IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

venerdì 23 ottobre 2015

LA STELLA DALLA LUCE MISTERIOSA


SEGNALATO DAL DR. GIORGIO PATTERA (GIORNALISTA E BIOLOGO)

UNA STRANA LUCE arriva da KIC 8462852, una stella proprio sopra la via Lattea, in mezzo alle costellazioni del Cigno e della Lira, a 1481 anni luce da noi. Così strana che dopo averla osservata a lungo con il telescopio spaziale Kepler, gli astronomi rimangono perplessi. E il professor Jason Wright della Penn State University, a breve pubblicherà un report in cui verranno delineati i contorni del mistero. Per almeno provare a capire cosa c'è lassù. Perché il telescopio registra una peculiare intermittenza dei fotoni, come se davanti a quella stella passassero delle "megastrutture", magari realizzate da una civiltà aliena per carpire l'energia della stella.

MA…NON DIMENTICHIAMOCI CHE PER PRIMO ARRIVO’ DYSON !

Una sfera di Dyson è una ipotetica enorme struttura di rivestimento che potrebbe essere applicata attorno ad un corpo stellare allo scopo di catturarne l'energia. È stata teorizzata dall'astronomo britannico Freeman Dyson. Nel suo articolo Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation ("Ricerca di sorgenti stellari artificiali di radiazione infrarossa"), pubblicato nel 1959 sulla rivista Science, Dyson teorizzò che delle società tecnologicamente avanzate avrebbero potuto circondare completamente la propria stella natia per poter massimizzare la cattura di energia proveniente dall'astro. Rinchiusa così la stella, sarebbe possibile intercettare tutte le lunghezze d'onda del visibile per inviarle verso l'interno, mentre tutta la radiazione non utilizzata verrebbe mandata all'esterno sotto forma di radiazione infrarossa. (ndr MLR).

Da ciò consegue che un possibile metodo per cercare civiltà extraterrestri potrebbe essere proprio la ricerca di grandi fonti di emissione infrarossa nello spettro elettromagnetico. Con variazioni non periodiche e picchi irregolari di ostruzione della luce della stella che arrivano anche al 22%. Insomma, una situazione inedita e diversa dal tipico scenario di regolarità di questi dati che porta alla scoperta di un esopianeta.
Ma perché è così atipica la situazione di KIC 8462852, al punto che gli astronomi arrivano a parlare di un argomento tabù per la scienza, civiltà extraterrestri avanzate? Perché le informazioni che arrivano dal telescopio escludono ogni possibile spiegazione eccetto una, uno sciame di comete attirate nell'orbita di KIC 8462852 da un'altra stella, o un impatto avvenuto in tempi distanti. Ma per il verificarsi di questa condizione, KIC 8462852 dovrebbe essere molto più giovane di quello che è, e non ci sono riscontri all'infrarosso. Dice Wright all'Atlantic: "L'ipotesi aliena è sempre l'ultima che andrebbe considerata. Ma quello che vediamo è proprio qualcosa che ci aspetteremmo che una civiltà aliena costruirebbe".  Una volta esclusi errori degli strumenti e letture sbagliate, certo. A questo pensa Tabetha Boyajian di Yale: "Tutto regolare" sul fronte tecnico. Per sapere cosa c'è nell'orbita di KIC 8462852 servono approfondimenti. Forse comete, forse megastrutture intorno a una stella, delle "sfere di Dyson" come quelle degli episodi di Star Trek, quindi. Tecnologia per assorbire energia finalizzata al mantenimento della vita. Del resto, uno dei metodi di ricerca di civiltà aliene avanzate è proprio l'individuazione di possibili tecnologie. Così nella vicenda si inserisce anche Andrew Siemion, direttore del SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence). E l'ipotesi aliena inizia ad essere presa piuttosto sul serio dagli scienziati. Il prossimo passo, previsto per gennaio, sarà puntare un'antenna radio verso la stella per verificare se esistono frequenze associabili a questo scenario. Se insomma possa essere vero che attorno a KIC 8462852 ci siano dei giganteschi pannelli solari alieni, installati quasi 1500 anni fa. O per verificare se qualunque cosa abbia visto Kepler, sia ancora lì dopo tutto questo tempo.

