SIAMO TROPPO PRIMITIVI PER
RILEVARE CIVILTÀ EXTRA-TERRESTRI? OPPURE C’È DELL’ALTRO?
Alcuni degli astronomi più
importanti del nostro tempo, tra cui l'astronomo reale inglese Sir Martin Rees,
credono nell'esistenza di civiltà extraterrestri avanzate nel cosmo e che
queste per comunicare, piuttosto che utilizzare segnali radio o segnali
luminosi visibili, si servano di mezzi di comunicazione del tutto diversi da
quelli che conosciamo. Secondo gli scienziati, gli alieni potrebbero comunicare
utilizzando ‘neutrini spettrali’ o ‘onde gravitazionali’ (? –ndr), tecniche che
solo adesso l’umanità sta cominciando a comprendere e che, comunque, sono al di
fuori delle nostre capacità attuali. “Il fatto che non abbiamo ancora trovato
la minima prova della vita extraterrestre (intelligente e non), non mi
sorprende e non mi delude”, ebbe a dire Arthur C. Clarke poco prima di morire
nel 2008. “La nostra tecnologia deve
apparire ridicolmente primitiva ad una civiltà extraterrestre avanzata, tanto
da poter essere considerati come selvaggi della giungla”. Inoltre, Sir
Martin Rees, cosmologo e astrofisico della Regina d’Inghilterra e presidente
della Royal Society, ritiene che la possibilità di rilevare l’esistenza di vita
extraterrestre potrebbe essere al di là della comprensione umana. “Potrebbe trovarsi davanti ai nostri occhi,
faccia a faccia, e non essere in grado di riconoscerla”, spiega Rees. “Il problema è che siamo alla ricerca di
qualcosa di molto simile a noi, postulando che queste intelligenze non
terrestri abbiano sviluppato la stessa nostra matematica e tecnologia. Ho il
sospetto che ci potrebbe essere vita intelligente là fuori, in forma che non
siamo in grado di concepire. Proprio come uno scimpanzé non può capire la
teoria quantistica, la vita intelligente potrebbe esistere come aspetti della
realtà che sono al di là della capacità della nostra mente”. Frank Drake,
fondatore del SETI e inventore della famosa equazione omonima, ritiene che la
tecnologia satellitare e la ‘rivoluzione digitale’ stiano rendendo l’umanità
invisibile a potenziali intelligenze non terrestri. L’utilizzo
dell’informazione digitale, infatti, sta causando una progressiva diminuzione
delle trasmissioni televisive e radio diffuse nello spazio. La Terra è
attualmente circondata da un guscio di radiazioni causata da trasmissioni
televisive, radiofoniche e radar analogici. Questi segnali, secondo Drake,
sarebbero avvertiti dagli alieni come potenziale presenza di una civiltà
tecnologica sul pianeta. Sebbene tali segnali si siano diffusi quanto basta per
raggiungere molti sistemi stellari vicini, essi stanno rapidamente scomparendo,
facendo cadere l’umanità in una sorta di ‘oblio cosmico’. Nel 1960, Drake ha
guidato la transizione dell’Osservatorio di Arecibo in un centro di
radioastronomia. Come ricercatore, egli è stato coinvolto nelle prime
osservazioni delle pulsar. Drake è stato anche colui che nel 1972, insieme a
Carl Sagan, progettò la famosa targa applicata sulla sonda Pioneer, il primo
messaggio fisico umano inviato nello spazio. La targa fu pensata per essere
comprensibile da eventuali extraterrestri che l’avrebbero incontrata. Milan
Cirkovic, dell’osservatorio astronomico di Belgrado, fa notare che l’età media
dei pianeti nella Via Lattea è di circa 2 miliardi di anni superiore all’età
della Terra e del Sistema Solare. Questo significa che l’età media di una
civiltà tecnologia extraterrestre potrebbe essere molto superiore a quella
della civiltà umana. L’ampiezza di questo intervallo fa ritenere che la
capacità di poter osservare eventuali comunità extraterrestri potrebbe essere
al di là della nostra tecnologia. Dato che in questo momento non vi è alcuna
prova diretta o indiretta dell’esistenza di civiltà extraterrestri, una di
queste possibilità potrebbe indicarne il motivo:
A) Siamo i primi esseri
intelligenti del cosmo in grado di rendere nota la nostra presenza e, prima o
poi, saremo capaci di lasciare il nostro pianeta. A questo punto, non ci sono
altre forme di vita avanzate come la nostra;
B) La vita extraterrestre
potrebbe non esistere, oppure essere così rara e lontana che di fatto non
potremo mai entrare in contatto con essa, rendendola inesistente, almeno in
senso pratico;
C) Molte civiltà aliene potrebbero
essere esistite prima di noi e che per qualche ragione sconosciuta si sono
estinte, senza lasciare traccia della loro esistenza (o, almeno, non siamo
riusciti ancora a scovare le tracce della loro passata esistenza);
D) Esistono molte civiltà extraterrestri.
