PER LA
RUBRICA: “ATTUALITA’ SCOMODE”, POSSIAMO TRANQUILLAMENTE
INCLUDERE QUELLE NOTIZIE SCIENTIFICHE DI MEDICINA CHE DIFFICILMENTE TROVANO
SPAZIO SUI MEDIA UFFICIALI, CONTROLLATI DAL POTERE POLITICO-FINANZIARIO. IN QUESTO SPECIFICO CASO, L’INTERESSE MAGGIORE E’ DELLE MULTINAZIONALI
FARMACEUTICHE, CHE OVVIAMENTE PROSPERANO SOLO SE L’UMANITA’ E’ AMMALATA. ECCO PERCHE’, L’INVENZIONE PURA E SEMPLICE DI MALATTIE INESISTENTI, E’ UNO DEI TANTI ARGOMENTI “TABU’ ”, DI CUI NON BISOGNA PARLARE.
MLR
“ADHD: la verità sul deficit di attenzione e iperattività
L'ADHD ovvero il
deficit di attenzione e iperattività è davvero una malattia? Le ultime ricerche dicono di no...”
Di: Fabio Sinibaldi
“La sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività
(in inglese Attention Deficit e Hyperactivity Disorder, da cui la sigla ADHD)
ha creato grande confusione negli ultimi anni. Il numero di diagnosi è cresciuto vertiginosamente, circa un bambino su cinque
sembrerebbe affetto da questa sindrome (dato rilevato dal Federal Centers for
Disease Control and Prevention). I genitori si sono disperati, alcuni
insegnanti coscienziosi sono entrati in crisi sul da farsi, altri hanno trovato
una comoda etichetta per liberarsi dei bambini difficili da gestire. I professionisti
del settore hanno cominciato a cercare di “curare” il fenomeno, ma spesso con scarsi risultati. In un quadro
caotico del genere ha fatto scandalo, di recente, la dichiarazione di Leon
Eisenberg, la persona che aveva ideato e definito l’ADHD come una patologia. Oggi il dottor Leon Eisenberg si è pentito è ha confessato che tale
patologia non esiste, si tratta solo di un’invezione (Dal settimanale
tedesco Der Spiegel, 2 febbraio 2012).
A questo
punto per fare chiarezza sul tema conviene fare un passo indietro. Le diagnosi
mediche e psicologiche nascono come etichette rapide per capire di cosa si sta
parlando. Purtroppo, storicamente, le etichette tendono a vivere di vita
autonoma, diventano un marchio indelebile che accompagna la persona. Un esempio
tratto dalla vita quotidiana può rendere bene il concetto: se
conosciamo una persona che sia chiama Marco e diciamo che è sovrappeso stiamo mettendo un’etichetta riduttiva che non tiene conto di quanti chili è sovrappeso, se questo gli crea problemi fisici o mentali,
se ha preso quei chili perché pensa erroneamente che il
fritto sia un cibo dietetico e lo mangia tutti i giorni oppure perché è molto stressato e non
metabolizza bene i carboidrati (o altro ancora). Quando parleremo di Marco con
altre persone ci riferiremo a lui come “chi? quello sovrappeso?”, fissando per sempre un’immagine
parziale della persona, come se fosse la cosa più
sicura al mondo. Pensate che lo stesso fenomeno avviene quando si dice che un
bambino ha un deficit dell’attenzione o che è iperattivo. Magari al tempo in cui è stato etichettato così - posto che lo fosse
veramente - era solo agitato perché i genitori litigavano spesso,
oppure era un bambino molto vivace in una classe di bambini tranquilli. I
confronti sono spesso la fonte di tanti inganni e fraintendimenti.
Avete
presente Gillian Lynne, la coreografa di Cats, The Phantom of the Opera e altri
famosi musical firmati da Andrew Lloyd Webber? Quando era bambina era stata
sottoposta alla valutazione di un professionista perché era sempre vivace e facilmente distraibile a scuola. Per
fortuna non avevano ancora inventato la definizione di ADHD e il professionista
che la visitò era una persona di grande
intelligenza e intuito: disse alla madre che questa bambina aveva bisogno di
muoversi e di fare qualcosa di appassionante. Così
la mamma la iscrisse a una scuola di danza... e il resto è storia. Questa è la storia di una persona
soddisfatta, che ha fatto ciò per cui era portata, ma cosa
sarebbe successo se la diagnosi fosse stata fatta ai giorni nostri e le
avessero dato un farmaco per tranquillizzarla?
Oggi per
fortuna sono tante le evidenze che la maggior parte di bambini classificati con
deficit dell’attenzione e disturbo di
iperattività in realtà non hanno nessun problema mentale o fisico. Se un problema
c’è, spesso è transitorio e dovuto a fattori esterni molto facilmente
individuabili e governabili.