Fonte:



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martedì 20 ottobre 2015

IMMUNO - ONCOLOGIA


SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

IMMUNO-ONCOLOGIA, ITALIA LEADER E SIENA TRA I PRIMI CENTRI AL MONDO

L’immuno-oncologia parla italiano. Il nostro Paese ha guidato i più importanti studi clinici con questa nuova arma e Siena è la capofila a livello mondiale. In dieci anni nella città toscana più di 700 pazienti sono stati trattati con queste terapie innovative che stimolano il sistema immunitario a combattere il cancro. Il melanoma ha rappresentato l’apripista in sperimentazioni che si sono poi allargate a molti tipi di tumore, da quelli del polmone, del rene, della prostata, del colon-retto e del cervello, fino al mesotelioma e ad altre neoplasie rare. L’Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, diretta dal prof. Michele Maio, è tra i primi centri al mondo per numero di patologie trattate con questo nuovo approccio. Proprio la città toscana ospita il XIII Congresso NIBIT (Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori) con la partecipazione dei più importanti esperti a livello internazionale. E da Siena arriva l’appello dei ricercatori perché queste terapie innovative siano subito disponibili per i pazienti. “Il nostro centro è nato dieci anni fa – spiega il prof. Maio, che è anche presidente del NIBIT e della Fondazione NIBIT -. All’inizio poteva sembrare una sfida. Oggi l’immuno-oncologia si è affermata come la quarta arma disponibile per sconfiggere il cancro in grado di generare grandi benefici sia nei tumori solidi che in quelli ematologici. Il primo farmaco immuno-oncologico approvato, ipilimumab, ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nel melanoma in fase avanzata: nel 20% dei pazienti la malattia si ferma o scompare del tutto, e aumenta la sopravvivenza a lungo termine. In questo tumore della pelle è ormai possibile evitare la chemioterapia. Un passaggio che avverrà a breve anche nel tumore del polmone, con importanti vantaggi per i pazienti perché oggi uno su cinque trattato con un nuovo farmaco immuno-oncologico, nivolumab, è vivo a tre anni. Siamo di fronte a un risultato straordinario in una delle patologie a maggiore impatto, con 41.000 nuove diagnosi stimate in Italia nel 2015”. Il 21 luglio scorso la Commissione Europea ha approvato nivolumab nel tumore del polmone non a piccole cellule squamoso localmente avanzato o metastatico, precedentemente trattato con la chemioterapia. Il 22 settembre l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha inserito il farmaco nella lista prevista dalla legge 648/96, consentendo così a 1.400 pazienti colpiti da questa forma di neoplasia, non inclusi nel programma di uso compassionevole, di poter disporre del trattamento a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale. Nivolumab, così come un altro anticorpo diretto contro PD-1, pembrolizumab, però non è stato ancora approvato nel nostro Paese nel melanoma. “È importante che anche i pazienti con questo tipo di tumore della pelle, che nel 2015 in Italia colpirà circa 11.300 persone, possano accedere quanto prima alla terapia innovativa – continua il prof. Maio -. Studi recenti hanno dimostrato l’efficacia della combinazione di ipilimumab e nivolumab. L’associazione ha evidenziato una riduzione delle dimensioni del tumore, cioè tassi di risposta non solo maggiori rispetto ai due farmaci somministrati in monoterapia ma anche più veloci e duraturi. Il regime di combinazione nel melanoma è stato approvato recentemente negli Stati Uniti dall’ente