IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

mercoledì 17 settembre 2008

SERPENTI E COLTELLI


























Di Marco La Rosa


Le Cripte del Tempio della Dea Hathor, a Dendera, furono ritrovate alla metà del 1800 e.c. (era comune) da Auguste Mariette; una volta liberate dai detriti e dalla sabbia, rivelarono al mondo sorprendenti incisioni, raffiguranti alcuni degli innumerevoli rituali contemplati nell’egittologia classica.

Le succitate cripte vennero però chiuse al pubblico nel 1973, a seguito di un “misterioso” furto avente per oggetto proprio le incisioni adornanti le pareti. Alcune di queste, infatti, vennero letteralmente asportate.

Per nostra fortuna Mariette, con lo scrupolo del grande archeologo, riportò a mano, su carta, tutte le incisioni presenti nelle cripte, pubblicandole in Europa nel 1869 in cinque corposi volumi. Oltre a questa monumentale opera, di tali incisioni ci restano oggi anche numerose fotografie, scattate nel 1934 da Emile Chassinat per l’Istituto Francese di Archeologia Orientale.

Secondo l’interpretazione in chiave paleoastronautica, le cripte di Dendera rappresenterebbero una “tecnologia fuori tempo” per la cultura egizia e cioè l’utilizzo dell’elettricità o, meglio ancora, dell’illuminazione mediante la “lampadina”.
Von Daniken, Habeck e Krassa (come molti altri) concordano nell’attribuire proprio a tale tecnologia l’assenza di fuliggine sulle pareti, incise o dipinte dagli egizi nelle profondità della terra, ove, per ottenere tali meraviglie, l’uso comunemente accettato di lampade ad olio avrebbe sicuramente comportato il deposito di una notevole quantità di fuliggine, peraltro non riscontrata.
Nemmeno l’audace ipotesi degli “specchi” convoglianti la luce del sole risulta praticabile: infatti gli Egizi utilizzavano specchi d’argento, riflettenti solo il 40% della luce diretta su di essi; ciò significa che dopo soli quaranta metri di profondità tutta la luce sarebbe venuta meno !!!!
La scienza “ufficiale” ribatte a queste teorie, spiegando che gli incisori erano soliti aggiungere del semplice “sale” alle loro lampade, per evitare che queste sprigionassero fuliggine; teoria, però, ancora tutta da dimostrare!!!!!

Un’altra interessante ipotesi è stata formulata da Mario Pìncherle, secondo cui le figure che appaiono nelle incisioni rappresenterebbero l’Umanità che porta l’”uovo cosmico”, simbolo della vita, il cui gamete a forma di serpente procede o con il capo avanti (evoluzione) o con il capo reclinato (involuzione).
L’involuzione sarebbe provocata dalla “guerra” (coltelli in mano alla scimmia, che identifica l’ominide); la figura con le braccia alzate rappresenterebbe lo scorrere del tempo; la “Torre Zed” a quattro livelli identificherebbe la quarta era dell’Umanità e le braccia che ne fuoriescono indicano l’influenza di Osiride sulle vicende umane.

Secondo l’ultima e incredibile ipotesi, formulata dal fisico italiano Clarbruno Vedruccio, il tutto sarebbe incredibilmente identico al sistema a raggi “X” messo a punto da Roentgen nel 1895 (cfr. figura 1); i bulbi sono troppo simili (vedi schema) per trattarsi di semplice coincidenza !...
Dice infatti Vedruccio: “ Personalmente ritengo che questi disegni rappresentino un rituale e non un uso prettamente tecnico: gli Egizi avevano trovato questa tecnologia, ma non sapevano a cosa servisse. Il primo impiego forse non era destinato a far luce , ma a generare raggi “X” a bassa energia, forse per applicazioni legate alla mineralogia ovvero alla ricerca di materiali fluorescenti.
Evidentemente il creatore di questo dispositivo doveva avere bisogno di qualcosa che emettesse tali radiazioni. Il disegno che mostra il Dio Thot con i coltelli alzati davanti alla lampada fa comprendere al “tecnico” che quella zona è pericolosa !
Infatti i raggi “X” scaturiscono proprio dal bombardamento degli elettroni (la serpe) sul bersaglio, costituito dai braccetti all’interno dell’ampolla. Un’altra emissione si ottiene anche bombardando con elettroni accelerati il silicio posto nella parte del tubo perpendicolare al serpente. Nelle foto di Dendera la serpe ha la testa rivolta verso l’alto: anche questo effetto è comprensibile, si tratta della deformazione della scarica di ionizzazione (serpe) a causa dell’impulso magnetico generato durante le fasi di conduzione (innesco) del trasformatore Zed. Un effetto noto come “deflessione magnetica” ed impiegato per formare l’immagine sugli schermi televisivi “.
Ma chi lo aveva ideato, usato e poi abbandonato?
Le ipotesi al riguardo sarebbero molte, non ultime anche le teorie di Sitchin sui Nephilim (cfr. La Genesi, Il Dodicesimo Pianeta) riguardanti, in specifico, la creazione di un “essere di fatica” per l’utilizzo in miniera !!!!

