SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE
COTELLESSA (ENEA)
Venti anni dopo la pecora Dolly,
che fine ha fatto la clonazione?
Il 5 luglio 1996 nasceva la
pecora Dolly, il primo mammifero concepito con una tecnica di clonazione a
partire da cellule di ghiandola mammaria di un esemplare adulto. Vent'anni
dopo, le applicazioni della tecnica sono ben lontane dalle previsioni di
allora, e limitate agli animali di allevamento, mentre la clonazione di un essere
umano è stata scongiurata più per motivi etici che per motivi tecnici.
Dolly tuttavia dimostrò che anche le cellule di mammifero possono essere
riprogrammate, aprendo la strada a importanti progressi nel campo della ricerca
sulle cellule staminali. Era una bellissima giornata di 20 anni fa quando Ian
Wilmut e Alan Trounson, scienziati, colleghi e vecchi amici, partirono per
un'escursione sulle colline intorno a Edimburgo, in Scozia. Di fronte al
panorama della città, Wilmut confidò di avere un segreto da rivelare.
Nell'ambito di uno studio più ampio, lui e alcuni collaboratori erano riusciti
a far nascere un agnello in laboratorio. Non da una cellula uovo e da uno
spermatozoo, bensì dal DNA estratto dalla ghiandola mammaria di una pecora
adulta: avevano clonato un mammifero. “Diamine, ero sbalordito”, racconta
Trounson, che, oggi come allora, lavora sulle cellule staminali presso la
Monash University di Melbourne, in Australia. Era una giornata calda, ma
Trounson sentì ugualmente un brivido lungo la schiena quando si rese conto
delle implicazioni del risultato. “Da allora tutto cambiò”. La clonazione di un
mammifero sfidava il dogma scientifico imperante a quel tempo. Il successo
portò a previsioni fosche e fantastiche: anche gli umani sarebbero stati
clonati. Le malattie sarebbero state sconfitte. I bambini persi durante la
gravidanza sarebbero rinati. Oggi, due decenni dopo la nascita di Dolly,
avvenuta il 5 luglio del 1996, l'impatto della clonazione sulla scienza di base
ha superato le aspettative, mentre la realtà di ciò che tecnicamente si
chiama trasferimento nucleare, la forma di clonazione utilizzata per Dolly, è
in gran parte scomparsa dalla scena pubblica.
Venti anni dopo la pecora Dolly, che fine ha fatto la clonazione?La
pecora Dolly imbalsamata, esposta al National Museum of Scotland (Wikimdia
Commons)
Nel 2016, la clonazione di una
persona rimane irrealizzabile, priva di qualunque beneficio scientifico e
gravata da un livello di rischio inaccettabile, dicono molti scienziati.
Nessuno, a quanto pare, sta pensando di cimentarsi in questa impresa (? NDR). E
la clonazione di animali rimane limitata, anche se probabilmente è in aumento.
Alcune tecniche di clonazione agricola sono utilizzate negli Stati Uniti e in
Cina per sfruttare i geni di alcuni esemplari straordinari, dicono gli scienziati,
mentre il Parlamento europeo ha votato l'anno scorso il divieto di utilizzare
la clonazione negli animali destinati all'alimentazione umana. Uno scienziato in Corea del Sud fa
pagare 100.000 dollari per clonare un animale domestico, anche se non è chiaro
quale sia il livello della domanda di questo servizio. Il maggiore impatto
della clonazione, dicono diversi ricercatori, è visibile nei progressi ottenuti
nel campo delle cellule staminali. Il biologo cellulare ed esperto di staminali
Shinya Yamanaka ha spiegato che la clonazione di Dolly lo spinse a iniziare a
sviluppare le cellule staminali derivate da cellule adulte, un risultato che
gli valse il premio Nobel nel 2012. "La pecora Dolly mi fece capire che la
riprogrammazione nucleare era possibile anche in cellule di mammiferi e
m'incoraggiò a iniziare il mio progetto, ha scritto Yamanaka, che si divide tra
l'Università della California a San Francisco, e il Center for iPS Cell
Research and Application (CIRA) dell'Università di Kyoto, in Giappone, di cui è
direttore. Yamanaka usò cellule adulte di topo, anche se la tecnica è ora
adatta anche alle cellule umane, per produrre staminali in grado di dare vita a
una vasta gamma di altre cellule, essenzialmente riportando indietro i loro
“orologi cellulari” fino all'infanzia in modo che potessero maturare in diversi tipi di
cellule adulte.