regolatorio americano, la Food and Drug Administration (FDA), ma spesso i pazienti italiani devono attendere molti mesi prima di poter accedere a queste armi. Chiediamo alle Istituzioni di prevedere approvazioni accelerate quando si tratta di terapie realmente innovative”. L’obiettivo di cronicizzare la malattia, già raggiunto in alcuni pazienti con melanoma, potrà essere esteso a altri tipi di tumore grazie all’associazione di queste molecole. “I risultati degli studi nel melanoma rafforzano le nostre convinzioni che le future terapie consisteranno nella combinazione di più farmaci immuno-oncologici, tra cui nivolumab e ipilimumab, che possono modulare il sistema immunitario per offrire ai pazienti con tumore opzioni di maggiore efficacia, più di quanto si possa ottenere con gli attuali approcci terapeutici – sottolinea il prof. Giorgio Parmiani, past president NIBIT e già direttore dell’Unità di Immuno-Bioterapia del Melanoma e Tumori Solidi dell’Istituto Scientifico Fondazione San Raffaele -. Nel 2011, la sopravvivenza a lungo termine in pazienti con melanoma metastatico era un risultato impensabile, ma l’introduzione di ipilimumab ha aiutato a rendere questo obiettivo una realtà per il 20% dei pazienti. Ora stiamo incrementando questi successi con nivolumab, il primo inibitore di PD-1 a dimostrare un aumentato beneficio in termini di sopravvivenza. Inoltre l’utilizzo delle tecniche di genomica consente oggi di identificare gli antigeni, cioè i bersagli verso cui il paziente può sviluppare una risposta immunologica efficace attivata dagli anticorpi immunomodulanti”. “Stiamo assistendo a risultati importanti anche nel tumore del rene – continua il prof. Parmiani -. Nivolumab infatti ha dimostrato di ridurre il rischio di morte del 27% nelle persone colpite dalla malattia in fase metastatica rispetto alla terapia standard”.  L’utilizzo di queste terapie non comporta necessariamente un incremento dei costi per il sistema sanitario nazionale. Infatti si stanno indentificando marcatori tumorali per indentificare in anticipo i pazienti in cui i farmaci immuno-oncologici potranno essere efficaci. “Così sarà possibile risparmiare risorse - continua il prof. Maio -. Ad esempio nel tumore del colon-retto è stata identificata una sottopopolazione di pazienti con specifiche caratteristiche molecolari che rispondono molto bene all’immunoterapia. Il carcinoma del colon-retto finora non è stato considerato un modello di sperimentazione per l’immunoterapia perché ritenuto poco immunogenico, ma oggi i dati preliminari stanno evidenziando risultati impressionanti in determinate categorie di pazienti. Gli studi di fase I sono fondamentali per implementare questo tipo di conoscenze, anche se in Italia sono in netto calo. Uno degli obiettivi del NIBIT è proprio quello di promuovere sperimentazioni pre-cliniche e cliniche in grado di portare risultati immediati al letto del paziente”. Il NIBIT riunisce in rete le più importanti strutture italiane, circa 50, che si occupano di bioterapia dei tumori. Da una costola del network è nata nel 2012 la Fondazione NIBIT. “Questo ente – conclude il prof. Maio – vuole sviluppare studi spontanei con finalità non commerciali che si occupano di alcune patologie ‘di nicchia’. Partendo dai dati generati dal nostro centro a Siena nel corso di sperimentazioni spontanee sono nati studi registrativi internazionali ad esempio nel mesotelioma, per il quale la prossima settimana partirà a Siena uno studio clinico che combinerà i due anticorpi tremelimumab e durvalumab diretti contro le molecole CTLA-4 e PD-1”.

