IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

sabato 5 marzo 2016

LE PIANTE “VACCINO” …RITORNO AL GAN-EDEN?



PREMESSA DI MARCO LA ROSA:

Devo ringraziare il Dr. Cotellessa, che mi aggiorna costantemente sui più importanti (e davvero utili) progressi scientifici che vedono i ricercatori dell’ENEA sempre in primo piano. Quello che leggerete di seguito, a mio avviso, si può ritenere una delle più importanti e promettenti scoperte (o forse è meglio dire ri-scoperte) del nostro secolo riguardo la salute e la vita in salute dell’uomo. Vita lunga ed in salute significa vivere senza malattie, quindi senza essere dipendenti dalle medicine, significa debellare definitivamente non solo le malattie, ma anche gli errati “paradigmi” che ci vedono soccombere sotto la pressione di interessi economico-politici che hanno inquinato non solo le menti ma anche l’ambiente in cui viviamo. Prima ho parlato di ri-scoperte perché, cronache molto antiche, ci svelano che la “prima umanità”, viveva in un Gan-Eden (giardino recintato) nel quale poteva cibarsi di piante e frutti che garantivano longevità e salute… ma dopo la cacciata (o caduta) tutto è cambiato… e siamo diventati deboli e mortali…

Buona lettura

SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)


AL VIA I TEST SULL'UOMO DEL VACCINO ANTI-HIV OTTENUTO DA PIANTE TRANSGENICHE

E' STATO OTTENUTO, GRAZIE AL LAVORO DI UN GRUPPO INTERNAZIONALE, DA PIANTE DI TABACCO E MAIS GENETICAMENTE MODIFICATE

Un consorzio europeo, il Pharmaplant, costituito da 39 gruppi internazionali (di cui 3 italiani), ha messo a punto (tra gli altri) un vaccino anti-Hiv ottenuto da piante di tabacco e mais geneticamente modificate. Il vaccino sarà testato sull'uomo in Gran Bretagna. La notizie è stata data nel corso del II Congresso mondiale su "Vaccini e antibiotici prodotti in pianta" in corso a Verona, a cui hanno preso più di 150 esperti in biotecnologie vegetali provenienti da ogni parte del mondo. Mario Pezzotti, docente di Genetica agraria all'Università di Verona e organizzatore del Congresso ha affermato: "Nell'innovativo campo del Molecolar-farming, ovvero della coltivazione in piante di molecole di interesse farmaceutico si stanno facendo grandissimi progressi, anche se l'interesse delle aziende farmaceutiche ad investire nel settore rimane scarso''. Per ora in commercio esiste solo un prodotto di questo tipo, autorizzato dalla FDA e si tratta di un vaccino contro una particolare malattia virale dei polli, ottenuto da piante di tabacco OGM. Ma altri vaccini ottenuti da piante sono in fase avanzata di sperimentazione, tra cui quelli contro l'Aids e la Tbc ottenuti da tabacco e mais. Mentre sono in fase di studio anche altri vaccini "coltivati" in piante (soprattutto tabacco), contro l'influenza umana, l'influenza aviaria, la varicella e anticorpi contro il cancro al collo dell'utero.


I cibi vaccino:
I vaccini hanno avuto un ruolo straordinario nel debellare numerose malattie nel corso degli anni, sin dalle loro prime apparizioni, come nel caso del vaiolo a fine '700, fino ad arrivare al successo contro la polio negli ultimi decenni. Tuttavia continuano a sussistere numerosi problemi legati all'impossibilità di assumere i vaccini in diverse zone del globo, specialmente nelle zone più povere. A più del 25% dei bambini nel mondo mancano i principali vaccini, esponendoli a malattie letali come la difterite, la pertosse, la poliomelite, il morbillo, il tetano e la tubercolosi. Si tratta di malattie che nel mondo occidentale e sviluppato sono ormai un lontano ricordo ma che nei paesi in via di sviluppo e sottosviluppati rappresentano ancora un flagello da sconfiggere.  Inoltre è una situazione che non riguarda solamente le zone a cui mancano le misure sanitarie ma il mondo intero dato che, a causa della globalizzazione e l’attuale crisi dei migranti, malattie scomparse da tempo possono ritornare prepotentemente in ribalta. Una delle possibili soluzioni a questi problemi potrebbe essere l'introduzione dei cibi vaccino, cioè alimenti (vegetali per la maggior parte) contenenti al loro interno gli anticorpi necessari a provocare la risposta immunitaria. Un’ idea del genere viene già applicata attualmente, anche se non si tratta di un vero e proprio vaccino, per combattere l'ipertiroidismo (gozzo) dovuto principalmente ad una carenza di iodio, già da molti anni si produce quasi esclusivamente sale iodato (recentemente si pensa di aggiungerlo anche al pomodoro); oppure il famoso golden rice, riso dorato,per combattere la carenza di beta-carotene. I vantaggi di un'innovazione del genere sono enormi, come già aveva intuito nei primi anni '90 Charles J. Arntzen alla Texas A&M University, dove si stavano compiendo studi sull'argomento. Le piante vaccino potrebbero essere coltivate localmente, evitando anche problemi logistici , ed essere disponibili su larga scala, riducendo i costi. Inoltre non richiederebbero assistenza medica (non sempre disponibile) ed eviterebbero problemi di carattere infettivo legati alla contaminazione delle siringhe. Senza considerare che non sarebbe più necessaria la purificazione delle proteine (molto costosa) e il mantenimento dei batteri refrigerandoli.