Poiché sono create
artificialmente e possono avere diversi destini, esse sono chiamate cellule
staminali pluripotenti indotte o cellule iPS. Queste cellule iPS, sempre più
facilmente disponibili, hanno ridotto la necessità di cellule staminali
embrionali, il cui utilizzo ha sollevato molte questioni etiche, e attualmente
costituiscono la base per la maggior parte della ricerca sulle staminali. La
nascita di Dolly è stata foriera di grandi cambiamenti, perché ha dimostrato
che il nucleo della cellula adulta ha tutto il DNA necessario per dare luogo a
un altro animale, dice il biologo cellulare Robin Lovell-Badge, a capo della
divisione di Biologia delle cellule staminali e di Genetica dello sviluppo
presso il Francis Crick Institute di Londra. In precedenza, alcuni
ricercatori avevano ottenuto rane adulte da cellule di rana embrionali o
cellule di rana embrionali da rane adulte, arrivando a una fase di stallo. "Quello
di Dolly è stato il primo caso in cui si è presa una cellula adulta per
ottenere un individuo adulto", sottolinea Lovell-Badge. "Questo
significava poter riprogrammare un nucleo di cellula adulta per tornare a uno
stadio embrionale."
Venti anni dopo la pecora Dolly, che fine ha fatto la
clonazione?Campioni di cellule iPS in laboratorio: lo sviluppo delle tecniche
per ottenerle è uno degli effetti della clonazione della pecora Dolly (Credit:
Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation, CSIRO)
Dolly morì il 14 febbraio del
2003, all'età di sei anni, per un'infezione polmonare comune tra gli animali
che non hanno accesso all'aria aperta. Probabilmente la malattia non aveva niente
a che fare con il fatto di essere un animale clonato, dice Wilmut, ora
professore emerito presso il Roslin Institute dell'Università di Edimburgo.
La pecora, ottenuta da cellule
della mammella, deve il nome alla famosa Dolly Parton, cantante americana nota
per il suo prosperoso seno oltre che per la sua voce. "Non era nostra
intenzione essere irrispettosi verso la signora in questione o le donne in
generale", ha dichiarato Wilmut recentemente commentando il nome, che fu
suggerito da un allevatore. Piuttosto, ha contribuito a umanizzare un progetto
di ricerca che altrimenti sarebbe potuto sembrare distaccato dalla vita di
tutti i giorni. “La scienza e la sua presentazione a volte possono sembrare
terribilmente serie", ha detto. "Penso che sia stato un bene per noi:
ci ha fatto apparire umani".
Wilmut ammette che la nascita di
Dolly è stata un caso fortunato. Lui e i suoi colleghi stavano cercando di
produrre cloni di cellule fetali e usavano quelle adulte come controlli
sperimentali, senza aspettarsi la generazione di un embrione. "Non avevamo
deciso di clonare cellule adulte, ma solo di lavorare idealmente con cellule
staminali embrionali o cose del genere”, dice Wilmut. “Avere successo con le cellule
adulte è stato un bonus inatteso e di grande valore. “L'obiettivo
iniziale della ricerca di utilizzare il sistema di produzione di latte di un
animale come una sorta di fabbrica per ottenere proteine utili al trattamento
di malattie umane. Ma l'interesse per questa idea è diminuito con la produzione
sempre più massiccia di sostanze chimiche di sintesi a basso costo.
Wilmut ritiene che clonare un
essere umano sarebbe possibile, ma fortemente sconsigliato. La tecnica
di clonazione utilizzata per Dolly ha dimostrato di non funzionare sui primati.
Egli
ritiene che potrebbe essere possibile utilizzando altre tecniche, ma si oppone
con veemenza all'idea di clonare una persona. “Il solo fatto che ora la
tecnica consenta di produrre una progenie non implica che dovremmo farlo”,
dice. “È probabile che si otterrebbero aborti e malformazioni nei
neonati".
Per esempio, uno degli agnelli
clonato nel suo laboratorio subito dopo Dolly ha sviluppato problemi ai polmoni
che si manifestavano con iperventilazione e continui svenimenti. “Già vederlo
in un animale è stato piuttosto sconfortante", continua. “Non vorrei mai
essere nei panni di una persona che si trova a guardare negli occhi un bambino
per scusarsi”. Con i recenti progressi nella tecnologia di editing genetico, la
necessità della clonazione per correggere gli errori genetici si ridurrà ancora
di più", osserva Wilmut. "Ci sono ancora meno motivi per farlo
rispetto a prima”.