Tutto ciò non ci è giunto direttamente, ma attraverso la decifrazione di scritture sconosciute e ideogrammi arcaici: perché tra l’egittologia accademico-conservatrice e i ricercatori “di confine” non vi può essere nessun punto d’incontro ?
Le interpretazioni sono agli antipodi !
Gli antichi egizi erano effettivamente depositari “ignoranti” di qualcosa più grande di loro ? Il segreto era allora alla base della casta sacerdotale, come in effetti si evince dal “maniacale” utilizzo dei riti iniziatici e del compito, appunto, “segreto” dei sacerdoti: “ Non rivelate in alcun modo i riti che vedete nei templi del “Mistero” più assoluto “.
“ Sono un sacerdote istruito nel mistero, il cui petto non (lascia) uscire ciò che ha visto “. “Sono quattro le formule (che resteranno) segrete, che tu hai penetrate. Non (le) pronunciare, per paura che i profani le ascoltino ! “
Immagini e formule: ecco ciò che deve per sempre rimanere nascosto; il silenzio è la regola. D’altronde, nell’antico Egitto questa virtù resta il punto di appoggio più sicuro !

Permettetemi ora di aggiungere qualcosa di personale alle interpretazioni “estreme”, presentate poc’anzi.
Ritengo di aver riscontrato un’interessante analogia alle incisioni di Dendera nel papiro “GREENFIELD”, custodito al British Museum di Londra (fig. 2), nel quale si riconosce perfettamente, nella parte bassa, la raffigurazione del serpente (libero da “costrizioni”= lampada ?) e, davanti a lui, il Dio Thot con i coltelli in mano. Nella parte alta il Dio Osiride è raffigurato trionfante, seduto sul trono.

Scomponiamo ora solamente la parte che ci interessa, anche se il tutto andrebbe letto nell’insieme, stando ai canoni ufficiali di decifrazione. Ritengo che in questo caso si possa fare un’eccezione, poiché dobbiamo comparare ed in parte completare la teoria del Dott. Vedruccio.

Cosa rappresentava il serpente per la cultura egizia?
APOPHIS, serpente malefico e simbolo delle forze demoniache del male, contrasta le forze della “luce”, simboleggiate da RA.
Rappresenta anche il “dualismo” o, meglio, il potere che emana dalla dualità.
Potere creativo e distruttivo insieme.




Chi era il Dio Thot ?
Dio lunare con culto a Hermopolis. Patrono delle scienze e inventore della scrittura geroglifica. Creatore dell’Universo per mezzo della parola , secondo la teologia del suo collegio sacerdotale. Raffigurato “antropomorfo” con testa di ibis, animale a lui sacro. Dai Greci successivamente assimilato a Hermes; con l’avvento delle teorie “iniziatiche”, in epoca ellenistica divenne “Ermete Trismegisto” (= tre volte massimo).

Perché associare un Dio “essenzialmente positivo ma misterioso” come Thot con uno “potenzialmente negativo” come Apophis ?
Da sempre l’uomo teme ciò che non sa spiegare, associando in molti casi lo “sconosciuto” al male: e quindi Apophis !
Ma chi, tramite la scienza (proto-retro-ingegneria), poteva “illuminare” e quindi comprendere l’ignoto, se non il misterioso Dio Thot ?
Thot aveva compreso (e quindi “domato”) l’”ignoto macchinario che creava morte” (folgoratore, raggi “X” ?) e fu obbligato, da quel momento in poi, a segnalarne il pericolo (monito), alzando davanti a sé i coltelli !!!

Il papiro Greenfield, successivo alle incisioni di Dendera, ha conservato questa “associazione”!!

Forse, oltre a formule ed immagini, l’ultimo e più importante compito sacerdotale fu quello di celare (forse per sempre) agli occhi dell’Umanità ciò che era stato creato dagli Dei ? O forse proprio gli Dei avevano impartito istruzioni affinché il ritrovamento dovesse avvenire in uno specifico e ben preciso momento ?

Noi continueremo a cercare incessantemente, nella speranza che il “preciso momento” sia ormai prossimo.





Bibliografia:



Hera, n. 5 – 6 Maggio , Giugno 2000

Il Serpente Celeste, J.H.West – Corbaccio 1999

Iniziati e riti iniziatici nell’antico Egitto, M. Guimot- Mediterranee 1999

Vita quotidiana degli Egizi, F. Cimmino – Rusconi 1985

I Testi delle piramidi, manuale di vita, C. Jacq – Bompiani 1998

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