Real Way
of Life, istituto internazionale di ricerca, formazione e divulgazione, ha
appena pubblicato uno studio condotto nell'arco di due anni che ha coinvolto
720 bambini tra i 5 e 16 anni (www.realwayoflife.com/bambini). È stato messo sotto la lente d’ingrandimento
il fenomeno dell’ADHD (deficit dell’attenzione e iperattività),
ma anche alcune altre diagnosi oggi molto diffuse e con caratteristiche affini:
disturbi dell’apprendimento come dislessia,
disgrafia, ma anche solo difficoltà con materie specifiche;
difficoltà emotive e relazionali come,
elevata ansietà, paura, timidezza, chiusura
relazionale. Inoltre è stata prestata attenzione alla
condizione di salute generale dei bambini, osservando la forza o debolezza del
sistema immunitario (che si manifesta attraverso allergie, intolleranze,
facilità ad ammalarsi). Lo scopo dello
studio era duplice: di verificare se si trattasse di diagnosi corrette o di
etichette generalizzate; individuare modalità
semplici ed efficaci per attenuare o eliminare i sintomi fastidiosi per i
bambini, indipendentemente da come erano stati valutati. La ricerca si
inserisce nel filone ottimistico e promettente della PNEI
(PsicoNeuroEndocrinoImmunologia), delle NeuroScienze e della Neurologia
Funzionale, discipline altamente scientifiche e innovative che stanno cambiando
i paradigmi della scienza.
Tutti i
bambini hanno seguito un piano denominato Real Kids ©, ci spiega Sara Achilli - coordinatrice del progetto -
consistente nel fornire 3 semplici accorgimenti alimentari, alcune informazioni
e suggerimenti rispetto alle proprie emozioni, due esercizi per sviluppare
autopercezione e consapevolezza corporea, tre esercizi da fare per ottimizzare
la lateralizzazione degli emisferi cerebrali. I cambiamenti sono stati valutati
a 3, 6 e 12 mesi di distanza.
Tra i
risultati più rilevanti:
• dopo un anno l'87% dei bambini ha
riscontrato miglioramenti significativi rispetto alle proprie difficoltà iniziali e la maggior parte dei cambiamenti è avvenuta entro 6 mesi;
• il miglioramento dei risultati scolastici è stato sostenuto, in particolare, dall'assunzione regolare
di Omega 3 e dagli esercizi con i movimenti oculari;
• l’alimentazione delle madri in
gravidanza e in allattamento influisce direttamente sulle capacità cognitive dei figli;
• la gestione delle emozioni (come
iperemotività, reazioni ansiose eccessive,
comportamenti aggressivi) è migliorata per il 68% dei
casi nel primo mese;
• il maggior effetto sulla riduzione dell’ansia si è avuto grazie allo sblocco
della respirazione diaframmatica e a una spiegazione di un’ora delle emozioni dal punto di vista etologico (l’uomo visto come animale da branco);
• la riduzione degli zuccheri raffinati ha
portato al buon miglioramento di tutti i bambini, indipendentemente dalla
problematica evidenziata;
• tutti i bambini, anche i più piccoli, sono stati consapevoli dei cambiamenti avvenuti,
dimostrando una capacità riflessiva di solito
inaspettata in certe fasce di età ed evidenziando come un
bambino si accorga immediatamente quando viene eliminato un elemento di blocco
o di disagio.
Questi
risultati sono incoraggianti e confermano quelle teorie per cui tutte le risorse
per stare bene sono già dentro di noi e in quello che
la natura ci offre, basta sapere come attivarle e come rimettersi in fisiologia”.
Riferimenti
bibliografici e sitografici
Swanson
J, Baler RD, Volkow ND. Understanding the effects of
stimulant medications on cognition in individuals with attention-deficit
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Lakes KD, Swanson JM, Riggs M. The Reliability and
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Behavior Rating Scales in a Preschool Sample: Continuum Measures of
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print]
Langberg JM, Molina BS, Arnold LE, Epstein JN, Altaye
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academic achievement and performance in a sample of children with
attention-deficit/hyperactivity disorder. J Clin Child Adolesc Psychol.
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Recruitment and Participation of Diverse Communities in the National Children's
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Vaughn AJ, Epstein JN, Rausch J, Altaye M, Langberg J,
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and nonmedical use of stimulant drugs, basis for the distinction, and risk of
addiction: Comment on Smith and Farah (2011). Psychol Bull. 2011
Sep;137(5):742-8.
Murray-Close D, Hoza B, Hinshaw SP, Arnold LE, Swanson
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children with attention-deficit/hyperactivity disorder in the Multimodal
Treatment Study of Children With ADHD: developmental cascades and vicious
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Motivation deficit in ADHD is associated with dysfunction of the dopamine
reward pathway. Mol Psychiatry. 2010 Sep 21. [Epub ahead of print]
Langberg JM, Epstein JN, Simon JO, Loren RE, Arnold
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Parental Agreement on ADHD Symptom-Specific and Broadband Externalizing Ratings
of Child Behavior. J Emot Behav Disord. 2010 Mar;18(1):41-50.
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20
luglio Seminario "Tutti i bambini
sono sani: la verità sull'ADHD"
5-6
ottobre Master: Bambini Speciali - Il programma 3keys
GRAZIE A:
http://www.scienzaeconoscenza.it/
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ACQUISTABILE DIRETTAMENTE DAL SITO OMPHILABS ED IN LIBRERIA
http://www.omphilabs.it/prod/L-UOMO-KOSMICO.htm
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