Da:
http://salutedomani.com/article/immuno_oncologia_italia_leader_e_siena_tra_i_primi_centri_al_mondo_19718



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sabato 17 ottobre 2015

E' TARDI ...


del Dr. Giuseppe Di Bella


La classe medica non ha gradito  l’ultimo  "diktat"  dei politici, che col consueto disprezzo della dignità e libertà del medico, stanno imponendo scelte diagnostiche autoritarie e arbitrarie  penalizzando con gravi sanzioni il medico insubordinato. Da decenni i burattini politici delle multinazionali  si sono arbitrariamente interposti tra medico e paziente  gestendo  interamente tutti i settori della sanità, con criteri clientelari  e nel  rispettoso e zelante ossequio solo  degli interessi delle multinazionali del farmaco, mai dei  disprezzati sudditi italiani. Già nel 1996,  questi onesti e disinteressati servitori del popolo italiano, avevano  realizzato  una dittatura terapeutica  eliminando  completamente  la libertà del medico di prescrivere secondo scienza e coscienza, applicando in ogni singolo caso le relative evidenze scientifiche reperibili in letteratura, ricercando il miglior rapporto tra efficacia e tollerabilità di ogni farmaco, impiegato in base all’esperienza professionale propria e dei colleghi. Solo ed unicamente grazie alle ricerche e ai documentati risultati clinici  del Prof Luigi di Bella,  nel  1997, l’opinione pubblica  prese  coscienza della gravità e del pericolo per la salute e la vita di una sanità autoritaria, tirannicamente gestita da una classe politica corrotta. Grazie al movimento di opinione creato dal Prof Di Bella, sotto la pressione dell'opinione pubblica, nel 1998 fu formulata e applicata la disposizione di legge, la cosiddetta “legge Di Bella” (articolo 3, comma 2 D.L. n. 17 del 23 febbraio 98, conv. con modificazioni, dalla legge 8 aprile 1998, n. 94), che ridava dignità e libertà al medico consentendogli  di prescrivere al di fuori dei vincoli burocratici ministeriali secondo scienza e coscienza, in base alle evidenze scientifiche, allora, come oggi, in gran parte disattese dal prontuario Ministeriale. Dopo aver grossolanamente falsificato la sperimentazione del 98 sul Metodo Di Bella, come ampiamente documentato, e aver fatto instancabile e continua opera di disinformazione sul Metodo Di Bella, solo nel 2007, nella completa indifferenza della classe medica, restaurarono la dittatura  terapeutica. Prodi, con la Finanziaria 2007 (al comma 796, lettera Z), abrogò la disposizione di legge introdotta sotto la pressione dell'opinione pubblica nel 1998, la cosiddetta “legge Di Bella” (articolo 3, comma 2 D.L. n. 17 del 23 febbraio 98, conv. con modificazioni, dalla legge 8 aprile 1998, n. 94), che aveva consentito  ai medici di prescrivere al di fuori dei vincoli burocratici ministeriali secondo scienza e coscienza. Vi fu un precedente significativo: nel 1996 la CUF (commissione unica del farmaco, oggi AIFA) presieduta pro tempore dal Prof Silvio Garattini, bloccò la distribuzione in farmacia della melatonina. Il governo di allora, accogliendo la richiesta del farmacologo, con il decreto 161 del 25 marzo, stabilì condanne penali per i medici che l’avessero prescritta. Il prodotto è sempre stato da banco, venduto sugli scaffali dei supermercati, conosciuto in passato perché permetteva di risolvere i problemi da jet lag.  La Corte Costituzionale, accogliendo il ricorso dei pazienti, dichiarò poi  incostituzionale il decreto. Oggi sulla Melatonina, nel  massimo  motore di ricerca scientifico, il National Library of Medicine, http://www.pubmed.gov, si reperiscono oltre 21.000 pubblicazioni e la documentazione del suo ruolo rilevante, fondamentale, in assenza totale di tossicità, sia nel cancro, che nelle malattie degenerative, e sulle maggiori reazioni e funzioni vitali. Il Prof. Di Bella malgrado il decreto ministeriale non solo continuò a prescrivere la Melatonina ma, in calce alla ricetta, siglava che il Ministero con decreto ne vietava l’uso, esempio e monito ad una classe medica che ha aspettato  di perdere l’ultima traccia di indipendenza libertà e dignità prima di reagire.



mercoledì 14 ottobre 2015

LA FEBBRE CURA ANCHE IL CANCRO PERCHE' IL NOSTRO ORGANISMO E' PROGRAMMATO PER DIFENDERSI E GUARIRE !



SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

Da:

I tumori talvolta regrediscono. Si grida al miracolo, ma spesso una ragione scientifica esiste. Riuscire a conoscerla ci potrebbe aiutare a trovare nuove strategie per combattere il tumore. E la febbre, in questo contento di guarigioni dal tumore, ha un ruolo di primo piano. Quando si verificano fenomeni che ancora non sappiamo spiegare si grida al miracolo. Uno di questi fenomeni è per esempio quello delle guarigioni spontanee. E le guarigioni spontanee da mali cosiddetti “incurabili” sono considerate ancora più miracolose. Eppure in molti casi la spiegazione sembra esserci. Le prime segnalazioni di guarigioni spontanee da tumori risalgono al 1918, ma le più recenti sono comparse su riviste accreditate e Uwe Hobohm, docente di bioinformatica alla Giessen Universität, in Germania, studiando la casistica pubblicata finora sulle riviste scientifiche, ha calcolato che negli ultimi 40 anni si siano verificati mediamente 12-24 casi l’anno di regressioni temporanee durate mediamente più di 5 anni o addirittura di guarigioni inspiegabili.

Pochi casi, ma importanti:

Certo in alcuni casi probabilmente si trattava di diagnosi errate: non erano tumori. Ma questo riguarda prevalentemente i casi dei primi anni del secolo scorso. Ma le ultime revisioni, fatte nel 1990, si basano su esami istologici confermati, e in base a questi dati Hobohm calcola circa da 1 a 10 remissioni spontanee ogni milione di casi di tumore. Non sono tante, ma forse se si riuscisse a spiegarle si potrebbero avere idee nuove per la ricerca di nuove terapie. Secondo alcuni per esempio sarebbero importanti le influenze ormonali, in altri casi potrebbe essere entrato in gioco il sistema immunitario. Ma, nonostante gli sforzi degli ultimi decenni, non siamo ancora giunti a una spiegazione della regressione spontanea nell’uomo e negli animali scrive per esempio nel 2003 sulla rivista scientifica Pnas un gruppo di ricercatori del Cancer center della Wake Forest University di Winston Salem nella Carolina settentrionale.

