale evento, salvo che non intervenga un importante
aumento artificiale delle facoltà intellettive di ciascun individuo. Se una
singolarità possa mai avvenire, è materia di discussione. Tra i primi teorici
possiamo citare J. von Neumann e nel 1965 lo statistico I. J. Good descrisse un
concetto anche più simile al significato contemporaneo di singolarità, nel
quale egli includeva l'avvento di una intelligenza superumana: « Diciamo che
una macchina ultraintelligente sia definita come una macchina che può
sorpassare di molto tutte le attività intellettuali di qualsiasi uomo per
quanto sia abile. Dato che il progetto di queste macchine è una di queste
attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare
macchine sempre migliori; quindi, ci sarebbe una "esplosione di
intelligenza", e l'intelligenza dell'uomo sarebbe lasciata molto indietro.
Quindi, la prima macchina ultraintelligente sarà l'ultima invenzione che l'uomo
avrà la necessità di fare. »
Ancora prima, nel 1954 lo
scrittore di fantascienza Fredric Brown, nel brevissimo racconto “La risposta”,
anticipava il concetto di singolarità tecnologica immaginando la costruzione di
un "supercomputer galattico" al quale viene chiesto come prima
domanda, dopo l'accensione, se esiste Dio; il supercomputer rispondeva
"Ora sì".
Quindi il concetto di ricerca del
DNA come “principio” influente sulla costante cosmologica, che a sua volta avrà
bisogno continuo di “arricchimento” per arrivare alla comprensione del perché l’Universo
non è affatto proiettato verso la morte termica, ci fa ben sperare che la
componente biologica sarà sempre più importante ed oserei dire: FONDAMENTALE e
PREDOMINANTE.
per maggiori chiarimenti vi
invito alla lettura di questo riassunto:
MLR
PER APPROFONDIMENTI:
SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:
LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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