Trounson ritiene che per gli
embrioni di bestiame clonati vi sia un mercato enorme. “Può essere
sorprendente, ma sono in molti a usarli, cercando di non farsi notare troppo”,
spiega. “I vantaggi sono per l'eccellenza della produzione, e aumentare i
parametri di produzione è una cosa molto positiva", aggiunge Trounson, che
recentemente si è dimesso, dopo sei anni, dall'incarico di presidente del California
Institute for Regenerative Medicine, un ente statale che fornisce prestiti e
sovvenzioni per la ricerca sulle cellule staminali. "Questo è
probabilmente il fattore decisivo che spinto molte aziende a restare negli
Stati Uniti".
Nel 2008, il governo degli Stati
Uniti ha stabilito che non vi fossero differenze distinguibili tra vacche,
capre e maiali clonati e non clonati, e ha perciò consentito la produzione di
questi animali, soprattutto per la produzione di mangimi piuttosto che di
carne. In Cina una società chiamata Boyalife Group ha in programma di ottenere
almeno 100.0000 bovini da carne clonati, che rappresentano solo una parte del
totale di animali macellati ogni anno nel paese, come spiega un portavoce
dell'azienda. "Potrebbe essere questo il momento migliore per far
progressi nell'applicazione di questa tecnica da un punto di vista sia
tecnologico sia commerciale".
Venti anni dopo la pecora Dolly, che fine ha fatto la
clonazione?Rappresentazione artistica di un mammut: tra le tante applicazioni
immaginate per la clonazione, vi è anche quella di riportare in vita specie
estinte o in via di estinzione (Wikimedia commons)
In teoria, la clonazione potrebbe
anche essere utilizzata per salvaguardare le specie in pericolo. Si è parlato
di usarla per riportare in vita i mammut, i panda giganti e perfino l'Uomo di
Neanderthal, ma si tratta di idee che Lovell-Badge liquida come
"abbastanza stupide". Trounson sostiene di avere ancora una scorta di
campioni di pelle di vombati, in pericolo critico di estinzione, conservati
nell'azoto liquido, nel caso in cui qualcuno volesse mai tentare di
ripristinare le popolazioni di questa specie. I cloni, tuttavia, sono creati
prendendo una cellula adulta e fondendola con una cellula uovo ricevente.
Produrre un clone richiede un nucleo intatto, che non sarebbe disponibile per
la maggio parte delle specie estinte.
Diversi ricercatori stanno ora
utilizzando tecniche di clonazione per produrre cellule staminali embrionali,
evitando così la necessità di raccogliere nuovi embrioni. Il cosiddetto trasferimento
nucleare da cellula somatica può aiutare i ricercatori a capire meglio le fasi
precoci dell'embriogenesi umana e la biologia delle cellule staminali,
secondo Paul Knoepfler, biologo dell'Università della California a Davis, che
non era coinvolto direttamente nel lavoro. Knoepfler ha scritto via e-mail che
non "vede alcun beneficio terapeutico imminente, ma le cose in futuro
potrebbero cambiare".
L'idea di clonare un caro
defunto, sia esso umano o animale, è invece caduta in disgrazia, in parte
perché è difficile disconoscere l'influenza dell'ambiente sul comportamento. La
componente genetica potrebbe essere la stessa, ma un clone sarebbe ancora lo
stesso individuo che abbiamo amato? “Non sarà mai possibile riavere indietro il
vostro Fufi, o qualunque altra cosa”, sottolinea Lovell-Badge, aggiungendo che
l'idea di clonare un animale domestico “è stupida”. “L'unico caso a cui si
potrebbe vagamente pensare”, conclude, “è quello di un cane particolarmente
prezioso”, per esempio dotato di un super-olfatto: in questo caso gli
scienziati potrebbero essere interessati a chiarire se si tratta di una qualità
innata o appresa.
Lovell-Badge è ancora più
sprezzante verso l'idea di clonare una persona. “Dovremmo conoscere molte più cose
sulla riprogrammazione ed essere in grado di eseguirla con un'efficacia del 100
per cento”, spiega. “E non ho mai trovato una ragione sufficiente per
clonare un essere umano."
Da:
http://www.lescienze.it/news/2016/07/07/news/clonazione_20_anni_dopo_pecora_dolly-3152306/
PER APPROFONDIMENTO LEGGI:
SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:
LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?
"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs
Nessun commento:
Posta un commento