 Come funzionano:
Quando un organismo estraneo attacca il nostro corpo, si innesca la risposta immunitaria con l'afflusso di linfociti T (che attivano a loro volta i macrofagi che inglobano i resti attaccati dell'agente patogeno) e linfociti B (richiamati dai linfociti T helper e con i propri anticorpi). Con il tempo la risposta si affievolisce, ma alcuni particolari linfociti B ("memory" cells) rimangono sempre in allerta, in modo che in caso di secondo attacco l'organismo si faccia trovare pronto. I vaccini sfruttano questi comportamenti per indurre l'organismo a produrre gli anticorpi in caso di infezione futura da parte di una malattia. La metodologia classica si basa su vaccini a sub-unità, cioè composti da proteine antigeniche private dai geni patogeni. Dato che richiedono culture batteriche da conservare refrigerate, i costi sono piuttosto elevati e non accessibili a tutti. Le piante vaccino applicano lo stesso principio, contenenti cioè gli antigeni senza i geni responsabili della malattia. Le modifiche del DNA della pianta devono avvenire quando è ancora in stato embrionale, in modo che crescendo possa trasmetterli ai frutti di cui ci nutriamo (con uno dei metodi di trasmissione del dna, esaminati in precedenza). Una volta introdotto l'antigene il frutto della pianta conterrà i geni nel DNA che codificano per gli antigeni e che potranno agire una volta ingeriti. Le difficoltà incontrare nel corso delle ricerche sono molteplici, in quanto ci si deve focalizzare su piante che possano essere disponibili a basso costo e che non facciano perdere all'antigene la sua efficacia. Inoltre bisogna anche considerare la cottura che potrebbe distruggere gli antigeni (anche se le ultime ricerche si stanno orientando su vaccini contro il calore), e dunque alimenti che possano essere mangiati crudi. I primi studi sono stati effettuati sulla pianta del tabacco, con la riuscita produzione di antigeni dell'epatite B. Poi si è proseguito con le arachidi contro la peste bovina (Rinderpest), la papaya contro la cisticercosi (infezione parassitaria del sistema nervoso), le patate per il rotavirus (vomito e diarrea) e il riso contro l'ulcera gastrointestinale. Per quanto riguarda l'epatite B (che causa un milione di morti all'anno) esiste un vaccino per contrastarla, ma nelle zone povere è poco diffusa a causa degli elevati costi e la necessità di personale medico. Le banane potrebbero essere un'ottima soluzione, data la loro diffusione e relativo poco costo (con il metodo A. Tumefaciens). La malaria è un'altra malattia che flagella la popolazione mondiale con più di 3 milioni di morti all'anno, con la maggior parte sotto i 5 anni. Si tratta di una malattia che necessità di un minimo di 10 antigeni diversi, dunque diverse vaccinazioni: si può facilmente immaginare quanto possa essere difficile e costoso schedare 3/4 vaccinazioni per oltre 2 miliardi di persone. Per questo i pomodori possono essere dei buoni vaccini, in quanto variano in forma, dimensioni, colore e quindi facilmente distinguibili con un vaccino per ogni tipo (il metodo usato è il gene gun). Uno studio coreano presso il Korea Research Institute of Bioscience and Biotechnology sta studiando un progetto di pomodoro vaccino contro l'Alzheimer: sempre mediante il metodo biolistico, verrebbe introdotto al suo interno il gene della proteina beta-amiloide. Si pensa che si possa irrobustire il sistema immunitario, come è stato provato con successo sui topi. Esistono ancora numerosi problemi legati ai cibi vaccino, con numerose questioni ancora da risolvere. Una di queste è il giusto dosaggio del vaccino: risulta difficile fornire esattamente l'esatta quantità di antigeni necessari, anche perchè bisogna considerare numerosi fattori come l'età, il sesso o l'altezza. Una dose troppo bassa non riuscirebbe ad attivare la risposta immunitaria e una risposta troppo alta potrebbe causare intolleranza.  