Il ruolo del sistema immunitario:

Ci sono però alcuni fattori che sembrano essere particolarmente interessanti. Le cellule tumorali derivano dalle cellule sane del paziente, e quindi per il sistema immunitario sono “self”, non estranei da combattere. In altre parole il sistema immunitario è tollerante nei loro confronti e molte di queste guarigioni potrebbero essere spiegate se si riuscisse a dimostrare che qualcosa ha reso intollerante il sistema immunitario. Molta ricerca contemporanea punta a svegliare il sistema immunitario contro i tumori, ma finora i risultati ottenuti sono stati solo di parziale risveglio, di brevi regressioni.

Ma... se c'è la febbre…:

Il primo ricercatore che segnalò queste regressioni spontanee (era il 1918) scrisse allora che «il maggior numero di regressioni spontanee si sono verificate dopo la rimozione chirurgica incompleta della massa tumorale; subito dopo - in frequenza - ci sono i casi di remissione dopo febbri acute». La causa più importante della febbre erano le infezioni, vuoi l’erisipela, una forma di infezione acuta della pelle, ma anche vaiolo, polmonite, malaria e la tubercolosi in fase acuta.

Arriva la radioterapia… e la "febbre-terapia" viene accantonata:

Non a caso a partire dal 1868 si indussero infezioni in pazienti tumorali e in alcuni casi si ottennero regressioni radicali con lo Streptococcus pyogenes, il batterio responsabile dell’erisipela, chiamato poi tossina di Coley, da Wiliam Coley, il ricercatore americano che nel 19° secolo sistematizzò questo tipo di terapia facendo regredire un numero consistente di tumori allora considerati inoperabili. Poi fu scoperta l’azione della radioterapia e la terapia di Coley fu accantonata anche perché non ben standardizzata (non si sapeva come preparare la “tossina”, quanta iniettarne, dove, quante volte ecc). Oggi, a una analisi delle pubblicazioni di Coley sembra che ci sia una stretta correlazione fra la concentrazione della preparazione, l’elevazione della febbre e la durata della terapia e il tasso di remissione. Ma in alcuni casi i risultati erano strabilianti: se le iniezioni di batterio venivano protratte per 6 mesi, l’80% dei pazienti con sarcomi inoperabili che venivano così trattati sopravviveva da 5 a 88 anni!

Nuove ricerche:

Questi esperimenti sono stati ripresi anche recentemente, ma nessuno ha osservato la correlazione fra l’entità della febbre e il risultato. I pochi studi che hanno scatenato una febbre elevata (40 °C) per parecchie settimane sono quelli che sembrano aver avuto i risultati migliori quanto a remissione. Insomma, è come se la febbre avesse la capacità di guarire anche queste patologie. Le cellule tumorali infatti sono più sensibili al calore delle cellule sane. Non a caso la terapia immunologica dei tumori usa oggi le citochine pyrogeniche, le stesse citochine fuochiste che inducono il rialzo termico. Sono le interleukine 1 e 6, i fattori di necrosi tumorale, l’inteferone alfa e altre. Se così stanno le cose, non usare gli antipiretici per ridurre la febbre potrebbe avere un effetto preventivo anche nei confronti dei tumori.



domenica 11 ottobre 2015

LA VERITA' SU MARTE


del Dr. Giorgio Pattera (Centro Ricerche Esobiologiche Galileo)


Quando cessarono per sempre, il 27 settembre 1997, i contatti radio con la Terra, provenienti dalla prima esplorazione automatizzata di un altro pianeta, PATHFINDER (L’Esploratore) aveva già inviato 16.500 immagini dal lander e 550 immagini dal rover, oltre a 15 analisi di rocce, suolo, dati sui venti ed altri fenomeni atmosferici di MARTE. Questi dati suggerirono agli scienziati che, in qualche momento del passato, quel Pianeta potrebbe aver avuto un clima caldo-umido ed un'atmosfera più densa, tanto da consentire la presenza di acqua allo stato liquido.





