Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)
Ringrazio il Dr. Cotellessa che
come sempre è attentissimo nella segnalazione delle eccellenze in campo medico –scientifico.
Già nell’Ottobre 2015 ci aveva preannunciato il percorso che l’immuno-oncologia
avrebbe preso:
leggi qui il post relativo del 20
Ottobre 2015:
Oggi finalmente possiamo
(ragionevolmente) ritenere che le promesse, per una cura davvero efficace, siano
state mantenute.
Buona lettura.
MLR
Tumore al polmone, dopo
40 anni cambia la cura d'attacco
riproduzione in 3D di una cellula
del tumore al polmone.
Qualcuno l'ha chiamata
rivoluzione, qualcun altro tsunami: fatto sta che per la prima volta dopo 40
anni, un anticorpo monoclonale in grado di potenziare il sistema immunitario
nella lotta contro il tumore del polmone entra in terapia come 'farmaco di
prima linea' (e in certi casi anche di seconda linea), dove finora c'era solo
la chemioterapia. Si chiama
'pembrolizumab', approvato 18 maggio scorso dall'Agenzia italiana del farmaco
(Aifa) e ora in attesa di essere pubblicato dalla 'Gazzetta ufficiale'. In
particolare, le indicazioni dell'Aifa per utilizzare questo farmaco come primo
approccio al paziente con tumore del polmone richiedono che sia un 'carcinoma
polmonare metastatico non a piccole cellule in cui i tumori esprimano alti
livelli del recettore PD-L1'. Quest'ultimo ha la peculiarità di inattivare i
linfociti T specifici e così blocca la risposta del sistema immunitario contro
il tumore. Il farmaco in questione ha dimostrato di inibire i recettori PD-L1,
così che il sistema immunitario possa aggredire il tumore. "Il melanoma ha rappresentato il
modello per l'applicazione di questo approccio innovativo (l'immuno-oncologia,
ndr) - spiega Carmine Pinto, Presidente dell'Associazione Nazionale Oncologia
medica (Aiom) - che ora si sta estendendo con successo a diversi tipi di
tumore, come quello del polmone. Ed è un'arma che si affianca a quelle
tradizionali rappresentate da chirurgia, chemioterapia, radioterapia e terapie
biologiche. Un passo avanti verso la sconfitta o la cronicizzazione della
malattia". Lo studio che ha
condotto all'approvazione della molecola in prima linea (su oltre 300 persone)
ha dimostrato che a un anno il 70% dei pazienti trattati con pembrolizumab è
vivo, rispetto a circa il 50% di quelli trattati con chemioterapia. Inoltre sono
stai osservati un 40% di riduzione del rischio di morte e un 50% di riduzione
del rischio di progressione della malattia ed è risultata triplicata la
sopravvivenza libera da progressione della malattia che, a un anno, raggiunge
il 48% rispetto al 15% con chemioterapia. "Pembrolizumab - precisa Filippo
De Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia toracica all'IEO di Milano -
è l'unico farmaco immuno-oncologico basato sulla definizione di un
biomarcatore, PD-L1, che permette di scegliere il trattamento giusto per il
paziente giusto. In base al livello di espressione di PD-L1 - spiega - può
essere utilizzata l'immuno-oncologia nel modo più efficace. In particolare, il
75% dei pazienti con istotipo squamoso in fase metastatica che oggi in primo
livello sono trattati con chemioterapia, potranno trarre importanti benefici
dall'immuno-oncologia se risponderanno a certi criteri". E' infatti stato
dimostrato che pembrolizumab è più efficace della chemioterapia quando la
proteina PD-L1 è espressa a livelli elevati, in misura uguale o superiore al
50% della cellule tumorali. Ma il nuovo farmaco rappresenta una importante
opzione anche in seconda linea, su pazienti cioè che sono già stati trattati
con chemioterapia, a condizione che il loro tumore esprima livelli di PD-L1
uguali o superiori all'1%.
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SONO EDIZIONI OmPhi Labs
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