Inoltre bisogna anche considerare l'autoimmunità, specialmente per quanto riguarda i diabetici . Per evitarla una soluzione potrebbe essere sempre con i cibi vaccino, ingerendo autoantigeni che attivano i soppressori evitando l'attacco alle cellule del pancreas. Tralasciando l'aspetto prettamente scientifico, non dobbiamo dimenticare che non sempre si riesce a trovare i finanziamenti per questo genere di progetti dalle multinazionali alimentari e farmaceutiche (proprio per gli ovvi motivi di lucro sulle malattie che non devono essere debellate! NDR – MLR).  Tuttavia, nonostante tutto, le ricerche su questo campo continuano e fra pochi anni potrebbero trovare un riscontro reale nel mercato nutraceutico, dato che le potenzialità dell'idea sono enormi e potrebbe rappresentare una definitiva soluzione al problema sanitario nelle zone sottosviluppate. Sempre che questo convenga alle tasche dei potenti ! (?) (NDR-MLR). Molecole anti Aids, vaccini anti vaiolo contro il bioterrorismo, betacarotene: il tabacco può diventare una biofabbrica per produrre molecole di interesse farmaceutico e integratori alimentari come emerge dalle ricerche presentate a Benevento durante la '''Giornata dell'Innovazione in Agricoltura''. L'iniziativa è stata organizzata da Futuridea, Innovazione utile e sostenibile, in collaborazione con Consorzio per la Sperimentazione, Divulgazione e Applicazione di Biotecniche Innovative (Consdabi), assessorato all'Agricoltura della Regione Campania, consorzio Gal Cilsi dell'Irpinia, Gruppo di Azione Locale (Gal) Molise, Provincia di Benevento, gruppo Mataluni. Gli studi sono tutti in corso a Napoli e i ricercatori si stanno concentrando sul tabacco come biofabbrica di molecole di interesse farmacologico perchè la pianta, ha spiegato Manuela Rigano dell'università Federico II, non è commestibile. Quindi in una eventuale applicazione non si sottraggono piante a scopi alimentari per uomini e animali, ''è facilmente coltivabile e trasformabile dall'ingegneria genetica per ottenere piante transgeniche''. Molecole contro l'Aids: ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dell'Istituto Pascale hanno ottenuto piante di tabacco transgeniche inserendo nel Dna della pianta un gene del virus Hiv per far produrre alla pianta una proteina chiamata Gag, attualmente in sperimentazione sui topi, da usare come antivirale contro il virus Hiv. Vaccino anti-vaiolo contro il biotetrrorismo: la pianta di tabacco si è dimostrata anche una biofabbrica di vaccini: ''inserendo nel tabacco un gene del vaiolo – ha spiegato Luigi Frusciante, dell'universita' Federico II di Napoli - sono state ottenute piante di tabacco allo studio per produrre un vaccino contro il vaiolo''. La ricerca, finanziata anche dall'Istituto Spallanzani di Roma, è frutto di una collaborazione fra Cnr e università Federico II. Sebbene il vaiolo sia stato eradicato, la ricerca e' stata condotta, spiega la ricercatrice Manuela Rigano della università Federico II, ''perchè il vaiolo è una delle malattie prese in considerazione dal bioterrorismo''. I vantaggi di ottenere vaccini dalle piante ha spiegato Frusciante, sono soprattutto due: perchè i vaccini di origine vegetale sono meno costosi e non hanno effetti collaterali dannosi per l'uomo. Integratori alimentari: dal tabacco è possibile ottenere anche integratori alimentari: lo dimostra il gruppo di ricerca di Cnr, università Federico II e università di Salerno che, inserendo nel Dna del tabacco il gene di un batterio, riescono ad aumentare la produzione di betacarotene da parte della pianta. Vaccini contro l'antrace e anticorpi contro la carie: negli Stati Uniti sono in fase di sperimentazione avanzata progetti che utilizzano piante di tabacco modificate per produrre antivirali, vaccini contro l'antrace, anticorpi contro la carie e il cancro. ''Da un ettaro di tabacco - ha osservato Frusciante - si possono produrre 50 chilogrammi di anticorpi contro la carie, 900 milioni di dosi di vaccini contro l'antrace, 19 chilogrammi di proteine antitumorali''.