 37550 Nasa“Mars Pathfinder”, missione scientifica della NASA, fu la prima a trasportare un rover, “Sojourner”, sul “Pianeta Rosso”. La sonda fu lanciata il 4 dicembre 1996 col vettore “Delta II” e, dopo un viaggio di 7 mesi, atterrò il 4 luglio 1997 nella “Ares Vallis” (Valle di Ares = Marte, in Greco), in una regione chiamata “Chryse Planitia” (Pianura dorata, in Greco).

Tutto questo si può reperire sul WEB, lo sanno tutti…


Gazzetta PR 9 7 97 Ma forse non tutti sanno, o non ricordano, che già il 9 luglio 1997 (prima ancora che i dati della sonda USA fossero elaborati e diffusi) il sottoscritto aveva esposto le proprie convinzioni circa la situazione idrogeologica di Marte, nel corso di una intervista concessa al quotidiano “GAZZETTA di PARMA”, che concludeva con questa riflessione (cito testualmente): «Se dovessero scoprire qualcosa di veramente interessante, temo che passeranno anni prima che sia resa di dominio pubblico ».

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giovedì 8 ottobre 2015

BISOGNA RISCRIVERE LA STORIA UMANA...


L’ANTROPOLOGO SEMIR OSMANAGICH CONFERMA CHE LA STORIA DELL’UMANITÀ INSEGNATA A SCUOLA È SBAGLIATA!


Prove archeologiche sparse in ogni angolo del globo sembrano confermare l'esistenza si una società umana altamente avanzata vissuta prima della fine dell'ultima era glaciale, tanto che alcuni ricercatori ne invocano il riconoscimento ufficiale da parte della comunità scientifica.


Il dottor Semir Osmanagich, antropologo di Houston, scopritore delle misteriose piramidi bosniache di Visoko e fondatore del Bosnian Archaeology Park, in una recente dichiarazione ha ribadito con granitica certezza che le prove scientifiche confermano in maniera inconfutabile che nel passato della Terra è esistita una civiltà altamente tecnologica e che ormai è assolutamente necessario riscrivere i libri di storia. Da un esame delle strutture individuate da Osmanagich, e su altri siti altrettanto interessanti, il ricercatore stima che tale civiltà avanzata sia esistita oltre 29 mila anni fa. “Riconoscere che ci troviamo di fronte a delle prove fondamentali che confermano l’esistenza di una civiltà tanto antica e tanto progredita costringe la comunità scientifica a riconsiderare la sua comprensione dello sviluppo della civiltà e della storia”, spiega il dott. Semir Osmanagich. “I dati conclusivi sul sito delle piramidi bosniache di Visoko forniti da diversi laboratori indipendenti che hanno condotto la datazione al radiocarbonio confermano che le strutture risalgono appunto a oltre 29 mila anni fa”. Le analisi sono state condotte su materiale organico trovato nel sito delle piramidi. Il primo annuncio dell’incredibile scoperta fu dato nel 2008 dalla dottoressa Anna Pazdur della Silesian University, Polonia, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Sarajevo nel mese di agosto. Alessandra Mona Haggag, professoressa di archeologia presso l’Università di Alessandria, coinvolta nelle analisi al radiocarbonio, dopo aver condotto il suo studio spiegò che il materiale su cui fu eseguito il test al radiocarbonio fu ottenuto da un pezzo di materiale organico recuperato da una misteriosa guaina argillosa rinvenuta all’interno della piramide bosniaca del Sole. L’ultimo studio condotto nel 2012, retrodata l’inizio della civiltà di almeno 20 mila anni ed ha rivelato che la struttura interna della piramide, realizzata con una sorta di calcestruzzo, è databile a quasi 30 mila anni fa. “I popoli antichi che hanno realizzato queste piramidi conoscevano i segreti della frequenza e dell’energia della Terra”, spiega il dottor Osmanagich. “Hanno usato queste risorse naturali per sviluppare tecniche di costruzione su scale che non abbiamo mai visto prima sulla Terra”. Osmanagich è convinto che le piramidi fossero delle enormi macchine capaci di estrarre energia dalla griglia che circonda la Terra, in maniera simile alle intuizioni di Nikola Tesla. Di recente, storici e ricercatori statunitensi hanno riportato scoperte altrettanto sorprendenti che costringono a chiedersi chi e per quale scopo siano state costruite queste strutture e, soprattutto, in che modo queste antiche e avanzate civiltà hanno contribuito a plasmare il nostro presente. Si registra un crescente interesse per questi argomenti anche da parte del grande pubblico, tematiche che accendono l’innata curiosità sulle nostre origini, tanto da spingere numerosi network televisivi a dedicare intere stagioni televisive all’argomento.