Forse alcune di loro non hanno avuto interesse ad espandersi nello spazio,
rimanendo nei confini del loro sistema stellare; altre potrebbero essere
talmente avanzate da risultare invisibili ai nostri strumenti. Se si esclude la
possibilità offerta da alcune confessioni di fede, secondo le quali l’umanità è
frutto di una creazione esclusiva da parte di un principio singolare
solitamente chiamato ‘Dio’, allora la proposizione A è abbastanza improbabile. Supponendo
che gli esseri umani si siano evoluti come le altre forme di vita sul nostro
pianeta attraverso la selezione naturale, allora l’umanità è il frutto di un
principio che pervade l’intero universo. Quindi, se ci sono quasi certamente
altri pianeti in grado di sostenere una qualche forma di vita, è altamente
improbabile che gli esseri umani siano una ‘straordinaria anomalia’ all’interno
dell’universo. Ben inteso, l’esistenza di un principio singolare (Dio) e la via
evolutiva non si escludono a vicenda, dato che quest’ultima potrebbe essere proprio
una ‘regola’ che deriva dal principio singolare. A questo punto, la
proposizione D è talmente probabile da sfidare ogni logica: se migliaia, o
addirittura milioni di civiltà extraterrestri esistono nell’Universo
conosciuto, allora perchè tutte, senza eccezioni, hanno scelto di non
espandersi nel cosmo o di esistere in modo tale da risultare completamente
inosservabili? E’ concepibile che alcune di esse, o forse la maggioranza,
potrebbero aver scelto questa strada, ma che lo abbiano fatto tutte sembra
alquanto improbabile. Viene in mente così la domanda che si pose il nostro
Enrico Fermi nel 1950 e che è conosciuta come l’omonimo paradosso: “Dove sono tutti quanti? Se ci sono così
tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita
extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali?”.
La situazione paradossale è dovuta al contrasto tra la sensazione, da molti
condivisa e sostenuta da stime del tipo di quella di Drake, che noi non siamo
soli nell’universo e il fatto che i dati osservativi contrastino con questa
sensazione. Ne deriva che o la sensazione intuitiva e le stime come quelle di
Drake sono profondamente errate (suggerendo che sia probabile ciò che è
estremamente improbabile o addirittura impossibile), o la nostra osservazione o
comprensione dei dati è incompleta.
Ipotesi alternative
Per rimanere fedeli alla fama di
cospiratori, vi proponiamo una teoria ‘estrema’ proposta per la prima volta da
Eric Frank Russell, scrittore di fantascienza, nel suo romanzo “Schiavi degli
Invisibili”, in cui presenta l’inquietante ipotesi che la Terra sia dominata da
esseri extraterrestri, chiamati Vitoni, entità invisibili di energia che si
nutrono della nostra energia mentale e che impediscono il contatto dell’umanità
con altre civiltà dello spazio. Russell prese lo spunto per la scrittura del
suo romanzo dalle teorie di Charles Fort, il ‘grande eretico della scienza’,
studioso americano di fatti misteriosi e fenomeni paranormali, e che amava
ripetere: “Credo che noi tutti siamo
proprietà altrui”. E spiegava: “In
passato le altre razze del cosmo venivano a visitare la Terra, ma ora non più.
Forse nei secoli scorsi una razza si è impadronita del nostro pianeta, e ora
allontana tutte le altre”. Il romanzo è stato ispirato a Russell da due
considerazioni: “Dato che tutti gli
uomini amano la pace, perché allora non riescono ad averla?”. E: “Se esistono razze extraterrestri più
progredite dell’uomo, perché non vengono a trovarci?”. La risposta di
Russell, ispiratagli dalle opere di Charles Fort, è la seguente: “Il genere umano è già stato conquistato da
altre intelligenze. Sono questi nostri sconosciuti padroni a fomentare le
guerre e ad impedire alle altre razze del cosmo di comunicare con noi”.
Nel romanzo di Russell, l’uomo è
dominato, senza averne coscienza, dai Vitoni: sfere di energia, invisibili
all’occhio umano, che si nutrono della sua energia nervosa e la mietono
istigando guerre, passioni, delitti. Un piccolo gruppo di scienziati si accorge
di questa schiavitù e a sua volta dichiara guerra ai Vitoni. Una guerra
mortale, e pericolosissima, poiché basta pensare ai Vitoni per rischiare
l’immediata distruzione. Insomma, un classico della fantascienza di grande
suggestione. Il racconto di Russell è molto simile alla teoria dei ‘Voladores’
di Carlos Castaneda, uno scrittore peruviano morto nel 1998. L’ipotesi avanzata
da Castaneda è a dir poco inquietante: “Gli sciamani dell’antico Messico
scoprirono che abbiamo un compagno che resta con noi per tutta la vita, un predatore
che emerge dalle profondità del cosmo e assume il dominio della nostra vita”. I
Voladores si nutrono solo di un determinato tipo di energia e noi ne produciamo
molta di quella energia. I predatori alimentano l’avidità, il desiderio
smodato, la codardia, l’aggressività, l’importanza personale, la violenza, le
emozioni forti, tutti gli eccessi, l’autocompiacimento ma anche
l’autocommiserazione. Le fiamme energetiche generate da queste qualità
“disarmoniche” sono il loro cibo prediletto. I Voladores non amano invece la
qualità vibrazionale della consapevolezza, dell’amore puro, dell’armonia,
dell’equilibrio, della pace, della sobrietà… in una parola aborriscono la
qualità energetica della crescita evolutiva, e hanno ogni vantaggio nel
boicottare ogni nostro incremento di coscienza. Secondo Castaneda sono stati
proprio i Voladores a instillarci stupidi sistemi di credenza, le abitudini, le
consuetudini sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre
speranze, sono loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro
Ego. Come direbbe Spok: affascinante! Di recente, a recuperare l’ipotesi della
‘prigionia aliena’, con qualche variazione, è stato David Icke, controverso
autore, ritenuto da alcuni il grande rivelatore del complotto rettiliano sul
nostro pianeta. Secondo l’ipotesi di Icke, alcuni alieni rettiliani, sotto le
mentite spoglie umane di uomini pubblici, hanno preso il controllo del nostro
pianeta impedendo all’umanità la normale evoluzione spirituale, sociale e
tecnologica. Il fine di costoro sarebbe quello di schiavizzare l’umanità e
impossessarsi definitivamente delle risorse planetarie (umanità compresa),
impedendo qualsiasi contatto tra umanità e extraterrestri (quelli buoni,
però!).
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