Prodotte molecole che potrebbero essere utili per sviluppare in tempi brevi vaccini sicuri ed economici

Nuove prospettive in biomedicina: nei laboratori del Centro di ricerche ENEA della Casaccia dalla pianta del tabacco sono state prodotte molecole che potrebbero essere utili per sviluppare in tempi brevi vaccini sicuri ed economici e nuovi strumenti diagnostici per fronteggiare eventuali nuove emergenze sanitarie. Le applicazioni partono dalla SARS, la sindrome respiratoria acuta grave divenuta vera e propria emergenza mondiale nel 2003, che seppur contenuta all’epoca presenta ancora oggi un elevato rischio di nuovi episodi, in quanto non è ancora disponibile un vaccino, nonostante gli sforzi a livello globale. Il percorso avviato da ENEA consiste in una vera e propria “fabbrica di molecole” dal grande potenziale: grazie allo studio, condotto  in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Prince of Wales Hospital di Hong Kong, sono state prodotte in pianta alcune molecole del virus che causa la SARS. Questo approccio, tuttavia, può essere esteso ‘in generale’ anche ad altri agenti infettivi con possibile uso bioterroristico o con potenziale pandemico, come ad esempio l’epidemia da virus Zika, esplosa di recente in America Latina, che rappresenta una delle grandi emergenze sanitarie degli ultimi anni. Utilizzando le piante come bioreattori – in questo caso una specie di tabacco considerata un modello per la molecular farming –  lo studio ha permesso di produrre, in particolare, una molecola del virus che è stata riconosciuta dagli anticorpi di persone che avevano contratto la SARS nel 2003, aprendo quindi la strada allo sviluppo di test diagnostici rapidi ed economici, ma anche di strumenti innovativi per la protezione e la cura degli individui affetti da queste patologie. I vaccini ottenuti da piante, infatti, sono la nuova frontiera nel campo della prevenzione di epidemie e pandemie: veloci da ottenere (anche solo due settimane), sicuri e poco costosi. Lo studio è il risultato della collaborazione di alto livello tra centri di ricerca di Italia e Cina dalle competenze multidisciplinari tra cui biologia molecolare, biotecnologie vegetali, virologia, medicina e immunologia, ed è stato pubblicato di recente su Frontiers in Plant Science, un’autorevole rivista internazionale del settore. Oltre alla SARS, negli ultimi due decenni alcuni virus, come ad esempio Ebola e di recente Zika, hanno causato malattie ad alto potenziale pandemico provocando vere e proprie emergenze sanitarie per il rischio di diffusione su scala globale. “L’attenzione da parte degli Stati e delle industrie farmaceutiche rispetto a questi eventi contagiosi non è sempre costante – sottolinea la ricercatrice ENEA Rosella Franconi – soprattutto in termini di attività di ricerca, prevenzione e investimenti. Avere competenze per produrre velocemente e a costi contenuti, strumenti diagnostici e vaccini, può dare un contributo importante alla gestione e alla risoluzione di queste emergenze ma è necessario mantenere elevata la sorveglianza sanitaria e la profilassi internazionale, come pure sostenere la ricerca pubblica finalizzata ad accelerare lo sviluppo di tecnologie preventive e di controllo contro le infezioni causate da virus emergenti e riemergenti’.

RIUSCIREMO DAVVERO A COMPIERE QUESTA IMPRESA? OPPURE GLI INTERESSI POLITICO-ECONOMICI FARANNO IN MODO CHE NULLA DI TUTTO CIO’ SI REALIZZI?

Da:
http://www.enea.it/it/Stampa/news/salute-dalle-piante-una-biofabbrica-per-futuri-vaccini
http://titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagliofigli&id=79
http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/biotech/2012/06/15/Piante-tabacco-un-gene-virus-Hiv_7044335.html
http://www.liceotorricelli.it/TorricelliWeb/premiati2012_file/Terzopremio/progetto/I%20cibi%20vaccino.html
http://www.meteoweb.eu/2016/02/salute-dalle-piante-una-biofabbrica-per-futuri-vaccini/641080/


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DI MARCO LA ROSA
SONO EDIZIONI OmPhi Labs




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