Michael Cremo, nel suo libro “Archeologia Proibita, le origini segrete della razza umana” teorizza che la conoscenza di civiltà antiche altamente tecnologiche è stata soppressa o ignorata dalla comunità scientifica perchè contraddice le attuali convinzioni sulle origine dell’Homo Sapiens. Il lavoro di Cremo, sebbene irriverente e provocatorio, è tutt’ora considerato interessante e valido dal punto di vista didattico da numerose riviste accademiche. La storia ufficiale della razza umana fa acqua da tutte le parti. I dubbi sono molti, le scoperte che vanno in contrasto con la teoria ufficiale, ancora di più. Cosa accade, per esempio, se durante degli scavi vengono ritrovate impronte di scarpe o utensili “moderni” che però risalgono a milioni di anni fa? “I reperti dei primi esseri umani o dei loro attrezzi vengono accettati e riconosciuti solo se rientrano nei modelli ortodossi dell’evoluzione umana” afferma Cremo, che continua: “Certe scoperte scompaiono presto dalla stampa e nel giro di poche generazioni diventano invisibili, quasi non fossero mai avvenute”.


Anche per Zecharia Sitchin la mitologia non è mera creazione fantastica, bensì confusa memoria di fatti realmente accaduti. Alla luce delle ipotesi di questo autore, tradizioni, leggende e ritrovamenti, da sempre circondati da un alone di mistero, diventano improvvisamente coerenti e comprensibili. Tutti i libri fondanti delle grandi religioni affermano che i segreti del futuro sono racchiusi nel passato. Ora, attraversando il confine fra storia e profezia, e decifrando l’origine e il significato autentico dei più antichi simboli alla luce delle più recenti scoperte scientifiche, Sitchin risponde alla domanda che era rimasta inevasa nella sua straordinaria “contro storia” dell’umanità: quando torneranno gli dei del dodicesimo pianeta?

Da:


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sabato 3 ottobre 2015

ORGANISMO UMANO,TUMORI E CAMPI ELETTROMAGNETICI: NUOVE CURE CHE "TORNANO" DAL PASSATO ?


SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

Da:

Novita' nella cura dei tumori cerebrali: farmaci, chirurgia, immunoterapia

Come trovare terapie mirate verso le aberrazioni molecolari che portano alla cancerogenesi? “Fino ad ora  i risultati non sono stati soddisfacenti, quindi aspettiamo il momento in cui queste modalità terapeutiche faranno la differenza. Altre novità – afferma Zvi Ram, capo del dipartimento di neurochirurgia del Sourasky Medical Center di Tel Aviv, durante il Congresso Mondiale di Neurochirurgia di Roma - provengono dal campo dell’immunoterapia: stiamo cercando di creare dei vaccini contro i tumori. I risultati sono promettenti ma sono ancora preliminari e sarà necessario del tempo per sperimentare questi farmaci in studi clinici di fase 3 per determinare il loro impatto terapeutico. Altre modalità - aggiunge -  provengono dall’applicazione della tecnologia alla chirurgia, nel tentativo di aumentare la sopravvivenza dei pazienti attraverso una chirurgia più radicale possibile, conservando l’integrità del paziente e preservando le sue funzioni  cognitive superiori. Tra queste tecniche vi sono la craniotomia a paziente sveglio e il mapping delle aree eloquenti dell’encefalo che aiutano a capire l’organizzazione dei network cerebrali. Di recente ricorda lo studioso israeliano “un avanzamento pioneristico nel trattamento dei tumori cerebrali è stato iniziato dalla Novocure.



È stato accolto con sorpresa dalla maggior parte delle comunità scientifiche del mondo, perché si tratta di un terreno ancora sconosciuto. (? - ndr) È una modalità completamente innovativa non solo nel trattamento dei tumori cerebrali, ma anche di altre neoplasie. “Si tratta in sostanza di una trattamento a base di campi elettrici alternati a bassa intensità ma in grado di interferire con le cellule tumorali nella fase di divisione e replicazione” (ndr MLR). (rif.:  https://www.novocuretrial.com/?lang=it) Come medici, siamo abituati a trattare i pazienti con chemioterapia, radioterapia e chirurgia. Rispetto a questa nuova tecnologia, questi rappresentano degli strumenti primitivi con cui interveniamo in modo invasivo sull’encefalo del paziente, danneggiandone il funzionamento in modo disastroso e con conseguenze anche a livello sistemico.


 La Novocure- sottolinea Zvi Ram -  ha sviluppato questa modalità di trattamento dei tumori in modo non invasivo e con effetti collaterali quasi assenti. È stato condotto uno studio di fase 3 su larga scala in cui si sono dimostrate proprietà curative che non si erano osservate con nessuna modalità terapeutica negli ultimi 30 anni” . Per il neurochirurgo israeliano l’unica, l’innovazione negli ultimi 10 ani riguarda l’introduzione di un farmaco: Temozolomide che permise di aumentare la sopravvivenza dei pazienti di due mesi. In questo caso - precisa Zvi Ram - si è notato un aumento della sopravvivenza di quattro mesi e anche oltre in determinati pazienti. Secondo lo studioso è giusto che i medici siano molto conservativi ed aggiunge: Dovremmo fare riferimento alla medicina basata sull’evidenza. È necessario del tempo perché il mondo conosca queste nuove tecnologie eliminando quello scetticismo che naturalmente accompagna le nuove scoperte”. Il neurochirurgo del Sourasky Medical Center di Tel Aviv precisa che “queste terapie non hanno effetto curativo, ma si tratta di un approccio per fasi per migliorare la prognosi dei pazienti. Dieci anni fa, la sopravvivenza dei pazienti affetti da tumori maligni dell’encefalo era di un anno scarso, mentre ora questa è raddoppiata. Può non sembrare molto ma nell’ultimo decennio la sopravvivenza è arrivata a due anni, che sembrano un lasso di tempo troppo piccolo ai nostri occhi, ma che sono tutto per un paziente cui stiamo offrendo un aumento della sopravvivenza, conservando una buona qualità della vita.


 I dati degli studi mostrano l’efficacia della terapia con TTF , afferma Zvi Ram e ricorda che in uno studio condotto su casi di Glioblastoma Multiforme ricorrente, i risultati hanno mostrato uguale efficacia della chemioterapia e dei TTF utilizzati come terapie individuali. Quando la terapia con TTF è stata approvata dalla FDA nel 2011, molti pazienti sono stati trattati con questa modalità in tutto il mondo, con varie combinazioni terapeutiche. E nei pazienti, trattati al di fuori di quello studio, si è notato un miglioramento della sopravvivenza ancora maggiore con una terapia di combinazione, piuttosto che con la sola terapia con TTF. Lo schema di combinazione ottimale non è conosciuto e sono presenti numerose modalità in studio. Sono speranzoso - conclude lo scienziato - che questa modalità di trattamento diventi ubiquitaria, nell’ottica di trattare le patologie tumorali con un approccio minimamente invasivo” .

COMMENTO:
Questo particolare studio conferma come il nostro organismo sia altamente sensibile ai campi elettrici ed elettromagnetici. Conferma anche come molte civiltà antiche conoscessero questa interazione – scambio tra ambiente ed organismo. Le costruzioni antiche e le tecniche di “geo localizzazione” utilizzate fin dal neolitico (vedi Ley Lines) sono confermate attualmente anche dalla più moderna geologia.  Lo stile di vita e la salubrità (anche elettro-magnetica) dell’ambiente in cui viviamo, soprattutto oggi, è fondamentale per mantenere l’equilibrio necessario alla “salute” psico-fisica. Stiamo quindi RI-scoprendo qualcosa di fondamentale, la medicina occidentale non può fare eccezioni. In questo senso dobbiamo imparare ancora molto dalla medicina tradizionale cinese e dall’agopuntura, nonchè dall'antico concetto greco di magnetismo e medicina. Per quanto mi riguarda è indubbio che la Novocure abbia preso ispirazione da queste antiche tecniche per la sua innovativa TTF.

MLR


http://salutedomani.com/article/novita_nella_cura_dei_tumori_cerebrali_farmaci_chirurgia_immunoterapia_19511

biblio per commento:
Il libro delle antiche invenzioni di P. James e N. Thorpe ed: Armenia 2001: Pag. 168 cap. magnetismo e medicina.


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